domenica 30 aprile 2017
Torino, capoluogo di provincia del Piemonte.
Torino, capoluogo di provincia del Piemonte. La BASILICA DI SUPERGA, nota anche come
real basilica di Superga, sorge sull'omonimo colle ad est di Torino. Fu fatta
costruire dal re Vittorio Amedeo II come ringraziamento alla Vergine Maria,
dopo aver sconfitto i francesi che assediavano Torino nel 1706. Il progetto è
del messinese Filippo Juvarra e risale al 1715. Alla cappella, posta alla
sommità dell'omonima collina, si può giungere attraverso strada o servendosi
della tranvia Sassi-Superga. Nel 1731 venne inaugurata la basilica. Le
dimensioni della chiesa risultano imponenti: la lunghezza è di 51 m. mentre la
cupola risulta alta 75 m. Queste caratteristiche combinate all'altezza del
colle (672 m) la rendono visibile anche da grandi distanze ed in primo luogo da
Torino. Allo stesso modo dal colle si ha un vasto panorama della città e delle
Alpi. La basilica in sé è un "organismo architettonico" che si
articola attorno a una chiesa dalla pianta circolare, sormontata da una grande
cupola di gusto barocco, preceduta da un pronao sorretto da otto colonne corinzie
di ispirazione classica (Pantheon di Roma). Tale influenza si nota anche
nell'impostazione a pianta centrale. Ai lati del corpo centrale si elevano due
campanili, nei quali è possibile riscontrare l'influenza del Borromini.
L'interno, di pianta a croce greca, è decorato da lucenti sculture eseguite dai
fratelli Filippo ed Ignazio Collino. La BASILICA DI SUPERGA, nota anche come
real basilica di Superga, sorge sull'omonimo colle ad est di Torino. Fu fatta
costruire dal re Vittorio Amedeo II come ringraziamento alla Vergine Maria,
dopo aver sconfitto i francesi che assediavano Torino nel 1706. Il progetto è
del messinese Filippo Juvarra e risale al 1715. Alla cappella, posta alla
sommità dell'omonima collina, si può giungere attraverso strada o servendosi
della tranvia Sassi-Superga. Nel 1731 venne inaugurata la basilica. Le
dimensioni della chiesa risultano imponenti: la lunghezza è di 51 m. mentre la
cupola risulta alta 75 m. Queste caratteristiche combinate all'altezza del
colle (672 m) la rendono visibile anche da grandi distanze ed in primo luogo da
Torino. Allo stesso modo dal colle si ha un vasto panorama della città e delle
Alpi. La basilica in sé è un "organismo architettonico" che si
articola attorno a una chiesa dalla pianta circolare, sormontata da una grande
cupola di gusto barocco, preceduta da un pronao sorretto da otto colonne corinzie
di ispirazione classica (Pantheon di Roma). Tale influenza si nota anche
nell'impostazione a pianta centrale. Ai lati del corpo centrale si elevano due
campanili, nei quali è possibile riscontrare l'influenza del Borromini.
L'interno, di pianta a croce greca, è decorato da lucenti sculture eseguite dai
fratelli Filippo ed Ignazio Collino.
sabato 29 aprile 2017
Comiso, provincia di Ragusa, regione Sicilia. Basilica Maria SS. Annunziata.
Comiso, provincia di Ragusa, regione Sicilia. Basilica Maria SS. Annunziata. La chiesa fu ricostruita e ampliata sulla preesistente chiesa di origine bizantina di San Nicola e ultimata nel 1591. A causa del terremoto del 1693 il tempio subì danni, ma fu ricostruito in stile neoclassico tra il 1772 e il 1793 su progetto dell'architetto G. B. Cascione Vaccarini, nipote del palermitano G. B. Vaccarini. La cupola, progettata dall'architetto comisano S. Girlando, fu ultimata nel 1885. Posta in cima a una scenografica scalinata, la Chiesa possiede una pianta a croce latina ed è divisa in tre navate, con volta a botte sostenuta da 10 grandi archi a tutto sesto. L'interno è arricchito di opere di notevole importanza, tra cui una statua lignea policroma di S. Nicola che recenti studi hanno datato alla seconda metà del XVI secolo, due tele di S. Fiume raffiguranti La Risurrezione e La Natività, un crocifisso ligneo attribuito a frate Umile da Petralia del XVII sec; una pregevole tela dell'Assunzione di Maria, firmata "Narcisus Guidonius", un monumentale fonte battesimale in marmo e bronzo opera di Mario Rutelli, realizzato nel 1912 e inaugurato il 15 agosto 1913.
venerdì 28 aprile 2017
Vizzini, provincia di Catania, regione Sicilia. Chiesa di Santa Maria di Gesù.
Vizzini, provincia di Catania,
regione Sicilia. Chiesa di Santa Maria di Gesù: tale chiesa venne edificata nel 1469 a 3 navate.
Successivamente al terremoto venne riedificata con una sola navata. All’interno
grandissimo valore artistico reca la statua marmorea della vergine santissima
delle grazie “ la madonna bianca, opera dello scultore Antonello Gaggini del
1527. Incorporato fra la chiesa e il convento vi è un chiostro agghindato in
stile floreale.
Vizzini, provincia di Catania, regione Sicilia. Basilica di San Giovanni Battista.
Vizzini, provincia di Catania, regione Sicilia. Basilica di San Giovanni Battista: è la più grande chiesa di Vizzini e una fra le più grandi diocesi di Caltagirone. Secondo alcune fonti la chiesa fu ingrandita nell’anno 1528 con il concorso dell’università di Vizzini che vi spese 40 once. La struttura è stata costruita su materiale di riporto nonostante l’area fosse altamente sismica. All’interno, la basilica si presenta a croce latina a tre navate di tipo tardo rinascimentale . Nel fondo dell’abside troneggia l’organo in stile rococò . La bellissima custodia e l’organo ebbero principio nell’anno 1530 e furono portati a fine nel 1547. Altra memoria è un quadro del pittore Paladino del 1610.
giovedì 27 aprile 2017
Castroreale, provincia di Messina, regione Sicilia. CHIESA DI SAN FILIPPO NERI, via Guglielmo Siracusa,
Castroreale, provincia di Messina, regione Sicilia. CHIESA
DI SAN FILIPPO NERI, via Guglielmo Siracusa, eretta
intorno al 1630, con l’annesso Oratorio dei Padri Filippini, oggi sede del
Museo Civico. Contiene varie pitture dei secoli XVII-XIX. Notevole la cappella
in legno intagliato e indorato che ospita la statua lignea della Madonna del
Rosario sec. XVIII e un bellissimo Crocifisso in mistura del XV sec.
mercoledì 26 aprile 2017
Messina capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia.
Messina capoluogo dell’omonima provincia della regione
Sicilia. Chiesa della SANTISSIMA
ANNUNZIATA DEI CATALANI, il primo nome di questa chiesa fu quello di S.
Maria di Castellamare ed alcuni storici sostengono che la chiesa fu fondata nel
XII secolo sulle rovine di un antico tempio di Nettuno. Un crollo avvenuto nel
XIII secolo ne arretrò la facciata di 12 metri. In età aragonese fu cappella
reale e sul finire del Quattrocento fu ceduta a cortigiani e ricchi mercanti
catalani da Pietro d'Aragona, da qui il nome di Santissima Annunziata dei
Catalani. La chiesa, visto il progressivo sollevamento della città dovuto ai
terremoti ed alle ricostruzioni, si trova oggi ad oltre tre metri sotto il
livello stradale. La pianta della chiesa è a basilica di tipo bizantino divisa
in tre navate con un'alta cupola. L'esterno è incorniciato da due ordini di
colonne con eleganti capitelli ed archi intarsiati a due colori. Sui lati della
navata due camminamenti conducono sopra il transetto passando attraverso
eleganti bifore. All'interno sono visibili le influenze arabo-bizantine. Si
trova in via Cesare Battisti, di fronte a piazza Lepanto.
martedì 25 aprile 2017
Gravina, provincia di Catania regione Sicilia. CHIESA DI SAN PAOLO.
Gravina, provincia di Catania regione Sicilia. CHIESA DI SAN PAOLO. Facciata piana contenuta in larghezza ma caratterizzata da un accentuato verticalismo, cui fanno da organico pendent i due contigui lati della fabbrica, che si percepiscono come sua simmetrica dilatazione ed entro i quali si aprono specularmente gli ingressi. Spazio costruito a sensibile sviluppo longitudinale. Volumetria prismatica esagonale. Discosto dalla fabbrica e alla sua destra si erge nell’antistante piazza il campanile. La pianta è a schema planimetrico ad aula unica in forma di esagono irregolare e presbiterio rialzato. Le Coperture sono realizzate con un parabolide iperbolico in cemento solo coibentato si gonfia in guisa di rombo sullo spazio chiesastico, impennandosi verso l'alto nei due vertici attestati sulla diagonale maggiore (più alto quello presbiteriale) ed inarcandosi verso il basso nei due vertici restanti. Attraverso, due gradini di accesso al sagrato e quattro di accesso ai portali d'ingresso laterali in lastre di pietra lavica, si accede alla chiesa. I pavimenti e pavimentazioni sono realizzati con lastre di marmo: grigio chiaro venato nell'aula, con due interposte fasce di marmo grigio scuro a segnalazione della corsia centrale; grigio scuro venato nell'area presbiteriale. Lastre di pietra lavica sul sagrato. L’impianto strutturale è realizzato in cemento armato. Il campanile è realizzato con una struttura in ferro a base triangolare, articolata in guisa di alto traliccio con copertura a scudo esagonale immediatamente al di sopra della campana più alta.
domenica 23 aprile 2017
Acireale, provincia di Catania, regione Sicilia.
Acireale, provincia
di Catania, regione Sicilia. La BASILICA
DEI SANTI PIETRO E PAOLO fu costruita nel 1550 e ricostruita nel 1608. Ha
un prospetto barocco, progettato da Vasta nel 1741. Il campanile è del XIX
secolo; un secondo campanile, pur se progettato non venne mai realizzato.
L'interno, a navata unica, fu ristrutturato dopo il terremoto del 1818. Vi si
trovano alcune tele del Vasta, di Giacinto Platania ed una statua del Cristo
alla Colonna, di autore ignoto, molto venerata in città e tradizionalmente
portata in processione ogni 70 anni. Nel giugno del 1933 papa Pio XI l'ha elevata
alla dignità di basilica minore.
sabato 22 aprile 2017
Tremestieri Etneo provincia di Catania, regione Sicilia. LA CHIESA MADRE, DEDICATA ALLA MADONNA DELLA PACE.
Tremestieri Etneo provincia di Catania, regione Sicilia. LA CHIESA MADRE, DEDICATA ALLA MADONNA DELLA PACE, patrona di Tremestieri Etneo, costruita su una collinetta da cui si può ammirare un bel panorama dell’Etna e del Golfo e della Piana di Catania. Collegata al sottostante asse viario da piani inclinati e scale abbellite ai lati da aiuole, la Chiesa venne riedificata dopo il sisma del 1693 nello stesso luogo in cui sorgeva un tempio già nel periodo normanno. Dal 1978 e fino al 1998 nel periodo natalizio sul sagrato della chiesa è stato allestito, un suggestivo presepio vivente. L' iniziativa è stata ripresa nel Natale 2010. La parrocchia, inoltre, con il patrocinio del Comune, organizza annualmente dal 1989 il Premio Nazionale di Poesia dedicato al Natale. Dal prospetto assai semplice, tripartito da lesene, l’edificio è completato su un lato dal campanile (che del preesistente conserva una campana del 1196) e sull’altro dall’odierno salone parrocchiale, una volta cappella dedicata, nell’omonima chiesa, alla Madonna della Pace. Inglobata nella nuova costruzione dopo il terremoto, la cappella all’esterno è impreziosita dal portale del 1570 in pietra lavica, sormontato da una finestra tonda sempre in pietra lavica e da una colomba, simbolo della pace. L’interno della chiesa, a pianta longitudinale, si presenta con tre navate concluse con altrettante absidi: la navata centrale è coperta con volta a botte lunettata. Il tempio custodisce tra l’altro le statue lignee del primo Seicento della Madonna della Pace e di Santa Barbara, di recente restaurate, nonché tele del XVII e del XVIII secolo. Pregevole è poi la "vara" settecentesca della Madonna e di Santa Barbara, mentre del Seicento sono l’acquasantiera in marmo cipollino ed il fonte battesimale, in marmo bianco.
venerdì 21 aprile 2017
Orvieto, provincia di Terni, regione Umbria.
LA CHIESA DI SANT'ANDREA
(E BARTOLOMEO). La chiesa ha una struttura a croce romana, articolata in
tre navate con transetto e abside semicircolare. La copertura delle navate è a
capriate lignee, mentre l'incrocio fra il corpo centrale e il transetto è
coperto da volte a crociera sorrette da pilastri a fascio. I muri perimetrali
sono realizzati in tufo, il pavimento in marmo. Appartiene alla chiesa la torre
dodecagonale che è molto simile a quella presente nell'Abbazia di San Severo e
Martirio. All'interno vi sono un pulpito cosmatesco, un'edicola tombale, i
resti di un corpus di affreschi che comprendono opere risalenti al ‘300, al
'600, alla fine dell'800.Nella cripta sono visibili resti delle precedenti fasi
di utilizzo del complesso, che costituisce un luogo di culto già dal periodo
villanoviano. Lo strato più notevole è quello superiore, in cui sono conservati
estesi resti di mosaici pavimentali appartenenti al XII secolo.
giovedì 20 aprile 2017
Trecastagni, provincia di Catania, regione Sicilia. La CHIESA DI SANTA MARIA DELLA MISERICORDIA, O DEI BIANCHI.
Trecastagni,
provincia di Catania, regione Sicilia. La CHIESA DI SANTA MARIA DELLA MISERICORDIA, O DEI BIANCHI, risale
anch'essa al 1400, ed anch'essa fu oggetto di restauro dopo il terremoto: tale
restauro causò la quasi integrale perdita degli affreschi interni. Anche in
questo caso il campanile è successivo alla restante struttura, e lo stile è
notevolmente diverso. Pregevoli i portali esterni ed il finestrone frontale che
si affaccia sul Largo dei Bianchi. Chiesa della Misericordia, comunemente
denominata "chiesa dei Bianchi o del Bianco", nell'omonima piazza è
la più antica almeno per il documento che conserva: la sua campana maggiore
porta la data del 1302, ad essa nel 1500 facevano riferimento per l'assistenza
religiosa e sacramentale gli abitanti di Pedara, privi della loro chiesa
distrutta dai terremoti del 1536 e 1537. L'attuale costruzione è del 1734, come
recita la data incisa sulla trabeazione lavica della porta laterale, e presenta affrescate la volta con
l'esaltazione dell'eucaristia e le arcale laterali con motivi floreali; sull'altare
maggiore, sormontato da colonne tortili decorate con nastri di fiori, si conserva il gruppo in
legno dorato raffigurante la Misericordia di fattura settecentesca. La facciata alterna l'intonaco a malta alle
aperture contornate da pietra lavica intagliata e scolpita.
mercoledì 19 aprile 2017
martedì 18 aprile 2017
Asti, capoluogo dell’omonima provincia della regione Piemonte. ISTITUTO DI S. GIUSEPPE DEGLI OBLATI.
Asti, capoluogo dell’omonima provincia della regione Piemonte. ISTITUTO DI S. GIUSEPPE DEGLI OBLATI. Il Santuario di San Giuseppe è stato eretto presso la Casa Madre della Congregazione degli Oblati di San Giuseppe in Asti, sul posto dell'antica e ormai fatiscente chiesa-teatro di Sant'Agnese, risalente ancora al monastero delle Clarisse, presenti in città fin dal 1600 circa. L'architetto è stato il sacerdote Mons. Alessandro Thea, canonico della cattedrale di Acqui, che cominciò la progettazione nel 1927. L'edificio in stile romanico, ha 40 colonne di cui 16 centrali e 24 esterne. La Torre Campanaria, unica, centrale sulla facciata, ha 12 campane. Il 19 marzo 1931 sulla facciata del nuovo Santuario, ancora in fase di costruzione, fu collocata una monumentale statua di San Giuseppe, alta 3,6 metri, opera dello scultore gardenese Emilio Demetz. La Consacrazione e l'inaugurazione del Santuario avvenne la domenica del 12 luglio 1931 da Mons. Luigi Spandre, Vescovo di Asti. L'Imponente organo "Gandini" fu costruito nel 1905 ancora per la vecchia chiesa e poi sistemato nel nuovo Santuario. Nel 1944, per il primo centenario della nascita di San Giuseppe Marello, avvenne la consacrazione dell'altare maggiore e del mosaico cosmatesco del pavimento, dedicato a San Giuseppe. La splendida pala dell'altare è opera del pittore Piero Dalle Ceste (1912 - 1974) e i quadri dei due corretti laterali - 1989 - sono opera di Franco Verri. Le decorazioni della chiesa sono invece di A. Laiolo. Nella cappella centrale di sinistra sono venerate le spoglie del fondatore degli Oblati di San Giuseppe, il Santo Marello. Il grande affresco di fondo è di Angelo Bogani. Il Santuario è molto frequentato e accogli gruppi di pellegrini. Gli Oblati di San Giuseppe (in latino Congregatio Oblatorum S. Ioseph, Astae Pompejae) sono un istituto religioso maschile di diritto pontificio: i membri di questa congregazione clericale, detti popolarmente Giuseppini d'Asti, pospongono al loro nome la sigla O.S.I. La congregazione fu fondata da San Giuseppe Marello (1846-1895) sacerdote italiano della diocesi di Asti, successivamente vescovo di Acqui. I primi quattro aspiranti vennero riuniti ad Asti il 14 marzo 1878 e il 19 marzo 1879 presero l'abito religioso. Le prime regole, scritte nel 1892 vivente il fondatore, affermano che "i membri della congregazione fanno vita comune e si devono soccorrere nei bisogni spirituali e temporali. Hanno per scopo l'educazione cristiana della gioventù". Giacinto Arcangeli, vescovo di Asti il 18 marzo 1901 autorizzò i membri del sodalizio a emettere i voti religiosi.
lunedì 17 aprile 2017
Acicatena, provincia di Catania, regione Sicilia. CHIESA DI SANTA LUCIA (Via Vittorio Emanuele, 205 ).
Acicatena, provincia
di Catania, regione Sicilia. CHIESA DI SANTA LUCIA (Via Vittorio Emanuele, 205
). La chiesa di Santa Lucia, di edificazione cinquecentesca ma riedificata
in epoca successiva, ha una semplice facciata di colore chiaro su cui si
ammirano il portale e il finestrone in pietra lavica, il dislivello con la
strada è colmato da una armonica scalinata in pietra lavica. All'interno della
chiesa si trova uno splendido tetto ligneo a cassettoni decorato con motivi
floreali. Gli affreschi intorno al Crocifisso della cappella della chiesa, il
dipinto rappresentate l'Ultima Cena, le tele con l'Immacolata tra i Santi Anna
e Gioacchino e la Trinità con San Michele Arcangelo sono opera di Pietro Paolo.
Il figlio maggiore del Vasta, Alessandro (Roma, 1726- Acireale, 1793), ha dipinto alcune storie
bibliche ed evangeliche come nella scena con Mosè che mostra agli Israeliti le
Tavole della Legge. Tutti gli altari laterali sono abbelliti da stupende
colonne tortili decorate con motivi floreali e putti. Alessandro Vasta (Roma,
1726 – Acireale, 1793) è stato un pittore italiano. Fu figlio ed allievo di
Paolo, con cui collaborò a diverse opere. Lavorò anche con Vito e Alessandro
D'Anna.Le sue opere si possono ammirare ad Acireale presso la Pinacoteca
Zelantea ed alcune chiese. Fra queste, l'Oratorio di San Filippo Neri dove si
trova una sua tela che fu molto venerata in passato, raffigurante la Madonna
della Purità. Altre opere, sempre nella cittadina acese, si possono ammirare
presso le chiese di San Sebastiano, Sant'Antonio di Padova, San Camillo, Maria
Odigitria e San Domenico. Ad Aci Sant'Antonio realizzò un ciclo di affreschi
nel coro del Duomo.
domenica 16 aprile 2017
Acicatena, provincia di Catania, regione Sicilia. SANTUARIO CHIESA COLLEGIATA DI SANTA MARIA LA CATENA.
Acicatena, provincia
di Catania, regione Sicilia. SANTUARIO CHIESA COLLEGIATA DI SANTA MARIA LA
CATENA. È il maggior tempio di Aci
Catena, e si impone alla ammirazione perché possiede "tre cose"
veramente belle: una Madonna, una cupola, una campana. Il suo frontone esterno
reca la scritta "BEATAE MARIAE VIRGINI A CATENA ", che sintetizza la
storia del culto della Madonna nella nostra Città che di Essa porta il nome. L'interno della chiesa è a tre navate, a
croce latina; elegante è l'architettura dell'abside, del transetto, della
cupola e delle due cappelle laterali, del SS.mo Sacramento e della Madonna. L'abside
si orna di un artistico coro ligneo nelle cui pareti laterali si ammirano due
affreschi di discreta fattura raffiguranti Il Miracolo della liberazione dei
tre condannati palermitani e il terremoto del 1693. Sul tetto dell'abside si
ammira un bellissimo affresco raffigurante la gloria di Maria SS. Assunta in
cielo: questo particolare è assai significativo in quanto ci dice come il
popolo, unitamente al clero locale, abbia voluto definitivamente trasferire la
solennità della festa, che in un tempo remoto ricorreva nel mese di Maggio, al
15 Agosto di ogni anno, abbinandola così alla festa dell'Assunta. Il 15 agosto,
Festa estiva in onore della Madonna della Catena, Patrona della città. Il
simulacro della Madonna, arricchito da numerosi monili d'oro, donati nel corso
degli anni per grazie ricevute, sul fercolo viene condotto in processione dai
devoti, per le vie della città. I momenti più importanti della festa sono
l'arrivo dei pellegrini, provenienti da molti paesi etnei (principalmente
Misterbianco e Acitrezza) durante tutta la notte tra il 14 e il 15 agosto; in
mattinata l'emozionante svelata del Taumaturgo Simulacro della Santa Patrona
tra le lacrime e le acclamazioni dei devoti; tradizionale è la suggestiva
"Trasuta o chianu" (Ingresso in piazza di corsa) del fercolo con la
Madonna; tra lo sventolio dei fazzoletti, un colorato e nutrito spettacolo
pirotecnico, conclude la giornata di festa. Forte devozione e fede si
intrecciano al folklore siciliano.
sabato 15 aprile 2017
Sardegna, regione e isola dell'Italia.
Sardegna, regione e isola dell'Italia.Capo Malfatano (Comune di Teulada) a pochi km da Tuerredda rappresenta uno dei posti più suggestivi della costa del sud. Percorrendo la strada panoramica Chia - Teulada si può ammirare tutta la bellezza della costa. La baia naturale che lambisce il capo era nel VI secolo a.C. un antico porto Punico dove ancora oggi si possono scorgere i grandi blocchi di arenaria che formavano le banchine ormai sommerse dal mare. Il Capo termina con una promontorio su cui svetta la torre di Malfatano. Per raggiungere la spiaggia svoltare a sinistra dove indicato dalla segnaletica stradale e percorrere la strada sterrata sino ad arrivare alla spiaggia. Da qui si può partire alla scoperta del porto punico con maschera e pinne. Le banchine ed il molo sono visibili a qualche metro di profondità sotto costa.
Sardegna regione e isola dell'Italia.
Capo Malfatano
(Comune di Teulada) a pochi
km da Tuerredda rappresenta uno dei posti più suggestivi della costa del sud.
Percorrendo la strada panoramica Chia - Teulada si può ammirare tutta la
bellezza della costa. La baia naturale che lambisce il capo era nel VI secolo
a.C. un antico porto Punico dove ancora oggi si possono scorgere i grandi
blocchi di arenaria che formavano le banchine ormai sommerse dal mare. Il Capo
termina con una promontorio su cui svetta la torre di Malfatano. Per
raggiungere la spiaggia svoltare a sinistra dove indicato dalla segnaletica
stradale e percorrere la strada sterrata sino ad arrivare alla spiaggia. Da qui
si può partire alla scoperta del porto punico con maschera e pinne. Le banchine
ed il molo sono visibili a qualche metro di profondità sotto costa.
Venosa, in provincia di Potenza, regione Basilicata. CHIESA
SAN FILIPPO NERI, DETTA DEL PURGATORIO. (XVII secolo). La Chiesa fu edificata per
volontà del vescovo Francesco Maria Neri (1678 – 1684). Si evidenzia la
caratteristica del campanile che fa corpo con la bella e sobria facciata, tutta
fregi, volute, nicchie e pinnacoli, opera si suppone, di un architetto romano,
fatto venire a Venosa verso il 1680 dal Cardinale Giovanni Battista De Luca,
all’epoca uditore di Papa Innocenzo XI. Nell’interno si trovano belle colonne
tortili ed un San Filippo dipinto attribuito a Carlo Maratta (1625 – 1713).
venerdì 14 aprile 2017
Messina capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia.
Messina capoluogo
dell’omonima provincia della regione Sicilia. STATUA DI MESSINA
riconoscente per la concessione del Portofranco. Raffigura la Città
riconoscente verso Giuseppe Natoli che il 31 marzo 1848, restituì a Messina i
diritti di porto franco soppresso sessant'anni prima dai Borboni (dalla storia
di Messina sul portale Gran Mirci). È opera del 1859 dello scultore messinese Giuseppe
Prinzi e si trovava, prima del 1908, all'interno del Municipio. Oggi si trova
al centro della piazzetta "Giacomo Minutoli", di fronte al porto con
l'imponente mole del Municipio per sfondo.
giovedì 13 aprile 2017
Torino, capoluogo di provincia del Piemonte.
Torino, capoluogo di
provincia del Piemonte. MONUMENTO AL CARABINIERE REALE. Giardini
Reali, Viale I Maggio, Viale Partigiani. Il Monumento nazionale al carabiniere
è un'opera eretta nel 1933 nella parte esterna dei giardini del Palazzo Reale
di Torino, precisamente alla confluenza dei Viali I Maggio e Dei Partigiani. Fu
uno dei tanti monumenti innalzati subito dopo la Prima guerra mondiale, per
onorare il sacrificio dei caduti. Agli inizi degli anni venti, nessuno dei
monumenti presenti a Torino commemorava in particolare la memoria dei
carabinieri, specialmente quelli caduti nell'appena terminata guerra, così
Maria Letizia Bonaparte, moglie del principe Amedeo I Duca d'Aosta chiese alla
Presidenza dell'Istituto nazionale per le biblioteche dei soldati di rimediare.
Questa, con l'aiuto del Comando generale dell'Arma dei Carabinieri, lanciò una
sottoscrizione pubblica per raccogliere i fondi occorrenti. Raccolsero più del
necessario, e quanto avanzò dopo la realizzazione del movimento fu utilizzato
per l'istituzione della Fondazione del Movimento al Carabiniere che, fino al
suo scioglimento sancito da un decreto del presidente della Repubblica del 4
dicembre 1979, istituì l'erogazione di quattro premi annuali ai Carabinieri
meritevoli. Il monumento fu progettato e realizzato nel periodo 1925-1933,
dallo scultore torinese Edoardo Rubino, articolandosi in 3 grandi strutture: Il
monumento presenta una allegoria del Giuramento su un alto basamento, con la
statua di un militare in uniforme, un podio di 25 metri dove sono
rappresentati, con alto rilievi in bronzo, i compiti principali svolti dai
Carabinieri, sia in tempo di pace che di guerra; un statua in bronzo di un
carabiniere; un pilastro in cima, sul quale un imponente gruppo scultoreo,
sempre in bronzo, idealizza il Giuramento del Corpo. Il fronte del piedistallo,
che eleva il gruppo bronzeo raffigurante il Giuramento, costituisce il fondale
della statua del Carabiniere che sovrasta il basamento, mantenendo una
posizione leggermente avanzata. Il monumento sul retro porta incise le
decorazioni conferite alla bandiera dell’Arma e ai suoi caduti. Il monumento fu
quindi inaugurato il 22 ottobre 1933, alla presenza del re Vittorio Emanuele
III, più numerose autorità e personalità civili e militari e folte
rappresentanze di Associazioni Combattentistiche e d'Arma. L'Associazione
nazionale carabinieri, per la circostanza, organizzò a Torino un raduno
nazionale. Il 12 agosto 1943, durante un bombardamento aereo, il monumento subì
gravi danni. Finita la seconda guerra mondiale, i danni furono ben presto
riparati, sotto la direzione dello stesso e ormai anziano Rubino, ed il 15
settembre 1948, alla presenza del Presidente Luigi Einaudi, si ebbe una nuova
inaugurazione.
mercoledì 12 aprile 2017
Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. ANFITEATRO ROMANO.
Catania
capoluogo di provincia della regione Sicilia. ANFITEATRO ROMANO. Al centro della cittadina di Catania, precisamente in Piazza Stesicoro, è
conservato uno dei più grandi anfiteatri di età romana in Italia, inferiore
solo all’anfiteatro Flavio di Roma (il Colosseo) e a quello di Verona. Secondo
i calcoli degli archeologi poteva contenere ben 15.000 spettatori tra seduti e
in piedi. Dal punto di vista costruttivo l’anfiteatro è formato da una cavea di
14 gradini divisi in tre ordini con podio e ambulacri (corridoi coperti) di
accesso alle gradinate disposti su tre piani che corrispondevano ai due ordini
di arcate esterne e all’attico. La sua grandezza permetteva la realizzazione di
spettacoli di ogni genere. Qui infatti, ebbero luogo combattimenti di
gladiatori, quelli di uomini contro animali feroci importati dall’Africa e
dalle altre province dell’impero, e persino le battaglie navali. Infatti gli
archeologi hanno ipotizzato che, grazie a dei meccanismi idraulici molto
complessi, si riusciva a trasformare l’arena in una grande piscina e dar vita a
sorprendenti spettacoli acquatici.
Costruito con pietra lavica, marmo e mattoni venne arricchito da una serie di decorazioni e di stucchi che dovevano conferirgli un tocco d’eleganza. Dalla tecnica costruttiva, utilizzata soprattutto nel periodo compreso fra l’età di Adriano e quella degli Antonini, si ipotizza che fu edificato intorno al II secolo a. C. Tra il 252 e il 253 d.c. venne parzialmente coperto dalla lava, a causa di un’eruzione dell’Etna ma non fu distrutto. Dopo la caduta dell’impero e l’arrivo degli Ostrogoti in Sicilia, l’imperatore Teodorico emanò un editto, dove consentiva di usufruire delle pietre dell’anfiteatro per la costruzione delle difese e delle mura cittadine. Si pensa sia stato usato anche per la costruzione della cattedrale di Sant’Agata e del castello Ursino di Federico II di Svevia.
Nel terremoto della Val Di Noto (1693) venne totalmente coperto e sarà grazie all’intervento del mecenate Ignazio Paternò Castello, principe di Biscari, che iniziarono gli scavi, ma vennero in seguito abbandonati. I lavori, per riportare alla luce l’anfiteatro, furono iniziati nel 1904, per volontà del sindaco De Felice che affidò l’impresa all’architetto Filadelfo Fichera, e si conclusero nella primavera del 1906. L’opera fu inaugurata ufficialmente sei mesi dopo e, nel 1907, fu visitata da re Vittorio Emanuele III che venne a Catania per inaugurare l’Esposizione Agricola. Solo una piccola parte è visibile (diverse gradinate, alcuni archi e una parte dell’arena), mentre il resto è coperto dal suolo urbano.
Una leggenda, risalente alla fine degli anni ’80, viene narrata su questa meravigliosa struttura. Alcuni sostengono che sia stata inventata per impaurire i visitatori più curiosi, che vorrebbero addentrarsi nei sottosuoli catanesi in cui si trovano i resti della città più volte sommersa dalla lava e distrutta dai terremoti, altri, invece, lo identificano come fatto realmente accaduto.
Si racconta che una scolaresca di scuola elementare, formata da 25 bambini e 4 maestre, visitò l’anfiteatro romano, ma inoltrandosi nelle vie ancora chiuse, si persero. La scolaresca non tornò più. I custodi provarono ad intervenire cercandoli da cima a fondo in quasi tutto l’anfiteatro, ma erano come spariti nel nulla. Oggi alcuni visitatori, sostengono di sentire ancora dei rumori strani, come delle urla di bambini e adulti che cercano aiuto.Si tratta solo di una leggenda, ma non si può venire a visitare questa fantastica struttura senza conoscerne ogni minimo particolare, anche quello più interessante.
Costruito con pietra lavica, marmo e mattoni venne arricchito da una serie di decorazioni e di stucchi che dovevano conferirgli un tocco d’eleganza. Dalla tecnica costruttiva, utilizzata soprattutto nel periodo compreso fra l’età di Adriano e quella degli Antonini, si ipotizza che fu edificato intorno al II secolo a. C. Tra il 252 e il 253 d.c. venne parzialmente coperto dalla lava, a causa di un’eruzione dell’Etna ma non fu distrutto. Dopo la caduta dell’impero e l’arrivo degli Ostrogoti in Sicilia, l’imperatore Teodorico emanò un editto, dove consentiva di usufruire delle pietre dell’anfiteatro per la costruzione delle difese e delle mura cittadine. Si pensa sia stato usato anche per la costruzione della cattedrale di Sant’Agata e del castello Ursino di Federico II di Svevia.
Nel terremoto della Val Di Noto (1693) venne totalmente coperto e sarà grazie all’intervento del mecenate Ignazio Paternò Castello, principe di Biscari, che iniziarono gli scavi, ma vennero in seguito abbandonati. I lavori, per riportare alla luce l’anfiteatro, furono iniziati nel 1904, per volontà del sindaco De Felice che affidò l’impresa all’architetto Filadelfo Fichera, e si conclusero nella primavera del 1906. L’opera fu inaugurata ufficialmente sei mesi dopo e, nel 1907, fu visitata da re Vittorio Emanuele III che venne a Catania per inaugurare l’Esposizione Agricola. Solo una piccola parte è visibile (diverse gradinate, alcuni archi e una parte dell’arena), mentre il resto è coperto dal suolo urbano.
Una leggenda, risalente alla fine degli anni ’80, viene narrata su questa meravigliosa struttura. Alcuni sostengono che sia stata inventata per impaurire i visitatori più curiosi, che vorrebbero addentrarsi nei sottosuoli catanesi in cui si trovano i resti della città più volte sommersa dalla lava e distrutta dai terremoti, altri, invece, lo identificano come fatto realmente accaduto.
Si racconta che una scolaresca di scuola elementare, formata da 25 bambini e 4 maestre, visitò l’anfiteatro romano, ma inoltrandosi nelle vie ancora chiuse, si persero. La scolaresca non tornò più. I custodi provarono ad intervenire cercandoli da cima a fondo in quasi tutto l’anfiteatro, ma erano come spariti nel nulla. Oggi alcuni visitatori, sostengono di sentire ancora dei rumori strani, come delle urla di bambini e adulti che cercano aiuto.Si tratta solo di una leggenda, ma non si può venire a visitare questa fantastica struttura senza conoscerne ogni minimo particolare, anche quello più interessante.
martedì 11 aprile 2017
Castroreale, provincia di Messina, regione Sicilia. DUOMO DI SANTA MARIA ASSUNTA, piazza Duomo.
Castroreale, provincia di Messina, regione Sicilia. DUOMO DI
SANTA MARIA ASSUNTA, piazza Duomo. è di originale impianto Quattrocentesco, pur
se parte dell'aspetto attuale è legato alle ingenti opere di rimaneggiamento
intraprese nel primo trentennio del Seicento. La facciata è chiusa fra un
contrafforte e dal campanile. Subito salta all'occhio l'imponente portale
barocco. Sulle sime spezzate sono adagiate due statue poste come sopra ad un
triclinio, mentre al centro è un'elaborata nicchia di gusto plateresco. Il
resto della facciata è spoglio e termina con un frontone composto da
un'articolata serie di archi che comunicano un senso di grande movimento. Il
massiccio campanile fu eretto nel 1518; probabilmente serviva da torre di
avvistamento. Termina con una merlatura posta sopra una delicata cornice di
arcatelle: è l'unica concessione al decoro. L'interno, a croce latina, si
articola in tre navate scandite da belle colonne dai ricchi capitelli, e
conserva notevoli opere d'arte, fra le quali si segnalano le sculture di
Antonello Gagini, fra i massimi scultori del Cinquecento. Eretto nel primo
trentennio del ‘600, dedicato all’Assunta è’ ornato da due portali
marmorei d’impronta manieristica con
sovrapposizioni di gusto barocco. L’interno scandito nel suo impianto
basilicale a croce latina da sedici colonne monolitiche in pietra coronate da
capitelli compositi, è uno scrigno prezioso e un ricco museo d’arte sacra: dal
polittico della Natività di
Giovan Filippo Criscuolo del 1550 a quello raffigurante la Madonna in trono tra
i Santi di un ignoto artista messinese del Cinquecento noto come Maestro del
Polittico di Castroreale, dalle sculture marmoree di Antonello Gagini, alle opere lignee come l’altare seicentesco
in legno indorato della cappella del Sacramento e la Cantoria o Tribuna intagliata
(1612) con l’antico organo a canne
restaurato nell’anno 2010 dalla ditta friulana Zanin, che ha eseguito la
ricostruzione rifacendosi alle originarie tecniche artigianali del Seicento.
Sul pavimento del Duomo è ben visibile una meridiana a camera oscura, ideata
nel 1854 da Prof. di lettere antiche e appassionato di astronomia Nicolò
Perroni Basquez. E’ questa una delle sette meridiane costruite in Sicilia tra
il 1801 e il 1896. A destra del Duomo si trova la cinquecentesca Torre
Campanaria a sezione quadrata contenente un orologio funzionante.
lunedì 10 aprile 2017
Comiso, provincia di Ragusa, regione Sicilia. Basilica Maria SS. Annunziata.
Comiso, provincia di Ragusa, regione Sicilia. Basilica Maria SS. Annunziata. La chiesa fu ricostruita e ampliata sulla preesistente chiesa di origine bizantina di San Nicola e ultimata nel 1591. A causa del terremoto del 1693 il tempio subì danni, ma fu ricostruito in stile neoclassico tra il 1772 e il 1793 su progetto dell'architetto G. B. Cascione Vaccarini, nipote del palermitano G. B. Vaccarini. La cupola, progettata dall'architetto comisano S. Girlando, fu ultimata nel 1885. Posta in cima a una scenografica scalinata, la Chiesa possiede una pianta a croce latina ed è divisa in tre navate, con volta a botte sostenuta da 10 grandi archi a tutto sesto. L'interno è arricchito di opere di notevole importanza, tra cui una statua lignea policroma di S. Nicola che recenti studi hanno datato alla seconda metà del XVI secolo, due tele di S. Fiume raffiguranti La Risurrezione e La Natività, un crocifisso ligneo attribuito a frate Umile da Petralia del XVII sec; una pregevole tela dell'Assunzione di Maria, firmata "Narcisus Guidonius", un monumentale fonte battesimale in marmo e bronzo opera di Mario Rutelli, realizzato nel 1912 e inaugurato il 15 agosto 1913.
domenica 9 aprile 2017
Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata. SAN FRANCESCO D'ASSISI.
Matera capoluogo di
provincia della regione Basilicata. SAN FRANCESCO D'ASSISI. La costruzione è stata edificata
su un antica chiesa ipogea dei SS. Pietro e Paolo. Questa chiesetta rupestre è
ancora oggi visitabile, vi si accede tramite una botola dalla terza cappella
sulla sinistra e vi è presente un affresco raffigurante la visita del
Papa Urbano II a Matera del 1093. Alcuni cronisti narrano che nel 1218
detta chiesa ospitò San Francesco d'Assisi in persona. La prima struttura della
chiesa risale però alla prima metà del Duecento, ma aveva disposizione
esattamente opposta a quella moderna, ed oggi possiamo ancora vederne la cella
campanaria con pareti affrescate. Un primo ampliamento lo si ebbe già nel
Quattrocento, ma bisogna attendere il Settecento perché la Chiesa ed il
convento raggiungano il loro massimo splendore, ed è a questo periodo che
risale la bella facciata in tardo barocco, luminosa ed armonica, opera degli
architetti Vito Valentino e Tommaso Pennetta. Durante la visita guidata si
potrà ammirare, al centro della facciata superiore, la statua dell'Immacolata,
ed ai due lati, San Francesco e Sant'Antonio. L'interno ha una sola navata con
piccole cappelle dedicate ad alcuni nobili materani benefattori. Custodisce un
pregevole polittico di nove dipinti a tempera su tavola di Lazzaro Bastiani, un
artista della scuola veneta del 1500.
sabato 8 aprile 2017
Viagrande, provincia di Catania, regione Sicilia.
Viagrande, provincia
di Catania, regione Sicilia. La CHIESA
più importante è dedicata alla Madonna
dell'Idria ( chiesa madre, Piazza san Mauro), anche se popolarmente viene
chiamata "A Chiesa 'i Santu Mauru", in quanto le reliquie del santo
sono custodite al suo interno. La seconda chiesa in ordine di importanza è
quella del Borgo Viscalori (in Siciliano "u quatteri 'e viscalori"),
dedicata a San Biagio. Nel corso degli anni questo quartiere o borgo ha perso
la sua connotazione tradizionale diventando zona residenziale di cittadini
prevalentemente catanesi che hanno scelto di portare la loro dimora fuori dal
caos dell'area metropolitana catanese. La Chiesa Madre, dedicata alla Madonna dell'Idria, costruita nei primi
anni del '700, domina il centro cittadino e chiude a nord la scena di Piazza
San Mauro. L'imponente struttura si affaccia sul sagrato in acciottolato lavico
intarsiato in travertino. La facciata principale, orientata a Sud, è ripartita
in tre grandi settori, definiti da quattro lesene in pietra lavica, in ognuno
dei quali è racchiuso un portale che traccia la struttura interna a tre navate,
di tipo basicale. La facciata si chiude in alto con un cornicione sempre in
pietra lavica dal quale spiccano il campanile realizzato nei primi decenni del
'900 su disegno dell'Architetto Fichera, e l'ampia cupola edificata nel 1860 su
base ottagonale. L'interno offre al visitatore altari di pregio ed un gradevole
coro ligneo del '700. Nella chiesa Madre si conservano le reliquie di San Mauro
Abate, patrono di Viagrande, la cui festa è celebrata ogni 15 gennaio.
venerdì 7 aprile 2017
Messina, capoluogo di provincia, regione Sicilia.
Messina, capoluogo di
provincia, regione Sicilia. GALLERIA VITTORIO EMANUELE III, uno dei pochi
esempi di architettura con uso del ferro del Sud Italia, l'unica con Napoli,
Galleria Umberto I. Realizzata nel 1929 da Camillo Puglisi Allegra per
completare piazza Antonello. Il portico che dà sulla piazza è caratterizzato da
un grande arco che segna l'accesso alla Galleria, riccamente decorata al suo
interno con bellissimi stucchi ed un pavimento a mosaico bianco e nero. Due
rampe di scale da una parte ed un portico dall'altra, conducono ad uscite
secondarie.
giovedì 6 aprile 2017
Catania, capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia.
Catania, capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. CHIESA SANTA MARIA DELLA PURITÀ E DELLA VISITAZIONE. Questa bella chiesa barocca fu fondata nel 1775 con un "reclusorio" destinato ad accogliere fanciulle di ogni ceto perché fossero istruite nelle arti domestiche e educate secondo le regole di S. Francesco di Sales. Da molti anni non viene più officiata. Attualmente è interessata da lavori di restauro.
mercoledì 5 aprile 2017
Comiso, provincia di Ragusa, regione Sicilia. Basilica Maria SS. Annunziata.
Comiso, provincia di
Ragusa, regione Sicilia. Basilica Maria
SS. Annunziata. La chiesa fu ricostruita e ampliata sulla preesistente
chiesa di origine bizantina di San Nicola e ultimata nel 1591. A causa del
terremoto del 1693 il tempio subì danni, ma fu ricostruito in stile neoclassico
tra il 1772 e il 1793 su progetto dell'architetto G. B. Cascione Vaccarini,
nipote del palermitano G. B. Vaccarini. La cupola, progettata dall'architetto
comisano S. Girlando, fu ultimata nel 1885. Posta in cima a una scenografica
scalinata, la Chiesa possiede una pianta a croce latina ed è divisa in tre
navate, con volta a botte sostenuta da 10 grandi archi a tutto sesto. L'interno
è arricchito di opere di notevole importanza, tra cui una statua lignea
policroma di S. Nicola che recenti studi hanno datato alla seconda metà del XVI
secolo, due tele di S. Fiume raffiguranti La Risurrezione e La Natività, un
crocifisso ligneo attribuito a frate Umile da Petralia del XVII sec; una
pregevole tela dell'Assunzione di Maria, firmata "Narcisus
Guidonius", un monumentale fonte battesimale in marmo e bronzo opera di
Mario Rutelli, realizzato nel 1912 e inaugurato il 15 agosto 1913.
martedì 4 aprile 2017
Venosa, in provincia di Potenza, regione Basilicata. Il Castello ducale del Balzo(XV secolo).
Venosa, in provincia di Potenza, regione Basilicata. Il Castello ducale del Balzo(XV secolo). Nel punto dove è posto il maniero, vi era in precedenza l’antica Cattedrale dedicata a S. Felice, il Santo che, secondo la tradizione, subì il martirio a Venosa all’epoca dell’Imperatore Diocleziano. L’antica Cattedrale fu abbattuta per far posto alla fortificazione quando, nel 1443, Venosa venne portata in dote da Maria Donata Orsini, figlia di Gabriele Orsini principe di Taranto, a Pirro del Balzo, figlio di Francesco duca di Andria. I lavori di costruzione del Castello, incominciati nella seconda metà del XV secolo, proseguirono per alcuni decenni. L’aspetto originario era ben lontano da quello odierno: si presentava, infatti, come una fortificazione a pianta quadrata, difesa da una cinta muraria dello spessore di 3 metri, con torri cilindriche angolari, privo degli stessi bastioni che furono completati nella metà del secolo successivo. Nato come postazione difensiva, successivamente, con i Gesualdo divenne dimora del feudatario. Passato ai Ludovisi come bene del feudo, esso venne completamente abbandonato, e la violenza delle scosse sismiche che ripetutamente si abbatterono nel corso di tutto il Seicento ne minarono la struttura e la funzionalità. Alla ricostruzione dell’antico maniero, con l’aggiunta di parti più adatte ai tempi, come l’elegante loggiato al piano nobile, provvidero i Caracciolo (successori nel feudo ai Ludovisi) nell’intento di riaffermare il potere signorile sulla città sempre più lontana dai vasti del glorioso passato. L’ingresso originario non era quello attuale, esso si apriva sul lato nord - est, ed era munito di ponte levatoio. Attualmente, all’inizio del ponte di accesso, vi sono due teste di leone provenienti dalle rovine romane: elemento ornamentale tipico e ricorrente in una città che nel passato ha fatto largo uso di materiale di spoglio. All’interno del Castello, nel cortile si affaccia il loggiato a pilastri ottagonali del secolo XVI.
lunedì 3 aprile 2017
Aci Bonaccorsi, provincia di Catania, regione Sicilia.
Aci Bonaccorsi, provincia di Catania,
regione Sicilia. La
costruzione della CHIESA MADRE,
Parrocchia S. Maria Dell'Indirizzo. La
Chiesa Madre, che risale al 1500, è dedicata alla Madonna dell'Indirizzo
(o Santa Maria dell'Itria). L'esterno della chiesa è preceduto da una
scalinata, pregevole il portale in pietra lavica nella facciata laterale con
rilievi ornamentali. Nel campanile è alloggiata la campana grande (il
campanone) costruita nel 1817. L’interno della Matrice è a tre navate,
impreziosite da eleganti decorazioni. Al suo interno possiamo ammirare opere di
elevato pregio artistico, quali la seicentesca tela della “Lapidazione di Santo
Stefano”, il Patrono della Comunità, attribuito alla scuola di Giacinto
Platania (sec. XVII), la cinquecentesca Statua di Santo Stefano
Protomartire, un bellissimo organo a canne. Merita una speciale menzione
ancora un quadro, forse fra i cimeli più interessanti del Paese, esposto nella
Sagrestia, raffigurante una pregevole "Annunciazione", dipinta nel 1793
dal pittore Vincenzo Sciuto, del vicino Aci S. Antonio, il cui recente
restauro, infatti, ha portato alla luce una scritta (contenuta nel cartiglio ma
cancellata ad arte, a suo tempo) che testimonia l'appartenenza ad Aci
Bonaccorsi, e quindi un'estensione più ampia del suo territorio, di un'altra
chiesa, dedicata proprio all'Annunziata, sempre ubicata sul ciglio del
torrente, al vecchio confine con il Comune di Viagrande, oggetto di grandi
dispute tra i due Comuni sul finire del XVIII secolo. Tra le varie statue conservate
nella Matrice la più antica e venerata è quella del Protomartire. Negli ultimi
anni del sec. XVI, in
zona "strategicamente" centrale ai sub-quartieri, dava al Paese
l'assetto definitivo e l'aspetto conservato pressappoco fino a oggi. Il nome di
"quartiere" riscontrato nei "riveli" si deve alla struttura
particolare della città di Jaci di cui "Bonaccorsi" era una delle
tante componenti. Il nome "Bonaccursu" dato al Paese, malgrado la
maggiore diffusione del cognome "Vattiatu" (da cui
"Battiati", denominazione di uno dei più antichi sub-quartieri, come
abbiamo scritto, che risponderebbe al significato di "battezzati"),
si deve all'importanza e conseguente notorietà "fuori paese" assunta
da alcune persone socialmente di spicco, di cognome "Bonaccorso".
Come l'autonomia parrocchiale si fa risalire all'epoca della costruzione (1589)
della Matrice (in precedenza la Parrocchia dipendeva dal Santuario di
Valverde), così si ha pure una data per l'autonomia comunale. È bene, però,
ricordare che entrambe le date vanno intese come "verità"
approssimative. È del 1652, infatti, un documento che rende nota l'esecutorietà
di un altro documento emanato dalla corte spagnola, l'anno precedente, a favore
di un Giorgio Esquerra De Roxas, inteso a nominarlo "Marchese di Bonaccorsi".
Alla morte di costui, che era stato secondo marito di Donna Francesca Grimaldi,
vedova di Don Nicolò Diana, barone di Cefalà (Cefalà Diana, Palermo) e di Jaci,
subentrava il figlio del primo marito di Donna Francesca, Guglielmo Diana. Nel
1672, succedendo come nuovi signori di Jaci i Campofiorito ai Diana, il
"Marchesato di Bonaccorsi" rimase quale titolo onorifico alla
famiglia Diana, anche se la "Terra dei Bonaccorsi" continuò ad essere
una delle componenti dello "Stato" feudale di Jaci.
domenica 2 aprile 2017
Tremestieri Etneo provincia di Catania, regione Sicilia. LA CHIESA MADRE, DEDICATA ALLA MADONNA DELLA PACE.
Tremestieri Etneo
provincia di Catania, regione Sicilia. LA CHIESA MADRE, DEDICATA ALLA MADONNA
DELLA PACE, patrona di Tremestieri Etneo, costruita su una collinetta da
cui si può ammirare un bel panorama dell’Etna e del Golfo e della Piana di
Catania. Collegata al sottostante asse viario da piani inclinati e scale
abbellite ai lati da aiuole, la Chiesa venne riedificata dopo il sisma del 1693
nello stesso luogo in cui sorgeva un tempio già nel periodo normanno. Dal 1978
e fino al 1998 nel periodo natalizio sul sagrato della chiesa è stato
allestito, un suggestivo presepio vivente. L' iniziativa è stata ripresa nel
Natale 2010. La parrocchia, inoltre, con il patrocinio del Comune, organizza
annualmente dal 1989 il Premio Nazionale di Poesia dedicato al Natale. Dal prospetto assai semplice, tripartito da
lesene, l’edificio è completato su un lato dal campanile (che del preesistente
conserva una campana del 1196) e sull’altro dall’odierno salone parrocchiale,
una volta cappella dedicata, nell’omonima chiesa, alla Madonna della Pace. Inglobata
nella nuova costruzione dopo il terremoto, la cappella all’esterno è
impreziosita dal portale del 1570 in pietra lavica, sormontato da una finestra
tonda sempre in pietra lavica e da una colomba, simbolo della pace. L’interno
della chiesa, a pianta longitudinale, si presenta con tre navate concluse con
altrettante absidi: la navata centrale è coperta con volta a botte
lunettata. Il tempio custodisce tra
l’altro le statue lignee del primo Seicento della Madonna della Pace e di Santa
Barbara, di recente restaurate, nonché tele del XVII e del XVIII secolo. Pregevole
è poi la "vara" settecentesca della Madonna e di Santa Barbara,
mentre del Seicento sono l’acquasantiera in marmo cipollino ed il fonte
battesimale, in marmo bianco.
sabato 1 aprile 2017
Trecastagni, provincia di Catania, regione Sicilia. La CHIESA DI SANTA MARIA DELLA MISERICORDIA, O DEI BIANCHI.
La CHIESA DI SANTA
MARIA DELLA MISERICORDIA, O DEI BIANCHI, risale anch'essa al 1400, ed
anch'essa fu oggetto di restauro dopo il terremoto: tale restauro causò la
quasi integrale perdita degli affreschi interni. Anche in questo caso il
campanile è successivo alla restante struttura, e lo stile è notevolmente
diverso. Pregevoli i portali esterni ed il finestrone frontale che si affaccia
sul Largo dei Bianchi. Chiesa della Misericordia, comunemente denominata
"chiesa dei Bianchi o del Bianco", nell'omonima piazza è la più
antica almeno per il documento che conserva: la sua campana maggiore porta la
data del 1302, ad essa nel 1500 facevano riferimento per l'assistenza religiosa
e sacramentale gli abitanti di Pedara, privi della loro chiesa distrutta dai
terremoti del 1536 e 1537. L'attuale costruzione è del 1734, come recita la
data incisa sulla trabeazione lavica della porta laterale, e presenta affrescate la volta con
l'esaltazione dell'eucaristia e le arcale laterali con motivi floreali; sull'altare
maggiore, sormontato da colonne tortili decorate con nastri di fiori, si conserva il gruppo in
legno dorato raffigurante la Misericordia di fattura settecentesca. La facciata alterna l'intonaco a malta alle
aperture contornate da pietra lavica intagliata e scolpita.
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