lunedì 30 settembre 2019

Torino capoluogo della regione Piemonte. Monumento al cavaliere d’Italia, piazza castello.

Torino capoluogo della regione Piemonte. Monumento al cavaliere d’Italia, piazza castello. Per ricordare e onorare il valore dell’Arma, nel 1922 a Roma si istituì il Comitato generale per le onoranze ai Cavalieri d’Italia con l’intento di elevare un monumento equestre. Pochi giorni dopo il comitato, presieduto dal Re e dal senatore Filippo Colonna, propose alla Città di Torino di collocare l’opera in piazza Castello, dove era già ricordato il soldato dell’Esercito Sardo; questa proposta venne accolta con orgoglio ed onore dalla Giunta e dal Consiglio Comunale. La realizzazione del monumento venne affidata a Pietro Canonica che si offrì di lavorare gratuitamente, mentre il bronzo (materiale utilizzato per la costruzione dell’opera) fu offerto dal Ministero della Guerra. Il monumento venne inaugurato, alla presenza di Re Vittorio Emanuele III, il 21 maggio del 1923, con una carosello storico, parate dei militari e delle associazioni. Nel 1937, per fare spazio all’opera dedicata ad Emanuele Filiberto Duca d’Aosta, la statua venne spostata sul lato destro di Palazzo Madama, dove è situata ancora oggi.  Il monumento equestre ritrae un militare dell’Arma della Cavalleria con le redini in una mano e uno stendardo nell'altra. Eseguita da Pietro Canonica (1869-1959) nel 1923, l'opera fu solennemente inaugurata nello stesso anno alla presenza delle autorità, e poi spostata nella sua attuale posizione nel 1937. Il monumento rappresenta un soldato a cavallo su un piedistallo di granito, che poggia su un basamento a gradoni. Il cavaliere dall’aria vigile, scruta l’orizzonte volgendo lo sguardo alla sua destra mentre con il fucile in spalla, con una mano tiene le redini e con l’altra uno stendardo; la posa del destriero e del suo cavaliere è rilassata, lontana dalle immagini stereotipate di nobili cavalieri che caricano al galoppo. Di contorno al basamento vi sono una serie di alto rilievi con fregi militari. Con il termine Cavalleria si è soliti indicare le unità militari montate a cavallo. Essa ebbe origini molto antiche, venne infatti da sempre impiegata per l’esplorazione dei territori, per azioni in battaglia dove venisse richiesta molta mobilità e velocità nell’attacco e fu anche strategicamente determinante in alcune battaglie. In seguito cominciò ad evidenziare i suoi limiti con il perfezionamento delle armi da fuoco e l’avvento dei treni e degli autoveicoli.

domenica 29 settembre 2019

Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. Convitto, liceo e collegio Cutelli, via Vittorio Emanuele n° 56 .


Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. Convitto, liceo e collegio Cutelli, via Vittorio Emanuele n° 56 .  Il convitto Cutelli, progettato da Francesco Battaglia e Gian Battista Vaccarini su commissione di Mario Cutelli, è un nuovo esempio di grande architettura settecentesca (1761). Si ha ragione di credere che nel 1756 Vaccarini si recasse a Napoli per scegliere i marmi destinati alla cappella del Palazzo Reale di Caserta, e forse in questa visita prese conoscenza del nuovo e più classico stile che il Vanvitelli e il Fuga andavano introducendo a Napoli. Comunque le sue ultime opere, come il Collegio Cutelli e la Badia piccola di San Benedetto, tradiscono la loro influenza. Nel Collegio Cutelli su via Vittorio Emanuele, imboccato l’ingresso e superato il breve atrio coperto, si raggiunge la corte, elemento di maggior spicco dell’intero edificio. Il piano terra è definito da un portico circolare costituto da sedici archi a tutto sesto, sostenuti da altrettanti pilastri cruciformi, composti da una sezione trapezoidale con delle semicolonne appoggiate. Il dorico romano che caratterizza la trabeazione circolare dell’atrio interno del Collegio Cutelli è severo e monumentale come quello dell’atrio di Caserta, ma la pianta rotonda del cortile impedisce all’insieme di essere troppo solenne. Sull’asse del Collegio, di fronte all’ingresso, sorge uno scalone imponente, racchiuso in un rettangolo dai vertici absidati. Esso porta iscritta la data 1779, undici anni dopo la morte del Vaccarini, e deve quindi essere stato costruito da un suo allievo. Ma molto probabilmente si basa su un disegno dello stesso architetto e si accorda perfettamente con la sua ultima maniera, più severa e classicheggiante. I pilastri della corte sostengono una lunga balconata continua, anch’essa circolare, profonda quanto il portico sottostante, con otto aperture di accesso. La parete del primo piano è costituita da sedici moduli che richiamano le scansione del piano terreno con grandi balconi alternati a finestroni, tutti decorati con elaborate architetture in pietra bianca di Siracusa. Sopra la balconata del primo piano, è presente un attico sagomato come una corona, decorato con vasi e conchiglie, nella tradizione dei chiostri e dei cortili interni catanesi. Solo in piccola parte l’edificio è dotato di un secondo piano, destinato alle abitazioni del Rettore e del Vicerettore e ai vani ad esse annessi. Un solo dettaglio in tutto il complesso mostra le tendenze barocche del Vaccarini: il pavimento a disegni a raggiera in pietra bianca e lava, anche più gaio e leggero di quello del Collegio dei Gesuiti.

sabato 28 settembre 2019


Bergamo, Capoluogo della omonima provincia, della regione Lombardia. Palazzo della Regione. Sotto l’antica sede del Comune sii gode di una visione su quanto di meglio ha creato l’architettura medievale: edifici carichi di storia e di bellezza che uniscono la funzionalità a un raffinato senso estetico. Nel corso della sua lunga vita, il Palazzo è stato più volte danneggiato e ricostruito, venendo destinato a diversi usi (divenne perfino un teatro e una biblioteca!). Ora, dopo 800 anni dalla sua costruzione, esibisce la cultura e la storia della città: sia in se stesso, con la sua architettura, sia come sede di importanti mostre d’arte. Il Palazzo della Ragione è una tappa che non può mancare nel tuo itinerario alla scoperta di Bergamo! Ti chiedi da dove derivi il suo nome? Ebbene, il Palazzo della Ragione nasce come uno dei primi palazzi comunali italiani, fu infatti costruito quasi mille anni fa per ospitare le assemblee pubbliche della città. L’attuale denominazione discende però dall’uso che ne fecero i veneziani durante il loro dominio su Bergamo, ossia quello di sede del tribunale. Qui i giudici ascoltavano i contenziosi nati fra i cittadini e decidevano usando la “ragione” chi, a norma di legge, avesse “ragione”. Un tribunale assai elegante, come dimostrano gli affreschi conservati al suo interno! Ma le sorprese ti attendono anche fuori dal salone e più precisamente nella loggia sottostante. Qui infatti troverai lo gnomone. Questo orologio solare fu costruito più di 200 anni fa (nel 1798) e attraverso un raggio di sole che colpisce una meridiana incisa nel marmo della pavimentazione, segna ancora con precisione il mezzogiorno locale e la data!

venerdì 27 settembre 2019


Assisi, provincia di Perugia della regione Umbria. PIAZZA CHIESA NUOVA Già in un documento del 1398, viene citata una piccola chiesa costruita sul luogo che la tradizione identifica come la Casa Paterna di San Francesco d'Assisi che era un'importante tappa dei pellegrinaggi sulle orme di Francesco d'Assisi. Nel 1615, per volere del Re di Spagna Filippo III, fu fatta costruire, su progetto di Rufino da Cerchiara, una nuova chiesa in stile barocco al posto di quella medioevale. All'interno la chiesa si presenta con la pianta a croce greca e con cupola nel vano centrale: questa scelta stilistica non è casuale, poiché l'architetto si ispirò alla struttura della chiesa romana di Sant'Eligio degli Orefici, opera di Raffaello Sanzio. La decorazione interna della chiesa è quasi interamente pittorica, decorato da dipinti che raffigurano gli Evangelisti e Storie della vita di San Francesco. Di fianco alla chiesa, all'interno dell'edificio del convento, sono ancora visibili alcuni vani dell'antica casa di San Francesco, come la sua camera, il sottoscala, detto "carcere", in cui fu rinchiuso dal padre per punirlo della sua decisione di lasciare tutto per vivere da povero ed il magazzino del negozio del padre. Sulla piazza è stato posto un monumento a Pietro Bernardone dei Moriconi, e alla nobile Signora Pica Bourlemont, genitori di San Francesco d’Assisi. Davanti all'edificio religioso si trova un piazzale dove è possibile ammirare la statua in bronzo dedicata ai genitori del Santo fatta da Roberto Joppolo. I genitori, Pietro e Pica, si tengono per mano e guardano davanti a loro. Pica indossa un velo ed una gonna lunga, mentre Pietro è vestito con abiti tradizionali. La statua non è una meta particolarmente turistica, ma si può unire ad una visita della vecchia casa di San Francesco, ora chiesa nuova di Assisi.

giovedì 26 settembre 2019

Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata.


Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata. Matera conta circa 55.000 abitanti, si trova a 401 m. dal livello del mare e dista solo 45 chilometri dalle spiagge. Apprezzata e visitata per i suoi Sassi, offre anche tante altre perle di bellezza e di cultura che le nostre guide sapranno illustrarvi con maestria. Si consiglia una visita al Duomo del XIII secolo, in stile romanico pugliese, che si erge imponente sul colle della Civita, primo insediamento umano della città, risalente al periodo medioevale caratterizzato da mura e fortificazioni. La Cattedrale, internamente ristrutturata nel periodo barocco, ospita interessanti opere lignee e pittoriche di artisti locali, tra cui spiccano il cinquecentesco presepe in pietra di Altobello Persio e il coro ligneo del ‘400 di Giovanni Tantino di Ariano Irpino. Molto interessanti anche le altre chiese romaniche nel centro storico, San Giovanni Battista e San Domenico. Lungo la dorsale seicentesca del “Piano” si possono ammirare le costruzioni civili e religiose del periodo barocco tra cui le chiese di San Francesco d’Assisi, del Purgatorio e di Santa Chiara, sino a giungere a Palazzo Lanfranchi, adiacente alla chiesetta della Madonna del Carmine attualmente sede di importanti mostre d’arte. Sorto come seminario alla fine del 1600, e già Liceo ginnasio, dove insegnò per alcuni anni Giovanni Pascoli, Palazzo Lanfranchi e stato recentemente ristrutturato ed ospita il Museo d’arte medioevale e moderna di Basilicata. Presenti, nella sua splendida cornice, un’ ampia collezione di dipinti di Carlo Levi, numerose opere di scuola napoletana del ‘600 e ‘700 e varie opere lignee e pittoriche provenienti da diversi centri della provincia, restaurate ad opera della Sovrintendenza, nonché mostre periodiche di grande pregio. Etimologia (origine del nome): Deriva dal latino materies e materia, "legname da lavoro", o da una base mat, altura. Nome abitanti: materani. Santo Patrono: Madonna della Bruna che si celebra IL  2 luglio.

mercoledì 25 settembre 2019

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Chiesa dei santi Domenico e Sisto.

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Chiesa dei santi Domenico e Sisto. La chiesa dei Ss. Domenico e Sisto (papa Sisto II°, venne sorpreso nel cimitero, probabilmente quello di San Callisto, mentre insegnava la parola divina e fu decapitato con sei dei sette diaconi di Roma), situata in largo Angelicum ( prospetta sulla Via salita del Grillo), s'innalza con la sua ampia e caratteristica scalinata a due rampe, terminante in una terrazza ellittica, sull'area precedentemente occupata dalla chiesa di "S. Maria a Magnanapoli". La chiesa, dedicata al fondatore dell'Ordine dei Domenicani, S. Domenico, ed a papa S. Sisto II, fu costruita per volere di Pio V, insieme all'annesso convento, a seguito delle insistenti suppliche delle Suore Domenicane, desiderose di lasciare il monastero di S. Sisto situato in un luogo infestato dalla malaria. Finalmente nel 1575 le Suore si trasferirono in questa chiesa, anche se non ancora ultimata, denominata poi S. Sisto Nuovo perché sostitutiva dell'abbandonata chiesa a sua volta detta S. Sisto Vecchio. Gli artefici di quest'opera furono Giacomo Della Porta, Nicola Torriani, Orazio Torriani e Vincenzo Della Greca, che terminò la facciata nel 1655. Questa, divisa in due ordini e spartita da lesene, presenta un bel portale, inquadrato da due colonne e due lesene che sorreggono un timpano spezzato, al centro del quale vi è posta un'Immagine della Madonna. Sull'architrave del portale, invece, vi è posto lo stemma dei Domenicani: un cane con una torcia accesa tra i denti. Il cane rappresenta la fedeltà al messaggio evangelico dei Domenicani, mentre la fiaccola simboleggia la diffusione della Parola di Dio tra i fedeli e gli infedeli. Il cane, inoltre, è il simbolo per eccellenza dei Domenicani perché essi vennero soprannominati, con un gioco di parole, "Domini canes", ovvero i "cani del Signore", probabilmente per l'ardore dimostrato, nel corso della loro storia, nel difendere il Messaggio di Dio, "azzannando" gli eretici. Un bel finestrone centrale nell'ordine superiore e quattro nicchie con le statue di S. Domenico, S. Sisto, S. Tommaso d'Aquino e S. Pietro completano la facciata, conclusa da un grande timpano triangolare sormontato da una croce e da una serie di candelabri marmorei. Lavori di ampliamento e di restauro dell'intero complesso furono effettuati durante i pontificati di Gregorio XIII, Urbano VIII ed Innocenzo X. Nel 1870 lo Stato Italiano confiscò parte del convento e lo destinò inizialmente a sede della Corte dei Conti e poi del Fondo per il Culto. Nel 1928 il Governo Italiano autorizzò il Collegio S. Tommaso d'Aquino ad acquistare l'ex Convento dei Ss. Domenico e Sisto, nel quale, dopo opportuni restauri ed ampliamenti ad opera dell'architetto Tullio Passarelli, si insediò, nel 1932, il Pontificio Collegio dell'Angelicum, proveniente dalla sede originaria presso S. Maria sopra Minerva.

martedì 24 settembre 2019


Lucca, capoluogo di provincia della regione Toscana. Il baluardo San Donato. Si colloca tra la Porta San Donato e la novecentesca porta Vittorio Emanuele II detta comunemente Porta Sant’Anna. Ha i fianchi arrotondati e facce di eguale misura, con piazze di manovra poste a una quota inferiore e situate su entrambi i lati. Nella porzione più interna si colloca una casermetta che dà accesso a una sortita, ma a differenza della quasi totalità delle altre strutture similari che proteggono il circuito, questo baluardo è privo di sotterranei. Il fortilizio fu costruito fra il 1625 e il 1642 su disegno di Muzio Oddi, nel momento in cui si stabilì di abbandonare la linea delle antiche mura medievali e la vecchia porta omonima e il vecchio baluardo a essa contiguo, struttura questa ultima che fin dal primo momento della suo impianto (1589-1592) aveva mostrato seri problemi di stabilità e costantemente necessitava di sostanziali interventi di recupero.

domenica 22 settembre 2019


Trani della provincia, Barletta-Andria-Trani, regione Puglia. LA CATTEDRALE DI TRANI è intitolata al santo patrono, San Nicola Pellegrino, ed è senza dubbio la costruzione più prestigiosa della città pugliese. Classico esempio di architettura romanica pugliese, la Cattedrale venne costruita immediatamente dopo la santificazione di San Nicola Pellegrino, durante la dominazione normanna. Per secoli la cripta (parte della preesistente chiesa di Santa Maria, precedente chiesa principale) ha custodito insigni reliquie, ad esempio il corpo della martire orientale Santa Febronia, di cui è possibile ancora oggi ammirare un pregevole reliquiario del XVIII secolo ed un dipinto ovale che la raffigurano, presso il Museo Diocesano. La costruzione è stata realizzata usando il materiale di tufo calcareo tipico della zona: si tratta della pietra di Trani estratta dalle cave della città, caratterizzata da un colore roseo chiarissimo, quasi bianco. Il piazzale situato dinanzi all'edificio romanico si presta ad eventi artistici di vario genere, grazie alla stupenda cornice offerta dalla maestosità della Cattedrale e dal mare. La piazza ha ospitato numerosi concerti di artisti internazionali e non, tra cui George Benson, Massimo Ranieri, Claudio Baglioni e Ludovico Einaudi. Oltre a rappresentazioni teatrali organizzate dalle diverse parrocchie della città di Trani, recentemente nel piazzale hanno avuto luogo anche alcuni spettacoli di Opera.


Cefalù, in provincia di Palermo, della Regione Sicilia. LAVATOIO MEDIOEVALE. In via Vittorio Emanuele si trova il lavatoio pubblico conosciuto come Lavatoio medioevale, presso il tardo-rinascimentale palazzo Martino. Nel 1514 fu demolito e ricostruito in posizione più arretrata rispetto alle mura cittadine e il fiume che scorreva a cielo aperto venne coperto nel XVII secolo. Nell'estate del 1991 sono stati ultimati i lavori di restauro. Il lavatoio si presenta con una scalinata in pietra lavica e lumachella che conduce ad una pavimentazione levigata dal tempo e ad una serie di vasche che si colmano con le acque che scorrono da ventidue bocche di ghisa (di cui quindici teste leonine) disposte lungo le pareti sovrastate da basse volte. Attraverso un piccolo antro, l'acqua raggiunge il mare. Nelle vasche sono evidenti gli appoggi che servivano per strofinare i panni.

venerdì 20 settembre 2019


Vernazza provincia della Spezia in Liguria.  Le ipotesi sulle origini del nome Vernazza è divisa tra chi crede possa derivare dall'aggettivo latino verna, cioè " il cui significato sta per “indigeno, del luogo”.", ad indicare la provenienza del vino locale prodotto dai contadini del borgo: la Vernaccia, e chi protende a Vulnetia ad indicare la fondazione di Vernazza da parte di schiavi liberati della romana Gens Vulnezia. Il "Castrum Vernatio" venne nominato per la prima volta nel 1080 in un documento citante l'abitato di Vernazza, a testimonianza del carattere difensivo del paese e quale base marittima dei marchesi Obertenghi, probabile punto di partenza delle navi in difesa dai Saraceni. Nel XII secolo Vernazza fu utilizzata come base per la conquista della Liguria di levante da parte di Genova, e a partire dal 1209 il borgo fu sottomesso alla potenza marinara con la consegna del castello e con un atto di fedeltà compiuto dalle più importanti e ricche famiglie del luogo che si impegnavano di ubbidire a Genova. I secoli XVI e XVII segnano per Vernazza, oltre che per gli altri villaggi delle Cinque Terre, un periodo di declino, con forti ripercussioni negative sulla produzione di vino, da sempre tipica della zona, e sulla pesca. Nel periodo ancora successivo e, in modo particolarmente evidente, nei primi 50 anni del 1800, gli abitanti di Vernazza iniziarono ad ampliare le terrazze su cui veniva coltivata la vigna, la produzione di vino aumentò sensibilmente, e così la vita commerciale del paese. Negli stessi anni iniziò la costruzione della linea ferroviaria Genova-La Spezia, situazione che portò alla fine del secolare isolamento degli abitanti delle Cinque Terre. Questa situazione migliorò sempre più mano a mano che si intensificavano i rapporti commerciali e lavorativi con la città di La Spezia, in rapido sviluppo grazie al porto e all’attività militare ad esso collegata, oltre che alla crescente fama del luogo dal punto di vista turistico. Nel 1997, insieme a Portovenere e alle isole del Golfo dei Poeti (Palmaria, Tino e Tinetto), le Cinque Terre sono state dichiarate Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO. Dal 1999, inoltre, è stato istituito il Parco Nazionale delle Cinque Terre, un riconoscimento più che dovuto alla straordinaria bellezza di queste località, tramite il quale le varie amministrazioni riescono sempre più a migliorare, oltre che i servizi di base, anche le varie attività legate al turismo. A Vernazza oggi le principali attività sono appunto legate al turismo, data la straordinaria affluenza di visitatori, ma la pesca e la coltivazione dell’ulivo e della vigna continuano, testimoniando così la forza di una tradizione vecchia di secoli. La chiesa di Santa margherita d'Antiochia risale al 1318 anche se prima vi era un predecente edificio religioso risalente all'XI secolo. A causa di una violenta mareggiata la prima chiesa viene distrutta e ricostruita grazie ai Magistri Antelami. La prima chiesa probabilmente aveva tre navata ed era in stile medioevale e tre absidi. Tra il sedicesimo e diciassettesimo secolo la chiesa subì un profondo mutamento di ristrutturazione compresa la facciata. Da stile romanico passò a barocco e fu innalzata la torre campanaria ottagonale di 40 metri.

giovedì 19 settembre 2019


Torino, capoluogo di provincia del Piemonte. Il SANTUARIO DELLA CONSOLATA  o secondo la denominazione ufficiale, Chiesa di Santa Maria della Consolazione, è una basilica cattolica ubicata a ridosso della via omonima ed è uno dei luoghi di culto più antichi di Torino. Dedicato a Maria, invocata con il titolo di "Consolatrice" è considerata il più importante santuario della città e dell'Arcidiocesi di Torino, oltre che un vero capolavoro del barocco piemontese. Alla sua costruzione si dedicarono i più illustri nomi dell'architettura, quali Guarino Guarini, Filippo Juvarra e Carlo Ceppi. Il santuario fu anche abituale luogo di preghiera di numerosi santi sociali piemontesi e ha la dignità di Basilica minore.

mercoledì 18 settembre 2019


Napoli regione Campania. La BASILICA REALE PONTIFICIA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA. La Basilica Reale Pontificia di San Francesco da Paola è tra le più caratteristiche e celebri chiese di Napoli; è situata al centro del lato curvo di piazza del Plebiscito, davanti al Palazzo Reale: si tratta della più importante chiesa italiana del periodo neoclassico. Nel 1809 Gioacchino Murat ordinò la demolizione degli antichi conventi del "Largo di Palazzo", attuale piazza del Plebiscito, e bandì un pubblico concorso per la realizzazione di una nuova piazza. All'architetto Leopoldo Laperuta fu affidata la costruzione dell'ampio portico a emiciclo sorretto da 38 colonne giganti di ordine dorico; esso doveva fronteggiare Palazzo Reale e rifarsi alla tradizione antica delle piazze porticate, luogo delle attività politiche, economiche, sociali e culturali della città.Nel 1815 il re Ferdinando I delle Due Sicilie decise l'edificazione della basilica come ringraziamento a san Francesco di Paola per la riconquista del regno: nel 1817 fu indetto un nuovo concorso, che fu vinto dall'architetto svizzero Pietro Bianchi di Lugano, il quale mostrò nella realizzazione della nuova chiesa grandi qualità ingegneristiche, attestate dalla solidità dell'opera e dall'intelligenza delle soluzioni tecniche. I lavori furono ultimati nel 1824, ma solo nel 1836 la chiesa venne inaugurata da Papa Gregorio XVI, che le conferì il titolo di Basilica Pontificia, la rese indipendente dalla Curia Arcivescovile di Napoli e concesse il privilegio ai suoi ministri di officiare con l'altare rivolto verso i fedeli. La chiesa, per la sua forma circolare, ricorda il Pantheon di Roma. La facciata è preceduta da un pronao formato da sei colonne e due pilastri di ordine ionico, che reggono un architrave sul quale è scolpita una  dedica. Il pronao è sormontato da un timpano classicheggiante ai cui vertici sono collocate le statue raffiguranti la Religione, tra San Francesco di Paola a sinistra, titolare della chiesa, e San Ferdinando, a destra, in onore del re Ferdinando. Il pronao è accessibile sia dal porticato, che dalla scalinata che sale dalla piazza. Nel porticato si trovano le statue delle quattro virtù cardinali e delle tre virtù teologali, mentre ai lati della scalinata avrebbero dovuto essere collocate due statue raffiguranti la Pietà e la Costanza, che simboleggiavano le virtù manifestate dal re e da Ferrante d'Aragona: al loro posto si decise invece di collocare le due statue equestri nella piazza, raffiguranti il re Ferdinando (opera di Antonio Canova) e il padre, Carlo III di Spagna (opera di Antonio Calì). La chiesa è sormontata da tre cupole: quella centrale, alta 53 metri, è stata costruita su un alto ed ampio tamburo. Si entra in un atrio, fiancheggiato da due cappelle; in quella a destra vi è un'opera giovanile di Luca Giordano, con Sant'Onofrio Orante. Al centro la rotonda, dal diametro di 34 m, è coperta dalla cupola sorretta da 34 colonne di ordine corinzio alte 11 m e con fusti in marmo di Mondragone, alternate ad altrettanti pilastri. Sopra il colonnato vi sono le tribune di corte e, lungo le pareti, da destra, otto statue: San Giovanni Crisostomo opera di Gennaro Calì, Sant'Ambrogio di Tito Angelini, San Luca di Antonio Calì, San Matteo, di Carlo Finelli, San Giovanni Evangelista, di Pietro Tenerani, San Marco di Giuseppe de Fabris, Sant'Agostino di Tommaso Arnaud e Sant'Attanasio di Angelo Solani. Agli altari delle cappelle si trovano, da destra, i seguenti dipinti: San Nicola da Tolentino e San Francesco di Paola che riceve da un angelo lo stemma della carità, di Nicola Carta, l'Ultima comunione di San Ferdinando di Castiglia di Pietro Benvenuti, il Transito di San Giuseppe di Camillo Gerra, l'Immacolata e morte di Sant'Andrea Avellino di Tommaso de Vivo. Di fronte all'ingresso è l'altare maggiore, opera di Anselmo Cangiano del 1641, qui trasferito nel 1835 dalla chiesa dei Santi Apostoli, ricco di lapislazzuli e di pietre preziose. Ai lati due Angeli Teofori in cartapesta dorata. Nell'abside San Francesco di Paola resuscita il nipote morto, tela di Vincenzo Camuccini. Nella sagrestia, l'Immacolata di Gaspare Landi e la Circoncisione di Antonio Campi.

martedì 17 settembre 2019

Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata. PIAZZA VITTORIO VENETO.


Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata. PIAZZA VITTORIO VENETO. Luogo di incontro e di passeggio, la vivace Piazza Vittorio Veneto ospita spesso mercatini, bancarelle e ritrattisti. Ottimo punto di partenza per andare alla scoperta della suggestiva città dei Sassi di Matera, patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO. Dalla piazza si  gode il panorama del Sasso Barisano al quale cui si accede passando attraverso la loggia. La Piazza è, inoltre, punto di partenza di un  percorso sotterraneo scavato nella roccia, composto di abitazioni, botteghe, cantine, cisterne, pozzi e “palombari” (grandi strutture scavate per la raccolta di acque piovane). Del quartiere interrato fanno parte, inoltre, la Chiesa rupestre del S. Spirito e la Torre aragonese. La piazza Vittorio Veneto, precedentemente chiamata Piazza Del Plebiscito, era conosciuta anche come “piazza della Fontana” per la presenza in passato della grande “Fontana Ferdinandea”  monumentale, realizzata nel 1832 per raccogliere le acque provenienti dalla soprastante collina del castello “De Montigny” , attualmente spostata poche centinaia di metri più in basso lungo la strada, presso la villa comunale. L’attuale aspetto della piazza è dovuto ai lavori di restauro  del 1993, quando si spostò il monumento ai caduti ( Benedetto d’Amore 1926 ) e si eliminò la strada che attraversava la piazza,  per riportare alla luce il “fondaco di mezzo” , vecchio piano della città, in parte visitabile, a cui si accende scendendo dalla scalinata di ferro  vicino la grande fontana in pietra chiara da cui sgorgano alti zampilli d’acqua. I locali ipogei che lo compongono si estendono sotto tutta la piazza per più di 5000 mq.  fino ad arrivare sotto il Convento dell’Annunziata,  che addirittura ha come basamento nelle fondamenta un torrione appartenente probabilmente alla cinta difensiva del Castello Tramontano , e comprendono neviere, cisterne, negozi, magazzini e  abitazioni.

lunedì 16 settembre 2019


Orvieto, provincia di Terni, regione Umbria. LA CHIESA DI SANT'ANDREA (E BARTOLOMEO). La chiesa ha una struttura a croce romana, articolata in tre navate con transetto e abside semicircolare. La copertura delle navate è a capriate lignee, mentre l'incrocio fra il corpo centrale e il transetto è coperto da volte a crociera sorrette da pilastri a fascio. I muri perimetrali sono realizzati in tufo, il pavimento in marmo. Appartiene alla chiesa la torre dodecagonale che è molto simile a quella presente nell'Abbazia di San Severo e Martirio. All'interno vi sono un pulpito cosmatesco, un'edicola tombale, i resti di un corpus di affreschi che comprendono opere risalenti al ‘300, al '600, alla fine dell'800.Nella cripta sono visibili resti delle precedenti fasi di utilizzo del complesso, che costituisce un luogo di culto già dal periodo villanoviano. Lo strato più notevole è quello superiore, in cui sono conservati estesi resti di mosaici pavimentali appartenenti al XII secolo.

domenica 15 settembre 2019

Perugia capoluogo dell’omonima provincia della regione Umbria. La BASILICA DI SAN DOMENICO Piazza Giordano Bruno.

Perugia capoluogo dell’omonima provincia della regione Umbria. La BASILICA DI SAN DOMENICO Piazza Giordano Bruno. Fondata nel 1304 e ampiamente ricostruita su disegno di Maderno nel XVII secolo, è la più grande struttura religiosa di tutta l'Umbria. Autentico capolavoro della scultura del XIV secolo, conservato nella basilica, è il monumento funebre a Benedetto XI. Di notevole pregio è anche il coro ligneo della fine del XV secolo e la vetrata absidale del 1411, la seconda in Italia per grandezza (m 22x8) dopo quella del duomo di Milano. Sopra le volte e sotto le due falde del tetto sussistono le singolari "soffitte di S. Domenico", ampi vani di risulta della ricostruzione Seicentesca, ricche di suggestioni e reperti della originaria struttura gotica, con accesso diretto al poderoso campanile (XVI sec) con vista panoramica estesa dalla Romagna all'Abruzzo, dalle Marche alla Toscana.

sabato 14 settembre 2019

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Altare della Patria, piazza Venezia.

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Altare della Patria, piazza Venezia. Il Vittoriano o Altare della Patria è un monumento di grandissima valenza simbolica che riunisce in sé tutti i valori dell’Italia risorgimentale e della nostra Costituzione. Questo è uno dei monumenti più emblematici della storia del nostro Paese ed è il simbolo dell’Italia del Risorgimento e della monarchia sabauda. La prima pietra fu posta da Umberto I di Savoia nel 1885, figlio di Vittorio Emanuele II, il primo re d’Italia. La necessità era quella di avere un monumento commemorativo estremamente simbolico per testimoniare i cambiamenti del Paese. La scelta di costruire il Vittoriano sul Campidoglio non è stata certo casuale: si tratta infatti del primo colle su cui, secondo la leggenda, fu fondata Roma nonché dove fu eretto il tempio a Giove Capitolino. Simbolicamente fu deciso di porre il Vittoriano non lontano dal Colosseo, massimo simbolo della Roma imperiale e in contrapposizione a San Pietro, che rappresentava il potere temporale dei Papi. Sempre per fare da contrappeso al potere dei papi, fu costruito pochi anni dopo il palazzo di Giustizia vicino a Castel Sant’Angelo, da sempre prigione sotto il controllo del Vaticano e perciò simbolo di un potere religioso che ormai doveva lasciare il posto all’Italia unita e laica. Per il progetto del Vittoriano fu indetto un concorso pubblico, vinto da Giovanni Sacconi, giovane architetto de Le Marche che aveva un progetto ambizioso e di forte valenza simbolica. Per erigere il monumento molti furono gli espropri e le distruzioni ai danni soprattutto di edifici medievali circostanti per fare largo alla nuova costruzione. Il lavori durarono quasi 25 anni per terminarla. All’inaugurazione dell’altare della patria, risalente al 1911, erano presenti tutte le più grandi personalità dello Stato. Questo edificio rappresenta la Patria: ai due lati, dove sorge e tramonta il sole, vi sono due fontane con i mari Adriatico e Tirreno, come ai lati della Penisola. In alto, sui due propilei, troneggiano le scritte in caratteri cubitali “PATRIAE UNITATI” e “CIVIUM LIBERTATI” ovvero “All’unità della patria” e “Alla libertà dei cittadini” che rappresentano quindi i due principi fondamentali di unità e libertà di cui si faceva promotore il nuovo Stato. L’enorme edificio, che con le quadrighe raggiunge gli 81 metri di altezza, è tutto decorato da gruppi scultorei eseguiti da vari artisti che rappresentano i valori del popolo italiano: troviamo la Forza, il Diritto, l’Azione, la Concordia, il Sacrificio ed il Pensiero. Al centro, accanto alla tomba del Milite Ignoto, posta nel 1921 a monito e memoria dopo la Prima Guerra Mondiale, troneggia la statua di Roma. Sullo sfondo di un mosaico dorato a simboleggiare l’importanza della nuova capitale e la sua centralità geografica e politica; sui due lati troviamo la rappresentazione dell’agricoltura e dell’industria, cioè il lavoro su cui poggia l’economia del Paese e l’amor patrio su cui si fonda la società. Sul piedistallo che sorregge l’enorme statua equestre di Vittorio Emanuele II (Riguardo l’enorme statua equestre in bronzo, fatta nel 1910 da Enrico Chiaradia, c’è una curiosità che sembra incredibile: quando fu terminata ospitò all’interno della pancia del cavallo una cena per venti persone, come testimoniano foto d’epoca) troviamo quattordici città italiane. Sopra, in corrispondenza delle colonne che fanno da quinta al re a cavallo, vi sono invece allegorie delle sedici regioni dell’epoca, frutto del lavoro di artisti provenienti dalla regione che rappresentava. Due alte colonne, sormontate da vittorie alate, coronano quest’esaltazione dell’Italia e dei suoi valori, del suo popolo e della sua storia. L’interno del colonnato che costituisce la terrazza è decorato con marmi e mosaici di Giulio Bargellini. Rappresentano la Fede, il Lavoro, la Forza e la Sapienza da un lato, la Legge, il Valore, la Pace e l’Unione dell’altro. Persino i motivi vegetali che decorano l’altare della patria hanno un significato preciso: l’alloro rappresenta il valore, la palma la vittoria, la quercia la forza, il mirto il sacrificio e l’ulivo la pace. La terrazza delle quadrighe è accessibile e visitabile tramite un suggestivo ascensore a vetri: Ti lascerà a bocca aperta la vista sulla città eterna (prezzo 7 euro, ridotto 3,50). Da qui si gode una delle viste panoramiche più belle di Roma.

venerdì 13 settembre 2019

Rapallo è un comune della città metropolitana di Genova della regione Liguria. Basilica arci presbiteriale dei Santi Gervasio e Protasio.

Rapallo è un comune della città metropolitana di Genova della regione Liguria. Basilica arci presbiteriale dei Santi Gervasio e Protasio è situata nel cuore  centro storico rapallese. Fu edificata, in stile gotico-romanico, probabilmente in epoca medievale e una targa al suo interno indica il 1118 come data della sua intitolazione, anche se gli storici non sono concordi con questa datazione. Nel tempo fu  interessata da diversi rimaneggiamenti e modifiche, fino ai lavori di ricostruzione tra il XVII e XVIII secolo che portarono alla cancellazione del precedente aspetto architettonico gotico-romanico, facendole assumere quello Settecentesco. Il campanile, alto e pendente, è del 1753 e nella seconda metà dell'Ottocento vennero approntate ulteriori e sostanziali modifiche agli interni e alla nuova facciata in stile neoclassico, dell'architetto Gio Batta Olivieri. Nei primi anni del Novecento, grazie al nuovo arciprete monsignor Cesare Boccoleri, ci fu la definitiva riedificazione della Basilica e la costruzione della monumentale cupola, che terminò nel 1920. Anticamente la parrocchia di Rapallo rivestiva grande importanza e la sua giurisdizione si estendeva su un vasto territorio, dagli attuali comuni di Portofino fino a San Pietro di Rovereto, sopra a Zoagli, e fino a Cicagna in val Fontana buona. Al suo interno si tennero importanti riunioni popolari dove furono intraprese decisioni della vita sociale, politica e religiosa della zona. Ancora oggi la comunità parrocchiale rapallese è la più numerosa della diocesi di Chiavari con circa 18.000 abitanti.

giovedì 12 settembre 2019

Lucca, capoluogo di provincia della regione Toscana. Chiesa di San Michele in Foro ( Piazza San Michele).

Lucca, capoluogo di provincia della regione Toscana. Chiesa di San Michele in Foro ( Piazza San Michele). A completare il nome della chiesa di San Michele è proprio il luogo in cui fu edificata: il foro, prima centro della vita pubblica, nell'antichità, e poi cuore pulsante della città Comunale. Su questa piazza sorse il Palatium Civitatis, il Palazzo Pubblico, ora scomparso, costruito proprio accanto alla chiesa e poi trasferito nella Fortezza dell'Augusta. La piazza fu lastricata per la prima volta quando nel '400 vi fu costruito il Palazzo Pretorio, ma fra '600 e '700 fu innalzato il piano stradale, venne pavimentata e chiusa da colonnine con catenelle. Le case che delimitano il perimetro della piazza sono tipicamente medievali e da più di ottocento anni stanno lì ad osservare placidamente la vita che scorre nel cuore della città. La chiesa di San Michele, di cui le fonti parlano per la prima volta nel 795, fu edificata proprio qui. Eretta in un luogo centrale, ma obliqua rispetto alla piazza, come molte altre chiese di Lucca, spicca in uno spazio enorme in cui il cielo si apre finalmente dopo il rincorrersi di anguste e tortuose vie medievali, come una meta finalmente raggiunta: tale era per i pellegrini che passavano per la città percorrendo la Francigena. Si fermavano a San Michele per rifocillarsi, cogliendo l'occasione per venerare loro illustri compagni di viaggio, come San Davino, un pellegrino Armeno in viaggio verso Santiago de Compostela, che morì proprio mentre faceva tappa a Lucca e il cui corpo si diceva avesse acquistato poteri taumaturgici dopo la morte. Furono varie le vicende della chiesa di San Michele: cambiò amministrazione più volte prima di divenire privilegio della famiglia Gigli, che contribuì a rinnovarne sia le strutture che le suppellettili. La chiesa, così come appare oggi, frutto della ricostruzione di XI secolo voluta da papa Alessandro, è un palinsesto delle vicende della città: nella sua architettura pisano-lucchese si fondono romanico e gotico, ricordi di età classica e misteriose figure tratte dai bestiari medievali che si affollano sulla facciata dal XII secolo. Nel cantiere di San Michele, fra XIII e XIV secolo lavorarono a Lucca illustri architetti e probabilmente, nonostante lo si deduca solo dallo stile delle decorazioni in facciata, anche Diotisalvi, l'autore del Battistero di Pisa. L'intento originario del progetto era quello di innalzare la chiesa, ma si riuscì solo a creare la facciata, altissima, visibile oggi come una scenografia che si staglia contro il cielo. Fu in questo periodo che vennero create, dalla scuola di Guidetto da Como, che lavorò anche per il Duomo di San Martino, le caratteristiche "loggette", decorate con l'uso di marmi policromi, che iniziano a parlare del gotico e che sono ovviamente influenzate dallo stile lombardo. Infine, nel punto più alto, fu aggiunta la grande statua di San Michele Arcangelo che abbatte il drago, con ali metalliche e due angeli con la funzione di guglie tipicamente gotiche per rendere la chiesa, che già svettava isolata, ancora più protesa verso l'alto.

martedì 10 settembre 2019


Gaiole in Chianti, località Coltibuono, provincia di Siena, regione Toscana.  Badia di San Lorenzo. Si hanno notizie di una chiesa fin dal X secolo e precedentemente di un oratorio dedicato a San Lorenzo, ma i documenti ci attestano che l’abbazia che oggi vediamo è stata edificata nel 1037 e consacrata solo nel 1049. Costituisce una delle più significative testimonianze del romanico nel Chianti. Essa sorge in una zona strategicamente e politicamente importante, ai confini dei contadi di Firenze, Siena e Arezzo, in un’area dominata a lungo dalla potente consorteria feudale dei Firidolfi Ricasoli, i quali furono fondatori e patroni del monastero. L’edificio religioso, il cui nome in latino significa “buon raccolto”, viene donato a Giovanni Gualberto, monaco che dà vita al movimento dei Benedettini riformati di Vallombrosa, e sin dal 1095 viene inserito nei possedimenti dell’ordine Vallombrosano. Durante il XII secolo, l’abbazia si arricchisce costantemente grazie a lasciti e donazioni e giunge a controllare numerosi altri centri religiosi della zona. Dal 1239 passa sotto la protezione della repubblica di Firenze e nel 1488 viene data in commenda, insieme alla Badia a Passignano, al cardinale Giovanni de’ Medici, il futuro papa Leone X. L’edificio attuale ha una pianta a croce latina e si sviluppa su un’unica navata che termina nell’abside semicircolare. La copertura del tetto non presenta più le originali capriate a vista ma volte a botte, risalenti al XVIII secolo, epoca in cui l’abbazia viene notevolmente modificata. Sopra il transetto è eretta una singolare cupola ottagonale, che all’esterno appare racchiusa da una massiccia struttura cubica, tipo pagoda, accanto al possente campanile merlato dal carattere più militare che religioso. All’interno, sotto l’altare maggiore, sono conservati i resti del Beato Benedetto Ricasoli che, divenuto monaco, visse in realtà in un eremo detto “Castellaccio”, non lontano dalla badia. All’esterno l’edificio risulta privo di qualsiasi elemento scultoreo, come la maggior parte delle fabbriche vallombrosane. Sulla destra della chiesa si sviluppano gli ambienti anticamente adibiti a monastero. Nel 1810, al tempo delle soppressioni napoleoniche, la chiesa viene ridotta a parrocchia e l’intera struttura viene trasformata in villa-fattoria. Da quel momento si registrano numerosi passaggi di proprietà con vicende anche molto rocambolesche fino all’arrivo della famiglia Stucchi Prinetti, attuale proprietaria dei terreni, dell’azienda vinicola e dell’agriturismo Badia a Coltibuono. Da aprile a ottobre vengono organizzate visite guidate pomeridiane all’interno dell’ex monastero e della cantina, mentre la chiesa è aperta tutto l’anno per le funzioni domenicali e dei giorni festivi.

lunedì 9 settembre 2019


Camogli, provincia di Genova, della regione Liguria. Basilica di Santa Maria Assunta. La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta è stata insignita del titolo di Basilica minore il 18 novembre 1988, anno mariano, dal pontefice Giovanni Paolo II. Il tempio sorge sullo sperone roccioso dell'Isola ed è il risultato di innumerevoli trasformazioni ed ampliamenti dell'originaria cappella del castello intitolata a S. Maria, la cui presenza agli inizi del XII secolo è testimoniata da alcuni documenti. L'attuale configurazione è il risultato di un radicale ingrandimento che risale al 1845 quando furono edificate le due facciate, quella con l'ingresso principale rivolto verso l'abitato dell'Isola e l'altra domina la monumentale scalinata che collega il sagrato con la sottostante Piazza Colombo. L'interno a tre navate in stile barocco classicheggiante è ricco di ori, stucchi, marmi policromi, messi in risalto dai lampadari. Lo schema decorativo unitario fu progettato dall'architetto Dufour mentre gli affreschi furono realizzati da Nicolò Barbino e Francesco Semino. Importanti opere scultoree e pittoriche eseguite da autori di scuola genovese (Francesco Maria Schiaffino, Francesco Ravaschio, Luca Cambiaso, Domenico Fiasella, Bernardo Castello) ornano gli altari laterali. Sull'altare maggiore è collocata la statua lignea dell'Assunta opera di Bernardo Schiaffino. La sacrestia è in barocco chiavarese e risale al 1790 vi è posta la tela di Luca Cambiaso raffigurante la Deposizione. Di grande pregio è anche l'organo costruito nel 1873 dal pavese Luigi Lingiardi, restaurato nel 1988. Il sagrato è realizzato con la tecnica del "risseu", un tempo molto usata nei borghi di mare. Si tratta di sassi bianchi e grigi raccolti sulla spiaggia e sapientemente collocati a formare disegni e figure geometriche. Sulla parete di un'abitazione prospiciente il sagrato è stato collocato nel 2006 un murale in ceramica opera dell'artista Alessia Ratti raffigurante l'"Isola" nel 1518.

domenica 8 settembre 2019


Bologna, capoluogo della regione Emilia e Romagna. LE DUE TORRI (simbolo della città), entrambe pendenti, sono situate all'incrocio tra le vie che portavano alle cinque porte dell'antica cerchia di mura "dei torresotti". La più pendente delle due torri, la Garisenda, fu citata più volte da Dante, nella Divina Commedia e nelle Rime, a riprova del suo soggiorno a Bologna. Le due torri furono oggetto della omonima poesia di Giosuè Carducci contenuta nelle Odi barbare. I nomi di Asinelli (la maggiore) e Garisenda (la minore) derivano dalle famiglie a cui tradizionalmente se ne attribuisce la costruzione, fra il 1109 ed il 1119. In realtà la scarsezza di documenti risalenti ad epoche così remote rende meno certa l'origine delle torri: per quello che riguarda la famiglia degli Asinelli, ad esempio, vengono citati in associazione alla famosa torre per la prima volta solo nel 1185, quasi settant'anni dopo la data presunta di costruzione. Si ritiene che l'Asinelli inizialmente fosse molto più alta (i muri in cima sono di uno spessore che permetterebbe l'innalzamento di altri 20-25 metri) la sommità che vediamo oggi è dovuta a un rifacimento di epoca Bentivogliesca (1488) che la ridusse agli attuali 97,2 m (con uno strapiombo di 2,2 m). Il Comune ne divenne il proprietario nel XIV secolo e la utilizzò come prigione e fortilizio. Negli stessi anni intorno alla torre fu realizzata una costruzione in legno, posta a trenta metri da terra e unita con una passerella aerea (distrutta da un incendio nel 1398) alla Garisenda. Si dice che la costruzione fosse voluta da Giovanni Visconti, Duca di Milano, per tenere meglio d'occhio il turbolento Mercato di Mezzo (oggi via Rizzoli) e poter sedare per tempo eventuali rivolte. All'epoca i Visconti avevano preso il potere in Bologna in seguito alla decadenza della Signoria dei Pepoli, e quindi erano invisi alla popolazione.

sabato 7 settembre 2019


Castello di Meleto, comune di Gaiole in Chianti, provincia di Siena regione Toscana. Situato su una collina che domina la valle del Massellone, a 2 km da Gaiole in Chianti, lo storico ed elegante Castello Di Meleto offre camere e appartamenti con arredi in stile toscano. Nel cuore del Chianti, tra Siena e Firenze, sorge il Castello di Meleto, una dimora storica imponente, un'azienda agricola che produce vino prelibato ma, soprattutto, un luogo incantato dove regalarsi momenti indimenticabili tra passato e presente. Oggi agriturismo di grande charme, il Castello di Meleto domina la valle del torrente Massellone. La costruzione risale, nelle sue parti più antiche, all'anno Mille. Il Castello apparteneva ai Monaci Benedettini e successivamente è diventato di proprietà della Famiglia Ricasoli che dopo esserne entrata in possesso nel 1200, ha ampliato la costruzione nel 1700 e l'ha trasformata in una splendida residenza di campagna. Dal 1968 la proprietà è della Viticola Toscana Spa, un'azienda agricola con splendidi vigneti specializzati nella produzione del vino Chianti Classico DOCG. Il castello è circondato da sei belle case coloniche, ristrutturate accuratamente nel 2000, mantenendo inalterato lo stile rustico toscano ed utilizzate per agriturismo. Ogni casa dispone di giardino privato o terrazza e si affaccia direttamente sulla campagna, immersa nel verde dei vigneti e oliveti. Tra un assaggio di buon vino e uno della cucina tipica, è bello rilassarsi in una delle due splendide piscine e lasciarsi inebriare dai profumi delle viti e degli ulivi, dei ginepri e delle ginestre. Nei sotterranei del Castello, vero monumento storico, un'affascinante enoteca permette di degustare i vini, l'olio extravergine di oliva biologico e i salumi di Cinta Senese provenienti dall'allevamento allo stato brado. E' possibile organizzare al Castello banchetti in stile rinascimentale e medievale nella suggestiva cornice delle sale affrescate. Inoltre, tutti i giorni sono possibili visite guidate del piano nobile del Castello, del teatrino settecentesco, dei sotterranei con le antiche cantine, prigioni e vie di fuga, per vivere a 360° un'esperienza unica e indimenticabile in un vero Castello del Chianti. Il Castello con la sua atmosfera magica e i suoi mille passaggi segreti è inoltre, una location particolarmente suggestiva per matrimoni da favola. Gli sposi potranno scambiarsi le loro promesse eterne circondati da uno charme unico e con un banchetto fiabesco, un vero salto indietro nel tempo. A loro disposizione per la prima notte di nozze, come gentile omaggio del Castello di Meleto, la camera Virginia nel Piano Nobile li accoglierà per una indimenticabile prima notte per nozze da favola nel cuore del Chianti.

venerdì 6 settembre 2019

Bergamo, Capoluogo della omonima provincia, della regione Lombardia. Basilica di Santa Maria Maggiore, Piazza Duomo.


Bergamo, Capoluogo della omonima provincia, della regione Lombardia. Basilica di Santa Maria Maggiore, Piazza Duomo.  E’ l’edificio sacro che, più d’ogni altro, i padri della Chiesa vollero fosse come una Biblia Pauperum, una Bibbia dei poveri, un luogo in cui, chiunque, potesse comprendere attraverso l’arte il significato della parola di Dio, i contenuti spirituali della letteratura sacra. La Basilica di Santa Maria Maggiore, definita “Cappella votiva della città”,  è formata da un insieme di stili e d’arti eterogenee, dei periodi compresi fra il XII e il XIX secolo, dove, temi religiosi convivono con presenze di matrice pagana o laica. In questa chiesa tutto ciò che vedete ha una funzione didattica, tutte le immagini e tutti i capolavori artistici hanno lo scopo di stimolare il visitatore a ricercare in quella dimensione spirituale che dimora in ognuno di noi. La storia racconta che, nel 1133, una forte siccità colpì le terre bergamasche e che a questa seguì una carestia e la peste. La popolazione di Bergamo, stremata, invocò l’aiuto della Maria Vergine e promise la costruzione di una bellissima chiesa in segno di ringraziamento. Nel 1137, davanti al vescovo Gregorio e a tutta la cittadinanza, fu posata la prima pietra della Basilica di Santa Maria Maggiore. Mentre l’esterno della chiesa ha conservato l’originale architettura romanica, l’interno ha subito, nel tempo, notevoli cambiamenti: la Basilica ha un tiburio ottagonale e pianta a croce greca arricchita, in origine, da 5 absidi: una grande centrale e quattro piccole ai lati del transetto. Nel 1472 però l’absidiola di nord-ovest fu abbattuta per ordine di Bartolomeo Colleoni, che in quel luogo fece costruire la propria cappella funeraria. La CAPPELLA DEL VOTO, fu la prima ad essere interessata dai lavori decorativi che mutarono radicalmente l’interno della chiesa a partire dalla prima metà del Cinquecento. Dall’austero stile Romanico, si passò all’ornamentale Barocco, che, oggi ammiriamo. La Cappella ospita La Madonna col Bambino, San Rocco e San Sebastiano, un pala d’altare del 1584 opera di Gian Paolo Lolmo. Il quadro fu commissionato, dal Consiglio della Misericordia, per rispettare il solenne voto popolare. La Vergine, con in braccio il Bambino Gesù, appare seduta all’interno di un’aura luminosa, tra nubi abitate da cherubini.In basso San Rocco e San Sebastiano supplicano la Vergine di guarire i fedeli dalla peste. Per concludere la sua opera, Gian Paolo Lolmo, dipinse sullo sfondo il profilo della città protetta dalle mura venete.

giovedì 5 settembre 2019

Perugia capoluogo dell’omonima provincia della regione Umbria. La BASILICA DI SAN DOMENICO Piazza Giordano Bruno.

Perugia capoluogo dell’omonima provincia della regione Umbria. La BASILICA DI SAN DOMENICO Piazza Giordano Bruno. Fondata nel 1304 e ampiamente ricostruita su disegno di Maderno nel XVII secolo, è la più grande struttura religiosa di tutta l'Umbria. Autentico capolavoro della scultura del XIV secolo, conservato nella basilica, è il monumento funebre a Benedetto XI. Di notevole pregio è anche il coro ligneo della fine del XV secolo e la vetrata absidale del 1411, la seconda in Italia per grandezza (m 22x8) dopo quella del duomo di Milano. Sopra le volte e sotto le due falde del tetto sussistono le singolari "soffitte di S. Domenico", ampi vani di risulta della ricostruzione Seicentesca, ricche di suggestioni e reperti della originaria struttura gotica, con accesso diretto al poderoso campanile (XVI sec) con vista panoramica estesa dalla Romagna all'Abruzzo, dalle Marche alla Toscana.

mercoledì 4 settembre 2019


Gaiole in Chianti, località Coltibuono, provincia di Siena, regione Toscana.  Badia di San Lorenzo. Si hanno notizie di una chiesa fin dal X secolo e precedentemente di un oratorio dedicato a San Lorenzo, ma i documenti ci attestano che l’abbazia che oggi vediamo è stata edificata nel 1037 e consacrata solo nel 1049. Costituisce una delle più significative testimonianze del romanico nel Chianti. Essa sorge in una zona strategicamente e politicamente importante, ai confini dei contadi di Firenze, Siena e Arezzo, in un’area dominata a lungo dalla potente consorteria feudale dei Firidolfi Ricasoli, i quali furono fondatori e patroni del monastero. L’edificio religioso, il cui nome in latino significa “buon raccolto”, viene donato a Giovanni Gualberto, monaco che dà vita al movimento dei Benedettini riformati di Vallombrosa, e sin dal 1095 viene inserito nei possedimenti dell’ordine Vallombrosano. Durante il XII secolo, l’abbazia si arricchisce costantemente grazie a lasciti e donazioni e giunge a controllare numerosi altri centri religiosi della zona. Dal 1239 passa sotto la protezione della repubblica di Firenze e nel 1488 viene data in commenda, insieme alla Badia a Passignano, al cardinale Giovanni de’ Medici, il futuro papa Leone X. L’edificio attuale ha una pianta a croce latina e si sviluppa su un’unica navata che termina nell’abside semicircolare. La copertura del tetto non presenta più le originali capriate a vista ma volte a botte, risalenti al XVIII secolo, epoca in cui l’abbazia viene notevolmente modificata. Sopra il transetto è eretta una singolare cupola ottagonale, che all’esterno appare racchiusa da una massiccia struttura cubica, tipo pagoda, accanto al possente campanile merlato dal carattere più militare che religioso. All’interno, sotto l’altare maggiore, sono conservati i resti del Beato Benedetto Ricasoli che, divenuto monaco, visse in realtà in un eremo detto “Castellaccio”, non lontano dalla badia. All’esterno l’edificio risulta privo di qualsiasi elemento scultoreo, come la maggior parte delle fabbriche vallombrosane. Sulla destra della chiesa si sviluppano gli ambienti anticamente adibiti a monastero. Nel 1810, al tempo delle soppressioni napoleoniche, la chiesa viene ridotta a parrocchia e l’intera struttura viene trasformata in villa-fattoria. Da quel momento si registrano numerosi passaggi di proprietà con vicende anche molto rocambolesche fino all’arrivo della famiglia Stucchi Prinetti, attuale proprietaria dei terreni, dell’azienda vinicola e dell’agriturismo Badia a Coltibuono. Da aprile a ottobre vengono organizzate visite guidate pomeridiane all’interno dell’ex monastero e della cantina, mentre la chiesa è aperta tutto l’anno per le funzioni domenicali e dei giorni festivi.

martedì 3 settembre 2019

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Chiesa dei santi Domenico e Sisto.

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Chiesa dei santi Domenico e Sisto. La chiesa dei Ss. Domenico e Sisto (papa Sisto II°, venne sorpreso nel cimitero, probabilmente quello di San Callisto, mentre insegnava la parola divina e fu decapitato con sei dei sette diaconi di Roma), situata in largo Angelicum ( prospetta sulla Via salita del Grillo), s'innalza con la sua ampia e caratteristica scalinata a due rampe, terminante in una terrazza ellittica, sull'area precedentemente occupata dalla chiesa di "S. Maria a Magnanapoli". La chiesa, dedicata al fondatore dell'Ordine dei Domenicani, S. Domenico, ed a papa S. Sisto II, fu costruita per volere di Pio V, insieme all'annesso convento, a seguito delle insistenti suppliche delle Suore Domenicane, desiderose di lasciare il monastero di S. Sisto situato in un luogo infestato dalla malaria. Finalmente nel 1575 le Suore si trasferirono in questa chiesa, anche se non ancora ultimata, denominata poi S. Sisto Nuovo perché sostitutiva dell'abbandonata chiesa a sua volta detta S. Sisto Vecchio. Gli artefici di quest'opera furono Giacomo Della Porta, Nicola Torriani, Orazio Torriani e Vincenzo Della Greca, che terminò la facciata nel 1655. Questa, divisa in due ordini e spartita da lesene, presenta un bel portale, inquadrato da due colonne e due lesene che sorreggono un timpano spezzato, al centro del quale vi è posta un'Immagine della Madonna. Sull'architrave del portale, invece, vi è posto lo stemma dei Domenicani: un cane con una torcia accesa tra i denti. Il cane rappresenta la fedeltà al messaggio evangelico dei Domenicani, mentre la fiaccola simboleggia la diffusione della Parola di Dio tra i fedeli e gli infedeli. Il cane, inoltre, è il simbolo per eccellenza dei Domenicani perché essi vennero soprannominati, con un gioco di parole, "Domini canes", ovvero i "cani del Signore", probabilmente per l'ardore dimostrato, nel corso della loro storia, nel difendere il Messaggio di Dio, "azzannando" gli eretici. Un bel finestrone centrale nell'ordine superiore e quattro nicchie con le statue di S. Domenico, S. Sisto, S. Tommaso d'Aquino e S. Pietro completano la facciata, conclusa da un grande timpano triangolare sormontato da una croce e da una serie di candelabri marmorei. Lavori di ampliamento e di restauro dell'intero complesso furono effettuati durante i pontificati di Gregorio XIII, Urbano VIII ed Innocenzo X. Nel 1870 lo Stato Italiano confiscò parte del convento e lo destinò inizialmente a sede della Corte dei Conti e poi del Fondo per il Culto. Nel 1928 il Governo Italiano autorizzò il Collegio S. Tommaso d'Aquino ad acquistare l'ex Convento dei Ss. Domenico e Sisto, nel quale, dopo opportuni restauri ed ampliamenti ad opera dell'architetto Tullio Passarelli, si insediò, nel 1932, il Pontificio Collegio dell'Angelicum, proveniente dalla sede originaria presso S. Maria sopra Minerva.

lunedì 2 settembre 2019


Torino, capoluogo di provincia del Piemonte. Il SANTUARIO DELLA CONSOLATA  o secondo la denominazione ufficiale, Chiesa di Santa Maria della Consolazione, è una basilica cattolica ubicata a ridosso della via omonima ed è uno dei luoghi di culto più antichi di Torino. Dedicato a Maria, invocata con il titolo di "Consolatrice" è considerata il più importante santuario della città e dell'Arcidiocesi di Torino, oltre che un vero capolavoro del barocco piemontese. Alla sua costruzione si dedicarono i più illustri nomi dell'architettura, quali Guarino Guarini, Filippo Juvarra e Carlo Ceppi. Il santuario fu anche abituale luogo di preghiera di numerosi santi sociali piemontesi e ha la dignità di Basilica minore.

domenica 1 settembre 2019


Orvieto, provincia di Terni, regione Umbria. DUOMO. La cattedrale di Santa Maria Assunta è il principale luogo di culto cattolico di Orvieto, in provincia di Terni, chiesa madre della diocesi di Orvieto-Todi e capolavoro dell'architettura gotica dell'Italia Centrale. Nel gennaio del 1889 papa Leone XIII l'ha elevata alla dignità di basilica minore. La costruzione della chiesa fu avviata nel 1290 per volontà di papa Niccolò IV, allo scopo di dare degna collocazione al Corporale del miracolo di Bolsena. Disegnato in stile romanico da un artista sconosciuto (probabilmente Arnolfo di Cambio), in principio la direzione dei lavori fu affidata a fra Bevignate da Perugia a cui succedette ben presto, prima della fine del secolo, Giovanni di Uguccione, che introdusse le prime forme gotiche. Ai primi anni del Trecento lo scultore e architetto senese Lorenzo Maitani assunse il ruolo di capomastro dell'opera. Questi ampliò in forme gotiche l'abside e il transetto e determinò, pur non terminandola, l'aspetto della facciata che vediamo ancora oggi. Alla morte del Maitani, avvenuta nel 1330, i lavori erano tutt'altro che conclusi. Il ruolo di capomastro venne assunto da vari architetti-scultori che si succedettero nel corso degli anni, spesso per brevi periodi. Nel 1350-1356 venne costruita la Cappella del Corporale. Nel 1408-1444 venne costruita la Cappella di San Brizio, affrescata però solo più tardi (1447-1504). Anche i lavori della facciata si protrassero negli anni, fino ad essere completati solo nella seconda metà del 1500 da Ippolito Scalza, che costruì 3 delle 4 guglie della facciata. Il Duomo è da sempre intitolato alla Madonna Assunta, ed è provvisto di cinque campane rinascimentali in tonalità di Mi bemolle.