Bologna, capoluogo della regione
Emilia e Romagna. LE DUE TORRI (simbolo della città), entrambe pendenti, sono situate
all'incrocio tra le vie che portavano alle cinque porte dell'antica cerchia di
mura "dei torresotti". La più pendente delle due torri, la Garisenda,
fu citata più volte da Dante, nella Divina Commedia e nelle Rime, a riprova del
suo soggiorno a Bologna. Le due torri furono oggetto della omonima poesia di
Giosuè Carducci contenuta nelle Odi barbare. I nomi di Asinelli (la maggiore) e Garisenda (la minore) derivano dalle
famiglie a cui tradizionalmente se ne attribuisce la costruzione, fra il 1109
ed il 1119. In realtà la scarsezza di documenti risalenti ad epoche così remote
rende meno certa l'origine delle torri: per quello che riguarda la famiglia
degli Asinelli, ad esempio, vengono citati in associazione alla famosa torre
per la prima volta solo nel 1185, quasi settant'anni dopo la data presunta di
costruzione. Si ritiene
che l'Asinelli inizialmente fosse molto più alta (i muri in cima sono di uno
spessore che permetterebbe l'innalzamento di altri 20-25 metri) la sommità che
vediamo oggi è dovuta a un rifacimento di epoca Bentivogliesca (1488) che la
ridusse agli attuali 97,2 m (con uno strapiombo di 2,2 m). Il Comune ne divenne
il proprietario nel XIV secolo e la utilizzò come prigione e fortilizio. Negli
stessi anni intorno alla torre fu realizzata una costruzione in legno, posta a
trenta metri da terra e unita con una passerella aerea (distrutta da un
incendio nel 1398) alla Garisenda. Si dice che la costruzione fosse voluta da
Giovanni Visconti, Duca di Milano, per tenere meglio d'occhio il turbolento
Mercato di Mezzo (oggi via Rizzoli) e poter sedare per tempo eventuali rivolte.
All'epoca i Visconti avevano preso il potere in Bologna in seguito alla
decadenza della Signoria dei Pepoli, e quindi erano invisi alla popolazione.
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