giovedì 30 novembre 2017

Paternò, provincia di Catania, della regione Sicilia. La chiesa di SAN GIACOMO.

Paternò, provincia di Catania, della regione Sicilia. La chiesa di SAN GIACOMO è una piccola chiesa di Paternò, situata sul versante orientale del colle di Paternò, lungo la strada che conduce al santuario della Madonna della Consolazione. La sua confraternita ebbe origine verso la metà del Trecento, ma i suoi capitoli furono approvati soltanto l'8 settembre del 1555 e confermati dal viceré Caracciolo il 10 novembre del 1783. La chiesa alla fine del XVI secolo era già esistente. La sacrestia venne aggiunta dopo il 1601, adattando allo scopo un piccolo granaio adiacente all'edificio sacro. Nel 1934 l'edificio subì parziali interventi di restauro. Rimase successivamente in stato di abbandono fino a nuovi restauri negli anni novanta, conclusi con una nuova inaugurazione (25 luglio del 2006).

mercoledì 29 novembre 2017

Asti, capoluogo dell’omonima provincia della regione Piemonte. MONUMENTO AD UMBERTO 1°.

Asti, capoluogo dell’omonima provincia della regione Piemonte. MONUMENTO AD UMBERTO 1°. Il re era stato assassinato a Monza da poco più di un anno. Grande fu la commozione generale, e Asti fu la prima città a erigere una statua equestre in bronzo ad Umberto I. La piazza (intitolala al re nel 1903 e poi ai fratelli Cairoli nel 1944, ma sempre nota a tutti come “piazza del cavallo”) venne realizzata nel 1903 per volere di un comitato presieduto dal conte Leonetto Ottolenghi, che di tasca sua offrì piazza e monumento. Al posto della stretta via d'Azeglio (ora via Caracciolo) che da corso Alfieri andava al Duomo, sorse la piazza semicircolare delineata dal muro con lesene e colonnine, al centro della quale, su un basamento di marmo ornato dalle statue del Valore e della Pietà e da fregi in bronzo, fu collocata la statua di Umberto I a cavallo, modellata dallo scultore Odoardo Tabacchi e fusa in bronzo dall'astigiano Corrado Betta. Quel 4 ottobre 1903 la stazione, via Cavour e corso Alfieri erano piene di tricolori al passaggio del “landò” con il Duca d'Aosta in rappresentanza di Vittorio Emanuele III, con il sindaco Bocca e il conte Ottolenghi e delle altre carrozze con numerose autorità, da deputati e senatori, al vescovo Arcangeli, all'ammiraglio Cagni, ai sindaci del circondario. Grandioso ricevimento in municipio e poi alle 11 solenne inaugurazione della piazza e del monumento presenti un centinaio di associazioni coi vessilli, la musica del 72° Fanteria di Alessandria, le fanfare dei Cavalleggeri e dei Militari in Congedo e la banda di Montemarzo.

martedì 28 novembre 2017

Pisa. Capoluogo di provincia della regione Toscana. Il Battistero.

Pisa. Capoluogo di provincia della regione Toscana. Il Battistero. I lavori per la realizzazione del Battistero, il più grande in Italia, iniziarono nel 1152 sotto le direttive dell’architetto Diotislavi, la struttura posizionata davanti la Cattedrale, fu interamente rivisitata da Nicola Pisano con il figlio Giovanni intorno a metà del Duecento; i due la modificarono in stile gotico e aggiunsero una loggia e una cupola emisferica. Al centro del Battistero di trova il Fonte Battesimale di Guido Bigarelli da Arogno, inizialmente illuminato da una luce proveniente da un’apertura sul soffitto, oggi coperta dalla Cupola. Il Pulpito di Nicola Pisano (1255-1260) racconta scene della Vita di Cristo sui 5 pannelli, mentre le colonne rappresentano le Virtù. Possiamo chiaramente percepire uno stile classicheggiante nell’opera, non a caso Nicola Pisano viene definito un precursore del Rinascimento.

lunedì 27 novembre 2017

Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata. SAN FRANCESCO D'ASSISI.

Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata. SAN FRANCESCO D'ASSISI. La costruzione è stata edificata su un antica chiesa ipogea dei SS. Pietro e Paolo. Questa chiesetta rupestre è ancora oggi visitabile, vi si accede tramite una botola dalla terza cappella sulla  sinistra e vi è presente un affresco raffigurante la visita del Papa Urbano II a Matera del 1093. Alcuni cronisti narrano che nel 1218 detta chiesa ospitò San Francesco d'Assisi in persona. La prima struttura della chiesa risale però alla prima metà del Duecento, ma aveva disposizione esattamente opposta a quella moderna, ed oggi possiamo ancora vederne la cella campanaria con pareti affrescate. Un primo ampliamento lo si ebbe già nel Quattrocento, ma bisogna attendere il Settecento perché la Chiesa ed il convento raggiungano il loro massimo splendore, ed è a questo periodo che risale la bella facciata in tardo barocco, luminosa ed armonica, opera degli architetti Vito Valentino e Tommaso Pennetta. Durante la visita guidata si potrà ammirare, al centro della facciata superiore, la statua dell'Immacolata, ed ai due lati, San Francesco e Sant'Antonio. L'interno ha una sola navata con piccole cappelle dedicate ad alcuni nobili materani benefattori. Custodisce un pregevole polittico di nove dipinti a tempera su tavola di Lazzaro Bastiani, un artista della scuola veneta del 1500.

domenica 26 novembre 2017

Acireale, provincia di Catania, regione Sicilia.

Acireale, provincia di Catania, regione Sicilia. La BASILICA DEI SANTI PIETRO E PAOLO fu costruita nel 1550 e ricostruita nel 1608. Ha un prospetto barocco, progettato da Vasta nel 1741. Il campanile è del XIX secolo; un secondo campanile, pur se progettato non venne mai realizzato. L'interno, a navata unica, fu ristrutturato dopo il terremoto del 1818. Vi si trovano alcune tele del Vasta, di Giacinto Platania ed una statua del Cristo alla Colonna, di autore ignoto, molto venerata in città e tradizionalmente portata in processione ogni 70 anni. Nel giugno del 1933 papa Pio XI l'ha elevata alla dignità di basilica minore.

sabato 25 novembre 2017

Venosa, in provincia di Potenza, regione Basilicata. CHIESA SAN FILIPPO NERI, DETTA DEL PURGATORIO.

Venosa, in provincia di Potenza, regione Basilicata. CHIESA SAN FILIPPO NERI, DETTA DEL PURGATORIO. (XVII secolo). La Chiesa fu edificata per volontà del vescovo Francesco Maria Neri (1678 – 1684). Si evidenzia la caratteristica del campanile che fa corpo con la bella e sobria facciata, tutta fregi, volute, nicchie e pinnacoli, opera si suppone, di un architetto romano, fatto venire a Venosa verso il 1680 dal Cardinale Giovanni Battista De Luca, all’epoca uditore di Papa Innocenzo XI. Nell’interno si trovano belle colonne tortili ed un San Filippo dipinto attribuito a Carlo Maratta (1625 – 1713).

venerdì 24 novembre 2017

Acicatena, provincia di Catania, regione Sicilia. SANTUARIO CHIESA COLLEGIATA DI SANTA MARIA LA CATENA.

Acicatena, provincia di Catania, regione Sicilia. SANTUARIO CHIESA COLLEGIATA DI SANTA MARIA LA CATENA.  È il maggior tempio di Aci Catena, e si impone alla ammirazione perché possiede "tre cose" veramente belle: una Madonna, una cupola, una campana. Il suo frontone esterno reca la scritta "BEATAE MARIAE VIRGINI A CATENA ", che sintetizza la storia del culto della Madonna nella nostra Città che di Essa porta il nome.  L'interno della chiesa è a tre navate, a croce latina; elegante è l'architettura dell'abside, del transetto, della cupola e delle due cappelle laterali, del SS.mo Sacramento e della Madonna. L'abside si orna di un artistico coro ligneo nelle cui pareti laterali si ammirano due affreschi di discreta fattura raffiguranti Il Miracolo della liberazione dei tre condannati palermitani e il terremoto del 1693. Sul tetto dell'abside si ammira un bellissimo affresco raffigurante la gloria di Maria SS. Assunta in cielo: questo particolare è assai significativo in quanto ci dice come il popolo, unitamente al clero locale, abbia voluto definitivamente trasferire la solennità della festa, che in un tempo remoto ricorreva nel mese di Maggio, al 15 Agosto di ogni anno, abbinandola così alla festa dell'Assunta. Il 15 agosto, Festa estiva in onore della Madonna della Catena, Patrona della città. Il simulacro della Madonna, arricchito da numerosi monili d'oro, donati nel corso degli anni per grazie ricevute, sul fercolo viene condotto in processione dai devoti, per le vie della città. I momenti più importanti della festa sono l'arrivo dei pellegrini, provenienti da molti paesi etnei (principalmente Misterbianco e Acitrezza) durante tutta la notte tra il 14 e il 15 agosto; in mattinata l'emozionante svelata del Taumaturgo Simulacro della Santa Patrona tra le lacrime e le acclamazioni dei devoti; tradizionale è la suggestiva "Trasuta o chianu" (Ingresso in piazza di corsa) del fercolo con la Madonna; tra lo sventolio dei fazzoletti, un colorato e nutrito spettacolo pirotecnico, conclude la giornata di festa. Forte devozione e fede si intrecciano al folklore siciliano.

giovedì 23 novembre 2017

Aci Bonaccorsi, provincia di Catania, regione Sicilia.

Aci Bonaccorsi, provincia di Catania, regione Sicilia. La costruzione della CHIESA MADRE, Parrocchia S. Maria Dell'Indirizzo. La Chiesa Madre, che risale al 1500, è dedicata alla Madonna dell'Indirizzo (o Santa Maria dell'Itria). L'esterno della chiesa è preceduto da una scalinata, pregevole il portale in pietra lavica nella facciata laterale con rilievi ornamentali. Nel campanile è alloggiata la campana grande (il campanone) costruita nel 1817. L’interno della Matrice è a tre navate, impreziosite da eleganti decorazioni. Al suo interno possiamo ammirare opere di elevato pregio artistico, quali la seicentesca tela della “Lapidazione di Santo Stefano”, il Patrono della Comunità, attribuito alla scuola di Giacinto Platania (sec. XVII), la cinquecentesca Statua di Santo Stefano Protomartire, un bellissimo organo a canne. Merita una speciale menzione ancora un quadro, forse fra i cimeli più interessanti del Paese, esposto nella Sagrestia, raffigurante una pregevole "Annunciazione", dipinta nel 1793 dal pittore Vincenzo Sciuto, del vicino Aci S. Antonio, il cui recente restauro, infatti, ha portato alla luce una scritta (contenuta nel cartiglio ma cancellata ad arte, a suo tempo) che testimonia l'appartenenza ad Aci Bonaccorsi, e quindi un'estensione più ampia del suo territorio, di un'altra chiesa, dedicata proprio all'Annunziata, sempre ubicata sul ciglio del torrente, al vecchio confine con il Comune di Viagrande, oggetto di grandi dispute tra i due Comuni sul finire del XVIII secolo. Tra le varie statue conservate nella Matrice la più antica e venerata è quella del Protomartire. Negli ultimi anni del sec. XVI, in zona "strategicamente" centrale ai sub-quartieri, dava al Paese l'assetto definitivo e l'aspetto conservato pressappoco fino a oggi. Il nome di "quartiere" riscontrato nei "riveli" si deve alla struttura particolare della città di Jaci di cui "Bonaccorsi" era una delle tante componenti. Il nome "Bonaccursu" dato al Paese, malgrado la maggiore diffusione del cognome "Vattiatu" (da cui "Battiati", denominazione di uno dei più antichi sub-quartieri, come abbiamo scritto, che risponderebbe al significato di "battezzati"), si deve all'importanza e conseguente notorietà "fuori paese" assunta da alcune persone socialmente di spicco, di cognome "Bonaccorso". Come l'autonomia parrocchiale si fa risalire all'epoca della costruzione (1589) della Matrice (in precedenza la Parrocchia dipendeva dal Santuario di Valverde), così si ha pure una data per l'autonomia comunale. È bene, però, ricordare che entrambe le date vanno intese come "verità" approssimative. È del 1652, infatti, un documento che rende nota l'esecutorietà di un altro documento emanato dalla corte spagnola, l'anno precedente, a favore di un Giorgio Esquerra De Roxas, inteso a nominarlo "Marchese di Bonaccorsi". Alla morte di costui, che era stato secondo marito di Donna Francesca Grimaldi, vedova di Don Nicolò Diana, barone di Cefalà (Cefalà Diana, Palermo) e di Jaci, subentrava il figlio del primo marito di Donna Francesca, Guglielmo Diana. Nel 1672, succedendo come nuovi signori di Jaci i Campofiorito ai Diana, il "Marchesato di Bonaccorsi" rimase quale titolo onorifico alla famiglia Diana, anche se la "Terra dei Bonaccorsi" continuò ad essere una delle componenti dello "Stato" feudale di Jaci.

mercoledì 22 novembre 2017

Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. IL MONUMENTO A VINCENZO BELLINI

Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. IL MONUMENTO A VINCENZO BELLINI è situato al centro della zona est di piazza Stesicoro a Catania. Il monumento venne realizzato dallo scultore Giulio Monteverde, su commissione del comune di Catania, ed inaugurato il 21 settembre del 1882. La sua ubicazione rimase in sospeso fino alla fine in quanto non si riusciva a decidere dove sistemarlo. Un gruppo di catanesi voleva porlo di fronte al teatro Massimo Bellini allora in costruzione, altri al posto della fontana dell'Elefante in piazza Duomo. Soltanto alla fine prevalse la proposta di innalzarlo in piazza Stesicoro. Il monumento, completamente in marmo bianco, ha base quadrata ed è alto quindici metri. Il basamento ha forma di parallelepipedo alta circa tre metri. Su questa base poggiano sette gradini, ad indicare le note musicali, che salgono a tronco di piramide. Alla sommità della scala si innalza una colonna a forma quadrata sulla cima della quale è posta una statua di Vincenzo Bellini seduto su di una sedia. Ai quattro lati della colonna sono poste quattro statue come allegoria delle sue quattro opere più celebri: NormaI puritaniLa sonnambula e Il pirata. Una cancellata bassa in ferro battuto fa da contorno al monumento.

martedì 21 novembre 2017

Viagrande, provincia di Catania, regione Sicilia. La CHIESA più importante è dedicata alla Madonna dell'Idria ( chiesa madre, Piazza san Mauro), anche se popolarmente viene chiamata "A Chiesa 'i Santu Mauru", in quanto le reliquie del santo sono custodite al suo interno. La seconda chiesa in ordine di importanza è quella del Borgo Viscalori (in Siciliano "u quatteri 'e viscalori"), dedicata a San Biagio. Nel corso degli anni questo quartiere o borgo ha perso la sua connotazione tradizionale diventando zona residenziale di cittadini prevalentemente catanesi che hanno scelto di portare la loro dimora fuori dal caos dell'area metropolitana catanese. La Chiesa Madre, dedicata alla Madonna dell'Idria.

Viagrande, provincia di Catania, regione Sicilia. La CHIESA più importante è dedicata alla Madonna dell'Idria ( chiesa madre, Piazza san Mauro), anche se popolarmente viene chiamata "A Chiesa 'i Santu Mauru", in quanto le reliquie del santo sono custodite al suo interno. La seconda chiesa in ordine di importanza è quella del Borgo Viscalori (in Siciliano "u quatteri 'e viscalori"), dedicata a San Biagio. Nel corso degli anni questo quartiere o borgo ha perso la sua connotazione tradizionale diventando zona residenziale di cittadini prevalentemente catanesi che hanno scelto di portare la loro dimora fuori dal caos dell'area metropolitana catanese. La Chiesa Madre, dedicata alla Madonna dell'Idria, costruita nei primi anni del '700, domina il centro cittadino e chiude a nord la scena di Piazza San Mauro. L'imponente struttura si affaccia sul sagrato in acciottolato lavico intarsiato in travertino. La facciata principale, orientata a Sud, è ripartita in tre grandi settori, definiti da quattro lesene in pietra lavica, in ognuno dei quali è racchiuso un portale che traccia la struttura interna a tre navate, di tipo basicale. La facciata si chiude in alto con un cornicione sempre in pietra lavica dal quale spiccano il campanile realizzato nei primi decenni del '900 su disegno dell'Architetto Fichera, e l'ampia cupola edificata nel 1860 su base ottagonale. L'interno offre al visitatore altari di pregio ed un gradevole coro ligneo del '700. Nella chiesa Madre si conservano le reliquie di San Mauro Abate, patrono di Viagrande, la cui festa è celebrata ogni 15 gennaio.

lunedì 20 novembre 2017

Vizzini. Comune siciliano, in provincia di Catania, con più di seimila trecento abitanti.

Vizzini. Comune siciliano, in provincia di Catania, con più di seimila trecento abitanti. Altitudine  586 m s.l.m. Il comune è ai confini con la provincia di Ragusa e la provincia di Siracusa. La città, dopo i greci e i romani fu dominata dai bizantini e poi dagli arabi. Sotto i Normanni fu governata dal conte Roberto; durante il Medioevo conobbe la signoria feudale degli Alagona e dei Chiaramonte, che la governarono per molto tempo. E’ un piccolo borgo situato nella zona sud orientale della Sicilia  ubicato su tre colli, “castello”, “maddalena” e “calvario”. Etimologia (origine del nome): Potrebbe riferirsi all'antica Bidi ( nome greco), menzionata da Cicerone. da Be-dis (cioè andò due volte, in riferimento al passaggio dell'antico fiume Achates dai due lati del colle-castello). Secondo alcuni potrebbe derivare dal cognome salentino Vizzino o Vizzi, secondo altri dal termine otrantino vizz'i, mammella. Ha subito numerosissime egemonie che ne hanno fatto cambiare il nome di volta in volta: da “Bidi” a “bidini”, “bizini”, “vizini” e infine quello attuale “Vizzini”.  Nel 1693 fu completamente distrutto e poi ricostruito a causa di un terremoto disastroso. È grande il patrimonio storico artistico e culturale che esso offre, dagli stupendi edifici in stile barocco alle tortuose stradine in stile medievale, oltre a contendersi con Catania come probabile luogo natio del famosissimo scrittore verista Giovanni verga. Alla fine dell’800 a Vizzini esistevano 40 edifici ecclesiastici , tutti attivi. Allora Vizzini contava 24.000 abitanti e la popolazione era molto religiosa , tuttavia oggi è impensabile la proliferazione di tali strutture religiose. Per esempio solo nel quartiere alto della matrice ,in un raggio di 200 metri appena, avevamo addirittura 7 chiese. Denominazione Abitanti: vizzinesi. Santo Patrono: San Gregorio Magno (Papa Gregorio I, detto papa Gregorio Magno ovvero il Grande (Roma, 540 circa – Roma, 12 marzo 604), è stato il 64º vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica, dal 3 settembre 590 fino alla sua morte. La Chiesa cattolica lo venera come santo e dottore della Chiesa. Anche le Chiese ortodosse lo venerano come santo). Patria di Giovanni Verga ( Romanzi famosi: Storia di una capinera, I Malavoglia, Mastro-don Gesualdo. Novelle: Nedda, Rosso Malpelo, la Lupa, Cavalleria rusticana).

domenica 19 novembre 2017

Gravina, provincia di Catania regione Sicilia. CHIESA DI SAN PAOLO.

Gravina, provincia di Catania regione Sicilia. CHIESA DI SAN PAOLO. Facciata piana contenuta in larghezza ma caratterizzata da un accentuato verticalismo, cui fanno da organico pendent i due contigui lati della fabbrica, che si percepiscono come sua simmetrica dilatazione ed entro i quali si aprono specularmente gli ingressi. Spazio costruito a sensibile sviluppo longitudinale. Volumetria prismatica esagonale. Discosto dalla fabbrica e alla sua destra si erge nell’antistante piazza il campanile. La pianta è a  schema planimetrico ad aula unica in forma di esagono irregolare e presbiterio rialzato. Le Coperture sono realizzate con un parabolide iperbolico in cemento solo coibentato si gonfia in guisa di rombo sullo spazio chiesastico, impennandosi verso l'alto nei due vertici attestati sulla diagonale maggiore (più alto quello presbiteriale) ed inarcandosi verso il basso nei due vertici restanti. Attraverso, due gradini di accesso al sagrato e quattro di accesso ai portali d'ingresso laterali in lastre di pietra lavica, si accede alla chiesa. I pavimenti e pavimentazioni sono realizzati con lastre di marmo: grigio chiaro venato nell'aula, con due interposte fasce di marmo grigio scuro a segnalazione della corsia centrale; grigio scuro venato nell'area presbiteriale. Lastre di pietra lavica sul sagrato. L’impianto strutturale è realizzato in cemento armato. Il campanile è realizzato con una struttura in ferro a base triangolare, articolata in guisa di alto traliccio con copertura a scudo esagonale immediatamente al di sopra della campana più alta.

sabato 18 novembre 2017

Castroreale, provincia di Messina, regione Sicilia. DUOMO DI SANTA MARIA ASSUNTA, piazza Duomo.

Castroreale, provincia di Messina, regione Sicilia. DUOMO DI SANTA MARIA ASSUNTA, piazza Duomo. è di originale impianto Quattrocentesco, pur se parte dell'aspetto attuale è legato alle ingenti opere di rimaneggiamento intraprese nel primo trentennio del Seicento. La facciata è chiusa fra un contrafforte e dal campanile. Subito salta all'occhio l'imponente portale barocco. Sulle sime spezzate sono adagiate due statue poste come sopra ad un triclinio, mentre al centro è un'elaborata nicchia di gusto plateresco. Il resto della facciata è spoglio e termina con un frontone composto da un'articolata serie di archi che comunicano un senso di grande movimento. Il massiccio campanile fu eretto nel 1518; probabilmente serviva da torre di avvistamento. Termina con una merlatura posta sopra una delicata cornice di arcatelle: è l'unica concessione al decoro. L'interno, a croce latina, si articola in tre navate scandite da belle colonne dai ricchi capitelli, e conserva notevoli opere d'arte, fra le quali si segnalano le sculture di Antonello Gagini, fra i massimi scultori del Cinquecento. Eretto nel primo trentennio del ‘600, dedicato all’Assunta è’ ornato da due portali marmorei   d’impronta manieristica con sovrapposizioni di gusto barocco. L’interno scandito nel suo impianto basilicale a croce latina da sedici colonne monolitiche in pietra coronate da capitelli compositi, è uno scrigno prezioso e un ricco museo d’arte sacra:  dal  polittico della Natività  di Giovan Filippo Criscuolo del 1550 a quello raffigurante la Madonna in trono tra i Santi di un ignoto artista messinese del Cinquecento noto come Maestro del Polittico di Castroreale, dalle sculture marmoree di Antonello Gagini,  alle opere lignee come l’altare seicentesco in legno indorato della cappella del Sacramento e la Cantoria o Tribuna intagliata (1612) con  l’antico organo a canne restaurato nell’anno 2010 dalla ditta friulana Zanin, che ha eseguito la ricostruzione rifacendosi alle originarie tecniche artigianali del Seicento. Sul pavimento del Duomo è ben visibile una meridiana a camera oscura, ideata nel 1854 da Prof. di lettere antiche e appassionato di astronomia Nicolò Perroni Basquez. E’ questa una delle sette meridiane costruite in Sicilia tra il 1801 e il 1896. A destra del Duomo si trova la cinquecentesca Torre Campanaria a sezione quadrata contenente un orologio funzionante.

venerdì 17 novembre 2017

Viareggio, provincia di Lucca in Toscana. Chiesa di Sant'Andrea.

Viareggio, provincia di Lucca in Toscana. Chiesa di Sant'Andrea, via Sant’Andrea 55. La chiesa di Sant'Andrea si trova nella parte vecchia di Viareggio, in via Sant'Andrea 55. Nel 1836 il Duca di Lucca Carlo Ludovico di Borbone decretò la costruzione di una nuova parrocchia a Viareggio, che venne dedicata a Sant'Andrea. Nel 1839 la parrocchia venne assegnata ai Servi di Maria; l'anno successivo Papa Gregorio XVI emanava un breve pontificio con il quale assegnava in perpetuo la chiesa e la parrocchia ai Serviti. L'edificio venne costruito insieme all'annessa canonica nel 1842 su disegno dell'ingegnere Michele Cervelli di Lucca. In quell'anno l'arcivescovo di Lucca Gian Domenico Stefanelli emanò il decreto per istituire la nuova parrocchia scorporando da quella della chiesa di Sant'Antonio. L'ingegnere Cervelli, nella spoglia composizione dell'edificio, improntata al severo classicismo della Restaurazione, realizzò perfettamente un linguaggio architettonico decoroso e funzionale a un tempo: quel linguaggio che nelle intenzioni della committenza pubblica doveva contraddistinguere l'edilizia di neonato centro marittimo di Viareggio. All'interno della chiesa si trovano interessanti opere d'arte e numerose reliquie. Qui operò ed è sepolto sant'Antonio Maria Pucci. Nel giugno del 1963 è stata elevata alla dignità di basilica minore.

giovedì 16 novembre 2017

Orvieto, provincia di Terni, regione Umbria. DUOMO.

Orvieto, provincia di Terni, regione Umbria. DUOMO. La cattedrale di Santa Maria Assunta è il principale luogo di culto cattolico di Orvieto, in provincia di Terni, chiesa madre della diocesi di Orvieto-Todi e capolavoro dell'architettura gotica dell'Italia Centrale. Nel gennaio del 1889 papa Leone XIII l'ha elevata alla dignità di basilica minore. La costruzione della chiesa fu avviata nel 1290 per volontà di papa Niccolò IV, allo scopo di dare degna collocazione al Corporale del miracolo di Bolsena. Disegnato in stile romanico da un artista sconosciuto (probabilmente Arnolfo di Cambio), in principio la direzione dei lavori fu affidata a fra Bevignate da Perugia a cui succedette ben presto, prima della fine del secolo, Giovanni di Uguccione, che introdusse le prime forme gotiche. Ai primi anni del Trecento lo scultore e architetto senese Lorenzo Maitani assunse il ruolo di capomastro dell'opera. Questi ampliò in forme gotiche l'abside e il transetto e determinò, pur non terminandola, l'aspetto della facciata che vediamo ancora oggi. Alla morte del Maitani, avvenuta nel 1330, i lavori erano tutt'altro che conclusi. Il ruolo di capomastro venne assunto da vari architetti-scultori che si succedettero nel corso degli anni, spesso per brevi periodi. Nel 1350-1356 venne costruita la Cappella del Corporale. Nel 1408-1444 venne costruita la Cappella di San Brizio, affrescata però solo più tardi (1447-1504). Anche i lavori della facciata si protrassero negli anni, fino ad essere completati solo nella seconda metà del 1500 da Ippolito Scalza, che costruì 3 delle 4 guglie della facciata. Il Duomo è da sempre intitolato alla Madonna Assunta, ed è provvisto di cinque campane rinascimentali in tonalità di Mi bemolle.

mercoledì 15 novembre 2017

Agrigento capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. IL TEMPIO DI ERCOLE.

Agrigento capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. IL TEMPIO DI ERCOLE. Il più antico tra i templi agrigentini è il Tempio di Ercole. Risalente presumibilmente al VI secolo a. C. di esso parla Cicerone descrivendolo come molto vicino all’agorà (oggi il piazzale del posto di ristoro). Ercole era molto venerato dagli akragantini tanto che questi erano soliti dedicargli anche delle feste dette “Eraclee”. Al suo interno vi era una statua di bronzo raffigurante Ercole, venerato come eroe nazionale, il cui mento era divenuto lucido perché veniva baciato dai fedeli. Il tempio venne distrutto, come molti altri, a causa di un terremoto e solo intorno al 1920 si è provveduto ad innalzare le otto colonne che oggi si possono ammirare. Costruito verso il 510 a.C., il Tempio di Eracle/Ercole, il cosiddetto Herakleion, sorge nelle vicinanze di Villa Aurea. E’ uno dei più antichi templi dorici della Sicilia e sicuramente il più antico dei templi agrigentini, anteriore perfino a quello di Giove Polieo, che ornava l’Acropoli. Il Tempio di Eracle/Ercole è famosissimo nella storia agrigentina, per I'imponenza delle sue proporzioni e per le ricchezze che lo adornavano. Fra queste si ricordano la celebre Alcmena dipinta da Zeusi, e la statua in bronzo di Eracle/Ercole, che invano Verre – al dire di Cicerone – tentò di rapire, per fonderla e farne moneta, com'era suo costume. Della struttura originaria si conservano otto colonne del lato sud-ovest, rialzate nel 1924. Come quasi tutti i primitivi templi dorici, anche questo era periptero-esastilo-hipetras, cioè a colonnati e scoperto, ma aveva quindici colonne, anziché quattordici, sui lati lunghi. Le rovine della cella mostrano chiaramente che la sua distruzione fu causata da un terremoto. Il Tempio misurava in lunghezza metri 73,42 e in larghezza metri 27,56, con colonne alte più di dieci metri. Si nota la presenza, tra il pronao e la cella, di torri scalarie per l’accesso al tetto, caratteristica poi di tutti i templi edificati ad Akràgas, e in Sicilia. In epoca romana, la parte occidentale della cella fu tripartita, forse perché l’edificio fu destinato al culto di una Triade Divina.

La BASILICA DI SAN FRANCESCO AD ASSISI.

La BASILICA DI SAN FRANCESCO AD ASSISI.  La Basilica di San Francesco sorge oggi là dove il Santo aveva scelto di essere sepolto, nella zona di Assisi che nel medioevo era nota come "colle dell'inferno", ovvero il luogo che in quell'epoca era destinato alle esecuzioni pubbliche. Il cantiere della Basilica di San Francesco fu aperto nel 1228 per volontà di Papa Gregorio IX e grazie all'attività di frate Elia, vicario dell' ordine scelto dallo stesso San Francesco. Furono sufficienti solo due anni per terminare la struttura architettonica della Basilica inferiore di Assisi e solo altri sei per inaugurare la Basilica superiore di San Francesco. L'aspetto attuale della basilica di San Francesco è tuttavia il frutto di vari interventi fra cui è bene ricordare la realizzazione del campanile con cuspidi (1239), la costruzione di un portico antistante la Basilica inferiore ('400) e di un atrio in pietra ancora per il portale della Basilica inferiore (1445), l'eliminazione delle cuspidi dal campanile (1518). L'edificio è oggi composto da due chiese sovrapposte, quella superiore ha aspetto gotico, luminoso e slanciato , quella inferiore invece, a cui si accede attraverso un portale gotico del 200, è bassa ed austera. Qui l'interno ad una navata con transetto ospita gli straordinari "affreschi allegorici" di Giotto, la "Madonna Angeli e San Francesco" e i "Cinque Santi" di Simone Martini, gli "Episodi della vita e della passione di Cristo", la "Madonna e Santi" e le "Stigmate" di Lorenzetti. Ancora opere di Simone Martini e Giotto sono rispettivamente nella prima cappella destra con la "Vita di San Martino" e nella terza con "Santi e storie della Madonna". Nel 1818 in seguito agli scavi sotto l'altare furono riportate alla luce e, dopo attento esame ufficialmente riconosciute, le spoglia del Santo; solo due anni più tardi, per volontà del Papa Pio IX, fu avviata la costruzione della cripta in stile neoclassico nella Basilica inferiore. L'aspetto attuale è tuttavia il frutto di un'opera di semplificazione avvenuta intorno al 1920. La chiesa superiore ad una sola navata con abside e raffinate vetrate del 1200 è affrescata con il ciclo "La vita del Santo" di Giotto realizzato fra il 1296 e il 1300, con le "Storie del Vecchio e Nuovo Testamento" della scuola del Cimabue e nel transetto, nella crociera e nell' abside con affreschi dello stesso Cimabue risalenti al 1277 oltre ad opere di altri maestri quali Cavallini e Torriti.

martedì 14 novembre 2017

Savona capoluogo della provincia omonima della Liguria. La torre del Brandale.

Savona capoluogo della provincia omonima della Liguria. La torre del Brandale. Si trova nell'area antistante la parte più antica del porto di Savona, come le torri Corsi e Guarnieri, i resti di una loggia privata e il Palazzo degli Anziani. Quest'ultimo risale al XIV secolo, mentre le torri sono tutte riferibili al XII secolo. Sembra che fosse la principale delle cinquanta torri della città sulla cima delle quali venivano accesi fuochi, con la funzione di fari; il nome "Brandale" può infatti derivare da "Brand", corrispondente a "luce, falò", oppure dalla famiglia Aldobrandeschi. Nella torre, acquistata dal Comune nel 1305, è stata installata la prima campana per richiamare il popolo a Parlamento, nel 1349. La torre è stata abbassata, nel XVI secolo, e rialzata nel 1931. In quest'occasione, con una sottoscrizione popolare è stata acquistata la nuova campana. La torre ha un basamento ad arcate aperte ed è oggi alta quasi cinquanta metri. Sul primo cornicione si trovano i dodici stemmi in ceramica delle signorie che si sono avvicendate al comando della citta dal XII secolo. Dalla torre si accede al Palazzo degli Anziani, che costituisce, proprio assieme alla torre, una sorta di museo lapidario con resti di affreschi medievali, iscrizioni, rilievi marmorei, fregi che provengono da distrutti edifici del centro storico e che risalgono a un periodo compreso tra il XIV e il XIX secolo. Il nucleo iniziale delle collezioni è stato ordinato da Poggio Poggi negli anni Trenta del Novecento. Completano la raccolta statuine presepiali di pastori, mentre nell'atrio è custodita anche la parte superiore della campana civica del 1669.

lunedì 13 novembre 2017

Agrigento capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. IL TEMPIO DI ERCOLE.

Agrigento capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. IL TEMPIO DI ERCOLE. Il più antico tra i templi agrigentini è il Tempio di Ercole. Risalente presumibilmente al VI secolo a. C. di esso parla Cicerone descrivendolo come molto vicino all’agorà (oggi il piazzale del posto di ristoro). Ercole era molto venerato dagli akragantini tanto che questi erano soliti dedicargli anche delle feste dette “Eraclee”. Al suo interno vi era una statua di bronzo raffigurante Ercole, venerato come eroe nazionale, il cui mento era divenuto lucido perché veniva baciato dai fedeli. Il tempio venne distrutto, come molti altri, a causa di un terremoto e solo intorno al 1920 si è provveduto ad innalzare le otto colonne che oggi si possono ammirare. Costruito verso il 510 a.C., il Tempio di Eracle/Ercole, il cosiddetto Herakleion, sorge nelle vicinanze di Villa Aurea. E’ uno dei più antichi templi dorici della Sicilia e sicuramente il più antico dei templi agrigentini, anteriore perfino a quello di Giove Polieo, che ornava l’Acropoli. Il Tempio di Eracle/Ercole è famosissimo nella storia agrigentina, per I'imponenza delle sue proporzioni e per le ricchezze che lo adornavano. Fra queste si ricordano la celebre Alcmena dipinta da Zeusi, e la statua in bronzo di Eracle/Ercole, che invano Verre – al dire di Cicerone – tentò di rapire, per fonderla e farne moneta, com'era suo costume. Della struttura originaria si conservano otto colonne del lato sud-ovest, rialzate nel 1924. Come quasi tutti i primitivi templi dorici, anche questo era periptero-esastilo-hipetras, cioè a colonnati e scoperto, ma aveva quindici colonne, anziché quattordici, sui lati lunghi. Le rovine della cella mostrano chiaramente che la sua distruzione fu causata da un terremoto. Il Tempio misurava in lunghezza metri 73,42 e in larghezza metri 27,56, con colonne alte più di dieci metri. Si nota la presenza, tra il pronao e la cella, di torri scalarie per l’accesso al tetto, caratteristica poi di tutti i templi edificati ad Akràgas, e in Sicilia. In epoca romana, la parte occidentale della cella fu tripartita, forse perché l’edificio fu destinato al culto di una Triade Divina.

domenica 12 novembre 2017

Pisa. Capoluogo di provincia della regione Toscana. Il Battistero.

Pisa. Capoluogo di provincia della regione Toscana. Il Battistero. I lavori per la realizzazione del Battistero, il più grande in Italia, iniziarono nel 1152 sotto le direttive dell’architetto Diotislavi, la struttura posizionata davanti la Cattedrale, fu interamente rivisitata da Nicola Pisano con il figlio Giovanni intorno a metà del Duecento; i due la modificarono in stile gotico e aggiunsero una loggia e una cupola emisferica. Al centro del Battistero di trova il Fonte Battesimale di Guido Bigarelli da Arogno, inizialmente illuminato da una luce proveniente da un’apertura sul soffitto, oggi coperta dalla Cupola. Il Pulpito di Nicola Pisano (1255-1260) racconta scene della Vita di Cristo sui 5 pannelli, mentre le colonne rappresentano le Virtù. Possiamo chiaramente percepire uno stile classicheggiante nell’opera, non a caso Nicola Pisano viene definito un precursore del Rinascimento.

sabato 11 novembre 2017

Viareggio, provincia di Lucca in Toscana. Chiesa di Sant'Andrea, via Sant’Andrea 55.

Viareggio, provincia di Lucca in Toscana. Chiesa di Sant'Andrea, via Sant’Andrea 55. La chiesa di Sant'Andrea si trova nella parte vecchia di Viareggio, in via Sant'Andrea 55. Nel 1836 il Duca di Lucca Carlo Ludovico di Borbone decretò la costruzione di una nuova parrocchia a Viareggio, che venne dedicata a Sant'Andrea. Nel 1839 la parrocchia venne assegnata ai Servi di Maria; l'anno successivo Papa Gregorio XVI emanava un breve pontificio con il quale assegnava in perpetuo la chiesa e la parrocchia ai Serviti. L'edificio venne costruito insieme all'annessa canonica nel 1842 su disegno dell'ingegnere Michele Cervelli di Lucca. In quell'anno l'arcivescovo di Lucca Gian Domenico Stefanelli emanò il decreto per istituire la nuova parrocchia scorporando da quella della chiesa di Sant'Antonio. L'ingegnere Cervelli, nella spoglia composizione dell'edificio, improntata al severo classicismo della Restaurazione, realizzò perfettamente un linguaggio architettonico decoroso e funzionale a un tempo: quel linguaggio che nelle intenzioni della committenza pubblica doveva contraddistinguere l'edilizia di neonato centro marittimo di Viareggio. All'interno della chiesa si trovano interessanti opere d'arte e numerose reliquie. Qui operò ed è sepolto sant'Antonio Maria Pucci. Nel giugno del 1963 è stata elevata alla dignità di basilica minore.

venerdì 10 novembre 2017

Acireale, provincia di Catania, regione Sicilia.

Acireale, provincia di Catania, regione Sicilia. La BASILICA DEI SANTI PIETRO E PAOLO fu costruita nel 1550 e ricostruita nel 1608. Ha un prospetto barocco, progettato da Vasta nel 1741. Il campanile è del XIX secolo; un secondo campanile, pur se progettato non venne mai realizzato. L'interno, a navata unica, fu ristrutturato dopo il terremoto del 1818. Vi si trovano alcune tele del Vasta, di Giacinto Platania ed una statua del Cristo alla Colonna, di autore ignoto, molto venerata in città e tradizionalmente portata in processione ogni 70 anni. Nel giugno del 1933 papa Pio XI l'ha elevata alla dignità di basilica minore.

mercoledì 8 novembre 2017

Venosa, in provincia di Potenza, regione Basilicata. Il Castello ducale del Balzo(XV secolo).

Venosa, in provincia di Potenza, regione Basilicata. Il Castello ducale del Balzo(XV secolo). Nel punto dove è posto il maniero, vi era in precedenza l’antica Cattedrale dedicata a S. Felice, il Santo che, secondo la tradizione, subì il martirio a Venosa all’epoca dell’Imperatore Diocleziano. L’antica Cattedrale fu abbattuta per far posto alla fortificazione quando, nel 1443, Venosa venne portata in dote da Maria Donata Orsini, figlia di Gabriele Orsini principe di Taranto, a Pirro del Balzo, figlio di Francesco duca di Andria. I lavori di costruzione del Castello, incominciati nella seconda metà del XV secolo, proseguirono per alcuni decenni. L’aspetto originario era ben lontano da quello odierno: si presentava, infatti, come una fortificazione a pianta quadrata, difesa da una cinta muraria dello spessore di 3 metri, con torri cilindriche angolari, privo degli stessi bastioni che furono completati nella metà del secolo successivo. Nato come postazione difensiva, successivamente, con i Gesualdo divenne dimora del feudatario. Passato ai Ludovisi come bene del feudo, esso venne completamente abbandonato, e la violenza delle scosse sismiche che ripetutamente si abbatterono nel corso di tutto il Seicento ne minarono la struttura e la funzionalità. Alla ricostruzione dell’antico maniero, con l’aggiunta di parti più adatte ai tempi, come l’elegante loggiato al piano nobile, provvidero i Caracciolo (successori nel feudo ai Ludovisi) nell’intento di riaffermare il potere signorile sulla città sempre più lontana dai vasti del glorioso passato. L’ingresso originario non era quello attuale, esso si apriva sul lato nord - est, ed era munito di ponte levatoio. Attualmente, all’inizio del ponte di accesso, vi sono due teste di leone provenienti dalle rovine romane: elemento ornamentale tipico e ricorrente in una città che nel passato ha fatto largo uso di materiale di spoglio. All’interno del Castello, nel cortile si affaccia il loggiato a pilastri ottagonali del secolo XVI.

martedì 7 novembre 2017

Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia.

Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. CASTELLO URSINO ( Il Castello Svevo di Catania) Piazza Federico di Svevia. Come una roccaforte di pietra, il Castello Ursino sorge in Piazza Federico di Svevia a Catania. La costruzione voluta dell’imperatore Federico II. di Svevia, venne eretta tra il 1239 ed il 1250, per opera dell’architetto militare Riccardo da Lentini e venne costruita sulle fondamenta di una fortezza normanna. L'imperatore aveva pensato il maniero all'interno di un più complesso sistema difensivo costiero della Sicilia orientale.  La pianta e l’architettura sono molto simili alle altre fortezze federiciane, come per esempio il Castello Maniace ed il castello ad Augusta. Il grandioso edificio fu sede di re e di parlamenti. Fu dotato anche di un imponente fossato e ponte levatoio. Probabilmente il nome di "Ursino" dato al castello deriverebbe da Castrum Sinus ovvero il "castello del golfo". Originariamente, il Castello Ursino si trovava direttamente sul mare ma dopo l'eruzione dell'Etna nel 1669, la lava risparmiò in effetti il castello, scorrendo tutt’intorno, ma allontanò la linea costiera ad est di parecchie centinaia di metri. I terremoti del 1693 e del 1818 lo resero inabitabile. I restauri eseguiti dopo il 1837, ne isolarono il mastio e diedero nel complesso l’aspetto originario.

lunedì 6 novembre 2017

Castroreale, provincia di Messina, regione Sicilia. LA CHIESA DI S. MARIA DEGLI ANGELI, via Guglielmo Siracusa

Castroreale, provincia di Messina, regione Sicilia. LA CHIESA DI S. MARIA DEGLI ANGELI, via Guglielmo Siracusa, è stata edificata nel 1566 dal castrense Mons. Ottaviano Preconio, arcivescovo di Palermo. Accanto alla chiesa fu costruito un monastero di suore di clausura che osservavano la regola di Santa Chiara. Il monastero sorse nel cuore del quartiere ebraico, probabilmente utilizzando edifici appartenuti alla comunità ebraica, quali la sinagoga. Nel 1860 la chiesa fu restaurata ed abbellita con stucchi. Sull’altare maggiore si trovava ancora oggi la tela con: la “Madonna degli Angeli fra i SS. Francesco e Chiara” del sec. XVII. In seguito alle leggi del 1866 la Chiesa e il Monastero furono incamerati dal Demanio e successivamente, agli inizi del 1900, ceduti alle suore del Buon Pastore che rimasero per pochi anni. Nel XX sec. l’edificio del Monastero fu adibito ad usi scolastici, dopo aver subito trasformazioni quali la distruzione del chiostro e del portale quattrocentesco. Negli anni ‘70 si pensò di istituire una Pinacoteca castrense e si scelse come sede questa Chiesa, per la sua ubicazione centrale e per il suo migliore stato di conservazione. Ma il terremoto del 1978 trasformò l’edificio in deposito per le molte opere provenienti dalle chiese danneggiate o distrutte. Solo dopo l’apertura del Museo Civico nei locali dell’ex Oratorio dei PP. Filippini, la chiesa S. Maria degli Angeli potè essere adibita a Pinacoteca consentendo l’esposizione di numerose opere. In seguito alla ristrutturazione di alcune chiese, molte di queste opere sono state restituite al culto. Dal 20 agosto 2005 la chiesa è stata adibita a “Museo Parrocchiale degli Arredi Sacri”.

domenica 5 novembre 2017

Aci Bonaccorsi, provincia di Catania, regione Sicilia.

Aci Bonaccorsi, provincia di Catania, regione Sicilia. La costruzione della CHIESA MADRE, Parrocchia S. Maria Dell'Indirizzo. La Chiesa Madre, che risale al 1500, è dedicata alla Madonna dell'Indirizzo (o Santa Maria dell'Itria). L'esterno della chiesa è preceduto da una scalinata, pregevole il portale in pietra lavica nella facciata laterale con rilievi ornamentali. Nel campanile è alloggiata la campana grande (il campanone) costruita nel 1817. L’interno della Matrice è a tre navate, impreziosite da eleganti decorazioni. Al suo interno possiamo ammirare opere di elevato pregio artistico, quali la seicentesca tela della “Lapidazione di Santo Stefano”, il Patrono della Comunità, attribuito alla scuola di Giacinto Platania (sec. XVII), la cinquecentesca Statua di Santo Stefano Protomartire, un bellissimo organo a canne. Merita una speciale menzione ancora un quadro, forse fra i cimeli più interessanti del Paese, esposto nella Sagrestia, raffigurante una pregevole "Annunciazione", dipinta nel 1793 dal pittore Vincenzo Sciuto, del vicino Aci S. Antonio, il cui recente restauro, infatti, ha portato alla luce una scritta (contenuta nel cartiglio ma cancellata ad arte, a suo tempo) che testimonia l'appartenenza ad Aci Bonaccorsi, e quindi un'estensione più ampia del suo territorio, di un'altra chiesa, dedicata proprio all'Annunziata, sempre ubicata sul ciglio del torrente, al vecchio confine con il Comune di Viagrande, oggetto di grandi dispute tra i due Comuni sul finire del XVIII secolo. Tra le varie statue conservate nella Matrice la più antica e venerata è quella del Protomartire. Negli ultimi anni del sec. XVI, in zona "strategicamente" centrale ai sub-quartieri, dava al Paese l'assetto definitivo e l'aspetto conservato pressappoco fino a oggi. Il nome di "quartiere" riscontrato nei "riveli" si deve alla struttura particolare della città di Jaci di cui "Bonaccorsi" era una delle tante componenti. Il nome "Bonaccursu" dato al Paese, malgrado la maggiore diffusione del cognome "Vattiatu" (da cui "Battiati", denominazione di uno dei più antichi sub-quartieri, come abbiamo scritto, che risponderebbe al significato di "battezzati"), si deve all'importanza e conseguente notorietà "fuori paese" assunta da alcune persone socialmente di spicco, di cognome "Bonaccorso". Come l'autonomia parrocchiale si fa risalire all'epoca della costruzione (1589) della Matrice (in precedenza la Parrocchia dipendeva dal Santuario di Valverde), così si ha pure una data per l'autonomia comunale. È bene, però, ricordare che entrambe le date vanno intese come "verità" approssimative. È del 1652, infatti, un documento che rende nota l'esecutorietà di un altro documento emanato dalla corte spagnola, l'anno precedente, a favore di un Giorgio Esquerra De Roxas, inteso a nominarlo "Marchese di Bonaccorsi". Alla morte di costui, che era stato secondo marito di Donna Francesca Grimaldi, vedova di Don Nicolò Diana, barone di Cefalà (Cefalà Diana, Palermo) e di Jaci, subentrava il figlio del primo marito di Donna Francesca, Guglielmo Diana. Nel 1672, succedendo come nuovi signori di Jaci i Campofiorito ai Diana, il "Marchesato di Bonaccorsi" rimase quale titolo onorifico alla famiglia Diana, anche se la "Terra dei Bonaccorsi" continuò ad essere una delle componenti dello "Stato" feudale di Jaci.

sabato 4 novembre 2017

Acicatena, provincia di Catania, regione Sicilia. SANTUARIO CHIESA COLLEGIATA DI SANTA MARIA LA CATENA.

Acicatena, provincia di Catania, regione Sicilia. SANTUARIO CHIESA COLLEGIATA DI SANTA MARIA LA CATENA.  È il maggior tempio di Aci Catena, e si impone alla ammirazione perché possiede "tre cose" veramente belle: una Madonna, una cupola, una campana. Il suo frontone esterno reca la scritta "BEATAE MARIAE VIRGINI A CATENA ", che sintetizza la storia del culto della Madonna nella nostra Città che di Essa porta il nome.  L'interno della chiesa è a tre navate, a croce latina; elegante è l'architettura dell'abside, del transetto, della cupola e delle due cappelle laterali, del SS.mo Sacramento e della Madonna. L'abside si orna di un artistico coro ligneo nelle cui pareti laterali si ammirano due affreschi di discreta fattura raffiguranti Il Miracolo della liberazione dei tre condannati palermitani e il terremoto del 1693. Sul tetto dell'abside si ammira un bellissimo affresco raffigurante la gloria di Maria SS. Assunta in cielo: questo particolare è assai significativo in quanto ci dice come il popolo, unitamente al clero locale, abbia voluto definitivamente trasferire la solennità della festa, che in un tempo remoto ricorreva nel mese di Maggio, al 15 Agosto di ogni anno, abbinandola così alla festa dell'Assunta. Il 15 agosto, Festa estiva in onore della Madonna della Catena, Patrona della città. Il simulacro della Madonna, arricchito da numerosi monili d'oro, donati nel corso degli anni per grazie ricevute, sul fercolo viene condotto in processione dai devoti, per le vie della città. I momenti più importanti della festa sono l'arrivo dei pellegrini, provenienti da molti paesi etnei (principalmente Misterbianco e Acitrezza) durante tutta la notte tra il 14 e il 15 agosto; in mattinata l'emozionante svelata del Taumaturgo Simulacro della Santa Patrona tra le lacrime e le acclamazioni dei devoti; tradizionale è la suggestiva "Trasuta o chianu" (Ingresso in piazza di corsa) del fercolo con la Madonna; tra lo sventolio dei fazzoletti, un colorato e nutrito spettacolo pirotecnico, conclude la giornata di festa. Forte devozione e fede si intrecciano al folklore siciliano.

venerdì 3 novembre 2017

Vizzini, provincia di Catania, regione Sicilia. Chiesa di Sant’Agata.

Vizzini, provincia di Catania, regione Sicilia. Chiesa di Sant’Agata. Fu fondata nel 1390  ma venne ricostruita dopo il terremoto del 1693 ed il prospetto a due campanili è un’aggiuntiva opera realizzata da un capomastro vizzinese. L’interno del XVIII sec. è a 3 navate, abbiamo una pala d’altare del Bonino, un Crocifisso in stile bizantino e una ricchissima cappella del sacramento in stile rococò. In quest’ultima il Verga volle celebrato il matrimonio tra bianca Trao e Mastro don Gesualdo e si conserva l’urna della confraternita a cui era affiliata bianca.

giovedì 2 novembre 2017

Viagrande, provincia di Catania, regione Sicilia.

Viagrande, provincia di Catania, regione Sicilia. La CHIESA più importante è dedicata alla Madonna dell'Idria ( chiesa madre, Piazza san Mauro), anche se popolarmente viene chiamata "A Chiesa 'i Santu Mauru", in quanto le reliquie del santo sono custodite al suo interno. La seconda chiesa in ordine di importanza è quella del Borgo Viscalori (in Siciliano "u quatteri 'e viscalori"), dedicata a San Biagio. Nel corso degli anni questo quartiere o borgo ha perso la sua connotazione tradizionale diventando zona residenziale di cittadini prevalentemente catanesi che hanno scelto di portare la loro dimora fuori dal caos dell'area metropolitana catanese. La Chiesa Madre, dedicata alla Madonna dell'Idria, costruita nei primi anni del '700, domina il centro cittadino e chiude a nord la scena di Piazza San Mauro. L'imponente struttura si affaccia sul sagrato in acciottolato lavico intarsiato in travertino. La facciata principale, orientata a Sud, è ripartita in tre grandi settori, definiti da quattro lesene in pietra lavica, in ognuno dei quali è racchiuso un portale che traccia la struttura interna a tre navate, di tipo basicale. La facciata si chiude in alto con un cornicione sempre in pietra lavica dal quale spiccano il campanile realizzato nei primi decenni del '900 su disegno dell'Architetto Fichera, e l'ampia cupola edificata nel 1860 su base ottagonale. L'interno offre al visitatore altari di pregio ed un gradevole coro ligneo del '700. Nella chiesa Madre si conservano le reliquie di San Mauro Abate, patrono di Viagrande, la cui festa è celebrata ogni 15 gennaio.

mercoledì 1 novembre 2017

Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. ANFITEATRO ROMANO.






Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. ANFITEATRO ROMANO. Al centro della cittadina di Catania, precisamente in Piazza Stesicoro, è conservato uno dei più grandi anfiteatri di età romana in Italia, inferiore solo all’anfiteatro Flavio di Roma (il Colosseo) e a quello di Verona. Secondo i calcoli degli archeologi poteva contenere ben 15.000 spettatori tra seduti e in piedi. Dal punto di vista costruttivo l’anfiteatro è formato da una cavea di 14 gradini divisi in tre ordini con podio e ambulacri (corridoi coperti) di accesso alle gradinate disposti su tre piani che corrispondevano ai due ordini di arcate esterne e all’attico. La sua grandezza permetteva la realizzazione di spettacoli di ogni genere. Qui infatti, ebbero luogo combattimenti di gladiatori, quelli di uomini contro animali feroci importati dall’Africa e dalle altre province dell’impero, e persino le battaglie navali. Infatti gli archeologi hanno ipotizzato che, grazie a dei meccanismi idraulici molto complessi, si riusciva a trasformare l’arena in una grande piscina e dar vita a sorprendenti spettacoli acquatici.
Costruito con pietra lavica, marmo e mattoni venne arricchito da una serie di decorazioni e di stucchi che dovevano conferirgli un tocco d’eleganza. Dalla tecnica costruttiva, utilizzata soprattutto nel periodo compreso fra l’età di Adriano e quella degli Antonini, si ipotizza che fu edificato intorno al II secolo a. C. Tra il 252 e il 253 d.c. venne parzialmente coperto dalla lava, a causa di un’eruzione dell’Etna ma non fu distrutto. Dopo la caduta dell’impero e l’arrivo degli Ostrogoti in Sicilia, l’imperatore Teodorico emanò un editto, dove consentiva di usufruire delle pietre dell’anfiteatro per la costruzione delle difese e delle mura cittadine. Si pensa sia stato usato anche per la costruzione della cattedrale di Sant’Agata e del castello Ursino di Federico II di Svevia.
Nel terremoto della Val Di Noto (1693) venne totalmente coperto e sarà grazie all’intervento del mecenate Ignazio Paternò Castello, principe di Biscari, che iniziarono gli scavi, ma vennero in seguito abbandonati. I lavori, per riportare alla luce l’anfiteatro, furono iniziati nel 1904, per volontà del sindaco De Felice che affidò l’impresa all’architetto Filadelfo Fichera, e si conclusero nella primavera del 1906. L’opera fu inaugurata ufficialmente sei mesi dopo e, nel 1907, fu visitata da re Vittorio Emanuele III che venne a Catania per inaugurare l’Esposizione Agricola. Solo una piccola parte è visibile (diverse gradinate, alcuni archi e una parte dell’arena), mentre il resto è coperto dal suolo urbano.
Una leggenda, risalente alla fine degli anni ’80, viene narrata su questa meravigliosa struttura. Alcuni sostengono che sia stata inventata per impaurire i visitatori più curiosi, che vorrebbero addentrarsi nei sottosuoli catanesi in cui si trovano i resti della città più volte sommersa dalla lava e distrutta dai terremoti, altri, invece, lo identificano come fatto realmente accaduto.
Si racconta che una scolaresca di scuola elementare, formata da 25 bambini e 4 maestre, visitò l’anfiteatro romano, ma inoltrandosi nelle vie ancora chiuse, si persero. La scolaresca non tornò più. I custodi provarono ad intervenire cercandoli da cima a fondo in quasi tutto l’anfiteatro, ma erano come spariti nel nulla. Oggi alcuni visitatori, sostengono di sentire ancora dei rumori strani, come delle urla di bambini e adulti che cercano aiuto.Si tratta solo di una leggenda, ma non si può venire a visitare questa fantastica struttura senza conoscerne ogni minimo particolare, anche quello più interessante.