Centro storico di Ravenna, capoluogo dell'omonima provincia in
Emilia Romagna. Dopo gli Etruschi sono gli Umbri (IV e V sec. a.C.) a
stanziarsi in territorio ravennate. Verso il 350 a.C. gli Umbri soccombono ai
Celti. Questi ultimi lasciano un’impronta importante ma devono capitolare di
fronte all’emergente potenza romana. Con la supremazia romana, tra l’età di
Cesare e quella di Augusto, Ravenna si cinge di mura e si arricchisce di
costruzioni pubbliche e private. Avanti il 14 d.C. Ottaviano Augusto
inaugura il porto militare (Classis),
base per la flotta che controllerà l’Adriatico e l’Oriente. In questo periodo
Claudio erige Port’Aurea (43 d.C) e Traiano (98-117) il primo acquedotto di
Ravenna. Con l’avvento del Cristianesimo, Ravenna accoglie e diffonde il
Messaggio proveniente da Roma e dall’Oriente grazie all’opera evangelizzatrice
di Sant’Apollinare (santo patrono della città). Nel 402 Onorio trasferisce la
capitale dell’Impero Romano d’Occidente a Ravenna. È Galla Placidia, sorella di
Onorio, a comandare in una città che s’illumina della personalità religiosa e
culturale del vescovo di Ravenna, San Pier Crisologo. Lo splendore edilizio
continua: sorgono San Giovanni Evangelista, la chiesa di Santa Croce e il
Mausoleo di Galla Placidia. La storia di Ravenna segue quella di un Impero che
scricchiola sotto il peso delle invasioni barbariche. Dai barbari a Giustiniano
476 d.C.: Romolo Augustolo, ultimo imperatore d’Occidente, è deposto da
Odoacre. Pochi anni dopo, lo stesso Odoacre capitola al re goto Teoderico, che diffonde
il culto ariano. Il dominio goto continua fino al 540, quando l’esercito
romano-bizantino inviato da Giustiniano entra a Ravenna. Con Giustiniano, che
sognava l’unione di Occidente latino e Oriente greco in un sistema politico e
religioso di pace, Ravenna vive un’epoca di massimo splendore. Un’età legata
all’episcopato di Massimiano, il Vescovo di Ravenna che nel 547 consacra San
Vitale e nel 549 S. Apollinare in Classe. Il fascino di quest’epoca trova
massima espressione nella “cattedra d’avorio”, che oggi troneggia nel palazzo
arcivescovile. È monumento ortodosso cattolico costruito durante il regno di
Teoderico. I mosaici sono di grande suggestione storico-teologica: la
glorificazione di Cristo dominante è un chiaro elemento antiariano, mentre i martiri
rappresentati sono una chiara affermazione dell’ortodossia cattolica. Alla
morte di Giustiniano, con la calata dei Longobardi in Italia, Ravenna diventa
Esarcato, stato bizantino governato dall’esarca. L’”insula esarcale” resisterà
a lungo all’invasione longobarda, rimanendo l’unico punto della penisola retto
da leggi e costumi di derivazione romana. È in questo periodo che la chiesa
Ravennate diffonde il cristianesimo nelle campagne con l’istituzione delle
pievi. La storia dell’Esarcato termina nel 751 con la conquista longobarda, cui
segue quella franca: sarà proprio Pipino re dei Franchi a cedere la Romagna
(donazione contestata da vari storici) al Pontefice Stefano II. Con la nascita
dell’istituzione comunale, la signoria di Ravenna è contesa tra le famiglie
Ubertini, Dusdei, Anastagi e Traversari. Saranno questi ultimi ad affermarsi,
prima della calata di Federico II. Dal XIII secolo alla guida di Ravenna arriva
la celebre famiglia Da Polenta, che ospiterà Dante fino alla sua morte
(1318-1321). Nel 1440 la flotta veneta occupa Ravenna: il dominio veneziano
durerà fino al 1509 e lascerà come grande testimonianza edile la Rocca
Brancaleone. Successivamente, la sovranità dei papi su Ravenna si conserva fino
alla rivoluzione francese. Dal 1797 Ravenna passa ai Francesi fino al 1815, in
cui viene restaurato il governo pontificio. Nel 1849 Ravenna accoglie Garibaldi
e Anita in fuga da Roma. Insorta nel 1859 Ravenna proclama l’annessione al
Regno del Piemonte nel marzo 1860.
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