Castroreale,
provincia di Messina, regione Sicilia. LA CHIESA DI S. MARIA DEGLI ANGELI, via
Guglielmo Siracusa, è
stata edificata nel 1566 dal castrense Mons. Ottaviano Preconio, arcivescovo di
Palermo. Accanto alla chiesa fu costruito un monastero di suore di clausura che
osservavano la regola di Santa Chiara. Il monastero sorse nel cuore del
quartiere ebraico, probabilmente utilizzando edifici appartenuti alla comunità
ebraica, quali la sinagoga. Nel 1860 la chiesa fu restaurata ed abbellita con
stucchi. Sull’altare maggiore si trovava ancora oggi la tela con: la “Madonna
degli Angeli fra i SS. Francesco e Chiara” del sec. XVII. In seguito alle leggi
del 1866 la Chiesa e il Monastero furono incamerati dal Demanio e
successivamente, agli inizi del 1900, ceduti alle suore del Buon Pastore che
rimasero per pochi anni. Nel XX sec. l’edificio del Monastero fu adibito ad usi
scolastici, dopo aver subito trasformazioni quali la distruzione del chiostro e
del portale quattrocentesco. Negli anni ‘70 si pensò di istituire una
Pinacoteca castrense e si scelse come sede questa Chiesa, per la sua ubicazione
centrale e per il suo migliore stato di conservazione. Ma il terremoto del 1978
trasformò l’edificio in deposito per le molte opere provenienti dalle chiese
danneggiate o distrutte. Solo dopo l’apertura del Museo Civico nei locali
dell’ex Oratorio dei PP. Filippini, la chiesa S. Maria degli Angeli potè essere
adibita a Pinacoteca consentendo l’esposizione di numerose opere. In seguito
alla ristrutturazione di alcune chiese, molte di queste opere sono state
restituite al culto. Dal 20 agosto 2005 la chiesa è stata adibita a “Museo
Parrocchiale degli Arredi Sacri”.
sabato 30 settembre 2017
Bologna, capoluogo della regione Emilia e Romagna. BASILICA SAN GIACOMO MAGGIORE ( Piazza Gioacchino Rossini).
Bologna, capoluogo della regione
Emilia e Romagna. BASILICA SAN GIACOMO MAGGIORE ( Piazza Gioacchino Rossini) è una basilica della città di
Bologna. Fu fondata nel 1267 come chiesa dell'ordine degli Agostiniani. Al suo
interno si trova la cappella Bentivoglio, splendida architettura di metà
Quattrocento, ricca di opere d'arte rinascimentale. Già dal 1247 la comunità di
eremiti del beato Giovanni Bono da Mantova, detti Giamboniti, si era stabilita
a ridosso delle mura di Bologna lungo il corso del Savena, dove fondarono il
loro monastero e la chiesa dedicata a San Giacomo. Gli eremiti di San Giacomo
di Savena vennero a far parte del nuovo grande organismo detto "Ordine
Eremitano di Sant'Agostino", voluto nel 1256 da papa Alessandro IV, il cui
primo generale fu Lanfranco Settala da Milano, giambonita proveniente dalla
comunità bolognese. La
facciata, é la parte più antica di San Giacomo, a due spioventi, con slanciate
proporzioni tardo-romaniche. Gli ornati in pietra d'Istria sulle finestre
ogivali, di gusto veneziano, furono eseguiti da maestri lombardi nel 1295[1].
Forse ai primi del Trecento furono aggiunte in facciata le quattro celle
sepolcrali archiacute, di poco successive a quelle sotto il portico, e il
protiro originale fu modificato riadattando i leoni stilofori che
originariamente erano rivolti verso l'esterno. Sulla destra, l'entrata
dell'antico convento, ora Conservatorio "G. B. Martini", e la tomba
cinquecentesca di Annibale Coltelli. L'interno della basilica, é arioso e
imponente nel suo assetto rinascimentale, con sovrastrutture barocche. Le
grandi volte a vela recano gli affreschi con i Santi Nicola da Tolentino,
Agostino e Giacomo Maggiore, eseguiti nel 1495 dalla bottega del Francia e del
Costa.
venerdì 29 settembre 2017
Gravina, provincia di Catania regione Sicilia. CHIESA DI SAN PAOLO.
Gravina, provincia di Catania regione Sicilia. CHIESA DI SAN
PAOLO. Facciata piana
contenuta in larghezza ma caratterizzata da un accentuato verticalismo, cui
fanno da organico pendent i due contigui lati della fabbrica, che si
percepiscono come sua simmetrica dilatazione ed entro i quali si aprono
specularmente gli ingressi. Spazio costruito a sensibile sviluppo
longitudinale. Volumetria prismatica esagonale. Discosto dalla fabbrica e alla
sua destra si erge nell’antistante piazza il campanile. La pianta è a schema planimetrico ad aula unica in forma di
esagono irregolare e presbiterio rialzato. Le Coperture sono realizzate con un
parabolide iperbolico in cemento solo coibentato si gonfia in guisa di rombo
sullo spazio chiesastico, impennandosi verso l'alto nei due vertici attestati
sulla diagonale maggiore (più alto quello presbiteriale) ed inarcandosi verso
il basso nei due vertici restanti. Attraverso, due gradini di accesso al sagrato e quattro
di accesso ai portali d'ingresso laterali in lastre di pietra lavica, si accede
alla chiesa. I pavimenti e pavimentazioni sono realizzati con lastre di marmo:
grigio chiaro venato nell'aula, con due interposte fasce di marmo grigio scuro
a segnalazione della corsia centrale; grigio scuro venato nell'area
presbiteriale. Lastre di pietra lavica sul sagrato. L’impianto strutturale è
realizzato in cemento armato. Il campanile è realizzato con una struttura in
ferro a base triangolare, articolata in guisa di alto traliccio con copertura a
scudo esagonale immediatamente al di sopra della campana più alta.
giovedì 28 settembre 2017
Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia.
Catania capoluogo di provincia
della regione Sicilia. CASTELLO URSINO ( Il Castello Svevo di Catania) Piazza
Federico di Svevia. Come una
roccaforte di pietra, il Castello Ursino sorge in Piazza Federico di
Svevia a Catania. La costruzione voluta dell’imperatore Federico II. di Svevia,
venne eretta tra il 1239 ed il 1250, per opera dell’architetto militare
Riccardo da Lentini e venne costruita sulle fondamenta di una fortezza
normanna. L'imperatore aveva pensato il maniero all'interno di un più complesso
sistema difensivo costiero della Sicilia orientale. La
pianta e l’architettura sono molto simili alle altre fortezze federiciane, come
per esempio il Castello Maniace ed il castello ad Augusta. Il grandioso
edificio fu sede di re e di parlamenti. Fu dotato anche di un imponente fossato
e ponte levatoio. Probabilmente il nome di "Ursino" dato al castello
deriverebbe da Castrum Sinus ovvero il "castello del golfo". Originariamente, il Castello Ursino si trovava
direttamente sul mare ma dopo l'eruzione dell'Etna nel 1669, la lava risparmiò
in effetti il castello, scorrendo tutt’intorno, ma allontanò la linea costiera
ad est di parecchie centinaia di metri. I terremoti del 1693 e del 1818 lo
resero inabitabile. I restauri eseguiti dopo il 1837, ne isolarono il mastio e
diedero nel complesso l’aspetto originario.
mercoledì 27 settembre 2017
Acireale, provincia di Catania, regione Sicilia.
Acireale, provincia
di Catania, regione Sicilia. La BASILICA
DEI SANTI PIETRO E PAOLO fu costruita nel 1550 e ricostruita nel 1608. Ha
un prospetto barocco, progettato da Vasta nel 1741. Il campanile è del XIX
secolo; un secondo campanile, pur se progettato non venne mai realizzato.
L'interno, a navata unica, fu ristrutturato dopo il terremoto del 1818. Vi si
trovano alcune tele del Vasta, di Giacinto Platania ed una statua del Cristo
alla Colonna, di autore ignoto, molto venerata in città e tradizionalmente
portata in processione ogni 70 anni. Nel giugno del 1933 papa Pio XI l'ha elevata
alla dignità di basilica minore.
martedì 26 settembre 2017
Aci Bonaccorsi, provincia di Catania, regione Sicilia.
Aci Bonaccorsi, provincia di Catania, regione Sicilia. La costruzione della CHIESA MADRE, Parrocchia S. Maria Dell'Indirizzo. La Chiesa Madre, che risale al 1500, è dedicata alla Madonna dell'Indirizzo (o Santa Maria dell'Itria). L'esterno della chiesa è preceduto da una scalinata, pregevole il portale in pietra lavica nella facciata laterale con rilievi ornamentali. Nel campanile è alloggiata la campana grande (il campanone) costruita nel 1817. L’interno della Matrice è a tre navate, impreziosite da eleganti decorazioni. Al suo interno possiamo ammirare opere di elevato pregio artistico, quali la seicentesca tela della “Lapidazione di Santo Stefano”, il Patrono della Comunità, attribuito alla scuola di Giacinto Platania (sec. XVII), la cinquecentesca Statua di Santo Stefano Protomartire, un bellissimo organo a canne. Merita una speciale menzione ancora un quadro, forse fra i cimeli più interessanti del Paese, esposto nella Sagrestia, raffigurante una pregevole "Annunciazione", dipinta nel 1793 dal pittore Vincenzo Sciuto, del vicino Aci S. Antonio, il cui recente restauro, infatti, ha portato alla luce una scritta (contenuta nel cartiglio ma cancellata ad arte, a suo tempo) che testimonia l'appartenenza ad Aci Bonaccorsi, e quindi un'estensione più ampia del suo territorio, di un'altra chiesa, dedicata proprio all'Annunziata, sempre ubicata sul ciglio del torrente, al vecchio confine con il Comune di Viagrande, oggetto di grandi dispute tra i due Comuni sul finire del XVIII secolo. Tra le varie statue conservate nella Matrice la più antica e venerata è quella del Protomartire. Negli ultimi anni del sec. XVI, in zona "strategicamente" centrale ai sub-quartieri, dava al Paese l'assetto definitivo e l'aspetto conservato pressappoco fino a oggi. Il nome di "quartiere" riscontrato nei "riveli" si deve alla struttura particolare della città di Jaci di cui "Bonaccorsi" era una delle tante componenti. Il nome "Bonaccursu" dato al Paese, malgrado la maggiore diffusione del cognome "Vattiatu" (da cui "Battiati", denominazione di uno dei più antichi sub-quartieri, come abbiamo scritto, che risponderebbe al significato di "battezzati"), si deve all'importanza e conseguente notorietà "fuori paese" assunta da alcune persone socialmente di spicco, di cognome "Bonaccorso". Come l'autonomia parrocchiale si fa risalire all'epoca della costruzione (1589) della Matrice (in precedenza la Parrocchia dipendeva dal Santuario di Valverde), così si ha pure una data per l'autonomia comunale. È bene, però, ricordare che entrambe le date vanno intese come "verità" approssimative. È del 1652, infatti, un documento che rende nota l'esecutorietà di un altro documento emanato dalla corte spagnola, l'anno precedente, a favore di un Giorgio Esquerra De Roxas, inteso a nominarlo "Marchese di Bonaccorsi". Alla morte di costui, che era stato secondo marito di Donna Francesca Grimaldi, vedova di Don Nicolò Diana, barone di Cefalà (Cefalà Diana, Palermo) e di Jaci, subentrava il figlio del primo marito di Donna Francesca, Guglielmo Diana. Nel 1672, succedendo come nuovi signori di Jaci i Campofiorito ai Diana, il "Marchesato di Bonaccorsi" rimase quale titolo onorifico alla famiglia Diana, anche se la "Terra dei Bonaccorsi" continuò ad essere una delle componenti dello "Stato" feudale di Jaci.
lunedì 25 settembre 2017
Acicatena, provincia di Catania, regione Sicilia. SANTUARIO CHIESA COLLEGIATA DI SANTA MARIA LA CATENA.
Acicatena, provincia
di Catania, regione Sicilia. SANTUARIO CHIESA COLLEGIATA DI SANTA MARIA LA
CATENA. È il maggior tempio di Aci
Catena, e si impone alla ammirazione perché possiede "tre cose"
veramente belle: una Madonna, una cupola, una campana. Il suo frontone esterno
reca la scritta "BEATAE MARIAE VIRGINI A CATENA ", che sintetizza la
storia del culto della Madonna nella nostra Città che di Essa porta il nome. L'interno della chiesa è a tre navate, a
croce latina; elegante è l'architettura dell'abside, del transetto, della
cupola e delle due cappelle laterali, del SS.mo Sacramento e della Madonna. L'abside
si orna di un artistico coro ligneo nelle cui pareti laterali si ammirano due
affreschi di discreta fattura raffiguranti Il Miracolo della liberazione dei
tre condannati palermitani e il terremoto del 1693. Sul tetto dell'abside si
ammira un bellissimo affresco raffigurante la gloria di Maria SS. Assunta in
cielo: questo particolare è assai significativo in quanto ci dice come il
popolo, unitamente al clero locale, abbia voluto definitivamente trasferire la
solennità della festa, che in un tempo remoto ricorreva nel mese di Maggio, al
15 Agosto di ogni anno, abbinandola così alla festa dell'Assunta. Il 15 agosto,
Festa estiva in onore della Madonna della Catena, Patrona della città. Il
simulacro della Madonna, arricchito da numerosi monili d'oro, donati nel corso
degli anni per grazie ricevute, sul fercolo viene condotto in processione dai
devoti, per le vie della città. I momenti più importanti della festa sono
l'arrivo dei pellegrini, provenienti da molti paesi etnei (principalmente
Misterbianco e Acitrezza) durante tutta la notte tra il 14 e il 15 agosto; in
mattinata l'emozionante svelata del Taumaturgo Simulacro della Santa Patrona
tra le lacrime e le acclamazioni dei devoti; tradizionale è la suggestiva
"Trasuta o chianu" (Ingresso in piazza di corsa) del fercolo con la
Madonna; tra lo sventolio dei fazzoletti, un colorato e nutrito spettacolo
pirotecnico, conclude la giornata di festa. Forte devozione e fede si
intrecciano al folklore siciliano.
domenica 24 settembre 2017
Venosa, in provincia di Potenza, regione Basilicata. Il Castello ducale del Balzo(XV secolo).
Venosa, in provincia
di Potenza, regione Basilicata. Il Castello ducale del Balzo(XV secolo). Nel punto dove è posto il maniero,
vi era in precedenza l’antica Cattedrale dedicata a S. Felice, il Santo che,
secondo la tradizione, subì il martirio a Venosa all’epoca dell’Imperatore
Diocleziano. L’antica Cattedrale fu abbattuta per far posto alla fortificazione
quando, nel 1443, Venosa venne portata in dote da Maria Donata Orsini, figlia
di Gabriele Orsini principe di Taranto, a Pirro del Balzo, figlio di Francesco
duca di Andria. I lavori di costruzione del Castello, incominciati nella
seconda metà del XV secolo, proseguirono per alcuni decenni. L’aspetto
originario era ben lontano da quello odierno: si presentava, infatti, come una
fortificazione a pianta quadrata, difesa da una cinta muraria dello spessore di
3 metri, con torri cilindriche angolari, privo degli stessi bastioni che furono
completati nella metà del secolo successivo. Nato come postazione difensiva,
successivamente, con i Gesualdo divenne dimora del feudatario. Passato ai
Ludovisi come bene del feudo, esso venne completamente abbandonato, e la
violenza delle scosse sismiche che ripetutamente si abbatterono nel corso di
tutto il Seicento ne minarono la struttura e la funzionalità. Alla
ricostruzione dell’antico maniero, con l’aggiunta di parti più adatte ai tempi,
come l’elegante loggiato al piano nobile, provvidero i Caracciolo (successori
nel feudo ai Ludovisi) nell’intento di riaffermare il potere signorile sulla
città sempre più lontana dai vasti del glorioso passato. L’ingresso originario
non era quello attuale, esso si apriva sul lato nord - est, ed era munito di
ponte levatoio. Attualmente, all’inizio del ponte di accesso, vi sono due teste
di leone provenienti dalle rovine romane: elemento ornamentale tipico e
ricorrente in una città che nel passato ha fatto largo uso di materiale di
spoglio. All’interno del Castello, nel cortile si affaccia il loggiato a
pilastri ottagonali del secolo XVI.
sabato 23 settembre 2017
Viagrande, provincia di Catania, regione Sicilia.
Viagrande, provincia
di Catania, regione Sicilia. La CHIESA
più importante è dedicata alla Madonna
dell'Idria ( chiesa madre, Piazza san Mauro), anche se popolarmente viene
chiamata "A Chiesa 'i Santu Mauru", in quanto le reliquie del santo
sono custodite al suo interno. La seconda chiesa in ordine di importanza è
quella del Borgo Viscalori (in Siciliano "u quatteri 'e viscalori"),
dedicata a San Biagio. Nel corso degli anni questo quartiere o borgo ha perso
la sua connotazione tradizionale diventando zona residenziale di cittadini
prevalentemente catanesi che hanno scelto di portare la loro dimora fuori dal
caos dell'area metropolitana catanese. La Chiesa Madre, dedicata alla Madonna dell'Idria, costruita nei primi
anni del '700, domina il centro cittadino e chiude a nord la scena di Piazza
San Mauro. L'imponente struttura si affaccia sul sagrato in acciottolato lavico
intarsiato in travertino. La facciata principale, orientata a Sud, è ripartita
in tre grandi settori, definiti da quattro lesene in pietra lavica, in ognuno
dei quali è racchiuso un portale che traccia la struttura interna a tre navate,
di tipo basicale. La facciata si chiude in alto con un cornicione sempre in
pietra lavica dal quale spiccano il campanile realizzato nei primi decenni del
'900 su disegno dell'Architetto Fichera, e l'ampia cupola edificata nel 1860 su
base ottagonale. L'interno offre al visitatore altari di pregio ed un gradevole
coro ligneo del '700. Nella chiesa Madre si conservano le reliquie di San Mauro
Abate, patrono di Viagrande, la cui festa è celebrata ogni 15 gennaio.
venerdì 22 settembre 2017
Asti, capoluogo dell’omonima provincia della regione Piemonte. ISTITUTO DI S. GIUSEPPE DEGLI OBLATI.
Asti, capoluogo
dell’omonima provincia della regione Piemonte. ISTITUTO DI S. GIUSEPPE DEGLI
OBLATI. Il Santuario di San Giuseppe è stato eretto presso la Casa Madre
della Congregazione degli Oblati di San Giuseppe in Asti, sul posto dell'antica
e ormai fatiscente chiesa-teatro di Sant'Agnese, risalente ancora al monastero
delle Clarisse, presenti in città fin dal 1600 circa. L'architetto è stato il sacerdote Mons.
Alessandro Thea, canonico della cattedrale di Acqui, che cominciò la
progettazione nel 1927. L'edificio in stile romanico, ha 40 colonne di cui 16
centrali e 24 esterne. La Torre Campanaria, unica, centrale sulla facciata, ha
12 campane. Il 19 marzo 1931 sulla
facciata del nuovo Santuario, ancora in fase di costruzione, fu collocata una
monumentale statua di San Giuseppe, alta 3,6 metri, opera dello scultore
gardenese Emilio Demetz. La Consacrazione e l'inaugurazione del Santuario
avvenne la domenica del 12 luglio 1931 da Mons. Luigi Spandre, Vescovo di Asti.
L'Imponente organo "Gandini" fu costruito nel 1905 ancora per la
vecchia chiesa e poi sistemato nel nuovo Santuario. Nel 1944, per il primo
centenario della nascita di San Giuseppe Marello, avvenne la consacrazione
dell'altare maggiore e del mosaico cosmatesco del pavimento, dedicato a San
Giuseppe. La splendida pala dell'altare
è opera del pittore Piero Dalle Ceste (1912 - 1974) e i quadri dei due corretti
laterali - 1989 - sono opera di Franco Verri. Le decorazioni della chiesa sono
invece di A. Laiolo. Nella cappella centrale di sinistra sono venerate le
spoglie del fondatore degli Oblati di San Giuseppe, il Santo Marello. Il grande
affresco di fondo è di Angelo Bogani. Il
Santuario è molto frequentato e accogli gruppi di pellegrini. Gli Oblati di San
Giuseppe (in latino Congregatio Oblatorum S. Ioseph, Astae Pompejae) sono un
istituto religioso maschile di diritto pontificio: i membri di questa
congregazione clericale, detti popolarmente Giuseppini d'Asti, pospongono al
loro nome la sigla O.S.I. La congregazione fu fondata da San Giuseppe Marello
(1846-1895) sacerdote italiano della diocesi di Asti, successivamente vescovo
di Acqui. I primi quattro aspiranti vennero riuniti ad Asti il 14 marzo 1878 e
il 19 marzo 1879 presero l'abito religioso. Le prime regole, scritte nel 1892
vivente il fondatore, affermano che "i membri della congregazione fanno
vita comune e si devono soccorrere nei bisogni spirituali e temporali. Hanno
per scopo l'educazione cristiana della gioventù". Giacinto Arcangeli,
vescovo di Asti il 18 marzo 1901 autorizzò i membri del sodalizio a emettere i
voti religiosi.
giovedì 21 settembre 2017
Vizzini, provincia di Catania, regione Sicilia. Chiesa di Sant’Agata.
Vizzini, provincia di Catania,
regione Sicilia. Chiesa di Sant’Agata. Fu
fondata nel 1390 ma venne ricostruita
dopo il terremoto del 1693 ed il prospetto a due campanili è un’aggiuntiva opera
realizzata da un capomastro vizzinese. L’interno del XVIII sec. è a 3 navate,
abbiamo una pala d’altare del Bonino, un Crocifisso in stile bizantino e una
ricchissima cappella del sacramento in stile rococò. In quest’ultima il Verga
volle celebrato il matrimonio tra bianca Trao e Mastro don Gesualdo e si
conserva l’urna della confraternita a cui era affiliata bianca.
mercoledì 20 settembre 2017
Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. ANFITEATRO ROMANO.
Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. ANFITEATRO ROMANO. Al centro della cittadina di Catania, precisamente in Piazza Stesicoro, è conservato uno dei più grandi anfiteatri di età romana in Italia, inferiore solo all’anfiteatro Flavio di Roma (il Colosseo) e a quello di Verona. Secondo i calcoli degli archeologi poteva contenere ben 15.000 spettatori tra seduti e in piedi. Dal punto di vista costruttivo l’anfiteatro è formato da una cavea di 14 gradini divisi in tre ordini con podio e ambulacri (corridoi coperti) di accesso alle gradinate disposti su tre piani che corrispondevano ai due ordini di arcate esterne e all’attico. La sua grandezza permetteva la realizzazione di spettacoli di ogni genere. Qui infatti, ebbero luogo combattimenti di gladiatori, quelli di uomini contro animali feroci importati dall’Africa e dalle altre province dell’impero, e persino le battaglie navali. Infatti gli archeologi hanno ipotizzato che, grazie a dei meccanismi idraulici molto complessi, si riusciva a trasformare l’arena in una grande piscina e dar vita a sorprendenti spettacoli acquatici.
Costruito con pietra lavica, marmo e mattoni venne arricchito da una serie di decorazioni e di stucchi che dovevano conferirgli un tocco d’eleganza. Dalla tecnica costruttiva, utilizzata soprattutto nel periodo compreso fra l’età di Adriano e quella degli Antonini, si ipotizza che fu edificato intorno al II secolo a. C. Tra il 252 e il 253 d.c. venne parzialmente coperto dalla lava, a causa di un’eruzione dell’Etna ma non fu distrutto. Dopo la caduta dell’impero e l’arrivo degli Ostrogoti in Sicilia, l’imperatore Teodorico emanò un editto, dove consentiva di usufruire delle pietre dell’anfiteatro per la costruzione delle difese e delle mura cittadine. Si pensa sia stato usato anche per la costruzione della cattedrale di Sant’Agata e del castello Ursino di Federico II di Svevia.
Nel terremoto della Val Di Noto (1693) venne totalmente coperto e sarà grazie all’intervento del mecenate Ignazio Paternò Castello, principe di Biscari, che iniziarono gli scavi, ma vennero in seguito abbandonati. I lavori, per riportare alla luce l’anfiteatro, furono iniziati nel 1904, per volontà del sindaco De Felice che affidò l’impresa all’architetto Filadelfo Fichera, e si conclusero nella primavera del 1906. L’opera fu inaugurata ufficialmente sei mesi dopo e, nel 1907, fu visitata da re Vittorio Emanuele III che venne a Catania per inaugurare l’Esposizione Agricola. Solo una piccola parte è visibile (diverse gradinate, alcuni archi e una parte dell’arena), mentre il resto è coperto dal suolo urbano.
Una leggenda, risalente alla fine degli anni ’80, viene narrata su questa meravigliosa struttura. Alcuni sostengono che sia stata inventata per impaurire i visitatori più curiosi, che vorrebbero addentrarsi nei sottosuoli catanesi in cui si trovano i resti della città più volte sommersa dalla lava e distrutta dai terremoti, altri, invece, lo identificano come fatto realmente accaduto.
Si racconta che una scolaresca di scuola elementare, formata da 25 bambini e 4 maestre, visitò l’anfiteatro romano, ma inoltrandosi nelle vie ancora chiuse, si persero. La scolaresca non tornò più. I custodi provarono ad intervenire cercandoli da cima a fondo in quasi tutto l’anfiteatro, ma erano come spariti nel nulla. Oggi alcuni visitatori, sostengono di sentire ancora dei rumori strani, come delle urla di bambini e adulti che cercano aiuto.Si tratta solo di una leggenda, ma non si può venire a visitare questa fantastica struttura senza conoscerne ogni minimo particolare, anche quello più interessante.
martedì 19 settembre 2017
Pisa. Capoluogo di provincia della regione Toscana. Il Battistero.
Pisa. Capoluogo di
provincia della regione Toscana. Il Battistero. I lavori per la realizzazione del Battistero, il più
grande in Italia, iniziarono nel 1152 sotto le direttive dell’architetto
Diotislavi, la struttura posizionata davanti la Cattedrale, fu interamente
rivisitata da Nicola Pisano con il figlio Giovanni intorno a metà del Duecento;
i due la modificarono in stile gotico e aggiunsero una loggia e una cupola
emisferica. Al centro del Battistero di trova il Fonte Battesimale di Guido
Bigarelli da Arogno, inizialmente illuminato da una luce proveniente da
un’apertura sul soffitto, oggi coperta dalla Cupola. Il Pulpito di Nicola
Pisano (1255-1260) racconta scene della Vita di Cristo sui 5 pannelli, mentre
le colonne rappresentano le Virtù. Possiamo chiaramente percepire uno stile
classicheggiante nell’opera, non a caso Nicola Pisano viene definito un
precursore del Rinascimento.
lunedì 18 settembre 2017
Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata. SAN FRANCESCO D'ASSISI.
Matera capoluogo di
provincia della regione Basilicata. SAN FRANCESCO D'ASSISI. La costruzione è stata edificata
su un antica chiesa ipogea dei SS. Pietro e Paolo. Questa chiesetta rupestre è
ancora oggi visitabile, vi si accede tramite una botola dalla terza cappella
sulla sinistra e vi è presente un affresco raffigurante la visita del
Papa Urbano II a Matera del 1093. Alcuni cronisti narrano che nel 1218
detta chiesa ospitò San Francesco d'Assisi in persona. La prima struttura della
chiesa risale però alla prima metà del Duecento, ma aveva disposizione
esattamente opposta a quella moderna, ed oggi possiamo ancora vederne la cella
campanaria con pareti affrescate. Un primo ampliamento lo si ebbe già nel
Quattrocento, ma bisogna attendere il Settecento perché la Chiesa ed il
convento raggiungano il loro massimo splendore, ed è a questo periodo che
risale la bella facciata in tardo barocco, luminosa ed armonica, opera degli
architetti Vito Valentino e Tommaso Pennetta. Durante la visita guidata si
potrà ammirare, al centro della facciata superiore, la statua dell'Immacolata,
ed ai due lati, San Francesco e Sant'Antonio. L'interno ha una sola navata con
piccole cappelle dedicate ad alcuni nobili materani benefattori. Custodisce un
pregevole polittico di nove dipinti a tempera su tavola di Lazzaro Bastiani, un
artista della scuola veneta del 1500.
domenica 17 settembre 2017
NORCIA, provincia di Perugia, regione Umbria. Porta Romana
NORCIA, provincia di Perugia, regione
Umbria. Porta Romana
è una delle antiche porte
d’accesso al borgo storico di Norcia. Venendo da fuori, il turista che giunge a
Norcia viene accolto dalla grande scritta Vetusta Nursia e passando sotto
l’arco accede al corso principale di Norcia, Corso Sertorio. Da questo lato,
sulla cima della porta svetta un bell’orologio con una campana.
sabato 16 settembre 2017
Savona capoluogo della provincia omonima della Liguria. La torre del Brandale.
Savona capoluogo della provincia omonima della Liguria. La
torre del Brandale. Si trova nell'area antistante la
parte più antica del porto di Savona, come le torri Corsi e Guarnieri, i resti
di una loggia privata e il Palazzo degli Anziani. Quest'ultimo risale al XIV
secolo, mentre le torri sono tutte riferibili al XII secolo. Sembra che fosse
la principale delle cinquanta torri della città sulla cima delle quali venivano
accesi fuochi, con la funzione di fari; il nome "Brandale" può
infatti derivare da "Brand", corrispondente a "luce, falò",
oppure dalla famiglia Aldobrandeschi. Nella torre, acquistata dal Comune nel
1305, è stata installata la prima campana per richiamare il popolo a
Parlamento, nel 1349. La torre è stata abbassata, nel XVI secolo, e rialzata
nel 1931. In quest'occasione, con una sottoscrizione popolare è stata
acquistata la nuova campana. La torre ha un basamento ad arcate aperte ed è
oggi alta quasi cinquanta metri. Sul primo cornicione si trovano i dodici stemmi
in ceramica delle signorie che si sono avvicendate al comando della citta dal
XII secolo. Dalla torre si accede al Palazzo degli Anziani, che costituisce,
proprio assieme alla torre, una sorta di museo lapidario con resti di affreschi
medievali, iscrizioni, rilievi marmorei, fregi che provengono da distrutti
edifici del centro storico e che risalgono a un periodo compreso tra il XIV e
il XIX secolo. Il nucleo iniziale delle collezioni è stato ordinato da Poggio
Poggi negli anni Trenta del Novecento. Completano la raccolta statuine
presepiali di pastori, mentre nell'atrio è custodita anche la parte superiore
della campana civica del 1669.
venerdì 15 settembre 2017
Melfi è un comune italiano di 17 788 abitanti della provincia di Potenza, della regione Basilicata. Nella foto Largo Duomo.
Melfi è un comune italiano di 17 788 abitanti della
provincia di Potenza, della regione Basilicata. Nella foto Largo Duomo. Melfi
si colloca nell'estremo nord della Basilicata, alla base del Monte Vulture,
vulcano inattivo dall'era protostorica, al confine con la Puglia (provincia di Foggia)
e la Campania (provincia di Avellino), confine segnato dal fiume Ofanto.
Costituita da un centro storico di aspetto complessivamente medievale, la città
è diventata un importante centro industriale ed è sede di un gran numero di
imprese. Il polo industriale di San Nicola di Melfi, sorto nei primi anni
novanta, ospita la fabbrica automobilistica SATA, il più avanzato stabilimento
del gruppo FIAT in Italia, basato su sistemi innovativi d'automazione delle
fasi produttive e sull'organizzazione del lavoro che massimizza la
produttività. Sin dal 1866, sono stati fatti vari progetti per la creazione di
una provincia distaccata da quella di Potenza. La proposta del 1951 fu
approvata dai consigli comunali di 22 comuni, di cui 6 fuori regione, omogenei
per scambi commerciali e vie di comunicazione, oltre che morfologia, un
territorio esteso su 1.668 km², con una popolazione pari a 148 000
abitanti. Denominazione Abitanti: melfitani;
Santo Patrono: Sant'Alessandro. Etimologia (origine del nome): Si
ricollega all'antico nome Melpes, fiume della Lucania.
giovedì 14 settembre 2017
Perugia capoluogo dell’omonima provincia della regione Umbria. Nobile Collegio del Cambio, Corso Vannucci, 25.
Perugia
capoluogo dell’omonima provincia della regione Umbria. Nobile Collegio del
Cambio, Corso Vannucci, 25. Antica sede della corporazione dei cambiatori di moneta.
L’Arte del Cambio trovò sede nei fondachi di Palazzo dei Priori tra il
1452 ed il 1457. Si accede dalla Sala dei Legisti, dove si trovano dei banconi
intagliati e intarsiati da Giampiero Zuccari (1615-1621), passando attraverso
la Sala delle Udienze, destinata alle riunioni e al ricevimento del pubblico.
Gli arredi lignei intagliati sono di Antonio da Mercatello e Domenico del Tasso
(1490-1501). Le pareti ospitano un ciclo di affreschi tra i più grandi esempi
di arte rinascimentale, realizzati da Pietro Vannucci detto il Perugino (e
aiuti) tra il 1498 e il 1500, ispirati a un programma iconografico in sintonia
con le tendenze filosofiche neoplatoniche. Questi affreschi sono stati definiti
da Edith Wharton, nel suo La decorazione della casa, come uno dei "tre
soffitti perfetti del mondo" insieme a quelli del Mantegna a Mantova e
dell'Araldi a Parma. Completa l’opera l’autoritratto del Perugino posto in una
finta cornice. Adiacente alla sala è la Cappella di San Giovanni Battista con
dipinti di Giannicola di Paolo, allievo del Perugino (1513-1528) ricca in
lapislazzuli e oro.
mercoledì 13 settembre 2017
Asti, capoluogo dell’omonima provincia della regione Piemonte. MONUMENTO AD UMBERTO 1°.
Asti, capoluogo
dell’omonima provincia della regione Piemonte. MONUMENTO AD UMBERTO 1°. Il
re era stato assassinato a Monza da poco più di un anno. Grande fu la
commozione generale, e Asti fu la prima città a erigere una statua equestre in
bronzo ad Umberto I. La piazza (intitolala al re nel 1903 e poi ai fratelli
Cairoli nel 1944, ma sempre nota a tutti come “piazza del cavallo”) venne
realizzata nel 1903 per volere di un comitato presieduto dal conte Leonetto
Ottolenghi, che di tasca sua offrì piazza e monumento. Al posto della stretta
via d'Azeglio (ora via Caracciolo) che da corso Alfieri andava al Duomo, sorse
la piazza semicircolare delineata dal muro con lesene e colonnine, al centro
della quale, su un basamento di marmo ornato dalle statue del Valore e della
Pietà e da fregi in bronzo, fu collocata la statua di Umberto I a cavallo,
modellata dallo scultore Odoardo Tabacchi e fusa in bronzo dall'astigiano
Corrado Betta. Quel 4 ottobre 1903 la stazione, via Cavour e corso Alfieri
erano piene di tricolori al passaggio del “landò” con il Duca d'Aosta in
rappresentanza di Vittorio Emanuele III, con il sindaco Bocca e il conte
Ottolenghi e delle altre carrozze con numerose autorità, da deputati e
senatori, al vescovo Arcangeli, all'ammiraglio Cagni, ai sindaci del
circondario. Grandioso ricevimento in municipio e poi alle 11 solenne
inaugurazione della piazza e del monumento presenti un centinaio di
associazioni coi vessilli, la musica del 72° Fanteria di Alessandria, le
fanfare dei Cavalleggeri e dei Militari in Congedo e la banda di Montemarzo.
martedì 12 settembre 2017
Pisa. Capoluogo di provincia della regione Toscana. Il Battistero.
Pisa. Capoluogo di
provincia della regione Toscana. Il Battistero. I lavori per la realizzazione del Battistero, il più
grande in Italia, iniziarono nel 1152 sotto le direttive dell’architetto
Diotislavi, la struttura posizionata davanti la Cattedrale, fu interamente
rivisitata da Nicola Pisano con il figlio Giovanni intorno a metà del Duecento;
i due la modificarono in stile gotico e aggiunsero una loggia e una cupola
emisferica. Al centro del Battistero di trova il Fonte Battesimale di Guido
Bigarelli da Arogno, inizialmente illuminato da una luce proveniente da
un’apertura sul soffitto, oggi coperta dalla Cupola. Il Pulpito di Nicola
Pisano (1255-1260) racconta scene della Vita di Cristo sui 5 pannelli, mentre
le colonne rappresentano le Virtù. Possiamo chiaramente percepire uno stile
classicheggiante nell’opera, non a caso Nicola Pisano viene definito un
precursore del Rinascimento.
lunedì 11 settembre 2017
Acireale, provincia di Catania, regione Sicilia.
Acireale, provincia
di Catania, regione Sicilia. La BASILICA
DEI SANTI PIETRO E PAOLO fu costruita nel 1550 e ricostruita nel 1608. Ha
un prospetto barocco, progettato da Vasta nel 1741. Il campanile è del XIX
secolo; un secondo campanile, pur se progettato non venne mai realizzato.
L'interno, a navata unica, fu ristrutturato dopo il terremoto del 1818. Vi si
trovano alcune tele del Vasta, di Giacinto Platania ed una statua del Cristo
alla Colonna, di autore ignoto, molto venerata in città e tradizionalmente
portata in processione ogni 70 anni. Nel giugno del 1933 papa Pio XI l'ha elevata
alla dignità di basilica minore.
domenica 10 settembre 2017
Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata. SAN FRANCESCO D'ASSISI.
Matera capoluogo di
provincia della regione Basilicata. SAN FRANCESCO D'ASSISI. La costruzione è stata edificata
su un antica chiesa ipogea dei SS. Pietro e Paolo. Questa chiesetta rupestre è
ancora oggi visitabile, vi si accede tramite una botola dalla terza cappella
sulla sinistra e vi è presente un affresco raffigurante la visita del
Papa Urbano II a Matera del 1093. Alcuni cronisti narrano che nel 1218
detta chiesa ospitò San Francesco d'Assisi in persona. La prima struttura della
chiesa risale però alla prima metà del Duecento, ma aveva disposizione
esattamente opposta a quella moderna, ed oggi possiamo ancora vederne la cella
campanaria con pareti affrescate. Un primo ampliamento lo si ebbe già nel
Quattrocento, ma bisogna attendere il Settecento perché la Chiesa ed il
convento raggiungano il loro massimo splendore, ed è a questo periodo che
risale la bella facciata in tardo barocco, luminosa ed armonica, opera degli
architetti Vito Valentino e Tommaso Pennetta. Durante la visita guidata si
potrà ammirare, al centro della facciata superiore, la statua dell'Immacolata,
ed ai due lati, San Francesco e Sant'Antonio. L'interno ha una sola navata con
piccole cappelle dedicate ad alcuni nobili materani benefattori. Custodisce un
pregevole polittico di nove dipinti a tempera su tavola di Lazzaro Bastiani, un
artista della scuola veneta del 1500.
sabato 9 settembre 2017
Castroreale, provincia di Messina, regione Sicilia. DUOMO DI SANTA MARIA ASSUNTA, piazza Duomo.
Castroreale, provincia di Messina, regione Sicilia. DUOMO DI
SANTA MARIA ASSUNTA, piazza Duomo. è di originale impianto Quattrocentesco, pur
se parte dell'aspetto attuale è legato alle ingenti opere di rimaneggiamento
intraprese nel primo trentennio del Seicento. La facciata è chiusa fra un
contrafforte e dal campanile. Subito salta all'occhio l'imponente portale
barocco. Sulle sime spezzate sono adagiate due statue poste come sopra ad un
triclinio, mentre al centro è un'elaborata nicchia di gusto plateresco. Il
resto della facciata è spoglio e termina con un frontone composto da
un'articolata serie di archi che comunicano un senso di grande movimento. Il
massiccio campanile fu eretto nel 1518; probabilmente serviva da torre di
avvistamento. Termina con una merlatura posta sopra una delicata cornice di
arcatelle: è l'unica concessione al decoro. L'interno, a croce latina, si
articola in tre navate scandite da belle colonne dai ricchi capitelli, e
conserva notevoli opere d'arte, fra le quali si segnalano le sculture di
Antonello Gagini, fra i massimi scultori del Cinquecento. Eretto nel primo
trentennio del ‘600, dedicato all’Assunta è’ ornato da due portali
marmorei d’impronta manieristica con
sovrapposizioni di gusto barocco. L’interno scandito nel suo impianto
basilicale a croce latina da sedici colonne monolitiche in pietra coronate da
capitelli compositi, è uno scrigno prezioso e un ricco museo d’arte sacra: dal
polittico della Natività di
Giovan Filippo Criscuolo del 1550 a quello raffigurante la Madonna in trono tra
i Santi di un ignoto artista messinese del Cinquecento noto come Maestro del
Polittico di Castroreale, dalle sculture marmoree di Antonello Gagini, alle opere lignee come l’altare seicentesco
in legno indorato della cappella del Sacramento e la Cantoria o Tribuna intagliata
(1612) con l’antico organo a canne
restaurato nell’anno 2010 dalla ditta friulana Zanin, che ha eseguito la
ricostruzione rifacendosi alle originarie tecniche artigianali del Seicento.
Sul pavimento del Duomo è ben visibile una meridiana a camera oscura, ideata
nel 1854 da Prof. di lettere antiche e appassionato di astronomia Nicolò
Perroni Basquez. E’ questa una delle sette meridiane costruite in Sicilia tra
il 1801 e il 1896. A destra del Duomo si trova la cinquecentesca Torre
Campanaria a sezione quadrata contenente un orologio funzionante.
venerdì 8 settembre 2017
Acicatena, provincia di Catania, regione Sicilia. SANTUARIO CHIESA COLLEGIATA DI SANTA MARIA LA CATENA.
Acicatena, provincia
di Catania, regione Sicilia. SANTUARIO CHIESA COLLEGIATA DI SANTA MARIA LA
CATENA. È il maggior tempio di Aci
Catena, e si impone alla ammirazione perché possiede "tre cose"
veramente belle: una Madonna, una cupola, una campana. Il suo frontone esterno
reca la scritta "BEATAE MARIAE VIRGINI A CATENA ", che sintetizza la
storia del culto della Madonna nella nostra Città che di Essa porta il nome. L'interno della chiesa è a tre navate, a
croce latina; elegante è l'architettura dell'abside, del transetto, della
cupola e delle due cappelle laterali, del SS.mo Sacramento e della Madonna. L'abside
si orna di un artistico coro ligneo nelle cui pareti laterali si ammirano due
affreschi di discreta fattura raffiguranti Il Miracolo della liberazione dei
tre condannati palermitani e il terremoto del 1693. Sul tetto dell'abside si
ammira un bellissimo affresco raffigurante la gloria di Maria SS. Assunta in
cielo: questo particolare è assai significativo in quanto ci dice come il
popolo, unitamente al clero locale, abbia voluto definitivamente trasferire la
solennità della festa, che in un tempo remoto ricorreva nel mese di Maggio, al
15 Agosto di ogni anno, abbinandola così alla festa dell'Assunta. Il 15 agosto,
Festa estiva in onore della Madonna della Catena, Patrona della città. Il
simulacro della Madonna, arricchito da numerosi monili d'oro, donati nel corso
degli anni per grazie ricevute, sul fercolo viene condotto in processione dai
devoti, per le vie della città. I momenti più importanti della festa sono
l'arrivo dei pellegrini, provenienti da molti paesi etnei (principalmente
Misterbianco e Acitrezza) durante tutta la notte tra il 14 e il 15 agosto; in
mattinata l'emozionante svelata del Taumaturgo Simulacro della Santa Patrona
tra le lacrime e le acclamazioni dei devoti; tradizionale è la suggestiva
"Trasuta o chianu" (Ingresso in piazza di corsa) del fercolo con la
Madonna; tra lo sventolio dei fazzoletti, un colorato e nutrito spettacolo
pirotecnico, conclude la giornata di festa. Forte devozione e fede si
intrecciano al folklore siciliano.
giovedì 7 settembre 2017
Viagrande, provincia di Catania, regione Sicilia.
Viagrande, provincia
di Catania, regione Sicilia. La CHIESA
più importante è dedicata alla Madonna
dell'Idria ( chiesa madre, Piazza san Mauro), anche se popolarmente viene
chiamata "A Chiesa 'i Santu Mauru", in quanto le reliquie del santo
sono custodite al suo interno. La seconda chiesa in ordine di importanza è
quella del Borgo Viscalori (in Siciliano "u quatteri 'e viscalori"),
dedicata a San Biagio. Nel corso degli anni questo quartiere o borgo ha perso
la sua connotazione tradizionale diventando zona residenziale di cittadini
prevalentemente catanesi che hanno scelto di portare la loro dimora fuori dal
caos dell'area metropolitana catanese. La Chiesa Madre, dedicata alla Madonna dell'Idria, costruita nei primi
anni del '700, domina il centro cittadino e chiude a nord la scena di Piazza
San Mauro. L'imponente struttura si affaccia sul sagrato in acciottolato lavico
intarsiato in travertino. La facciata principale, orientata a Sud, è ripartita
in tre grandi settori, definiti da quattro lesene in pietra lavica, in ognuno
dei quali è racchiuso un portale che traccia la struttura interna a tre navate,
di tipo basicale. La facciata si chiude in alto con un cornicione sempre in
pietra lavica dal quale spiccano il campanile realizzato nei primi decenni del
'900 su disegno dell'Architetto Fichera, e l'ampia cupola edificata nel 1860 su
base ottagonale. L'interno offre al visitatore altari di pregio ed un gradevole
coro ligneo del '700. Nella chiesa Madre si conservano le reliquie di San Mauro
Abate, patrono di Viagrande, la cui festa è celebrata ogni 15 gennaio.
mercoledì 6 settembre 2017
Venosa, in provincia di Potenza, regione Basilicata. Il Castello ducale del Balzo(XV secolo).
Venosa, in provincia
di Potenza, regione Basilicata. Il Castello ducale del Balzo(XV secolo). Nel punto dove è posto il maniero,
vi era in precedenza l’antica Cattedrale dedicata a S. Felice, il Santo che,
secondo la tradizione, subì il martirio a Venosa all’epoca dell’Imperatore
Diocleziano. L’antica Cattedrale fu abbattuta per far posto alla fortificazione
quando, nel 1443, Venosa venne portata in dote da Maria Donata Orsini, figlia
di Gabriele Orsini principe di Taranto, a Pirro del Balzo, figlio di Francesco
duca di Andria. I lavori di costruzione del Castello, incominciati nella
seconda metà del XV secolo, proseguirono per alcuni decenni. L’aspetto
originario era ben lontano da quello odierno: si presentava, infatti, come una
fortificazione a pianta quadrata, difesa da una cinta muraria dello spessore di
3 metri, con torri cilindriche angolari, privo degli stessi bastioni che furono
completati nella metà del secolo successivo. Nato come postazione difensiva,
successivamente, con i Gesualdo divenne dimora del feudatario. Passato ai
Ludovisi come bene del feudo, esso venne completamente abbandonato, e la
violenza delle scosse sismiche che ripetutamente si abbatterono nel corso di
tutto il Seicento ne minarono la struttura e la funzionalità. Alla
ricostruzione dell’antico maniero, con l’aggiunta di parti più adatte ai tempi,
come l’elegante loggiato al piano nobile, provvidero i Caracciolo (successori
nel feudo ai Ludovisi) nell’intento di riaffermare il potere signorile sulla
città sempre più lontana dai vasti del glorioso passato. L’ingresso originario
non era quello attuale, esso si apriva sul lato nord - est, ed era munito di
ponte levatoio. Attualmente, all’inizio del ponte di accesso, vi sono due teste
di leone provenienti dalle rovine romane: elemento ornamentale tipico e
ricorrente in una città che nel passato ha fatto largo uso di materiale di
spoglio. All’interno del Castello, nel cortile si affaccia il loggiato a
pilastri ottagonali del secolo XVI. Nel punto dove è posto il maniero,
vi era in precedenza l’antica Cattedrale dedicata a S. Felice, il Santo che,
secondo la tradizione, subì il martirio a Venosa all’epoca dell’Imperatore
Diocleziano. L’antica Cattedrale fu abbattuta per far posto alla fortificazione
quando, nel 1443, Venosa venne portata in dote da Maria Donata Orsini, figlia
di Gabriele Orsini principe di Taranto, a Pirro del Balzo, figlio di Francesco
duca di Andria. I lavori di costruzione del Castello, incominciati nella
seconda metà del XV secolo, proseguirono per alcuni decenni. L’aspetto
originario era ben lontano da quello odierno: si presentava, infatti, come una
fortificazione a pianta quadrata, difesa da una cinta muraria dello spessore di
3 metri, con torri cilindriche angolari, privo degli stessi bastioni che furono
completati nella metà del secolo successivo. Nato come postazione difensiva,
successivamente, con i Gesualdo divenne dimora del feudatario. Passato ai
Ludovisi come bene del feudo, esso venne completamente abbandonato, e la
violenza delle scosse sismiche che ripetutamente si abbatterono nel corso di
tutto il Seicento ne minarono la struttura e la funzionalità. Alla
ricostruzione dell’antico maniero, con l’aggiunta di parti più adatte ai tempi,
come l’elegante loggiato al piano nobile, provvidero i Caracciolo (successori
nel feudo ai Ludovisi) nell’intento di riaffermare il potere signorile sulla
città sempre più lontana dai vasti del glorioso passato. L’ingresso originario
non era quello attuale, esso si apriva sul lato nord - est, ed era munito di
ponte levatoio. Attualmente, all’inizio del ponte di accesso, vi sono due teste
di leone provenienti dalle rovine romane: elemento ornamentale tipico e
ricorrente in una città che nel passato ha fatto largo uso di materiale di
spoglio. All’interno del Castello, nel cortile si affaccia il loggiato a
pilastri ottagonali del secolo XVI.
martedì 5 settembre 2017
Sant’Agata Li Battiati, provincia di Catania, regione Sicilia. CHIESA SAN MICHELE ARCANGELO.
Sant’Agata Li
Battiati, provincia di Catania, regione Sicilia. CHIESA SAN MICHELE ARCANGELO. Chiamata anche "Chiesa della
Grazia" sorge nella contrada dei "Murabiti", o dell'
"Altarello", che presenta splendidi affreschi seicenteschi. La chiesa si erge su un podio
gradonato esteso per tutto il fronte di facciata. Questa si presenta piana e a
capanna, con un portale architravato e dal timpano arcuato, una sovrastante finestra
ed una sommitale cornice cui soggiacciono archetti pensili in pietra calcarea.
Spazio costruito ad andamento longitudinale. Volumetria prismatica a base
rettangolare. Lo schema planimetrico ad aula
unica, preceduta da un vestibolo d'ingresso con sovrastante cantoria e conclusa
da un presbiterio lievemente rialzato ed abside semicircolare. La copertura è realizzata in coppi su travature lignee, a due falde
sull'aula ed a tre più basse falde e due displuvi sull'abside. La scala Interna, alloggiata a sinistra del vestibolo e costituita da
cinque rampe in muratura con rivestimento in cotto, per la comunicazione con la
cantoria. Esterna costituita da una rampa rettilinea di cinque gradini in
pietra lavica di raccordo fra livello stradale e il sagrato. I pavimenti e
pavimentazioni sono con mattonelle in cemento a motivi geometrico-naturalistico
di cromia grigia e rossa nell'aula e nell'abside. Mattonelle in cotto nella
cantoria ed in cemento sul sagrato.
L’impianto strutturale è
costituito da muratura in pietra lavica e malta.
lunedì 4 settembre 2017
Aci Bonaccorsi, provincia di Catania, regione Sicilia.
Aci Bonaccorsi, provincia di Catania,
regione Sicilia. La
costruzione della CHIESA MADRE,
Parrocchia S. Maria Dell'Indirizzo. La
Chiesa Madre, che risale al 1500, è dedicata alla Madonna dell'Indirizzo
(o Santa Maria dell'Itria). L'esterno della chiesa è preceduto da una
scalinata, pregevole il portale in pietra lavica nella facciata laterale con
rilievi ornamentali. Nel campanile è alloggiata la campana grande (il
campanone) costruita nel 1817. L’interno della Matrice è a tre navate,
impreziosite da eleganti decorazioni. Al suo interno possiamo ammirare opere di
elevato pregio artistico, quali la seicentesca tela della “Lapidazione di Santo
Stefano”, il Patrono della Comunità, attribuito alla scuola di Giacinto
Platania (sec. XVII), la cinquecentesca Statua di Santo Stefano
Protomartire, un bellissimo organo a canne. Merita una speciale menzione
ancora un quadro, forse fra i cimeli più interessanti del Paese, esposto nella
Sagrestia, raffigurante una pregevole "Annunciazione", dipinta nel 1793
dal pittore Vincenzo Sciuto, del vicino Aci S. Antonio, il cui recente
restauro, infatti, ha portato alla luce una scritta (contenuta nel cartiglio ma
cancellata ad arte, a suo tempo) che testimonia l'appartenenza ad Aci
Bonaccorsi, e quindi un'estensione più ampia del suo territorio, di un'altra
chiesa, dedicata proprio all'Annunziata, sempre ubicata sul ciglio del
torrente, al vecchio confine con il Comune di Viagrande, oggetto di grandi
dispute tra i due Comuni sul finire del XVIII secolo. Tra le varie statue conservate
nella Matrice la più antica e venerata è quella del Protomartire. Negli ultimi
anni del sec. XVI, in
zona "strategicamente" centrale ai sub-quartieri, dava al Paese
l'assetto definitivo e l'aspetto conservato pressappoco fino a oggi. Il nome di
"quartiere" riscontrato nei "riveli" si deve alla struttura
particolare della città di Jaci di cui "Bonaccorsi" era una delle
tante componenti. Il nome "Bonaccursu" dato al Paese, malgrado la
maggiore diffusione del cognome "Vattiatu" (da cui
"Battiati", denominazione di uno dei più antichi sub-quartieri, come
abbiamo scritto, che risponderebbe al significato di "battezzati"),
si deve all'importanza e conseguente notorietà "fuori paese" assunta
da alcune persone socialmente di spicco, di cognome "Bonaccorso".
Come l'autonomia parrocchiale si fa risalire all'epoca della costruzione (1589)
della Matrice (in precedenza la Parrocchia dipendeva dal Santuario di
Valverde), così si ha pure una data per l'autonomia comunale. È bene, però,
ricordare che entrambe le date vanno intese come "verità"
approssimative. È del 1652, infatti, un documento che rende nota l'esecutorietà
di un altro documento emanato dalla corte spagnola, l'anno precedente, a favore
di un Giorgio Esquerra De Roxas, inteso a nominarlo "Marchese di Bonaccorsi".
Alla morte di costui, che era stato secondo marito di Donna Francesca Grimaldi,
vedova di Don Nicolò Diana, barone di Cefalà (Cefalà Diana, Palermo) e di Jaci,
subentrava il figlio del primo marito di Donna Francesca, Guglielmo Diana. Nel
1672, succedendo come nuovi signori di Jaci i Campofiorito ai Diana, il
"Marchesato di Bonaccorsi" rimase quale titolo onorifico alla
famiglia Diana, anche se la "Terra dei Bonaccorsi" continuò ad essere
una delle componenti dello "Stato" feudale di Jaci.
domenica 3 settembre 2017
Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. IL MONUMENTO A VINCENZO BELLINI
Catania capoluogo di
provincia della regione Sicilia. IL MONUMENTO A VINCENZO BELLINI è situato al
centro della zona est di piazza Stesicoro a Catania. Il
monumento venne realizzato dallo scultore Giulio Monteverde, su
commissione del comune di Catania, ed inaugurato il 21 settembre del 1882. La sua ubicazione rimase in
sospeso fino alla fine in quanto non si riusciva a decidere dove sistemarlo. Un
gruppo di catanesi voleva porlo di fronte al teatro Massimo Bellini allora
in costruzione, altri al posto della fontana dell'Elefante in piazza Duomo. Soltanto alla fine prevalse la proposta di
innalzarlo in piazza Stesicoro. Il
monumento, completamente in marmo bianco, ha base quadrata ed è
alto quindici metri. Il basamento ha forma di parallelepipedo alta
circa tre metri. Su questa base poggiano sette gradini, ad indicare le note musicali, che
salgono a tronco di piramide. Alla
sommità della scala si innalza una colonna a forma quadrata sulla cima della
quale è posta una statua di Vincenzo Bellini seduto
su di una sedia. Ai quattro lati della colonna sono poste quattro statue
come allegoria delle
sue quattro opere più celebri: Norma, I puritani, La sonnambula e Il pirata. Una
cancellata bassa in ferro battuto fa da contorno al monumento.
sabato 2 settembre 2017
Vizzini, provincia di Catania, regione Sicilia. Chiesa di Sant’Agata.
Vizzini, provincia di Catania,
regione Sicilia. Chiesa di Sant’Agata. Fu
fondata nel 1390 ma venne ricostruita
dopo il terremoto del 1693 ed il prospetto a due campanili è un’aggiuntiva opera
realizzata da un capomastro vizzinese. L’interno del XVIII sec. è a 3 navate,
abbiamo una pala d’altare del Bonino, un Crocifisso in stile bizantino e una
ricchissima cappella del sacramento in stile rococò. In quest’ultima il Verga
volle celebrato il matrimonio tra bianca Trao e Mastro don Gesualdo e si
conserva l’urna della confraternita a cui era affiliata bianca.
venerdì 1 settembre 2017
Viareggio, provincia di Lucca in Toscana. Chiesa di Sant'Andrea, via Sant’Andrea 55. La chiesa di Sant'Andrea si trova nella parte vecchia di Viareggio, in via Sant'Andrea 55.
Viareggio, provincia
di Lucca in Toscana. Chiesa di Sant'Andrea, via Sant’Andrea 55. La chiesa
di Sant'Andrea si trova nella parte vecchia di Viareggio, in via Sant'Andrea
55. Nel 1836 il Duca di Lucca Carlo Ludovico di Borbone decretò la costruzione
di una nuova parrocchia a Viareggio, che venne dedicata a Sant'Andrea. Nel 1839
la parrocchia venne assegnata ai Servi di Maria; l'anno successivo Papa Gregorio
XVI emanava un breve pontificio con il quale assegnava in perpetuo la chiesa e
la parrocchia ai Serviti. L'edificio venne costruito insieme all'annessa
canonica nel 1842 su disegno dell'ingegnere Michele Cervelli di Lucca. In
quell'anno l'arcivescovo di Lucca Gian Domenico Stefanelli emanò il decreto per
istituire la nuova parrocchia scorporando da quella della chiesa di
Sant'Antonio. L'ingegnere Cervelli, nella spoglia composizione dell'edificio,
improntata al severo classicismo della Restaurazione, realizzò perfettamente un
linguaggio architettonico decoroso e funzionale a un tempo: quel linguaggio che
nelle intenzioni della committenza pubblica doveva contraddistinguere
l'edilizia di neonato centro marittimo di Viareggio. All'interno della chiesa
si trovano interessanti opere d'arte e numerose reliquie. Qui operò ed è sepolto
sant'Antonio Maria Pucci. Nel giugno del 1963 è stata elevata alla dignità di
basilica minore.
Iscriviti a:
Post (Atom)