La Torre di
Maurizio, restituita alla fruizione il 29 ottobre 2011 come punto
d'informazione sul Duomo e sul MODO (Sistema museale dell'Opera del Duomo di
Orvieto), è a ragione luogo simbolo di Orvieto e vanto degli orvietani. Il suo
meccanismo a orologeria infatti, formato da un congegno segnatempo e da un
automa che, ad esso connesso da un perno, si volta sul fianco e batte il tempo
a ogni ora, presenta il più antico automa battitore documentato ancora oggi
esistente e funzionante. La sua storia è strettamente legata a quella del
Duomo, e se nell'immaginario cittadino e non solo "il Maurizio" è
stato assimilato al barbuto omino che percuote il maglio, la definizione non ha
in realtà nulla a che fare con il simpatico battitore. Si tratta infatti di
un'alterazione in chiave popolare della parola latina "muricium", che
definiva una costruzione in muratura e, per estensione, un cantiere. E proprio
a servizio del cantiere della cattedrale fu costruito questo "ariologium
de muricio", per volontà dell'Opera del Duomo tra il 1347 e il 1348.
Significativo che vi si provvedesse, con grande attivismo e spirito di rivalsa,
proprio negli anni della peste nera che stava sconvolgendo l'Europa, quasi a
voler sottolineare, anche in condizioni difficili, l'umano bisogno di futuro e
di progettualità. La finalità era duplice: da un lato la meraviglia
dell'ornamento, dall'altro l'utilità, perché l'orologio doveva scandire
regolarmente i turni quotidiani di lavoro dei molti operai della cattedrale.
Una funzione che oggi appare scontata, ma che costituiva invece una vera e
propria rivoluzione nella concezione medievale del tempo, fino ad allora
approssimativa. In un cantiere, invece, dovendo pagare gli operai su una base
omogenea di riferimento, le ore dovevano essere uguali per tutti e, in
aggiunta, insieme alle presenze andavano registrati anche gli eventuali
ritardi: compito, quest'ultimo, che veniva svolto, insieme alla liquidazione
settimanale degli stipendi, dal Camerario dell'Opera del Duomo.
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