martedì 30 aprile 2019

Perugia capoluogo dell’omonima provincia della regione Umbria. La BASILICA DI SAN DOMENICO Piazza Giordano Bruno.

Perugia capoluogo dell’omonima provincia della regione Umbria. La BASILICA DI SAN DOMENICO Piazza Giordano Bruno. Fondata nel 1304 e ampiamente ricostruita su disegno di Maderno nel XVII secolo, è la più grande struttura religiosa di tutta l'Umbria. Autentico capolavoro della scultura del XIV secolo, conservato nella basilica, è il monumento funebre a Benedetto XI. Di notevole pregio è anche il coro ligneo della fine del XV secolo e la vetrata absidale del 1411, la seconda in Italia per grandezza (m 22x8) dopo quella del duomo di Milano. Sopra le volte e sotto le due falde del tetto sussistono le singolari "soffitte di S. Domenico", ampi vani di risulta della ricostruzione Seicentesca, ricche di suggestioni e reperti della originaria struttura gotica, con accesso diretto al poderoso campanile (XVI sec) con vista panoramica estesa dalla Romagna all'Abruzzo, dalle Marche alla Toscana.

lunedì 29 aprile 2019


Misterbianco, provincia di Catania, regione Sicilia. La Chiesa della Madonna delle Grazie. E’ un edificio di tipo religioso situato nel cuore del centro storico di Misterbianco, edificato a poche settimane dall'eruzione dell'Etna del 1669; inizialmente non era stata progettata per essere la Chiesa madre o matrice come viene chiamata nel gergo dai residenti, poiché la Chiesa di San Nicolò (costruita quasi simultaneamente a questa), secondo i progetti iniziali, sarebbe dovuta divenire la chiesa principale del paese. L'ampia cripta ospita un Museo di Arte sacra. L'esterno della chiesa si affaccia sulla piazza Papa Giovanni XXIII e sulla stessa è presente oltre le tre entrate che riconducono alle navate, anche una per l'ex oratorio (attualmente non più in uso e sostituito da altri locali). Della vecchia chiesa resta solo parte dell'antico campanile. la facciata della chiesa è stata costruita ispirandola il più possibile all'omonima chiesa principale distrutta e in cima alle tre entrate sono state collocate le statue che raffigurano il Cristo Re, San Pietro e San Paolo. L'interno della chiesa si compone di tre navate dove tra gli oggetti sacri, è custodita una statua della Madonna delle Grazie risalente al XVI secolo miracolosamente salvata dall'eruzione nella precedente chiesa di Campanarazzu la cui opera è stata attribuita allo scultore Antonello Gagini; alle pareti sono presenti inoltre alcune tele riconducibili allo stesso periodo di cui in una viene ritratta un'immagine di san Francesco d'Assisi ed infine è presente una pregiata statua raffigurante sant'Antonio di Padova.

domenica 28 aprile 2019

Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata. PIAZZA VITTORIO VENETO.


Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata. PIAZZA VITTORIO VENETO. Luogo di incontro e di passeggio, la vivace Piazza Vittorio Veneto ospita spesso mercatini, bancarelle e ritrattisti. Ottimo punto di partenza per andare alla scoperta della suggestiva città dei Sassi di Matera, patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO. Dalla piazza si  gode il panorama del Sasso Barisano al quale cui si accede passando attraverso la loggia. La Piazza è, inoltre, punto di partenza di un  percorso sotterraneo scavato nella roccia, composto di abitazioni, botteghe, cantine, cisterne, pozzi e “palombari” (grandi strutture scavate per la raccolta di acque piovane). Del quartiere interrato fanno parte, inoltre, la Chiesa rupestre del S. Spirito e la Torre aragonese. La piazza Vittorio Veneto, precedentemente chiamata Piazza Del Plebiscito, era conosciuta anche come “piazza della Fontana” per la presenza in passato della grande “Fontana Ferdinandea”  monumentale, realizzata nel 1832 per raccogliere le acque provenienti dalla soprastante collina del castello “De Montigny” , attualmente spostata poche centinaia di metri più in basso lungo la strada, presso la villa comunale. L’attuale aspetto della piazza è dovuto ai lavori di restauro  del 1993, quando si spostò il monumento ai caduti ( Benedetto d’Amore 1926 ) e si eliminò la strada che attraversava la piazza,  per riportare alla luce il “fondaco di mezzo” , vecchio piano della città, in parte visitabile, a cui si accende scendendo dalla scalinata di ferro  vicino la grande fontana in pietra chiara da cui sgorgano alti zampilli d’acqua. I locali ipogei che lo compongono si estendono sotto tutta la piazza per più di 5000 mq.  fino ad arrivare sotto il Convento dell’Annunziata,  che addirittura ha come basamento nelle fondamenta un torrione appartenente probabilmente alla cinta difensiva del Castello Tramontano , e comprendono neviere, cisterne, negozi, magazzini e  abitazioni.

venerdì 26 aprile 2019


Trani della provincia, Barletta-Andria-Trani, regione Puglia. LA CATTEDRALE DI TRANI è intitolata al santo patrono, San Nicola Pellegrino, ed è senza dubbio la costruzione più prestigiosa della città pugliese. Classico esempio di architettura romanica pugliese, la Cattedrale venne costruita immediatamente dopo la santificazione di San Nicola Pellegrino, durante la dominazione normanna. Per secoli la cripta (parte della preesistente chiesa di Santa Maria, precedente chiesa principale) ha custodito insigni reliquie, ad esempio il corpo della martire orientale Santa Febronia, di cui è possibile ancora oggi ammirare un pregevole reliquiario del XVIII secolo ed un dipinto ovale che la raffigurano, presso il Museo Diocesano. La costruzione è stata realizzata usando il materiale di tufo calcareo tipico della zona: si tratta della pietra di Trani estratta dalle cave della città, caratterizzata da un colore roseo chiarissimo, quasi bianco. Il piazzale situato dinanzi all'edificio romanico si presta ad eventi artistici di vario genere, grazie alla stupenda cornice offerta dalla maestosità della Cattedrale e dal mare. La piazza ha ospitato numerosi concerti di artisti internazionali e non, tra cui George Benson, Massimo Ranieri, Claudio Baglioni e Ludovico Einaudi. Oltre a rappresentazioni teatrali organizzate dalle diverse parrocchie della città di Trani, recentemente nel piazzale hanno avuto luogo anche alcuni spettacoli di Opera.

Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono in Chianti, Loc. Badia a Coltibuono, Gaiole In Chianti, provincia di Siena, regione Toscana.

Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono in Chianti, Loc. Badia a Coltibuono, Gaiole In Chianti, provincia di Siena, regione Toscana. Siamo in Chianti nelle vicinanze di Montegrossi, dove nel 770 il fiorentino Geremia de' Firidolfi costruì il nucleo primigenio di quello che fu l'Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono (oggi badia). La chiesa di Coltibuono, dedicata a San Lorenzo, fu fondata, secondo la leggenda, da Geremia dei Firidolfi. Esisteva già nel X secolo ed é sempre stata legata alla famiglia dei Firidolfi, che nel 1049 vi istituì una comunità di canonici regolari sotto il suo patronato. Coltibuono, trasformato in monastero, si arrricchì con un cospicuo patrimonio immobiliare, come testimoniato da numerose carte del convento e dal 1095 fu inserito nella congregazione di Vallombrosa; nel 1160 Ugo Ricasoli fece costruire il campanile della chiesa. Dopo il 1239, anno in cui l'abbazia fu presa sotto la protezione di Firenze, iniziò un lungo periodo di decadenza. Nel XV secolo la crisi di Coltibuono si accentuò e, secondo l'uso del tempo, il patrimonio ecclesiastico fu amministrato da laici tramite un commenda. Alla fine del 1400 Lorenzo il Magnifico, nonostante le resistenze dei patroni Ricasoli, ottenne per il figlio Giovanni, futuro papa Leone X, la commenda di San Lorenzo a Coltibuono. Con la cacciata dei Medici e l'elezione di papa Alessandro VI, i Ricasoli sperarono di recuperare il privilegio, ma nel 1502 l'abate di Vallombrosa, appoggiato dalla repubblica fiorentina, riuscì ad espellerli definitivamente riconoscendo all'antica casata solo uno "Jus Honorificum". Successivamente l'Abbazia fu donata a San Giovanni Gualberto passando sotto i possedimenti dell'Ordine Vallombrosiano. La chiesa ha pianta a croce latina con abside semicircolare. Il campanile merlato fu costruito nel 1160. La navata conserva la falsa volta settecentesca mentre le volte a botte dei bracci del transetto sono originali. All'interno della chiesa sono presenti diversi affreschi e stucchi di origine settecentesca (barocca). Nel 1810 in seguito al deleterio editto emesso da Napoleone, il convento venne chiuso e trasformato in fattoria!, mentre la badia fu declassata a semplice chiesa parrocchiale.

mercoledì 24 aprile 2019

Savona capoluogo della provincia omonima della Liguria. La torre del Brandale.

Savona capoluogo della provincia omonima della Liguria. La torre del Brandale. Si trova nell'area antistante la parte più antica del porto di Savona, come le torri Corsi e Guarnieri, i resti di una loggia privata e il Palazzo degli Anziani. Quest'ultimo risale al XIV secolo, mentre le torri sono tutte riferibili al XII secolo. Sembra che fosse la principale delle cinquanta torri della città sulla cima delle quali venivano accesi fuochi, con la funzione di fari; il nome "Brandale" può infatti derivare da "Brand", corrispondente a "luce, falò", oppure dalla famiglia Aldobrandeschi. Nella torre, acquistata dal Comune nel 1305, è stata installata la prima campana per richiamare il popolo a Parlamento, nel 1349. La torre è stata abbassata, nel XVI secolo, e rialzata nel 1931. In quest'occasione, con una sottoscrizione popolare è stata acquistata la nuova campana. La torre ha un basamento ad arcate aperte ed è oggi alta quasi cinquanta metri. Sul primo cornicione si trovano i dodici stemmi in ceramica delle signorie che si sono avvicendate al comando della citta dal XII secolo. Dalla torre si accede al Palazzo degli Anziani, che costituisce, proprio assieme alla torre, una sorta di museo lapidario con resti di affreschi medievali, iscrizioni, rilievi marmorei, fregi che provengono da distrutti edifici del centro storico e che risalgono a un periodo compreso tra il XIV e il XIX secolo. Il nucleo iniziale delle collezioni è stato ordinato da Poggio Poggi negli anni Trenta del Novecento. Completano la raccolta statuine presepiali di pastori, mentre nell'atrio è custodita anche la parte superiore della campana civica del 1669.

martedì 23 aprile 2019

Cagliari capoluogo della Regione Sardegna. Cattedrale di Santa Maria.

Cagliari capoluogo della Regione Sardegna. Cattedrale di Santa Maria. Costruita nel XIII sec. in stile romanico-pisano, subì nel corso dei secoli varie trasformazioni in stile gotico, barocco e neoromanico. L'interno della chiesa, con pianta a croce latina, si presenta a tre navate con transetto e cappelle laterali. Nel braccio destro, all'interno della cappella aragonese, è custodita una preziosa reliquia: una spina che si vuole appartenesse alla corona di Gesù, che giunse a Cagliari nel 1527 insieme ad altre reliquie ed opere d'arte trafugate da varie chiese di Roma e dallo stesso appartamento pontificio. Poco prima di giungere in porto, la nave si imbatté in una tempesta, e chi era a conoscenza della presenza del prezioso carico, spinto forse dalla convinzione che la tempesta fosse espressione della collera divina per i furti sacrileghi, confessò il fatto ad alcuni religiosi presenti sulla nave, che giunti a Cagliari informarono l'arcivescovo dell'accaduto. Il papa Clemente VII, venuto a conoscenza dei fatti, decise comunque di lasciare in dono alla Cattedrale di Cagliari alcune reliquie, tra cui la Sacra Spina e un trittico fiammingo del XV secolo attribuito al pittore Rogier Van der Weyden; entrambi vengono esposti durante la festa dell'Assunzione.

lunedì 22 aprile 2019

Bagno Vignoni è una piccolissima frazione di San Quirico d’Orcia in provincia di Siena, regione Toscana.

Bagno Vignoni è una piccolissima frazione di San Quirico d’Orcia in provincia di Siena, regione Toscana. Bagno Vignoni è un piccolo e straordinario borgo nel cuore della Val d’Orcia, tra le verdi colline di Siena. Questo luogo deve la sua fama alla piazza d’acqua alimentata da una sorgente. L’acqua che sgorga dalla fonte a 1000 metri di profondità, risale in superficie e viene raccolta nella piazza del paese. La temperatura dell’acqua, fissa a 52° gradi, crea straordinari effetti scenografici soprattutto d’inverno, quando entra in contatto con l’aria fredda. E poi tutto intorno, case in pietra, balconi fioriti, piazzette, botteghe di artisti e artigiani, creano uno straordinario insieme architettonico che rende Bagno Vignoni uno dei borghi più belli del mondo. L’acqua che della piazza viene incanalata in viottoli che percorrono l’intera città. Fiumiciattoli di acqua fumante disegnano sinuosi sentieri nei quali è possibile immergere mani e piedi per provare sulla propria pelle l’inebriante giovamento dell’acqua termale. Nonostante la zona dei ruscelletti sia molto frequentata, si riesce sempre a trovare un posto dove sedersi. I ruscelletti concludono la loro strada sulla rupe su cui è poggiata Bagno Vignoni, cascando verso la parte bassa della città e finendo in un’altra vasca, all’interno della quale è possibile fare il bagno. In passato, questo naturale dislivello della zona, veniva sfruttato per attivare i mulini presenti nella zona. L’antica storia delle terme di Bagno Vignoni è testimoniata dagli illustri ospiti che l’hanno amata. Prima di tutti, Lorenzo de Medici, detto “Il Magnifico”, uomo di grande cultura umanistica e abilità politica, che gli permise di governare Firenze accrescendo sempre più il prestigio e la forza della sua città. Era solito ritirarsi alle terme di Bagno Vignoni per curarsi e studiare, abbracciato dalle verdi colline che tanto amava. Un’altra illustre personalità del passato amava ritirarsi alle terme di Bagno Vignoni. Si tratta di Santa Caterina da Siena che, molto spesso, si recava in questi posti per raccogliersi in preghiera solitaria. Il loggiato costruito sulla vasca fu dedicato proprio a lei, come testimonianza del legame della Santa con questo luogo. Anche Papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) nato nella vicina Corsignano, su cui fondò Pienza, uno dei più mirabili esempi di urbanistica rinascimentale) e altri personaggi che la sceglievano come sede di villeggiatura e riposo. Le ipotesi sull'etimologia del nome si sprecano, anche se il nome riguarda comunque qualcosa che ha avuto a che fare con i francesi.

domenica 21 aprile 2019

Lucca, capoluogo di provincia della regione Toscana. Chiesa di San Michele in Foro ( Piazza San Michele).

Lucca, capoluogo di provincia della regione Toscana. Chiesa di San Michele in Foro ( Piazza San Michele). A completare il nome della chiesa di San Michele è proprio il luogo in cui fu edificata: il foro, prima centro della vita pubblica, nell'antichità, e poi cuore pulsante della città Comunale. Su questa piazza sorse il Palatium Civitatis, il Palazzo Pubblico, ora scomparso, costruito proprio accanto alla chiesa e poi trasferito nella Fortezza dell'Augusta. La piazza fu lastricata per la prima volta quando nel '400 vi fu costruito il Palazzo Pretorio, ma fra '600 e '700 fu innalzato il piano stradale, venne pavimentata e chiusa da colonnine con catenelle. Le case che delimitano il perimetro della piazza sono tipicamente medievali e da più di ottocento anni stanno lì ad osservare placidamente la vita che scorre nel cuore della città. La chiesa di San Michele, di cui le fonti parlano per la prima volta nel 795, fu edificata proprio qui. Eretta in un luogo centrale, ma obliqua rispetto alla piazza, come molte altre chiese di Lucca, spicca in uno spazio enorme in cui il cielo si apre finalmente dopo il rincorrersi di anguste e tortuose vie medievali, come una meta finalmente raggiunta: tale era per i pellegrini che passavano per la città percorrendo la Francigena. Si fermavano a San Michele per rifocillarsi, cogliendo l'occasione per venerare loro illustri compagni di viaggio, come San Davino, un pellegrino Armeno in viaggio verso Santiago de Compostela, che morì proprio mentre faceva tappa a Lucca e il cui corpo si diceva avesse acquistato poteri taumaturgici dopo la morte. Furono varie le vicende della chiesa di San Michele: cambiò amministrazione più volte prima di divenire privilegio della famiglia Gigli, che contribuì a rinnovarne sia le strutture che le suppellettili. La chiesa, così come appare oggi, frutto della ricostruzione di XI secolo voluta da papa Alessandro, è un palinsesto delle vicende della città: nella sua architettura pisano-lucchese si fondono romanico e gotico, ricordi di età classica e misteriose figure tratte dai bestiari medievali che si affollano sulla facciata dal XII secolo. Nel cantiere di San Michele, fra XIII e XIV secolo lavorarono a Lucca illustri architetti e probabilmente, nonostante lo si deduca solo dallo stile delle decorazioni in facciata, anche Diotisalvi, l'autore del Battistero di Pisa. L'intento originario del progetto era quello di innalzare la chiesa, ma si riuscì solo a creare la facciata, altissima, visibile oggi come una scenografia che si staglia contro il cielo. Fu in questo periodo che vennero create, dalla scuola di Guidetto da Como, che lavorò anche per il Duomo di San Martino, le caratteristiche "loggette", decorate con l'uso di marmi policromi, che iniziano a parlare del gotico e che sono ovviamente influenzate dallo stile lombardo. Infine, nel punto più alto, fu aggiunta la grande statua di San Michele Arcangelo che abbatte il drago, con ali metalliche e due angeli con la funzione di guglie tipicamente gotiche per rendere la chiesa, che già svettava isolata, ancora più protesa verso l'alto.

sabato 20 aprile 2019

Siena, capoluogo di provincia della regione Toscana. Loggia della Mercanzia, Via di Città, 3.

Siena, capoluogo di provincia della regione Toscana. Loggia della Mercanzia, Via di Città, 3. La Loggia fu pensata ed edificata nel Quattrocento e costruita in trentuno anni, dal 1417 al 1448. Il committente fu naturalmente il Comune di Siena, i cui amministratori dell’epoca intendevano realizzare “una Loggia maestosa dove i mercanti e gli altri rispettabili cittadini potessero radunarsi a trattare de loro negozi”. Nel corso degli anni vi hanno lavorato importanti artisti e maestri come Sano di Matteo, Pietro del Minella, Antonio Federighi e anche Jacopo della Quercia. L’occhio dell’osservatore anche non attento rimane sempre colpito dalle belle statue sopra posizionate: sono esse le raffigurazioni dei Santi Vittorio, Ansano e Savino, scolpite da Antonio Federighi, e dei Santi Pietro e Paolo, opera del Vecchietta. All’interno della Loggia sono poi posti due pancali in marmo eseguiti dal Federighi e da Urbano da Cortona, mentre le volte sono decorate da un elegante complesso di stucchi e di affreschi di età cinquecentesca (opera di Pastorino Pastorini e Lorenzo Rustici). Nel 1765, per volere granducale, la Loggia divenne pertinenza dei gentiluomini senesi della Società degli Uniti al Casino dei Nobili e il complesso fu innalzato di un piano. Libertà e democrazia Ma essendo divenuta la sede dei nobili e dei gentiluomini senesi, essa fu presa “di mira” negli anni turbolenti e rivoluzionari della seconda metà del Settecento. Raccontano infatti le cronache che nel 1797 alcuni giovani senesi entrarono di forza al Casino dei Nobili per vedere il Palio dal balcone: “Noi lo facciamo in segno di democrazia”, dissero. Tutto questo avvenne quasi due anni prima dell’arrivo dei francesi a Siena e in Toscana.

venerdì 19 aprile 2019

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Altare della Patria, piazza Venezia.

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Altare della Patria, piazza Venezia. Il Vittoriano o Altare della Patria è un monumento di grandissima valenza simbolica che riunisce in sé tutti i valori dell’Italia risorgimentale e della nostra Costituzione. Questo è uno dei monumenti più emblematici della storia del nostro Paese ed è il simbolo dell’Italia del Risorgimento e della monarchia sabauda. La prima pietra fu posta da Umberto I di Savoia nel 1885, figlio di Vittorio Emanuele II, il primo re d’Italia. La necessità era quella di avere un monumento commemorativo estremamente simbolico per testimoniare i cambiamenti del Paese. La scelta di costruire il Vittoriano sul Campidoglio non è stata certo casuale: si tratta infatti del primo colle su cui, secondo la leggenda, fu fondata Roma nonché dove fu eretto il tempio a Giove Capitolino. Simbolicamente fu deciso di porre il Vittoriano non lontano dal Colosseo, massimo simbolo della Roma imperiale e in contrapposizione a San Pietro, che rappresentava il potere temporale dei Papi. Sempre per fare da contrappeso al potere dei papi, fu costruito pochi anni dopo il palazzo di Giustizia vicino a Castel Sant’Angelo, da sempre prigione sotto il controllo del Vaticano e perciò simbolo di un potere religioso che ormai doveva lasciare il posto all’Italia unita e laica. Per il progetto del Vittoriano fu indetto un concorso pubblico, vinto da Giovanni Sacconi, giovane architetto de Le Marche che aveva un progetto ambizioso e di forte valenza simbolica. Per erigere il monumento molti furono gli espropri e le distruzioni ai danni soprattutto di edifici medievali circostanti per fare largo alla nuova costruzione. Il lavori durarono quasi 25 anni per terminarla. All’inaugurazione dell’altare della patria, risalente al 1911, erano presenti tutte le più grandi personalità dello Stato. Questo edificio rappresenta la Patria: ai due lati, dove sorge e tramonta il sole, vi sono due fontane con i mari Adriatico e Tirreno, come ai lati della Penisola. In alto, sui due propilei, troneggiano le scritte in caratteri cubitali “PATRIAE UNITATI” e “CIVIUM LIBERTATI” ovvero “All’unità della patria” e “Alla libertà dei cittadini” che rappresentano quindi i due principi fondamentali di unità e libertà di cui si faceva promotore il nuovo Stato. L’enorme edificio, che con le quadrighe raggiunge gli 81 metri di altezza, è tutto decorato da gruppi scultorei eseguiti da vari artisti che rappresentano i valori del popolo italiano: troviamo la Forza, il Diritto, l’Azione, la Concordia, il Sacrificio ed il Pensiero. Al centro, accanto alla tomba del Milite Ignoto, posta nel 1921 a monito e memoria dopo la Prima Guerra Mondiale, troneggia la statua di Roma. Sullo sfondo di un mosaico dorato a simboleggiare l’importanza della nuova capitale e la sua centralità geografica e politica; sui due lati troviamo la rappresentazione dell’agricoltura e dell’industria, cioè il lavoro su cui poggia l’economia del Paese e l’amor patrio su cui si fonda la società. Sul piedistallo che sorregge l’enorme statua equestre di Vittorio Emanuele II (Riguardo l’enorme statua equestre in bronzo, fatta nel 1910 da Enrico Chiaradia, c’è una curiosità che sembra incredibile: quando fu terminata ospitò all’interno della pancia del cavallo una cena per venti persone, come testimoniano foto d’epoca) troviamo quattordici città italiane. Sopra, in corrispondenza delle colonne che fanno da quinta al re a cavallo, vi sono invece allegorie delle sedici regioni dell’epoca, frutto del lavoro di artisti provenienti dalla regione che rappresentava. Due alte colonne, sormontate da vittorie alate, coronano quest’esaltazione dell’Italia e dei suoi valori, del suo popolo e della sua storia. L’interno del colonnato che costituisce la terrazza è decorato con marmi e mosaici di Giulio Bargellini. Rappresentano la Fede, il Lavoro, la Forza e la Sapienza da un lato, la Legge, il Valore, la Pace e l’Unione dell’altro. Persino i motivi vegetali che decorano l’altare della patria hanno un significato preciso: l’alloro rappresenta il valore, la palma la vittoria, la quercia la forza, il mirto il sacrificio e l’ulivo la pace. La terrazza delle quadrighe è accessibile e visitabile tramite un suggestivo ascensore a vetri: Ti lascerà a bocca aperta la vista sulla città eterna (prezzo 7 euro, ridotto 3,50). Da qui si gode una delle viste panoramiche più belle di Roma.

giovedì 18 aprile 2019

Torino, capoluogo della regione Piemonte. Monumento al Conte Verde.

Torino, capoluogo della regione Piemonte. Monumento al Conte Verde. Situato al centro di piazza Palazzo di Città, davanti al Comune, il monumento rappresenta Amedeo VI di Savoia, durante la guerra contro i Turchi, mentre trionfante ha la meglio su due nemici riversi al suolo. La riproduzione dei costumi mostra grande attenzione ai particolari secondo i canoni “troubadour” e neogotico, stili in voga nell`Ottocento, ispirati al medioevo e al mondo cortese-cavalleresco. Figlio di Aimone, detto il Pacifico e di Iolanda di Monferrato, Amedeo VI nacque a Chambery il 4 gennaio del 1334. Giovane, scaltro ed intraprendente, Amedeo VI in gioventù partecipò a numerosi tornei, nei quali era solito sfoggiare armi e vessilli di colore verde, tanto che venne appunto soprannominato Il Conte Verde: anche quando salì al trono, continuò a vestirsi con quel colore. Il monumento a lui dedicato non venne però realizzato subito dopo la sua morte ma bensì nel 1842, quando il Consiglio Comunale, in occasione delle nozze del principe ereditario Vittorio Emanuele II con Maria Adelaide arciduchessa d`Austria, decise di erigere il monumento al “Conte Verde”. Il modello in gesso della statua, ideata da Giuseppe Boglioni, rimase nel cortile del Palazzo di Città finché re Carlo Alberto decise di donare la statua alla città. La realizzazione del monumento, che doveva sostituire la statua del Bogliani, venne però commissionata all’artista Pelagio Palagi. I lavori iniziarono nel 1844 e terminarono nel 1847, ma la statua rimase nei locali della Fonderia Fratelli Colla fino all’inaugurazione del 1853. La statua di Amedeo VI di Savoia (1334-1383), detto il Conte Verde,  fu eseguita nel 1847 da Pelagio Palagi (1775-1860). Il monumento, che raffigura il conte durante la vittoriosa battaglia contro i Turchi, fu solennemente inaugurato nel 1853 in piazza Palazzo di Città.

mercoledì 17 aprile 2019

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Chiesa dei santi Domenico e Sisto.

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Chiesa dei santi Domenico e Sisto. La chiesa dei Ss. Domenico e Sisto (papa Sisto II°, venne sorpreso nel cimitero, probabilmente quello di San Callisto, mentre insegnava la parola divina e fu decapitato con sei dei sette diaconi di Roma), situata in largo Angelicum ( prospetta sulla Via salita del Grillo), s'innalza con la sua ampia e caratteristica scalinata a due rampe, terminante in una terrazza ellittica, sull'area precedentemente occupata dalla chiesa di "S. Maria a Magnanapoli". La chiesa, dedicata al fondatore dell'Ordine dei Domenicani, S. Domenico, ed a papa S. Sisto II, fu costruita per volere di Pio V, insieme all'annesso convento, a seguito delle insistenti suppliche delle Suore Domenicane, desiderose di lasciare il monastero di S. Sisto situato in un luogo infestato dalla malaria. Finalmente nel 1575 le Suore si trasferirono in questa chiesa, anche se non ancora ultimata, denominata poi S. Sisto Nuovo perché sostitutiva dell'abbandonata chiesa a sua volta detta S. Sisto Vecchio. Gli artefici di quest'opera furono Giacomo Della Porta, Nicola Torriani, Orazio Torriani e Vincenzo Della Greca, che terminò la facciata nel 1655. Questa, divisa in due ordini e spartita da lesene, presenta un bel portale, inquadrato da due colonne e due lesene che sorreggono un timpano spezzato, al centro del quale vi è posta un'Immagine della Madonna. Sull'architrave del portale, invece, vi è posto lo stemma dei Domenicani: un cane con una torcia accesa tra i denti. Il cane rappresenta la fedeltà al messaggio evangelico dei Domenicani, mentre la fiaccola simboleggia la diffusione della Parola di Dio tra i fedeli e gli infedeli. Il cane, inoltre, è il simbolo per eccellenza dei Domenicani perché essi vennero soprannominati, con un gioco di parole, "Domini canes", ovvero i "cani del Signore", probabilmente per l'ardore dimostrato, nel corso della loro storia, nel difendere il Messaggio di Dio, "azzannando" gli eretici. Un bel finestrone centrale nell'ordine superiore e quattro nicchie con le statue di S. Domenico, S. Sisto, S. Tommaso d'Aquino e S. Pietro completano la facciata, conclusa da un grande timpano triangolare sormontato da una croce e da una serie di candelabri marmorei. Lavori di ampliamento e di restauro dell'intero complesso furono effettuati durante i pontificati di Gregorio XIII, Urbano VIII ed Innocenzo X. Nel 1870 lo Stato Italiano confiscò parte del convento e lo destinò inizialmente a sede della Corte dei Conti e poi del Fondo per il Culto. Nel 1928 il Governo Italiano autorizzò il Collegio S. Tommaso d'Aquino ad acquistare l'ex Convento dei Ss. Domenico e Sisto, nel quale, dopo opportuni restauri ed ampliamenti ad opera dell'architetto Tullio Passarelli, si insediò, nel 1932, il Pontificio Collegio dell'Angelicum, proveniente dalla sede originaria presso S. Maria sopra Minerva.

Perugia capoluogo dell’omonima provincia della regione Umbria. GALLERIA NAZIONALE DELL'UMBRIA, Corso Vannucci, 19.

Perugia capoluogo dell’omonima provincia della regione Umbria. GALLERIA NAZIONALE DELL'UMBRIA, Corso Vannucci, 19.  Le collezioni della Galleria Nazionale dell’Umbria sono ospitate dal 1878 ai piani superiori di Palazzo dei Priori, uno dei più interessanti esempi di edilizia civile gotica in Italia. La raccolta museale è la più esaustiva e completa della regione, per la varietà e la molteplicità delle testimonianze artistiche pertinenti ad un arco cronologico compreso tra il XIII e il XIX secolo. Parte dei lavori qui conservati costituivano il ricco patrimonio ad uso didattico dell’Accademia di Perugia, fondata nel 1573. Ad esse si aggiunsero opere donate da privati e quelle demanializzate dopo i provvedimenti di soppressione degli ordini e delle corporazioni religiose, emanati prima dal governo napoleonico e in seguito dallo Stato italiano. La consistenza numerica e il valore della raccolta portarono nel 1863 all’istituzione di una Pinacoteca Civica, intitolata a Pietro Vannucci. Nel 1918 fu ceduta allo Stato e assunse il nome di Regia Galleria Vannucci, poi Galleria Nazionale dell’Umbria. L’ordinamento museografico, presentato nella sua veste definitiva nel dicembre 2006, propone le opere in sequenza cronologica. Le testimonianze dal XIII al XV secolo sono esposte al terzo piano, quelle dal XVI al XIX secolo sono presentate al secondo; il percorso è intervallato da sezioni monografiche dedicate ai tessuti umbri, all’oreficeria, alle ceramiche, alla grafica antica, alla topografia.

martedì 16 aprile 2019

Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. Convitto, liceo e collegio Cutelli, via Vittorio Emanuele n° 56 .


Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. Convitto, liceo e collegio Cutelli, via Vittorio Emanuele n° 56 .  Il convitto Cutelli, progettato da Francesco Battaglia e Gian Battista Vaccarini su commissione di Mario Cutelli, è un nuovo esempio di grande architettura settecentesca (1761). Si ha ragione di credere che nel 1756 Vaccarini si recasse a Napoli per scegliere i marmi destinati alla cappella del Palazzo Reale di Caserta, e forse in questa visita prese conoscenza del nuovo e più classico stile che il Vanvitelli e il Fuga andavano introducendo a Napoli. Comunque le sue ultime opere, come il Collegio Cutelli e la Badia piccola di San Benedetto, tradiscono la loro influenza. Nel Collegio Cutelli su via Vittorio Emanuele, imboccato l’ingresso e superato il breve atrio coperto, si raggiunge la corte, elemento di maggior spicco dell’intero edificio. Il piano terra è definito da un portico circolare costituto da sedici archi a tutto sesto, sostenuti da altrettanti pilastri cruciformi, composti da una sezione trapezoidale con delle semicolonne appoggiate. Il dorico romano che caratterizza la trabeazione circolare dell’atrio interno del Collegio Cutelli è severo e monumentale come quello dell’atrio di Caserta, ma la pianta rotonda del cortile impedisce all’insieme di essere troppo solenne. Sull’asse del Collegio, di fronte all’ingresso, sorge uno scalone imponente, racchiuso in un rettangolo dai vertici absidati. Esso porta iscritta la data 1779, undici anni dopo la morte del Vaccarini, e deve quindi essere stato costruito da un suo allievo. Ma molto probabilmente si basa su un disegno dello stesso architetto e si accorda perfettamente con la sua ultima maniera, più severa e classicheggiante. I pilastri della corte sostengono una lunga balconata continua, anch’essa circolare, profonda quanto il portico sottostante, con otto aperture di accesso. La parete del primo piano è costituita da sedici moduli che richiamano le scansione del piano terreno con grandi balconi alternati a finestroni, tutti decorati con elaborate architetture in pietra bianca di Siracusa. Sopra la balconata del primo piano, è presente un attico sagomato come una corona, decorato con vasi e conchiglie, nella tradizione dei chiostri e dei cortili interni catanesi. Solo in piccola parte l’edificio è dotato di un secondo piano, destinato alle abitazioni del Rettore e del Vicerettore e ai vani ad esse annessi. Un solo dettaglio in tutto il complesso mostra le tendenze barocche del Vaccarini: il pavimento a disegni a raggiera in pietra bianca e lava, anche più gaio e leggero di quello del Collegio dei Gesuiti.

lunedì 15 aprile 2019

Paternò, provincia di Catania, della regione Sicilia. La Chiesa di Cristo al Monte


Paternò, provincia di Catania, della regione Sicilia. La Chiesa di Cristo al Monte si trova sulla “collina storica” della città e fu costruita nel XVI secolo,  per poi terminare nel XVIII, dalla compagnia dei Bianchi, di cui ancora si vede l’emblema all’ingresso. La chiesa ha stile Rococò, presenta una pianta rettangolare che si collega alla sacrestia attraverso una volta a crociera, la facciata, invece è molto semplice e l’elemento che spicca di più è il portone d’ingresso. Al suo interno viene conservata la statua del Cristo alla Colonna e per il Venerdì Santo la chiesa viene aperta quando si svolge la processione del Cristo Morto.  L’edificio sacro presenta forma rettangolare con volta a botte contenente dalle notevoli decorazioni e affreschi.

Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata.


Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata. Matera conta circa 55.000 abitanti, si trova a 401 m. dal livello del mare e dista solo 45 chilometri dalle spiagge. Apprezzata e visitata per i suoi Sassi, offre anche tante altre perle di bellezza e di cultura che le nostre guide sapranno illustrarvi con maestria. Si consiglia una visita al Duomo del XIII secolo, in stile romanico pugliese, che si erge imponente sul colle della Civita, primo insediamento umano della città, risalente al periodo medioevale caratterizzato da mura e fortificazioni. La Cattedrale, internamente ristrutturata nel periodo barocco, ospita interessanti opere lignee e pittoriche di artisti locali, tra cui spiccano il cinquecentesco presepe in pietra di Altobello Persio e il coro ligneo del ‘400 di Giovanni Tantino di Ariano Irpino. Molto interessanti anche le altre chiese romaniche nel centro storico, San Giovanni Battista e San Domenico. Lungo la dorsale seicentesca del “Piano” si possono ammirare le costruzioni civili e religiose del periodo barocco tra cui le chiese di San Francesco d’Assisi, del Purgatorio e di Santa Chiara, sino a giungere a Palazzo Lanfranchi, adiacente alla chiesetta della Madonna del Carmine attualmente sede di importanti mostre d’arte. Sorto come seminario alla fine del 1600, e già Liceo ginnasio, dove insegnò per alcuni anni Giovanni Pascoli, Palazzo Lanfranchi e stato recentemente ristrutturato ed ospita il Museo d’arte medioevale e moderna di Basilicata. Presenti, nella sua splendida cornice, un’ ampia collezione di dipinti di Carlo Levi, numerose opere di scuola napoletana del ‘600 e ‘700 e varie opere lignee e pittoriche provenienti da diversi centri della provincia, restaurate ad opera della Sovrintendenza, nonché mostre periodiche di grande pregio. Etimologia (origine del nome): Deriva dal latino materies e materia, "legname da lavoro", o da una base mat, altura. Nome abitanti: materani. Santo Patrono: Madonna della Bruna che si celebra IL  2 luglio.

domenica 14 aprile 2019


Bergamo, Capoluogo della omonima provincia, della regione Lombardia. Basilica di Santa Maria Maggiore, Piazza Duomo.  E’ l’edificio sacro che, più d’ogni altro, i padri della Chiesa vollero fosse come una Biblia Pauperum, una Bibbia dei poveri, un luogo in cui, chiunque, potesse comprendere attraverso l’arte il significato della parola di Dio, i contenuti spirituali della letteratura sacra. La Basilica di Santa Maria Maggiore, definita “Cappella votiva della città”,  è formata da un insieme di stili e d’arti eterogenee, dei periodi compresi fra il XII e il XIX secolo, dove, temi religiosi convivono con presenze di matrice pagana o laica. In questa chiesa tutto ciò che vedete ha una funzione didattica, tutte le immagini e tutti i capolavori artistici hanno lo scopo di stimolare il visitatore a ricercare in quella dimensione spirituale che dimora in ognuno di noi. La storia racconta che, nel 1133, una forte siccità colpì le terre bergamasche e che a questa seguì una carestia e la peste. La popolazione di Bergamo, stremata, invocò l’aiuto della Maria Vergine e promise la costruzione di una bellissima chiesa in segno di ringraziamento. Nel 1137, davanti al vescovo Gregorio e a tutta la cittadinanza, fu posata la prima pietra della Basilica di Santa Maria Maggiore. Mentre l’esterno della chiesa ha conservato l’originale architettura romanica, l’interno ha subito, nel tempo, notevoli cambiamenti: la Basilica ha un tiburio ottagonale e pianta a croce greca arricchita, in origine, da 5 absidi: una grande centrale e quattro piccole ai lati del transetto. Nel 1472 però l’absidiola di nord-ovest fu abbattuta per ordine di Bartolomeo Colleoni, che in quel luogo fece costruire la propria cappella funeraria. La CAPPELLA DEL VOTO, fu la prima ad essere interessata dai lavori decorativi che mutarono radicalmente l’interno della chiesa a partire dalla prima metà del Cinquecento. Dall’austero stile Romanico, si passò all’ornamentale Barocco, che, oggi ammiriamo. La Cappella ospita La Madonna col Bambino, San Rocco e San Sebastiano, un pala d’altare del 1584 opera di Gian Paolo Lolmo. Il quadro fu commissionato, dal Consiglio della Misericordia, per rispettare il solenne voto popolare. La Vergine, con in braccio il Bambino Gesù, appare seduta all’interno di un’aura luminosa, tra nubi abitate da cherubini.In basso San Rocco e San Sebastiano supplicano la Vergine di guarire i fedeli dalla peste. Per concludere la sua opera, Gian Paolo Lolmo, dipinse sullo sfondo il profilo della città protetta dalle mura venete.

sabato 13 aprile 2019


Assisi, provincia di Perugia della regione Umbria. La chiesa di SAN PIETRO è un luogo di culto cattolico di Assisi, nella piazza omonima. Fu costruita dai benedettini nel X secolo e rimaneggiata più volte fino alla ricostruzione definitiva che risale al XIII secolo. La facciata ha una forma rettangolare, con tre portali d'ingresso a cui corrispondono, nella seconda fascia, tre rosoni. Le due fasce della facciata sono tra loro divise da un cornicione ad archetti pensili. Il portale centrale è affiancato da due leoni. L'interno della chiesa, che fu restaurato nel 1954, si presenta a tre navate separate da pilastri, con il presbiterio rialzato, abside semicircolare e cupola. Vi si trovano sei tombe del XIV-XV secolo e resti di affreschi dello stesso periodo. Interessante è la cappella del Santissimo Sacramento, in stile gotico, con un prezioso trittico di Matteo da Gualdo.

venerdì 12 aprile 2019

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Chiesa dei santi Domenico e Sisto.

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Chiesa dei santi Domenico e Sisto. La chiesa dei Ss. Domenico e Sisto (papa Sisto II°, venne sorpreso nel cimitero, probabilmente quello di San Callisto, mentre insegnava la parola divina e fu decapitato con sei dei sette diaconi di Roma), situata in largo Angelicum ( prospetta sulla Via salita del Grillo), s'innalza con la sua ampia e caratteristica scalinata a due rampe, terminante in una terrazza ellittica, sull'area precedentemente occupata dalla chiesa di "S. Maria a Magnanapoli". La chiesa, dedicata al fondatore dell'Ordine dei Domenicani, S. Domenico, ed a papa S. Sisto II, fu costruita per volere di Pio V, insieme all'annesso convento, a seguito delle insistenti suppliche delle Suore Domenicane, desiderose di lasciare il monastero di S. Sisto situato in un luogo infestato dalla malaria. Finalmente nel 1575 le Suore si trasferirono in questa chiesa, anche se non ancora ultimata, denominata poi S. Sisto Nuovo perché sostitutiva dell'abbandonata chiesa a sua volta detta S. Sisto Vecchio. Gli artefici di quest'opera furono Giacomo Della Porta, Nicola Torriani, Orazio Torriani e Vincenzo Della Greca, che terminò la facciata nel 1655. Questa, divisa in due ordini e spartita da lesene, presenta un bel portale, inquadrato da due colonne e due lesene che sorreggono un timpano spezzato, al centro del quale vi è posta un'Immagine della Madonna. Sull'architrave del portale, invece, vi è posto lo stemma dei Domenicani: un cane con una torcia accesa tra i denti. Il cane rappresenta la fedeltà al messaggio evangelico dei Domenicani, mentre la fiaccola simboleggia la diffusione della Parola di Dio tra i fedeli e gli infedeli. Il cane, inoltre, è il simbolo per eccellenza dei Domenicani perché essi vennero soprannominati, con un gioco di parole, "Domini canes", ovvero i "cani del Signore", probabilmente per l'ardore dimostrato, nel corso della loro storia, nel difendere il Messaggio di Dio, "azzannando" gli eretici. Un bel finestrone centrale nell'ordine superiore e quattro nicchie con le statue di S. Domenico, S. Sisto, S. Tommaso d'Aquino e S. Pietro completano la facciata, conclusa da un grande timpano triangolare sormontato da una croce e da una serie di candelabri marmorei. Lavori di ampliamento e di restauro dell'intero complesso furono effettuati durante i pontificati di Gregorio XIII, Urbano VIII ed Innocenzo X. Nel 1870 lo Stato Italiano confiscò parte del convento e lo destinò inizialmente a sede della Corte dei Conti e poi del Fondo per il Culto. Nel 1928 il Governo Italiano autorizzò il Collegio S. Tommaso d'Aquino ad acquistare l'ex Convento dei Ss. Domenico e Sisto, nel quale, dopo opportuni restauri ed ampliamenti ad opera dell'architetto Tullio Passarelli, si insediò, nel 1932, il Pontificio Collegio dell'Angelicum, proveniente dalla sede originaria presso S. Maria sopra Minerva.

giovedì 11 aprile 2019


Milano Capoluogo della Lombardia.  Chiesa di San Giorgio al Palazzo, Via Torino. La piccola piazzetta di San Giorgio al Palazzo, che ospita la chiesa omonima. L’origine di questa Chiesa risale al 750 d.C. e la costruzione sorge sulle antiche vestigia del palazzo imperiale voluto dall’Imperatore Romano Diocleziano. All’interno a tre navate, rimaneggiato più volte nel corso dei secoli (l’ultimo intervento risale al primo ventennio del 1800 a opera di Luigi Cagnola), sono custodite pregevoli opere d’arte. Sulla navata destra, nella prima cappella, si trova la pala di “San Girolamo” opera di Gaudenzio Ferrari, mentre poco più avanti è situata la “Cappella della Passione”, con volta affrescata e pareti decorate da un ciclo di tavole di Bernardino Luini, risalente al 1516. L’abside, coperta con una cupola con lanterna, è affiancata da due pulpiti ed ospita il presbiterio, cinto da una balaustra, con pregevole altare maggiore barocco in marmi policromi. La facciata esterna rivestita interamente di marmo, elegante e sobria, risale alla fine del 1700 ed è opera di Francesco Croce.

mercoledì 10 aprile 2019


Trani della provincia, Barletta-Andria-Trani, regione Puglia. LA CATTEDRALE DI TRANI è intitolata al santo patrono, San Nicola Pellegrino, ed è senza dubbio la costruzione più prestigiosa della città pugliese. Classico esempio di architettura romanica pugliese, la Cattedrale venne costruita immediatamente dopo la santificazione di San Nicola Pellegrino, durante la dominazione normanna. Per secoli la cripta (parte della preesistente chiesa di Santa Maria, precedente chiesa principale) ha custodito insigni reliquie, ad esempio il corpo della martire orientale Santa Febronia, di cui è possibile ancora oggi ammirare un pregevole reliquiario del XVIII secolo ed un dipinto ovale che la raffigurano, presso il Museo Diocesano. La costruzione è stata realizzata usando il materiale di tufo calcareo tipico della zona: si tratta della pietra di Trani estratta dalle cave della città, caratterizzata da un colore roseo chiarissimo, quasi bianco. Il piazzale situato dinanzi all'edificio romanico si presta ad eventi artistici di vario genere, grazie alla stupenda cornice offerta dalla maestosità della Cattedrale e dal mare. La piazza ha ospitato numerosi concerti di artisti internazionali e non, tra cui George Benson, Massimo Ranieri, Claudio Baglioni e Ludovico Einaudi. Oltre a rappresentazioni teatrali organizzate dalle diverse parrocchie della città di Trani, recentemente nel piazzale hanno avuto luogo anche alcuni spettacoli di Opera.

martedì 9 aprile 2019


Santa Margherita Ligure è un comune della città metropolitana di Genova in Liguria. Basilica di S. Margherita di Antiochia, patrona della città, la cui bella facciata è contornata da due alti campanili, ospita importanti dipinti di Scuola genovese. San Giacomo di Corte, già possedimento dell’Abbazia di San Fruttuoso, e passata poi in commenda alla Famiglia Doria, si trova in straordinaria posizione panoramica e presenta un importante ciclo di affreschi di Nicolò Barabino. Sulle alture della città, da una parte il Santuario di N.S. del Carmine di Nozarego, edificato nel ‘700, e dall’altra San Lorenzo della Costa nella quale sono conservati il pregevole Trittico di Sant’Andrea, di scuola fiamminga del XV secolo, ed un dipinto di Luca Cambiaso.

lunedì 8 aprile 2019


Assisi, provincia di Perugia della regione Umbria. La BASILICA DI SAN FRANCESCO AD ASSISI.  La Basilica di San Francesco sorge oggi là dove il Santo aveva scelto di essere sepolto, nella zona di Assisi che nel medioevo era nota come "colle dell'inferno", ovvero il luogo che in quell'epoca era destinato alle esecuzioni pubbliche. Il cantiere della Basilica di San Francesco fu aperto nel 1228 per volontà di Papa Gregorio IX e grazie all'attività di frate Elia, vicario dell' ordine scelto dallo stesso San Francesco. Furono sufficienti solo due anni per terminare la struttura architettonica della Basilica inferiore di Assisi e solo altri sei per inaugurare la Basilica superiore di San Francesco. L'aspetto attuale della basilica di San Francesco è tuttavia il frutto di vari interventi fra cui è bene ricordare la realizzazione del campanile con cuspidi (1239), la costruzione di un portico antistante la Basilica inferiore ('400) e di un atrio in pietra ancora per il portale della Basilica inferiore (1445), l'eliminazione delle cuspidi dal campanile (1518). L'edificio è oggi composto da due chiese sovrapposte, quella superiore ha aspetto gotico, luminoso e slanciato , quella inferiore invece, a cui si accede attraverso un portale gotico del 200, è bassa ed austera. Qui l'interno ad una navata con transetto ospita gli straordinari "affreschi allegorici" di Giotto, la "Madonna Angeli e San Francesco" e i "Cinque Santi" di Simone Martini, gli "Episodi della vita e della passione di Cristo", la "Madonna e Santi" e le "Stigmate" di Lorenzetti. Ancora opere di Simone Martini e Giotto sono rispettivamente nella prima cappella destra con la "Vita di San Martino" e nella terza con "Santi e storie della Madonna". Nel 1818 in seguito agli scavi sotto l'altare furono riportate alla luce e, dopo attento esame ufficialmente riconosciute, le spoglia del Santo; solo due anni più tardi, per volontà del Papa Pio IX, fu avviata la costruzione della cripta in stile neoclassico nella Basilica inferiore. L'aspetto attuale è tuttavia il frutto di un'opera di semplificazione avvenuta intorno al 1920. La chiesa superiore ad una sola navata con abside e raffinate vetrate del 1200 è affrescata con il ciclo "La vita del Santo" di Giotto realizzato fra il 1296 e il 1300, con le "Storie del Vecchio e Nuovo Testamento" della scuola del Cimabue e nel transetto, nella crociera e nell' abside con affreschi dello stesso Cimabue risalenti al 1277 oltre ad opere di altri maestri quali Cavallini e Torriti.

domenica 7 aprile 2019


Camogli, provincia di Genova, della regione Liguria. Basilica di Santa Maria Assunta. La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta è stata insignita del titolo di Basilica minore il 18 novembre 1988, anno mariano, dal pontefice Giovanni Paolo II. Il tempio sorge sullo sperone roccioso dell'Isola ed è il risultato di innumerevoli trasformazioni ed ampliamenti dell'originaria cappella del castello intitolata a S. Maria, la cui presenza agli inizi del XII secolo è testimoniata da alcuni documenti. L'attuale configurazione è il risultato di un radicale ingrandimento che risale al 1845 quando furono edificate le due facciate, quella con l'ingresso principale rivolto verso l'abitato dell'Isola e l'altra domina la monumentale scalinata che collega il sagrato con la sottostante Piazza Colombo. L'interno a tre navate in stile barocco classicheggiante è ricco di ori, stucchi, marmi policromi, messi in risalto dai lampadari. Lo schema decorativo unitario fu progettato dall'architetto Dufour mentre gli affreschi furono realizzati da Nicolò Barbino e Francesco Semino. Importanti opere scultoree e pittoriche eseguite da autori di scuola genovese (Francesco Maria Schiaffino, Francesco Ravaschio, Luca Cambiaso, Domenico Fiasella, Bernardo Castello) ornano gli altari laterali. Sull'altare maggiore è collocata la statua lignea dell'Assunta opera di Bernardo Schiaffino. La sacrestia è in barocco chiavarese e risale al 1790 vi è posta la tela di Luca Cambiaso raffigurante la Deposizione. Di grande pregio è anche l'organo costruito nel 1873 dal pavese Luigi Lingiardi, restaurato nel 1988. Il sagrato è realizzato con la tecnica del "risseu", un tempo molto usata nei borghi di mare. Si tratta di sassi bianchi e grigi raccolti sulla spiaggia e sapientemente collocati a formare disegni e figure geometriche. Sulla parete di un'abitazione prospiciente il sagrato è stato collocato nel 2006 un murale in ceramica opera dell'artista Alessia Ratti raffigurante l'"Isola" nel 1518.

sabato 6 aprile 2019


Torino, capoluogo di provincia del Piemonte. Il SANTUARIO DELLA CONSOLATA  o secondo la denominazione ufficiale, Chiesa di Santa Maria della Consolazione, è una basilica cattolica ubicata a ridosso della via omonima ed è uno dei luoghi di culto più antichi di Torino. Dedicato a Maria, invocata con il titolo di "Consolatrice" è considerata il più importante santuario della città e dell'Arcidiocesi di Torino, oltre che un vero capolavoro del barocco piemontese. Alla sua costruzione si dedicarono i più illustri nomi dell'architettura, quali Guarino Guarini, Filippo Juvarra e Carlo Ceppi. Il santuario fu anche abituale luogo di preghiera di numerosi santi sociali piemontesi e ha la dignità di Basilica minore.

venerdì 5 aprile 2019

Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata. PIAZZA VITTORIO VENETO.


Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata. PIAZZA VITTORIO VENETO. Luogo di incontro e di passeggio, la vivace Piazza Vittorio Veneto ospita spesso mercatini, bancarelle e ritrattisti. Ottimo punto di partenza per andare alla scoperta della suggestiva città dei Sassi di Matera, patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO. Dalla piazza si  gode il panorama del Sasso Barisano al quale cui si accede passando attraverso la loggia. La Piazza è, inoltre, punto di partenza di un  percorso sotterraneo scavato nella roccia, composto di abitazioni, botteghe, cantine, cisterne, pozzi e “palombari” (grandi strutture scavate per la raccolta di acque piovane). Del quartiere interrato fanno parte, inoltre, la Chiesa rupestre del S. Spirito e la Torre aragonese. La piazza Vittorio Veneto, precedentemente chiamata Piazza Del Plebiscito, era conosciuta anche come “piazza della Fontana” per la presenza in passato della grande “Fontana Ferdinandea”  monumentale, realizzata nel 1832 per raccogliere le acque provenienti dalla soprastante collina del castello “De Montigny” , attualmente spostata poche centinaia di metri più in basso lungo la strada, presso la villa comunale. L’attuale aspetto della piazza è dovuto ai lavori di restauro  del 1993, quando si spostò il monumento ai caduti ( Benedetto d’Amore 1926 ) e si eliminò la strada che attraversava la piazza,  per riportare alla luce il “fondaco di mezzo” , vecchio piano della città, in parte visitabile, a cui si accende scendendo dalla scalinata di ferro  vicino la grande fontana in pietra chiara da cui sgorgano alti zampilli d’acqua. I locali ipogei che lo compongono si estendono sotto tutta la piazza per più di 5000 mq.  fino ad arrivare sotto il Convento dell’Annunziata,  che addirittura ha come basamento nelle fondamenta un torrione appartenente probabilmente alla cinta difensiva del Castello Tramontano , e comprendono neviere, cisterne, negozi, magazzini e  abitazioni.

giovedì 4 aprile 2019


Napoli, capoluogo della omonima provincia e della regione Campania. La cattedrale metropolitana di SANTA MARIA ASSUNTA è una basilica monumentale nonché duomo e sede dell'arcidiocesi della città di Napoli. Il duomo sorge lungo il lato est della via omonima, in una piazzetta contornata da portici, e ingloba a mo' di cappelle laterali altri due edifici di culto sorti autonomamente rispetto alla cattedrale: la basilica di Santa Restituta, che custodisce il battistero più antico d'Occidente, quello di San Giovanni in Fonte, e la reale cappella del Tesoro di san Gennaro, che conserva le reliquie del santo patrono della città. Si tratta di una delle più importanti e grandi chiese della città, sia da un punto di vista artistico, essa è di fatto la sovrapposizione di più stili che vanno dal gotico puro del Trecento fino al neogotico ottocentesco, che sotto un profilo culturale, ospitando infatti tre volte l'anno il rito dello scioglimento del sangue di san Gennaro. Secondo la Cronaca di Partenope, risalente al XIV secolo, nell'area in cui insiste il complesso religioso sorse l'oratorio di Santa Maria del Principio dove Aspreno, il primo vescovo della città databile al I secolo, decise di insediare l'episcopato di Napoli. A partire dal IV secolo nacquero diversi edifici di culto nell'insula episcopale e tra queste si ricordano la basilica di Santa Restituta, il battistero di San Giovanni in Fonte e diverse cappelle annesse come quelle di San Lorenzo, Sant'Andrea e Santo Stefano. Per la progettazione e la costruzione della nuova chiesa, per volontà del re Carlo II di Napoli e d'intesa con l'arcivescovo Giacomo da Viterbo, che aveva sollecitato al sovrano tale opera, vennero chiamati architetti di estrazione francese. La seconda parte del cantiere fu eseguita da maestranze locali o italiane: le fonti indicano Masuccio I, Giovanni Pisano e Nicola Pisano. La basilica di Santa Restituta è una chiesa monumentale di Napoli, raggiungibile dall'attuale duomo della città, di cui costituisce la terza cappella della navata sinistra. Di origine paleocristiana, è la più antica basilica napoletana e l'antica chiesa cattedrale della città.

mercoledì 3 aprile 2019

Bagno Vignoni è una piccolissima frazione di San Quirico d’Orcia in provincia di Siena, regione Toscana.

Bagno Vignoni è una piccolissima frazione di San Quirico d’Orcia in provincia di Siena, regione Toscana. Bagno Vignoni è un piccolo e straordinario borgo nel cuore della Val d’Orcia, tra le verdi colline di Siena. Questo luogo deve la sua fama alla piazza d’acqua alimentata da una sorgente. L’acqua che sgorga dalla fonte a 1000 metri di profondità, risale in superficie e viene raccolta nella piazza del paese. La temperatura dell’acqua, fissa a 52° gradi, crea straordinari effetti scenografici soprattutto d’inverno, quando entra in contatto con l’aria fredda. E poi tutto intorno, case in pietra, balconi fioriti, piazzette, botteghe di artisti e artigiani, creano uno straordinario insieme architettonico che rende Bagno Vignoni uno dei borghi più belli del mondo. L’acqua che della piazza viene incanalata in viottoli che percorrono l’intera città. Fiumiciattoli di acqua fumante disegnano sinuosi sentieri nei quali è possibile immergere mani e piedi per provare sulla propria pelle l’inebriante giovamento dell’acqua termale. Nonostante la zona dei ruscelletti sia molto frequentata, si riesce sempre a trovare un posto dove sedersi. I ruscelletti concludono la loro strada sulla rupe su cui è poggiata Bagno Vignoni, cascando verso la parte bassa della città e finendo in un’altra vasca, all’interno della quale è possibile fare il bagno. In passato, questo naturale dislivello della zona, veniva sfruttato per attivare i mulini presenti nella zona. L’antica storia delle terme di Bagno Vignoni è testimoniata dagli illustri ospiti che l’hanno amata. Prima di tutti, Lorenzo de Medici, detto “Il Magnifico”, uomo di grande cultura umanistica e abilità politica, che gli permise di governare Firenze accrescendo sempre più il prestigio e la forza della sua città. Era solito ritirarsi alle terme di Bagno Vignoni per curarsi e studiare, abbracciato dalle verdi colline che tanto amava. Un’altra illustre personalità del passato amava ritirarsi alle terme di Bagno Vignoni. Si tratta di Santa Caterina da Siena che, molto spesso, si recava in questi posti per raccogliersi in preghiera solitaria. Il loggiato costruito sulla vasca fu dedicato proprio a lei, come testimonianza del legame della Santa con questo luogo. Anche Papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) nato nella vicina Corsignano, su cui fondò Pienza, uno dei più mirabili esempi di urbanistica rinascimentale) e altri personaggi che la sceglievano come sede di villeggiatura e riposo. Le ipotesi sull'etimologia del nome si sprecano, anche se il nome riguarda comunque qualcosa che ha avuto a che fare con i francesi.

martedì 2 aprile 2019

Rapallo è un comune della città metropolitana di Genova della regione Liguria. Basilica arci presbiteriale dei Santi Gervasio e Protasio.

Rapallo è un comune della città metropolitana di Genova della regione Liguria. Basilica arci presbiteriale dei Santi Gervasio e Protasio è situata nel cuore  centro storico rapallese. Fu edificata, in stile gotico-romanico, probabilmente in epoca medievale e una targa al suo interno indica il 1118 come data della sua intitolazione, anche se gli storici non sono concordi con questa datazione. Nel tempo fu  interessata da diversi rimaneggiamenti e modifiche, fino ai lavori di ricostruzione tra il XVII e XVIII secolo che portarono alla cancellazione del precedente aspetto architettonico gotico-romanico, facendole assumere quello Settecentesco. Il campanile, alto e pendente, è del 1753 e nella seconda metà dell'Ottocento vennero approntate ulteriori e sostanziali modifiche agli interni e alla nuova facciata in stile neoclassico, dell'architetto Gio Batta Olivieri. Nei primi anni del Novecento, grazie al nuovo arciprete monsignor Cesare Boccoleri, ci fu la definitiva riedificazione della Basilica e la costruzione della monumentale cupola, che terminò nel 1920. Anticamente la parrocchia di Rapallo rivestiva grande importanza e la sua giurisdizione si estendeva su un vasto territorio, dagli attuali comuni di Portofino fino a San Pietro di Rovereto, sopra a Zoagli, e fino a Cicagna in val Fontana buona. Al suo interno si tennero importanti riunioni popolari dove furono intraprese decisioni della vita sociale, politica e religiosa della zona. Ancora oggi la comunità parrocchiale rapallese è la più numerosa della diocesi di Chiavari con circa 18.000 abitanti.

lunedì 1 aprile 2019

Lucca, capoluogo di provincia della regione Toscana. Chiesa di San Michele in Foro ( Piazza San Michele).

Lucca, capoluogo di provincia della regione Toscana. Chiesa di San Michele in Foro ( Piazza San Michele). A completare il nome della chiesa di San Michele è proprio il luogo in cui fu edificata: il foro, prima centro della vita pubblica, nell'antichità, e poi cuore pulsante della città Comunale. Su questa piazza sorse il Palatium Civitatis, il Palazzo Pubblico, ora scomparso, costruito proprio accanto alla chiesa e poi trasferito nella Fortezza dell'Augusta. La piazza fu lastricata per la prima volta quando nel '400 vi fu costruito il Palazzo Pretorio, ma fra '600 e '700 fu innalzato il piano stradale, venne pavimentata e chiusa da colonnine con catenelle. Le case che delimitano il perimetro della piazza sono tipicamente medievali e da più di ottocento anni stanno lì ad osservare placidamente la vita che scorre nel cuore della città. La chiesa di San Michele, di cui le fonti parlano per la prima volta nel 795, fu edificata proprio qui. Eretta in un luogo centrale, ma obliqua rispetto alla piazza, come molte altre chiese di Lucca, spicca in uno spazio enorme in cui il cielo si apre finalmente dopo il rincorrersi di anguste e tortuose vie medievali, come una meta finalmente raggiunta: tale era per i pellegrini che passavano per la città percorrendo la Francigena. Si fermavano a San Michele per rifocillarsi, cogliendo l'occasione per venerare loro illustri compagni di viaggio, come San Davino, un pellegrino Armeno in viaggio verso Santiago de Compostela, che morì proprio mentre faceva tappa a Lucca e il cui corpo si diceva avesse acquistato poteri taumaturgici dopo la morte. Furono varie le vicende della chiesa di San Michele: cambiò amministrazione più volte prima di divenire privilegio della famiglia Gigli, che contribuì a rinnovarne sia le strutture che le suppellettili. La chiesa, così come appare oggi, frutto della ricostruzione di XI secolo voluta da papa Alessandro, è un palinsesto delle vicende della città: nella sua architettura pisano-lucchese si fondono romanico e gotico, ricordi di età classica e misteriose figure tratte dai bestiari medievali che si affollano sulla facciata dal XII secolo. Nel cantiere di San Michele, fra XIII e XIV secolo lavorarono a Lucca illustri architetti e probabilmente, nonostante lo si deduca solo dallo stile delle decorazioni in facciata, anche Diotisalvi, l'autore del Battistero di Pisa. L'intento originario del progetto era quello di innalzare la chiesa, ma si riuscì solo a creare la facciata, altissima, visibile oggi come una scenografia che si staglia contro il cielo. Fu in questo periodo che vennero create, dalla scuola di Guidetto da Como, che lavorò anche per il Duomo di San Martino, le caratteristiche "loggette", decorate con l'uso di marmi policromi, che iniziano a parlare del gotico e che sono ovviamente influenzate dallo stile lombardo. Infine, nel punto più alto, fu aggiunta la grande statua di San Michele Arcangelo che abbatte il drago, con ali metalliche e due angeli con la funzione di guglie tipicamente gotiche per rendere la chiesa, che già svettava isolata, ancora più protesa verso l'alto.