Loreto provincia di
Ancona, regione Marche. LORETO è un comune italiano di 12 791 abitanti
della provincia di Ancona nelle Marche. Loreto è famosa per essere la
sede della Basilica della Santa Casa, uno dei più importanti e antichi luoghi
di pellegrinaggio mariano del mondo cattolico. La città sorge sulla sommità
d'una dolce collina, con un'ampia campagna attorno caratterizzata dalla
coltivazione dell'ulivo. Svetta per altezza e maestosità la sagoma della cupola
e del campanile della Basilica sulla cui cima si trova la figura della Madonna.
Il panorama che si gode spazia dal mare a Monte Conero, fino all'Appennino
umbro-marchigiano. La città si è sviluppata intorno alla nota Basilica che
ospita la celebre reliquia della Santa Casa di Nazaret dove, secondo la
tradizione, la Vergine Maria nacque e visse e dove ricevette l'annuncio della
nascita miracolosa di Gesù.LORETO è un comune italiano di 12 791 abitanti
della provincia di Ancona nelle Marche. Loreto è famosa per essere la
sede della Basilica della Santa Casa, uno dei più importanti e antichi luoghi
di pellegrinaggio mariano del mondo cattolico. La città sorge sulla sommità
d'una dolce collina, con un'ampia campagna attorno caratterizzata dalla
coltivazione dell'ulivo. Svetta per altezza e maestosità la sagoma della cupola
e del campanile della Basilica sulla cui cima si trova la figura della Madonna.
Il panorama che si gode spazia dal mare a Monte Conero, fino all'Appennino
umbro-marchigiano. La città si è sviluppata intorno alla nota Basilica che
ospita la celebre reliquia della Santa Casa di Nazaret dove, secondo la
tradizione, la Vergine Maria nacque e visse e dove ricevette l'annuncio della
nascita miracolosa di Gesù.
lunedì 31 dicembre 2018
domenica 30 dicembre 2018
Bergamo,
Capoluogo della omonima provincia, della regione Lombardia. Palazzo della
Regione. Sotto
l’antica sede del Comune sii gode di una visione su quanto di meglio ha creato
l’architettura medievale: edifici carichi di storia e di bellezza che uniscono
la funzionalità a un raffinato senso estetico. Nel corso della sua lunga vita,
il Palazzo è stato più volte danneggiato e ricostruito, venendo destinato a
diversi usi (divenne perfino un teatro e una biblioteca!). Ora, dopo 800 anni
dalla sua costruzione, esibisce la cultura e la storia della città: sia in se
stesso, con la sua architettura, sia come sede di importanti mostre d’arte. Il
Palazzo della Ragione è una tappa che non può mancare nel tuo itinerario alla
scoperta di Bergamo! Ti chiedi da dove derivi il suo nome? Ebbene, il Palazzo
della Ragione nasce come uno dei primi palazzi comunali italiani, fu infatti
costruito quasi mille anni fa per ospitare le assemblee pubbliche della città.
L’attuale denominazione discende però dall’uso che ne fecero i veneziani
durante il loro dominio su Bergamo, ossia quello di sede del tribunale. Qui i
giudici ascoltavano i contenziosi nati fra i cittadini e decidevano usando la
“ragione” chi, a norma di legge, avesse “ragione”. Un tribunale assai elegante,
come dimostrano gli affreschi conservati al suo interno! Ma le sorprese ti
attendono anche fuori dal salone e più precisamente nella loggia sottostante.
Qui infatti troverai lo gnomone. Questo orologio solare fu costruito più di 200
anni fa (nel 1798) e attraverso un raggio di sole che colpisce una meridiana
incisa nel marmo della pavimentazione, segna ancora con precisione il
mezzogiorno locale e la data!
sabato 29 dicembre 2018
Misterbianco,
provincia di Catania, regione Sicilia. La Chiesa della Madonna delle Grazie. E’ un edificio di tipo
religioso situato nel cuore del centro storico di Misterbianco, edificato a
poche settimane dall'eruzione dell'Etna del 1669; inizialmente non era stata
progettata per essere la Chiesa madre o matrice come viene chiamata nel gergo
dai residenti, poiché la Chiesa di San Nicolò (costruita quasi simultaneamente
a questa), secondo i progetti iniziali, sarebbe dovuta divenire la chiesa
principale del paese. L'ampia cripta ospita un Museo di Arte sacra. L'esterno
della chiesa si affaccia sulla piazza Papa Giovanni XXIII e sulla stessa è
presente oltre le tre entrate che riconducono alle navate, anche una per l'ex
oratorio (attualmente non più in uso e sostituito da altri locali). Della
vecchia chiesa resta solo parte dell'antico campanile. la facciata della chiesa
è stata costruita ispirandola il più possibile all'omonima chiesa principale
distrutta e in cima alle tre entrate sono state collocate le statue che
raffigurano il Cristo Re, San Pietro e San Paolo. L'interno della chiesa si
compone di tre navate dove tra gli oggetti sacri, è custodita una statua della
Madonna delle Grazie risalente al XVI secolo miracolosamente salvata
dall'eruzione nella precedente chiesa di Campanarazzu la cui opera è stata
attribuita allo scultore Antonello Gagini; alle pareti sono presenti inoltre
alcune tele riconducibili allo stesso periodo di cui in una viene ritratta
un'immagine di san Francesco d'Assisi ed infine è presente una pregiata statua
raffigurante sant'Antonio di Padova.
venerdì 28 dicembre 2018
Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata. PIAZZA VITTORIO VENETO.
Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata.
PIAZZA VITTORIO VENETO. Luogo
di incontro e di passeggio, la vivace Piazza Vittorio Veneto ospita spesso mercatini,
bancarelle e ritrattisti. Ottimo punto di partenza per andare alla scoperta
della suggestiva città dei Sassi di Matera, patrimonio mondiale dell’umanità
UNESCO. Dalla piazza si gode il panorama
del Sasso Barisano al quale cui si accede passando attraverso la loggia. La
Piazza è, inoltre, punto di partenza di un
percorso sotterraneo scavato nella roccia, composto di abitazioni,
botteghe, cantine, cisterne, pozzi e “palombari” (grandi strutture scavate per la
raccolta di acque piovane). Del quartiere interrato fanno parte, inoltre, la
Chiesa rupestre del S. Spirito e la Torre aragonese. La piazza Vittorio Veneto,
precedentemente chiamata Piazza Del Plebiscito, era conosciuta anche come
“piazza della Fontana” per la presenza in passato della grande “Fontana
Ferdinandea” monumentale, realizzata nel
1832 per raccogliere le acque provenienti dalla soprastante collina del
castello “De Montigny” , attualmente spostata poche centinaia di metri più in
basso lungo la strada, presso la villa comunale. L’attuale aspetto della piazza
è dovuto ai lavori di restauro del 1993,
quando si spostò il monumento ai caduti ( Benedetto d’Amore 1926 ) e si eliminò
la strada che attraversava la piazza,
per riportare alla luce il “fondaco di mezzo” , vecchio piano della città,
in parte visitabile, a cui si accende scendendo dalla scalinata di ferro vicino la grande fontana in pietra chiara da
cui sgorgano alti zampilli d’acqua. I locali ipogei che lo compongono si
estendono sotto tutta la piazza per più di 5000 mq. fino ad arrivare sotto il Convento
dell’Annunziata, che addirittura ha come
basamento nelle fondamenta un torrione appartenente probabilmente alla cinta
difensiva del Castello Tramontano , e comprendono neviere, cisterne, negozi,
magazzini e abitazioni.
giovedì 27 dicembre 2018
Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Chiesa dei santi Domenico e Sisto. La chiesa dei Ss. Domenico e Sisto (papa Sisto II°, venne sorpreso nel cimitero, probabilmente quello di San Callisto, mentre insegnava la parola divina e fu decapitato con sei dei sette diaconi di Roma), situata in largo Angelicum ( prospetta sulla Via salita del Grillo), s'innalza con la sua ampia e caratteristica scalinata a due rampe, terminante in una terrazza ellittica, sull'area precedentemente occupata dalla chiesa di "S. Maria a Magnanapoli". La chiesa, dedicata al fondatore dell'Ordine dei Domenicani, S. Domenico, ed a papa S. Sisto II, fu costruita per volere di Pio V, insieme all'annesso convento, a seguito delle insistenti suppliche delle Suore Domenicane, desiderose di lasciare il monastero di S. Sisto situato in un luogo infestato dalla malaria. Finalmente nel 1575 le Suore si trasferirono in questa chiesa, anche se non ancora ultimata, denominata poi S. Sisto Nuovo perché sostitutiva dell'abbandonata chiesa a sua volta detta S. Sisto Vecchio. Gli artefici di quest'opera furono Giacomo Della Porta, Nicola Torriani, Orazio Torriani e Vincenzo Della Greca, che terminò la facciata nel 1655. Questa, divisa in due ordini e spartita da lesene, presenta un bel portale, inquadrato da due colonne e due lesene che sorreggono un timpano spezzato, al centro del quale vi è posta un'Immagine della Madonna. Sull'architrave del portale, invece, vi è posto lo stemma dei Domenicani: un cane con una torcia accesa tra i denti. Il cane rappresenta la fedeltà al messaggio evangelico dei Domenicani, mentre la fiaccola simboleggia la diffusione della Parola di Dio tra i fedeli e gli infedeli. Il cane, inoltre, è il simbolo per eccellenza dei Domenicani perché essi vennero soprannominati, con un gioco di parole, "Domini canes", ovvero i "cani del Signore", probabilmente per l'ardore dimostrato, nel corso della loro storia, nel difendere il Messaggio di Dio, "azzannando" gli eretici. Un bel finestrone centrale nell'ordine superiore e quattro nicchie con le statue di S. Domenico, S. Sisto, S. Tommaso d'Aquino e S. Pietro completano la facciata, conclusa da un grande timpano triangolare sormontato da una croce e da una serie di candelabri marmorei. Lavori di ampliamento e di restauro dell'intero complesso furono effettuati durante i pontificati di Gregorio XIII, Urbano VIII ed Innocenzo X. Nel 1870 lo Stato Italiano confiscò parte del convento e lo destinò inizialmente a sede della Corte dei Conti e poi del Fondo per il Culto. Nel 1928 il Governo Italiano autorizzò il Collegio S. Tommaso d'Aquino ad acquistare l'ex Convento dei Ss. Domenico e Sisto, nel quale, dopo opportuni restauri ed ampliamenti ad opera dell'architetto Tullio Passarelli, si insediò, nel 1932, il Pontificio Collegio dell'Angelicum, proveniente dalla sede originaria presso S. Maria sopra Minerva.
Roma,
regione Lazio e capitale d’Italia. Chiesa dei santi Domenico e Sisto. La chiesa dei Ss. Domenico e Sisto
(papa Sisto II°, venne sorpreso nel cimitero, probabilmente quello di San
Callisto, mentre insegnava la parola divina e fu decapitato con sei dei sette
diaconi di Roma), situata in largo Angelicum ( prospetta sulla Via salita del
Grillo), s'innalza con la sua ampia e caratteristica scalinata a due rampe,
terminante in una terrazza ellittica, sull'area precedentemente occupata dalla
chiesa di "S. Maria a Magnanapoli". La chiesa, dedicata al fondatore
dell'Ordine dei Domenicani, S. Domenico, ed a papa S. Sisto II, fu costruita
per volere di Pio V, insieme all'annesso convento, a seguito delle insistenti
suppliche delle Suore Domenicane, desiderose di lasciare il monastero di S. Sisto
situato in un luogo infestato dalla malaria. Finalmente nel 1575 le Suore si
trasferirono in questa chiesa, anche se non ancora ultimata, denominata poi S. Sisto
Nuovo perché sostitutiva dell'abbandonata chiesa a sua volta detta S. Sisto
Vecchio. Gli artefici di quest'opera furono Giacomo Della Porta, Nicola
Torriani, Orazio Torriani e Vincenzo Della Greca, che terminò la facciata nel
1655. Questa, divisa in due ordini e spartita da lesene,
presenta un bel portale, inquadrato da due colonne e due lesene che sorreggono
un timpano spezzato, al centro del quale vi è posta un'Immagine della Madonna.
Sull'architrave del portale, invece, vi è posto lo stemma dei Domenicani: un
cane con una torcia accesa tra i denti. Il cane rappresenta la fedeltà al
messaggio evangelico dei Domenicani, mentre la fiaccola simboleggia la
diffusione della Parola di Dio tra i fedeli e gli infedeli. Il cane, inoltre, è
il simbolo per eccellenza dei Domenicani perché essi vennero soprannominati,
con un gioco di parole, "Domini canes", ovvero i "cani del
Signore", probabilmente per l'ardore dimostrato, nel corso della loro
storia, nel difendere il Messaggio di Dio, "azzannando" gli eretici.
Un bel finestrone centrale nell'ordine superiore e quattro nicchie con le
statue di S. Domenico, S. Sisto, S. Tommaso d'Aquino e S. Pietro completano la
facciata, conclusa da un grande timpano triangolare sormontato da una croce e
da una serie di candelabri marmorei. Lavori di ampliamento e di restauro
dell'intero complesso furono effettuati durante i pontificati di Gregorio XIII,
Urbano VIII ed Innocenzo X. Nel 1870 lo Stato Italiano confiscò parte del
convento e lo destinò inizialmente a sede della Corte dei Conti e poi del Fondo
per il Culto. Nel 1928 il Governo Italiano autorizzò il Collegio S. Tommaso
d'Aquino ad acquistare l'ex Convento dei Ss. Domenico e Sisto, nel quale, dopo
opportuni restauri ed ampliamenti ad opera dell'architetto Tullio Passarelli,
si insediò, nel 1932, il Pontificio Collegio dell'Angelicum, proveniente dalla
sede originaria presso S. Maria sopra Minerva.
mercoledì 26 dicembre 2018
Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono in Chianti, Loc. Badia a Coltibuono, Gaiole In Chianti, provincia di Siena, regione Toscana.
Abbazia di
San Lorenzo a Coltibuono in Chianti, Loc. Badia a Coltibuono, Gaiole In Chianti,
provincia di Siena, regione Toscana. Siamo in Chianti nelle vicinanze di Montegrossi, dove nel 770 il
fiorentino Geremia de' Firidolfi costruì il nucleo primigenio di quello che fu
l'Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono (oggi badia). La chiesa di Coltibuono,
dedicata a San Lorenzo, fu fondata, secondo la leggenda, da Geremia dei
Firidolfi. Esisteva già nel X secolo ed é sempre stata legata alla famiglia dei
Firidolfi, che nel 1049 vi istituì una comunità di canonici regolari sotto il suo
patronato. Coltibuono, trasformato in monastero, si arrricchì con un cospicuo
patrimonio immobiliare, come testimoniato da numerose carte del convento e dal
1095 fu inserito nella congregazione di Vallombrosa; nel 1160 Ugo Ricasoli fece
costruire il campanile della chiesa. Dopo il 1239, anno in cui l'abbazia fu
presa sotto la protezione di Firenze, iniziò un lungo periodo di decadenza. Nel
XV secolo la crisi di Coltibuono si accentuò e, secondo l'uso del tempo, il patrimonio
ecclesiastico fu amministrato da laici tramite un commenda. Alla fine del 1400
Lorenzo il Magnifico, nonostante le resistenze dei patroni Ricasoli, ottenne
per il figlio Giovanni, futuro papa Leone X, la commenda di San Lorenzo a
Coltibuono. Con la cacciata dei Medici e l'elezione di papa Alessandro VI, i
Ricasoli sperarono di recuperare il privilegio, ma nel 1502 l'abate di
Vallombrosa, appoggiato dalla repubblica fiorentina, riuscì ad espellerli
definitivamente riconoscendo all'antica casata solo uno "Jus
Honorificum". Successivamente l'Abbazia fu donata a San Giovanni Gualberto
passando sotto i possedimenti dell'Ordine Vallombrosiano. La chiesa ha
pianta a croce latina con abside semicircolare. Il campanile merlato fu
costruito nel 1160. La navata conserva la falsa volta settecentesca mentre le
volte a botte dei bracci del transetto sono originali. All'interno della
chiesa sono presenti diversi affreschi e stucchi di origine settecentesca
(barocca). Nel 1810 in seguito al deleterio editto emesso da Napoleone, il
convento venne chiuso e trasformato in fattoria!, mentre la badia fu declassata
a semplice chiesa parrocchiale.
martedì 25 dicembre 2018
Lucca, capoluogo di provincia della regione Toscana. Chiesa di San Michele in Foro ( Piazza San Michele).
Lucca, capoluogo di
provincia della regione Toscana. Chiesa di San Michele in Foro ( Piazza San
Michele). A completare
il nome della chiesa di San Michele è proprio il luogo in cui fu edificata: il
foro, prima centro della vita pubblica, nell'antichità, e poi cuore pulsante
della città Comunale. Su questa piazza sorse il Palatium Civitatis, il Palazzo
Pubblico, ora scomparso, costruito proprio accanto alla chiesa e poi trasferito
nella Fortezza dell'Augusta. La piazza fu lastricata per la prima volta quando
nel '400 vi fu costruito il Palazzo Pretorio, ma fra '600 e '700 fu innalzato
il piano stradale, venne pavimentata e chiusa da colonnine con catenelle. Le
case che delimitano il perimetro della piazza sono tipicamente medievali e da
più di ottocento anni stanno lì ad osservare placidamente la vita che scorre
nel cuore della città. La chiesa di San Michele, di cui le fonti parlano per la
prima volta nel 795, fu edificata proprio qui. Eretta in un luogo centrale, ma
obliqua rispetto alla piazza, come molte altre chiese di Lucca, spicca in uno
spazio enorme in cui il cielo si apre finalmente dopo il rincorrersi di anguste
e tortuose vie medievali, come una meta finalmente raggiunta: tale era per i pellegrini
che passavano per la città percorrendo la Francigena. Si fermavano a San Michele per rifocillarsi, cogliendo l'occasione per
venerare loro illustri compagni di viaggio, come San Davino, un pellegrino
Armeno in viaggio verso Santiago de Compostela, che morì proprio mentre faceva
tappa a Lucca e il cui corpo si diceva avesse acquistato poteri taumaturgici
dopo la morte. Furono varie le vicende della
chiesa di San Michele: cambiò amministrazione più volte prima di divenire
privilegio della famiglia Gigli, che contribuì a rinnovarne sia le strutture
che le suppellettili. La chiesa, così come appare oggi,
frutto della ricostruzione di XI secolo voluta da papa Alessandro, è un
palinsesto delle vicende della città: nella sua architettura pisano-lucchese si
fondono romanico e gotico, ricordi di età classica e misteriose figure tratte
dai bestiari medievali che si affollano sulla facciata dal XII secolo. Nel cantiere di San Michele, fra XIII e XIV secolo lavorarono a Lucca
illustri architetti e probabilmente, nonostante lo si deduca solo dallo stile
delle decorazioni in facciata, anche Diotisalvi, l'autore del Battistero di
Pisa. L'intento originario del progetto era quello di innalzare la chiesa, ma
si riuscì solo a creare la facciata, altissima, visibile oggi come una
scenografia che si staglia contro il cielo. Fu in questo
periodo che vennero create, dalla scuola di Guidetto da Como, che lavorò anche
per il Duomo di San Martino, le caratteristiche "loggette", decorate
con l'uso di marmi policromi, che iniziano a parlare del gotico e che sono
ovviamente influenzate dallo stile lombardo. Infine, nel
punto più alto, fu aggiunta la grande statua di San Michele Arcangelo che
abbatte il drago, con ali metalliche e due angeli con la funzione di guglie
tipicamente gotiche per rendere la chiesa, che già svettava isolata, ancora più
protesa verso l'alto.
lunedì 24 dicembre 2018
Perugia capoluogo dell’omonima provincia della regione Umbria. La BASILICA DI SAN DOMENICO Piazza Giordano Bruno.
Perugia capoluogo dell’omonima
provincia della regione Umbria. La BASILICA DI SAN
DOMENICO Piazza Giordano Bruno. Fondata nel 1304 e ampiamente
ricostruita su disegno di Maderno nel XVII secolo, è la più grande struttura
religiosa di tutta l'Umbria. Autentico capolavoro della scultura del XIV
secolo, conservato nella basilica, è il monumento funebre a Benedetto XI. Di
notevole pregio è anche il coro ligneo della fine del XV secolo e la vetrata
absidale del 1411, la seconda in Italia per grandezza (m 22x8) dopo quella del
duomo di Milano. Sopra le volte e sotto le due falde del tetto sussistono le
singolari "soffitte di S. Domenico", ampi vani di risulta della ricostruzione
Seicentesca, ricche di suggestioni e reperti della originaria struttura gotica,
con accesso diretto al poderoso campanile (XVI sec) con vista panoramica estesa
dalla Romagna all'Abruzzo, dalle Marche alla Toscana.
domenica 23 dicembre 2018
Palermo, capoluogo della regione Sicilia. Galleria d'Arte Moderna Empedocle Restivo, piazza Croce dei Vespri.
Palermo, capoluogo della regione Sicilia. Galleria d'Arte
Moderna Empedocle Restivo, piazza Croce dei Vespri. Complesso Monumentale di Sant’Anna la Misericordia (o
alla Misericordia o della Misericordia), che si erge nel cuore del centro
storico palermitano, su piazza Croce dei Vespri, delimitato a monte da piazza
Borsa e da via Roma, vicino all’antico mercato dei Lattarini. Il complesso,
formato dall’ex convento francescano della chiesa di Sant’Anna (meraviglioso
esempio di Barocco palermitano) e dall’attiguo palazzo Bonet, presenta ancora
oggi le caratteristiche dell’architettura residenziale di fine ’400, in stile
gotico-catalano, e di una residenza conventuale risalente al ‘600, costruita
attorno ad un magnifico chiostro con colonne di marmo e archi a tutto sesto,
con un bel portale d’ingresso di chiara origine manierista. Il magnifico
chiostro-porticato del convento, realizzato a partire dal XVII secolo, è a
pianta quadrata con una sequenza di ventotto archi per lato, che saltano
all’occhio per la loro bicromia conferitagli dal colore grigio della pietra di
Billiemi del plinto, utilizzata per le colonne e i capitelli, e dal giallo
dorato della pietra calcarenitica utilizzata per gli archi. Istituita nel 1910
per iniziativa di Empedocle Restivo, la galleria ha sede nel quattrocentesco complesso
monumentale di S. Anna, appena restaurato e sito nel cuore del centro storico
della città. La galleria, con il nuovo ordinamento scientifico delle
collezioni, mostra le sue opere d'arte in un viaggio che si snoda tra i temi
emergenti della cultura e della storia dell'Ottocento e del Novecento. Tra gli
artisti presenti, gli scultori Mario Rutelli, Domenico Trentacoste, Ettore
Ximenes; i pittori, Domenico Morelli, Francesco Lojacono, Ettore De Maria
Bergler, Franz von Stuck (Il Peccato), e ancora Carlo Carrà (Paesaggio) ,
Renato Guttuso (Autoritratto) , Felice Casorati (Gli scolari), Fausto
Pirandello, Mario Sironi.
sabato 22 dicembre 2018
Paternò, provincia di Catania, della regione Sicilia. La Chiesa di Cristo al Monte.
Paternò,
provincia di Catania, della regione Sicilia. La Chiesa di Cristo al Monte si trova sulla “collina storica”
della città e fu costruita nel XVI secolo, per poi terminare nel
XVIII, dalla compagnia dei Bianchi, di cui ancora si vede l’emblema
all’ingresso. La chiesa ha stile Rococò, presenta una pianta rettangolare che
si collega alla sacrestia attraverso una volta a crociera, la facciata, invece
è molto semplice e l’elemento che spicca di più è il portone d’ingresso. Al suo
interno viene conservata la statua del Cristo alla Colonna e per il Venerdì
Santo la chiesa viene aperta quando si svolge la processione del Cristo Morto. L’edificio sacro
presenta forma rettangolare con volta a botte contenente dalle notevoli
decorazioni e affreschi.
venerdì 21 dicembre 2018
Melfi è un comune italiano di 17 788 abitanti della provincia di Potenza, della regione Basilicata. Nella foto Largo Duomo.
Melfi è un comune italiano di 17 788 abitanti della
provincia di Potenza, della regione Basilicata. Nella foto Largo Duomo. Melfi
si colloca nell'estremo nord della Basilicata, alla base del Monte Vulture,
vulcano inattivo dall'era protostorica, al confine con la Puglia (provincia di Foggia)
e la Campania (provincia di Avellino), confine segnato dal fiume Ofanto.
Costituita da un centro storico di aspetto complessivamente medievale, la città
è diventata un importante centro industriale ed è sede di un gran numero di
imprese. Il polo industriale di San Nicola di Melfi, sorto nei primi anni
novanta, ospita la fabbrica automobilistica SATA, il più avanzato stabilimento
del gruppo FIAT in Italia, basato su sistemi innovativi d'automazione delle
fasi produttive e sull'organizzazione del lavoro che massimizza la
produttività. Sin dal 1866, sono stati fatti vari progetti per la creazione di
una provincia distaccata da quella di Potenza. La proposta del 1951 fu
approvata dai consigli comunali di 22 comuni, di cui 6 fuori regione, omogenei
per scambi commerciali e vie di comunicazione, oltre che morfologia, un
territorio esteso su 1.668 km², con una popolazione pari a 148 000
abitanti. Denominazione Abitanti: melfitani;
Santo Patrono: Sant'Alessandro. Etimologia (origine del nome): Si
ricollega all'antico nome Melpes, fiume della Lucania.
giovedì 20 dicembre 2018
Rapallo è un comune della città metropolitana di Genova della regione Liguria. Basilica arci presbiteriale dei Santi Gervasio e Protasio
Rapallo è un comune della città metropolitana di Genova
della regione Liguria. Basilica arci presbiteriale dei Santi Gervasio e
Protasio è situata nel cuore centro storico rapallese. Fu
edificata, in stile gotico-romanico, probabilmente in epoca medievale e una
targa al suo interno indica il 1118 come data della sua intitolazione, anche se
gli storici non sono concordi con questa datazione. Nel tempo fu
interessata da diversi rimaneggiamenti e modifiche, fino ai lavori di
ricostruzione tra il XVII e XVIII secolo che portarono alla cancellazione
del precedente aspetto architettonico gotico-romanico, facendole assumere
quello Settecentesco. Il campanile, alto e pendente, è del 1753 e nella seconda
metà dell'Ottocento vennero approntate ulteriori e sostanziali modifiche agli
interni e alla nuova facciata in stile neoclassico, dell'architetto Gio Batta
Olivieri. Nei primi anni del Novecento, grazie al nuovo arciprete monsignor
Cesare Boccoleri, ci fu la definitiva riedificazione della Basilica e la
costruzione della monumentale cupola, che terminò nel 1920. Anticamente
la parrocchia di Rapallo rivestiva grande importanza e la sua giurisdizione si
estendeva su un vasto territorio, dagli attuali comuni di Portofino fino a San
Pietro di Rovereto, sopra a Zoagli, e fino a Cicagna in val Fontana buona. Al
suo interno si tennero importanti riunioni popolari dove furono intraprese
decisioni della vita sociale, politica e religiosa della zona. Ancora oggi la
comunità parrocchiale rapallese è la più numerosa della diocesi di Chiavari con
circa 18.000 abitanti.
mercoledì 19 dicembre 2018
Messina, capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. CHIESA DI S. ANTONIO ABATE, Corso Cavour n° 137.
Messina, capoluogo dell’omonima
provincia della regione Sicilia. CHIESA DI S. ANTONIO ABATE, Corso Cavour n°
137. Sul Corso Cavour sorge la chiesa di S. Antonio Abate,
progettata dall'ing. Francesco Barbaro e costruita dai f.lli Cardillo tra il
1928 e il 1930. Prima del terremoto del 1908, sullo stesso posto, sorgeva la
chiesa dell’Annunziata dei Teatini, eretta nel ‘600 su progetto dell’architetto
modenese Guarino Guarini. Esternamente si presenta simile alla Basilica di
Superga; il suo ingresso è affiancato da quattro colonne , due per lato, che le
danno un' austerità tipica delle chiese Romane. Subito dopo
l’ingresso, sulla sinistra, in una cappelletta è custodito un Crocefisso in
cartapesta con croce in legno dell’800. L’interno, che ha
forma circolare articolata su otto colonne centrali sulle quali poggia una
grande cupola con lanternino, custodisce una statua della "Madonna con
Gesù giovanetto", attribuita alla scuola del Montorsoli; una statua
in marmo di "Maria Addolorata" ed un pregevolissimo fonte
battesimale. Le volte absidali furono affrescate dal De Pasquale, con le
raffigurazioni dello "Sposalizio della Vergine",
l’"Annunziata" e la "Natività.
martedì 18 dicembre 2018
Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. Convitto, liceo e collegio Cutelli, via Vittorio Emanuele n° 56 .
Catania capoluogo di
provincia della regione Sicilia. Convitto, liceo e collegio Cutelli, via
Vittorio Emanuele n° 56 . Il convitto Cutelli, progettato da Francesco Battaglia e
Gian Battista Vaccarini su commissione di Mario Cutelli, è un nuovo esempio di
grande architettura settecentesca (1761). Si ha ragione di credere che nel 1756
Vaccarini si recasse a Napoli per scegliere i marmi destinati alla cappella del
Palazzo Reale di Caserta, e forse in questa visita prese conoscenza del nuovo e
più classico stile che il Vanvitelli e il Fuga andavano introducendo a Napoli.
Comunque le sue ultime opere, come il Collegio Cutelli e la Badia piccola di
San Benedetto, tradiscono la loro influenza. Nel Collegio Cutelli su via
Vittorio Emanuele, imboccato l’ingresso e superato il breve atrio coperto, si
raggiunge la corte, elemento di maggior spicco dell’intero edificio. Il piano
terra è definito da un portico circolare costituto da sedici archi a tutto
sesto, sostenuti da altrettanti pilastri cruciformi, composti da una sezione
trapezoidale con delle semicolonne appoggiate. Il dorico romano che
caratterizza la trabeazione circolare dell’atrio interno del Collegio Cutelli è
severo e monumentale come quello dell’atrio di Caserta, ma la pianta rotonda
del cortile impedisce all’insieme di essere troppo solenne. Sull’asse del
Collegio, di fronte all’ingresso, sorge uno scalone imponente, racchiuso in un
rettangolo dai vertici absidati. Esso porta iscritta la data 1779, undici anni
dopo la morte del Vaccarini, e deve quindi essere stato costruito da un suo
allievo. Ma molto probabilmente si basa su un disegno dello stesso architetto e
si accorda perfettamente con la sua ultima maniera,
più severa e classicheggiante. I pilastri della corte sostengono una lunga
balconata continua, anch’essa circolare, profonda quanto il portico
sottostante, con otto aperture di accesso. La parete del primo piano è
costituita da sedici moduli che richiamano le scansione del piano terreno con
grandi balconi alternati a finestroni, tutti decorati con elaborate
architetture in pietra bianca di Siracusa. Sopra la balconata del primo piano,
è presente un attico sagomato come una corona, decorato con vasi e conchiglie,
nella tradizione dei chiostri e dei cortili interni catanesi. Solo in piccola
parte l’edificio è dotato di un secondo piano, destinato alle abitazioni del
Rettore e del Vicerettore e ai vani ad esse annessi. Un solo dettaglio in tutto
il complesso mostra le tendenze barocche del Vaccarini: il pavimento a disegni
a raggiera in pietra bianca e lava, anche più gaio e leggero di quello del
Collegio dei Gesuiti.
lunedì 17 dicembre 2018
Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Altare della Patria, piazza Venezia.
Roma,
regione Lazio e capitale d’Italia. Altare della Patria, piazza Venezia.
Il
Vittoriano o Altare della Patria è un monumento di grandissima valenza
simbolica che riunisce in sé tutti i valori dell’Italia risorgimentale e della
nostra Costituzione. Questo è uno dei monumenti più emblematici della storia
del nostro Paese ed è il simbolo dell’Italia del Risorgimento e della monarchia
sabauda. La prima pietra fu posta da Umberto I di Savoia nel
1885, figlio di Vittorio Emanuele II, il primo re d’Italia. La necessità era
quella di avere un monumento commemorativo estremamente simbolico per testimoniare
i cambiamenti del Paese. La scelta di costruire il Vittoriano sul Campidoglio
non è stata certo casuale: si tratta infatti del primo colle su cui, secondo la
leggenda, fu fondata Roma nonché dove fu eretto il tempio a Giove Capitolino.
Simbolicamente
fu deciso di porre il Vittoriano non lontano dal Colosseo, massimo simbolo
della Roma imperiale e in contrapposizione a San Pietro, che rappresentava il
potere temporale dei Papi. Sempre per fare da contrappeso al potere dei papi,
fu costruito pochi anni dopo il palazzo di Giustizia vicino a Castel
Sant’Angelo, da sempre prigione sotto il controllo del Vaticano e perciò
simbolo di un potere religioso che ormai doveva lasciare il posto all’Italia
unita e laica. Per il progetto del Vittoriano fu indetto un concorso pubblico,
vinto da Giovanni Sacconi, giovane architetto de Le Marche che aveva un
progetto ambizioso e di forte valenza simbolica. Per erigere il monumento molti
furono gli espropri e le distruzioni ai danni soprattutto di edifici medievali
circostanti per fare largo alla nuova costruzione. Il lavori durarono quasi 25
anni per terminarla. All’inaugurazione dell’altare della patria, risalente al
1911, erano presenti tutte le più grandi personalità dello Stato. Questo
edificio rappresenta la Patria: ai due lati, dove sorge e tramonta il sole, vi
sono due fontane con i mari Adriatico e Tirreno, come ai lati della Penisola. In
alto, sui due propilei, troneggiano le scritte in caratteri cubitali “PATRIAE
UNITATI” e “CIVIUM LIBERTATI” ovvero “All’unità della patria” e “Alla libertà
dei cittadini” che rappresentano quindi i due principi fondamentali di unità e
libertà di cui si faceva promotore il nuovo Stato. L’enorme edificio, che con
le quadrighe raggiunge gli 81 metri di altezza, è tutto decorato da gruppi
scultorei eseguiti da vari artisti che rappresentano i valori del popolo
italiano: troviamo la Forza, il Diritto, l’Azione, la Concordia, il Sacrificio
ed il Pensiero. Al centro, accanto alla tomba del Milite Ignoto, posta nel 1921
a monito e memoria dopo la Prima Guerra Mondiale, troneggia la statua di Roma.
Sullo sfondo di un mosaico dorato a simboleggiare l’importanza della nuova
capitale e la sua centralità geografica e politica; sui due lati troviamo la
rappresentazione dell’agricoltura e dell’industria, cioè il lavoro su cui
poggia l’economia del Paese e l’amor patrio su cui si fonda la società. Sul
piedistallo che sorregge l’enorme statua equestre di Vittorio Emanuele II (Riguardo
l’enorme statua equestre in bronzo, fatta nel 1910 da Enrico Chiaradia, c’è una
curiosità che sembra incredibile: quando fu terminata ospitò all’interno della
pancia del cavallo una cena per venti persone, come testimoniano foto d’epoca) troviamo
quattordici città italiane. Sopra, in corrispondenza delle colonne che fanno da
quinta al re a cavallo, vi sono invece allegorie delle sedici regioni
dell’epoca, frutto del lavoro di artisti provenienti dalla regione che
rappresentava. Due alte colonne, sormontate da vittorie alate, coronano
quest’esaltazione dell’Italia e dei suoi valori, del suo popolo e della sua
storia. L’interno del colonnato che costituisce la terrazza è decorato con
marmi e mosaici di Giulio Bargellini. Rappresentano la Fede, il Lavoro, la
Forza e la Sapienza da un lato, la Legge, il Valore, la Pace e l’Unione
dell’altro. Persino i motivi vegetali che decorano l’altare della patria hanno
un significato preciso: l’alloro rappresenta il valore, la palma la vittoria,
la quercia la forza, il mirto il sacrificio e l’ulivo la pace. La terrazza
delle quadrighe è accessibile e visitabile tramite un suggestivo ascensore a
vetri: Ti lascerà a bocca aperta la vista sulla città eterna (prezzo 7 euro,
ridotto 3,50). Da qui si gode una delle viste panoramiche più belle di Roma.
domenica 16 dicembre 2018
Torino, capoluogo della regione Piemonte. Monumento al Conte Verde.
Torino,
capoluogo della regione Piemonte. Monumento al Conte Verde. Situato al centro di piazza
Palazzo di Città, davanti al Comune, il monumento rappresenta Amedeo VI di
Savoia, durante la guerra contro i Turchi, mentre trionfante ha la meglio su
due nemici riversi al suolo. La riproduzione dei costumi mostra grande
attenzione ai particolari secondo i canoni “troubadour” e neogotico, stili in
voga nell`Ottocento, ispirati al medioevo e al mondo cortese-cavalleresco. Figlio
di Aimone, detto il Pacifico e di Iolanda di Monferrato, Amedeo VI nacque a
Chambery il 4 gennaio del 1334. Giovane, scaltro ed intraprendente, Amedeo VI
in gioventù partecipò a numerosi tornei, nei quali era solito sfoggiare armi e
vessilli di colore verde, tanto che venne appunto soprannominato Il Conte
Verde: anche quando salì al trono, continuò a vestirsi con quel colore. Il
monumento a lui dedicato non venne però realizzato subito dopo la sua morte ma
bensì nel 1842, quando il Consiglio Comunale, in occasione delle nozze del
principe ereditario Vittorio Emanuele II con Maria Adelaide arciduchessa
d`Austria, decise di erigere il monumento al “Conte Verde”. Il modello in gesso
della statua, ideata da Giuseppe Boglioni, rimase nel cortile del Palazzo di
Città finché re Carlo Alberto decise di donare la statua alla città. La realizzazione
del monumento, che doveva sostituire la statua del Bogliani, venne però
commissionata all’artista Pelagio Palagi. I lavori iniziarono nel 1844 e
terminarono nel 1847, ma la statua rimase nei locali della Fonderia Fratelli
Colla fino all’inaugurazione del 1853. La statua di Amedeo VI di Savoia
(1334-1383), detto il Conte Verde, fu
eseguita nel 1847 da Pelagio Palagi (1775-1860). Il monumento, che raffigura il
conte durante la vittoriosa battaglia contro i Turchi, fu solennemente
inaugurato nel 1853 in piazza Palazzo di Città.
sabato 15 dicembre 2018
Bagno Vignoni è una piccolissima frazione di San Quirico d’Orcia in provincia di Siena, regione Toscana.
Bagno
Vignoni è una piccolissima frazione di San Quirico d’Orcia in provincia di
Siena, regione Toscana. Bagno
Vignoni è un piccolo e straordinario borgo nel cuore della Val d’Orcia, tra le
verdi colline di Siena. Questo luogo deve la sua fama alla piazza d’acqua
alimentata da una sorgente. L’acqua che sgorga dalla fonte a 1000 metri di
profondità, risale in superficie e viene raccolta nella piazza del paese. La
temperatura dell’acqua, fissa a 52° gradi, crea straordinari effetti
scenografici soprattutto d’inverno, quando entra in contatto con l’aria fredda.
E poi tutto intorno, case in pietra, balconi fioriti, piazzette, botteghe di
artisti e artigiani, creano uno straordinario insieme architettonico che rende
Bagno Vignoni uno dei borghi più belli del mondo. L’acqua che della
piazza viene incanalata in viottoli che percorrono l’intera città.
Fiumiciattoli di acqua fumante disegnano sinuosi sentieri nei quali è possibile
immergere mani e piedi per provare sulla propria pelle l’inebriante giovamento
dell’acqua termale. Nonostante la zona dei ruscelletti sia molto frequentata,
si riesce sempre a trovare un posto dove sedersi. I ruscelletti concludono la
loro strada sulla rupe su cui è poggiata Bagno Vignoni, cascando verso la parte
bassa della città e finendo in un’altra vasca, all’interno della quale è
possibile fare il bagno. In passato, questo naturale dislivello della zona,
veniva sfruttato per attivare i mulini presenti nella zona. L’antica storia
delle terme di Bagno Vignoni è testimoniata dagli illustri ospiti che l’hanno
amata. Prima di tutti, Lorenzo de Medici, detto “Il Magnifico”, uomo di grande
cultura umanistica e abilità politica, che gli permise di governare Firenze
accrescendo sempre più il prestigio e la forza della sua città. Era solito
ritirarsi alle terme di Bagno Vignoni per curarsi e studiare, abbracciato dalle
verdi colline che tanto amava. Un’altra illustre personalità del passato amava
ritirarsi alle terme di Bagno Vignoni. Si tratta di Santa Caterina da Siena
che, molto spesso, si recava in questi posti per raccogliersi in preghiera
solitaria. Il loggiato costruito sulla vasca fu dedicato proprio a lei, come
testimonianza del legame della Santa con questo luogo. Anche Papa
Pio II (Enea Silvio Piccolomini) nato nella vicina Corsignano, su cui fondò
Pienza, uno dei più mirabili esempi di urbanistica rinascimentale) e altri
personaggi che la sceglievano come sede di villeggiatura e riposo. Le ipotesi
sull'etimologia del nome si sprecano, anche se il nome riguarda comunque
qualcosa che ha avuto a che fare con i francesi.
venerdì 14 dicembre 2018
Siena, capoluogo di provincia della regione Toscana. Loggia della Mercanzia, Via di Città, 3.
Siena,
capoluogo di provincia della regione Toscana. Loggia della Mercanzia, Via di Città, 3. La Loggia fu pensata ed edificata
nel Quattrocento e costruita in trentuno anni, dal 1417 al 1448. Il committente
fu naturalmente il Comune di Siena, i cui amministratori dell’epoca intendevano
realizzare “una Loggia maestosa dove i mercanti e gli altri rispettabili
cittadini potessero radunarsi a trattare de loro negozi”. Nel corso degli anni
vi hanno lavorato importanti artisti e maestri come Sano di Matteo, Pietro del
Minella, Antonio Federighi e anche Jacopo della Quercia. L’occhio
dell’osservatore anche non attento rimane sempre colpito dalle belle statue
sopra posizionate: sono esse le raffigurazioni dei Santi Vittorio, Ansano e
Savino, scolpite da Antonio Federighi, e dei Santi Pietro e Paolo, opera del
Vecchietta. All’interno della Loggia sono poi posti due pancali in marmo
eseguiti dal Federighi e da Urbano da Cortona, mentre le volte sono decorate da
un elegante complesso di stucchi e di affreschi di età cinquecentesca (opera di
Pastorino Pastorini e Lorenzo Rustici). Nel 1765, per volere granducale, la
Loggia divenne pertinenza dei gentiluomini senesi della Società degli Uniti al
Casino dei Nobili e il complesso fu innalzato di un piano. Libertà e
democrazia Ma essendo divenuta la sede dei nobili e dei gentiluomini senesi,
essa fu presa “di mira” negli anni turbolenti e rivoluzionari della seconda
metà del Settecento. Raccontano infatti le cronache che nel 1797 alcuni giovani
senesi entrarono di forza al Casino dei Nobili per vedere il Palio dal balcone:
“Noi lo facciamo in segno di democrazia”, dissero. Tutto questo avvenne quasi
due anni prima dell’arrivo dei francesi a Siena e in Toscana.
giovedì 13 dicembre 2018
Perugia capoluogo dell’omonima provincia della regione Umbria. GALLERIA NAZIONALE DELL'UMBRIA, Corso Vannucci, 19.
Perugia capoluogo dell’omonima
provincia della regione Umbria. GALLERIA NAZIONALE DELL'UMBRIA, Corso Vannucci, 19. Le collezioni della Galleria
Nazionale dell’Umbria sono ospitate dal 1878 ai piani superiori di Palazzo dei
Priori, uno dei più interessanti esempi di edilizia civile gotica in Italia. La
raccolta museale è la più esaustiva e completa della regione, per la varietà e
la molteplicità delle testimonianze artistiche pertinenti ad un arco
cronologico compreso tra il XIII e il XIX secolo. Parte dei lavori qui
conservati costituivano il ricco patrimonio ad uso didattico dell’Accademia di
Perugia, fondata nel 1573. Ad esse si aggiunsero opere donate da privati e
quelle demanializzate dopo i provvedimenti di soppressione degli ordini e delle
corporazioni religiose, emanati prima dal governo napoleonico e in seguito
dallo Stato italiano. La consistenza numerica e il valore della raccolta
portarono nel 1863 all’istituzione di una Pinacoteca Civica, intitolata a
Pietro Vannucci. Nel 1918 fu ceduta allo Stato e assunse il nome di Regia
Galleria Vannucci, poi Galleria Nazionale dell’Umbria. L’ordinamento
museografico, presentato nella sua veste definitiva nel dicembre 2006, propone
le opere in sequenza cronologica. Le testimonianze dal XIII al XV secolo sono
esposte al terzo piano, quelle dal XVI al XIX secolo sono presentate al
secondo; il percorso è intervallato da sezioni monografiche dedicate ai tessuti
umbri, all’oreficeria, alle ceramiche, alla grafica antica, alla topografia.
mercoledì 12 dicembre 2018
Bologna, capoluogo della regione Emilia e Romagna. BASILICA SAN GIACOMO MAGGIORE ( Piazza Gioacchino Rossini)
Bologna, capoluogo della regione
Emilia e Romagna. BASILICA SAN GIACOMO MAGGIORE ( Piazza Gioacchino Rossini) è una basilica della città di
Bologna. Fu fondata nel 1267 come chiesa dell'ordine degli Agostiniani. Al suo
interno si trova la cappella Bentivoglio, splendida architettura di metà
Quattrocento, ricca di opere d'arte rinascimentale. Già dal 1247 la comunità di
eremiti del beato Giovanni Bono da Mantova, detti Giamboniti, si era stabilita
a ridosso delle mura di Bologna lungo il corso del Savena, dove fondarono il
loro monastero e la chiesa dedicata a San Giacomo. Gli eremiti di San Giacomo
di Savena vennero a far parte del nuovo grande organismo detto "Ordine
Eremitano di Sant'Agostino", voluto nel 1256 da papa Alessandro IV, il cui
primo generale fu Lanfranco Settala da Milano, giambonita proveniente dalla
comunità bolognese. La
facciata, é la parte più antica di San Giacomo, a due spioventi, con slanciate
proporzioni tardo-romaniche. Gli ornati in pietra d'Istria sulle finestre
ogivali, di gusto veneziano, furono eseguiti da maestri lombardi nel 1295[1].
Forse ai primi del Trecento furono aggiunte in facciata le quattro celle
sepolcrali archiacute, di poco successive a quelle sotto il portico, e il
protiro originale fu modificato riadattando i leoni stilofori che
originariamente erano rivolti verso l'esterno. Sulla destra, l'entrata
dell'antico convento, ora Conservatorio "G. B. Martini", e la tomba
cinquecentesca di Annibale Coltelli. L'interno della basilica, é arioso e
imponente nel suo assetto rinascimentale, con sovrastrutture barocche. Le
grandi volte a vela recano gli affreschi con i Santi Nicola da Tolentino,
Agostino e Giacomo Maggiore, eseguiti nel 1495 dalla bottega del Francia e del
Costa.
martedì 11 dicembre 2018
Loreto provincia di Ancona, regione Marche.
Loreto provincia di
Ancona, regione Marche. LORETO è un comune italiano di 12 791 abitanti
della provincia di Ancona nelle Marche. Loreto è famosa per essere la
sede della Basilica della Santa Casa, uno dei più importanti e antichi luoghi
di pellegrinaggio mariano del mondo cattolico. La città sorge sulla sommità
d'una dolce collina, con un'ampia campagna attorno caratterizzata dalla
coltivazione dell'ulivo. Svetta per altezza e maestosità la sagoma della cupola
e del campanile della Basilica sulla cui cima si trova la figura della Madonna.
Il panorama che si gode spazia dal mare a Monte Conero, fino all'Appennino
umbro-marchigiano. La città si è sviluppata intorno alla nota Basilica che
ospita la celebre reliquia della Santa Casa di Nazaret dove, secondo la
tradizione, la Vergine Maria nacque e visse e dove ricevette l'annuncio della
nascita miracolosa di Gesù.
lunedì 10 dicembre 2018
Assisi, provincia di Perugia della regione Umbria. La BASILICA DI SAN FRANCESCO AD ASSISI.
Assisi, provincia di Perugia della
regione Umbria. La BASILICA DI SAN FRANCESCO AD ASSISI. La Basilica di San Francesco sorge oggi là dove il Santo
aveva scelto di essere sepolto, nella zona di Assisi che nel medioevo era nota
come "colle dell'inferno", ovvero il luogo che in quell'epoca era
destinato alle esecuzioni pubbliche. Il cantiere della Basilica di San
Francesco fu aperto nel 1228 per volontà di Papa Gregorio IX e grazie
all'attività di frate Elia, vicario dell' ordine scelto dallo stesso San
Francesco. Furono sufficienti solo due anni per
terminare la struttura architettonica della Basilica inferiore di Assisi e solo
altri sei per inaugurare la Basilica superiore di San Francesco. L'aspetto
attuale della basilica di San Francesco è tuttavia il frutto di vari interventi
fra cui è bene ricordare la realizzazione del campanile con cuspidi (1239), la
costruzione di un portico antistante la Basilica inferiore ('400) e di un atrio
in pietra ancora per il portale della Basilica inferiore (1445), l'eliminazione
delle cuspidi dal campanile (1518). L'edificio è oggi composto da due chiese
sovrapposte, quella superiore ha aspetto gotico, luminoso e slanciato , quella
inferiore invece, a cui si accede attraverso un portale gotico del 200, è bassa
ed austera. Qui l'interno ad una navata con transetto ospita gli straordinari
"affreschi allegorici" di Giotto, la "Madonna Angeli e San
Francesco" e i "Cinque Santi" di Simone Martini, gli
"Episodi della vita e della passione di Cristo", la "Madonna e
Santi" e le "Stigmate" di Lorenzetti. Ancora
opere di Simone Martini e Giotto sono rispettivamente nella prima cappella
destra con la "Vita di San Martino" e nella terza con "Santi e
storie della Madonna". Nel 1818 in seguito agli scavi sotto l'altare
furono riportate alla luce e, dopo attento esame ufficialmente riconosciute, le
spoglia del Santo; solo due anni più tardi, per volontà del Papa Pio IX, fu
avviata la costruzione della cripta in stile neoclassico nella Basilica
inferiore. L'aspetto attuale è tuttavia il frutto di un'opera di
semplificazione avvenuta intorno al 1920. La chiesa superiore ad una sola
navata con abside e raffinate vetrate del 1200 è affrescata con il ciclo
"La vita del Santo" di Giotto realizzato fra il 1296 e il 1300, con
le "Storie del Vecchio e Nuovo Testamento" della scuola del Cimabue e
nel transetto, nella crociera e nell' abside con affreschi dello stesso Cimabue
risalenti al 1277 oltre ad opere di altri maestri quali Cavallini e Torriti.
domenica 9 dicembre 2018
Misterbianco,
provincia di Catania, regione Sicilia. La Chiesa della Madonna delle Grazie. E’ un edificio di tipo
religioso situato nel cuore del centro storico di Misterbianco, edificato a
poche settimane dall'eruzione dell'Etna del 1669; inizialmente non era stata
progettata per essere la Chiesa madre o matrice come viene chiamata nel gergo
dai residenti, poiché la Chiesa di San Nicolò (costruita quasi simultaneamente
a questa), secondo i progetti iniziali, sarebbe dovuta divenire la chiesa
principale del paese. L'ampia cripta ospita un Museo di Arte sacra. L'esterno
della chiesa si affaccia sulla piazza Papa Giovanni XXIII e sulla stessa è
presente oltre le tre entrate che riconducono alle navate, anche una per l'ex
oratorio (attualmente non più in uso e sostituito da altri locali). Della
vecchia chiesa resta solo parte dell'antico campanile. la facciata della chiesa
è stata costruita ispirandola il più possibile all'omonima chiesa principale
distrutta e in cima alle tre entrate sono state collocate le statue che
raffigurano il Cristo Re, San Pietro e San Paolo. L'interno della chiesa si
compone di tre navate dove tra gli oggetti sacri, è custodita una statua della
Madonna delle Grazie risalente al XVI secolo miracolosamente salvata
dall'eruzione nella precedente chiesa di Campanarazzu la cui opera è stata
attribuita allo scultore Antonello Gagini; alle pareti sono presenti inoltre
alcune tele riconducibili allo stesso periodo di cui in una viene ritratta
un'immagine di san Francesco d'Assisi ed infine è presente una pregiata statua
raffigurante sant'Antonio di Padova.
sabato 8 dicembre 2018
Castello di Meleto,
comune di Gaiole in Chianti, provincia di Siena regione Toscana. Situato su
una collina che domina la valle del Massellone, a 2 km da Gaiole in Chianti, lo
storico ed elegante Castello Di Meleto offre camere e appartamenti con arredi
in stile toscano. Nel cuore del Chianti, tra Siena e Firenze, sorge il Castello
di Meleto, una dimora storica imponente, un'azienda agricola che produce vino
prelibato ma, soprattutto, un luogo incantato dove regalarsi momenti
indimenticabili tra passato e presente. Oggi agriturismo di grande charme, il
Castello di Meleto domina la valle del torrente Massellone. La costruzione
risale, nelle sue parti più antiche, all'anno Mille. Il Castello apparteneva ai
Monaci Benedettini e successivamente è diventato di proprietà della Famiglia
Ricasoli che dopo esserne entrata in possesso nel 1200, ha ampliato la
costruzione nel 1700 e l'ha trasformata in una splendida residenza di campagna.
Dal 1968 la proprietà è della Viticola Toscana Spa, un'azienda agricola con
splendidi vigneti specializzati nella produzione del vino Chianti Classico
DOCG. Il castello è circondato da sei belle case coloniche, ristrutturate
accuratamente nel 2000, mantenendo inalterato lo stile rustico toscano ed
utilizzate per agriturismo. Ogni casa dispone di giardino privato o terrazza e
si affaccia direttamente sulla campagna, immersa nel verde dei vigneti e
oliveti. Tra un assaggio di buon vino e uno della cucina tipica, è bello
rilassarsi in una delle due splendide piscine e lasciarsi inebriare dai profumi
delle viti e degli ulivi, dei ginepri e delle ginestre. Nei sotterranei del
Castello, vero monumento storico, un'affascinante enoteca permette di degustare
i vini, l'olio extravergine di oliva biologico e i salumi di Cinta Senese
provenienti dall'allevamento allo stato brado. E' possibile organizzare al
Castello banchetti in stile rinascimentale e medievale nella suggestiva cornice
delle sale affrescate. Inoltre, tutti i giorni sono possibili visite guidate
del piano nobile del Castello, del teatrino settecentesco, dei sotterranei con
le antiche cantine, prigioni e vie di fuga, per vivere a 360° un'esperienza
unica e indimenticabile in un vero Castello del Chianti. Il Castello con la sua
atmosfera magica e i suoi mille passaggi segreti è inoltre, una location particolarmente
suggestiva per matrimoni da favola. Gli sposi potranno scambiarsi le loro
promesse eterne circondati da uno charme unico e con un banchetto fiabesco, un
vero salto indietro nel tempo. A loro disposizione per la prima notte di nozze,
come gentile omaggio del Castello di Meleto, la camera Virginia nel Piano
Nobile li accoglierà per una indimenticabile prima notte per nozze da favola
nel cuore del Chianti.
venerdì 7 dicembre 2018
Camogli, provincia di Genova, della regione Liguria.
Basilica di Santa Maria Assunta. La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta è stata insignita del
titolo di Basilica minore il 18 novembre 1988, anno mariano, dal pontefice
Giovanni Paolo II. Il tempio sorge sullo sperone roccioso dell'Isola ed è il
risultato di innumerevoli trasformazioni ed ampliamenti dell'originaria
cappella del castello intitolata a S. Maria, la cui presenza agli inizi del XII
secolo è testimoniata da alcuni documenti. L'attuale configurazione è il
risultato di un radicale ingrandimento che risale al 1845 quando furono
edificate le due facciate, quella con l'ingresso principale rivolto verso
l'abitato dell'Isola e l'altra domina la monumentale scalinata che collega il
sagrato con la sottostante Piazza Colombo. L'interno a tre navate in stile
barocco classicheggiante è ricco di ori, stucchi, marmi policromi, messi in
risalto dai lampadari. Lo schema decorativo unitario fu progettato
dall'architetto Dufour mentre gli affreschi furono realizzati da Nicolò Barbino
e Francesco Semino. Importanti opere scultoree e pittoriche eseguite da autori
di scuola genovese (Francesco Maria Schiaffino, Francesco Ravaschio, Luca
Cambiaso, Domenico Fiasella, Bernardo Castello) ornano gli altari laterali.
Sull'altare maggiore è collocata la statua lignea dell'Assunta opera di
Bernardo Schiaffino. La sacrestia è in barocco chiavarese e risale al 1790 vi è
posta la tela di Luca Cambiaso raffigurante la Deposizione. Di grande pregio è
anche l'organo costruito nel 1873 dal pavese Luigi Lingiardi, restaurato nel
1988. Il sagrato è realizzato con la tecnica del "risseu", un tempo
molto usata nei borghi di mare. Si tratta di sassi bianchi e grigi raccolti
sulla spiaggia e sapientemente collocati a formare disegni e figure
geometriche. Sulla parete di un'abitazione prospiciente il sagrato è stato
collocato nel 2006 un murale in ceramica opera dell'artista Alessia Ratti
raffigurante l'"Isola" nel 1518.
giovedì 6 dicembre 2018
Gaiole in Chianti, località Coltibuono, provincia di Siena,
regione Toscana. Badia di San Lorenzo. Si hanno notizie di una chiesa fin
dal X secolo e precedentemente di un oratorio dedicato a San Lorenzo, ma i
documenti ci attestano che l’abbazia che oggi vediamo è stata edificata nel
1037 e consacrata solo nel 1049. Costituisce una delle più significative
testimonianze del romanico nel Chianti. Essa sorge in una zona strategicamente
e politicamente importante, ai confini dei contadi di Firenze, Siena e Arezzo,
in un’area dominata a lungo dalla potente consorteria feudale dei Firidolfi
Ricasoli, i quali furono fondatori e patroni del monastero. L’edificio
religioso, il cui nome in latino significa “buon raccolto”, viene donato a
Giovanni Gualberto, monaco che dà vita al movimento dei Benedettini riformati
di Vallombrosa, e sin dal 1095 viene inserito nei possedimenti dell’ordine
Vallombrosano. Durante il XII secolo, l’abbazia si arricchisce costantemente
grazie a lasciti e donazioni e giunge a controllare numerosi altri centri
religiosi della zona. Dal 1239 passa sotto la protezione della repubblica di
Firenze e nel 1488 viene data in commenda, insieme alla Badia a Passignano, al
cardinale Giovanni de’ Medici, il futuro papa Leone X. L’edificio attuale ha
una pianta a croce latina e si sviluppa su un’unica navata che termina
nell’abside semicircolare. La copertura del tetto non presenta più le originali
capriate a vista ma volte a botte, risalenti al XVIII secolo, epoca in cui
l’abbazia viene notevolmente modificata. Sopra il transetto è eretta una
singolare cupola ottagonale, che all’esterno appare racchiusa da una massiccia
struttura cubica, tipo pagoda, accanto al possente campanile merlato dal
carattere più militare che religioso. All’interno, sotto l’altare maggiore, sono conservati i
resti del Beato Benedetto Ricasoli che, divenuto monaco, visse in realtà in un
eremo detto “Castellaccio”, non lontano dalla badia. All’esterno l’edificio
risulta privo di qualsiasi elemento scultoreo, come la maggior parte delle
fabbriche vallombrosane. Sulla destra della chiesa si sviluppano gli ambienti anticamente
adibiti a monastero. Nel 1810, al tempo delle soppressioni napoleoniche, la
chiesa viene ridotta a parrocchia e l’intera struttura viene trasformata in
villa-fattoria. Da quel momento si registrano numerosi passaggi di proprietà
con vicende anche molto rocambolesche fino all’arrivo della famiglia Stucchi
Prinetti, attuale proprietaria dei terreni, dell’azienda vinicola e
dell’agriturismo Badia a Coltibuono. Da aprile a ottobre vengono organizzate
visite guidate pomeridiane all’interno dell’ex monastero e della cantina,
mentre la chiesa è aperta tutto l’anno per le funzioni domenicali e dei giorni
festivi.
mercoledì 5 dicembre 2018
Torino,
capoluogo di provincia del Piemonte. Il SANTUARIO DELLA CONSOLATA o
secondo la denominazione ufficiale, Chiesa di Santa Maria della Consolazione, è
una basilica cattolica ubicata a ridosso della via omonima ed è uno dei luoghi
di culto più antichi di Torino. Dedicato a Maria, invocata con il titolo di
"Consolatrice" è considerata il più importante santuario della città
e dell'Arcidiocesi di Torino, oltre che un vero capolavoro del barocco
piemontese. Alla sua costruzione si dedicarono i più illustri nomi
dell'architettura, quali Guarino Guarini, Filippo Juvarra e Carlo Ceppi. Il
santuario fu anche abituale luogo di preghiera di numerosi santi sociali
piemontesi e ha la dignità di Basilica minore.
martedì 4 dicembre 2018
Bagno Vignoni è una piccolissima frazione di San Quirico d’Orcia in provincia di Siena, regione Toscana.
Bagno
Vignoni è una piccolissima frazione di San Quirico d’Orcia in provincia di
Siena, regione Toscana. Bagno
Vignoni è un piccolo e straordinario borgo nel cuore della Val d’Orcia, tra le
verdi colline di Siena. Questo luogo deve la sua fama alla piazza d’acqua
alimentata da una sorgente. L’acqua che sgorga dalla fonte a 1000 metri di
profondità, risale in superficie e viene raccolta nella piazza del paese. La
temperatura dell’acqua, fissa a 52° gradi, crea straordinari effetti
scenografici soprattutto d’inverno, quando entra in contatto con l’aria fredda.
E poi tutto intorno, case in pietra, balconi fioriti, piazzette, botteghe di
artisti e artigiani, creano uno straordinario insieme architettonico che rende
Bagno Vignoni uno dei borghi più belli del mondo. L’acqua che della
piazza viene incanalata in viottoli che percorrono l’intera città.
Fiumiciattoli di acqua fumante disegnano sinuosi sentieri nei quali è possibile
immergere mani e piedi per provare sulla propria pelle l’inebriante giovamento
dell’acqua termale. Nonostante la zona dei ruscelletti sia molto frequentata,
si riesce sempre a trovare un posto dove sedersi. I ruscelletti concludono la
loro strada sulla rupe su cui è poggiata Bagno Vignoni, cascando verso la parte
bassa della città e finendo in un’altra vasca, all’interno della quale è
possibile fare il bagno. In passato, questo naturale dislivello della zona,
veniva sfruttato per attivare i mulini presenti nella zona. L’antica storia
delle terme di Bagno Vignoni è testimoniata dagli illustri ospiti che l’hanno
amata. Prima di tutti, Lorenzo de Medici, detto “Il Magnifico”, uomo di grande
cultura umanistica e abilità politica, che gli permise di governare Firenze
accrescendo sempre più il prestigio e la forza della sua città. Era solito
ritirarsi alle terme di Bagno Vignoni per curarsi e studiare, abbracciato dalle
verdi colline che tanto amava. Un’altra illustre personalità del passato amava
ritirarsi alle terme di Bagno Vignoni. Si tratta di Santa Caterina da Siena
che, molto spesso, si recava in questi posti per raccogliersi in preghiera
solitaria. Il loggiato costruito sulla vasca fu dedicato proprio a lei, come
testimonianza del legame della Santa con questo luogo. Anche Papa
Pio II (Enea Silvio Piccolomini) nato nella vicina Corsignano, su cui fondò
Pienza, uno dei più mirabili esempi di urbanistica rinascimentale) e altri
personaggi che la sceglievano come sede di villeggiatura e riposo. Le ipotesi
sull'etimologia del nome si sprecano, anche se il nome riguarda comunque
qualcosa che ha avuto a che fare con i francesi.
lunedì 3 dicembre 2018
Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata. PIAZZA VITTORIO VENETO.
Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata.
PIAZZA VITTORIO VENETO. Luogo
di incontro e di passeggio, la vivace Piazza Vittorio Veneto ospita spesso mercatini,
bancarelle e ritrattisti. Ottimo punto di partenza per andare alla scoperta
della suggestiva città dei Sassi di Matera, patrimonio mondiale dell’umanità
UNESCO. Dalla piazza si gode il panorama
del Sasso Barisano al quale cui si accede passando attraverso la loggia. La
Piazza è, inoltre, punto di partenza di un
percorso sotterraneo scavato nella roccia, composto di abitazioni,
botteghe, cantine, cisterne, pozzi e “palombari” (grandi strutture scavate per la
raccolta di acque piovane). Del quartiere interrato fanno parte, inoltre, la
Chiesa rupestre del S. Spirito e la Torre aragonese. La piazza Vittorio Veneto,
precedentemente chiamata Piazza Del Plebiscito, era conosciuta anche come
“piazza della Fontana” per la presenza in passato della grande “Fontana
Ferdinandea” monumentale, realizzata nel
1832 per raccogliere le acque provenienti dalla soprastante collina del
castello “De Montigny” , attualmente spostata poche centinaia di metri più in
basso lungo la strada, presso la villa comunale. L’attuale aspetto della piazza
è dovuto ai lavori di restauro del 1993,
quando si spostò il monumento ai caduti ( Benedetto d’Amore 1926 ) e si eliminò
la strada che attraversava la piazza,
per riportare alla luce il “fondaco di mezzo” , vecchio piano della città,
in parte visitabile, a cui si accende scendendo dalla scalinata di ferro vicino la grande fontana in pietra chiara da
cui sgorgano alti zampilli d’acqua. I locali ipogei che lo compongono si
estendono sotto tutta la piazza per più di 5000 mq. fino ad arrivare sotto il Convento
dell’Annunziata, che addirittura ha come
basamento nelle fondamenta un torrione appartenente probabilmente alla cinta
difensiva del Castello Tramontano , e comprendono neviere, cisterne, negozi,
magazzini e abitazioni.
domenica 2 dicembre 2018
Perugia capoluogo dell’omonima provincia della regione Umbria. La BASILICA DI SAN DOMENICO Piazza Giordano Bruno.
Perugia capoluogo dell’omonima
provincia della regione Umbria. La BASILICA DI SAN
DOMENICO Piazza Giordano Bruno. Fondata nel 1304 e ampiamente
ricostruita su disegno di Maderno nel XVII secolo, è la più grande struttura
religiosa di tutta l'Umbria. Autentico capolavoro della scultura del XIV
secolo, conservato nella basilica, è il monumento funebre a Benedetto XI. Di
notevole pregio è anche il coro ligneo della fine del XV secolo e la vetrata
absidale del 1411, la seconda in Italia per grandezza (m 22x8) dopo quella del
duomo di Milano. Sopra le volte e sotto le due falde del tetto sussistono le
singolari "soffitte di S. Domenico", ampi vani di risulta della ricostruzione
Seicentesca, ricche di suggestioni e reperti della originaria struttura gotica,
con accesso diretto al poderoso campanile (XVI sec) con vista panoramica estesa
dalla Romagna all'Abruzzo, dalle Marche alla Toscana.
sabato 1 dicembre 2018
Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Altare della Patria, piazza Venezia.
Roma,
regione Lazio e capitale d’Italia. Altare della Patria, piazza Venezia.
Il
Vittoriano o Altare della Patria è un monumento di grandissima valenza
simbolica che riunisce in sé tutti i valori dell’Italia risorgimentale e della
nostra Costituzione. Questo è uno dei monumenti più emblematici della storia
del nostro Paese ed è il simbolo dell’Italia del Risorgimento e della monarchia
sabauda. La prima pietra fu posta da Umberto I di Savoia nel
1885, figlio di Vittorio Emanuele II, il primo re d’Italia. La necessità era
quella di avere un monumento commemorativo estremamente simbolico per testimoniare
i cambiamenti del Paese. La scelta di costruire il Vittoriano sul Campidoglio
non è stata certo casuale: si tratta infatti del primo colle su cui, secondo la
leggenda, fu fondata Roma nonché dove fu eretto il tempio a Giove Capitolino.
Simbolicamente
fu deciso di porre il Vittoriano non lontano dal Colosseo, massimo simbolo
della Roma imperiale e in contrapposizione a San Pietro, che rappresentava il
potere temporale dei Papi. Sempre per fare da contrappeso al potere dei papi,
fu costruito pochi anni dopo il palazzo di Giustizia vicino a Castel
Sant’Angelo, da sempre prigione sotto il controllo del Vaticano e perciò
simbolo di un potere religioso che ormai doveva lasciare il posto all’Italia
unita e laica. Per il progetto del Vittoriano fu indetto un concorso pubblico,
vinto da Giovanni Sacconi, giovane architetto de Le Marche che aveva un
progetto ambizioso e di forte valenza simbolica. Per erigere il monumento molti
furono gli espropri e le distruzioni ai danni soprattutto di edifici medievali
circostanti per fare largo alla nuova costruzione. Il lavori durarono quasi 25
anni per terminarla. All’inaugurazione dell’altare della patria, risalente al
1911, erano presenti tutte le più grandi personalità dello Stato. Questo
edificio rappresenta la Patria: ai due lati, dove sorge e tramonta il sole, vi
sono due fontane con i mari Adriatico e Tirreno, come ai lati della Penisola. In
alto, sui due propilei, troneggiano le scritte in caratteri cubitali “PATRIAE
UNITATI” e “CIVIUM LIBERTATI” ovvero “All’unità della patria” e “Alla libertà
dei cittadini” che rappresentano quindi i due principi fondamentali di unità e
libertà di cui si faceva promotore il nuovo Stato. L’enorme edificio, che con
le quadrighe raggiunge gli 81 metri di altezza, è tutto decorato da gruppi
scultorei eseguiti da vari artisti che rappresentano i valori del popolo
italiano: troviamo la Forza, il Diritto, l’Azione, la Concordia, il Sacrificio
ed il Pensiero. Al centro, accanto alla tomba del Milite Ignoto, posta nel 1921
a monito e memoria dopo la Prima Guerra Mondiale, troneggia la statua di Roma.
Sullo sfondo di un mosaico dorato a simboleggiare l’importanza della nuova
capitale e la sua centralità geografica e politica; sui due lati troviamo la
rappresentazione dell’agricoltura e dell’industria, cioè il lavoro su cui
poggia l’economia del Paese e l’amor patrio su cui si fonda la società. Sul
piedistallo che sorregge l’enorme statua equestre di Vittorio Emanuele II (Riguardo
l’enorme statua equestre in bronzo, fatta nel 1910 da Enrico Chiaradia, c’è una
curiosità che sembra incredibile: quando fu terminata ospitò all’interno della
pancia del cavallo una cena per venti persone, come testimoniano foto d’epoca) troviamo
quattordici città italiane. Sopra, in corrispondenza delle colonne che fanno da
quinta al re a cavallo, vi sono invece allegorie delle sedici regioni
dell’epoca, frutto del lavoro di artisti provenienti dalla regione che
rappresentava. Due alte colonne, sormontate da vittorie alate, coronano
quest’esaltazione dell’Italia e dei suoi valori, del suo popolo e della sua
storia. L’interno del colonnato che costituisce la terrazza è decorato con
marmi e mosaici di Giulio Bargellini. Rappresentano la Fede, il Lavoro, la
Forza e la Sapienza da un lato, la Legge, il Valore, la Pace e l’Unione
dell’altro. Persino i motivi vegetali che decorano l’altare della patria hanno
un significato preciso: l’alloro rappresenta il valore, la palma la vittoria,
la quercia la forza, il mirto il sacrificio e l’ulivo la pace. La terrazza
delle quadrighe è accessibile e visitabile tramite un suggestivo ascensore a
vetri: Ti lascerà a bocca aperta la vista sulla città eterna (prezzo 7 euro,
ridotto 3,50). Da qui si gode una delle viste panoramiche più belle di Roma.
venerdì 30 novembre 2018
Rapallo è un comune della città metropolitana di Genova della regione Liguria. Basilica arci presbiteriale dei Santi Gervasio e Protasio.
Rapallo è un comune della città metropolitana di Genova
della regione Liguria. Basilica arci presbiteriale dei Santi Gervasio e
Protasio è situata nel cuore centro storico rapallese. Fu
edificata, in stile gotico-romanico, probabilmente in epoca medievale e una
targa al suo interno indica il 1118 come data della sua intitolazione, anche se
gli storici non sono concordi con questa datazione. Nel tempo fu
interessata da diversi rimaneggiamenti e modifiche, fino ai lavori di
ricostruzione tra il XVII e XVIII secolo che portarono alla cancellazione
del precedente aspetto architettonico gotico-romanico, facendole assumere
quello Settecentesco. Il campanile, alto e pendente, è del 1753 e nella seconda
metà dell'Ottocento vennero approntate ulteriori e sostanziali modifiche agli
interni e alla nuova facciata in stile neoclassico, dell'architetto Gio Batta
Olivieri. Nei primi anni del Novecento, grazie al nuovo arciprete monsignor
Cesare Boccoleri, ci fu la definitiva riedificazione della Basilica e la
costruzione della monumentale cupola, che terminò nel 1920. Anticamente
la parrocchia di Rapallo rivestiva grande importanza e la sua giurisdizione si
estendeva su un vasto territorio, dagli attuali comuni di Portofino fino a San
Pietro di Rovereto, sopra a Zoagli, e fino a Cicagna in val Fontana buona. Al
suo interno si tennero importanti riunioni popolari dove furono intraprese
decisioni della vita sociale, politica e religiosa della zona. Ancora oggi la
comunità parrocchiale rapallese è la più numerosa della diocesi di Chiavari con
circa 18.000 abitanti.
giovedì 29 novembre 2018
Messina, capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. CHIESA DI S. ANTONIO ABATE, Corso Cavour n° 137.
Messina, capoluogo dell’omonima
provincia della regione Sicilia. CHIESA DI S. ANTONIO ABATE, Corso Cavour n°
137. Sul Corso Cavour sorge la chiesa di S. Antonio Abate,
progettata dall'ing. Francesco Barbaro e costruita dai f.lli Cardillo tra il
1928 e il 1930. Prima del terremoto del 1908, sullo stesso posto, sorgeva la
chiesa dell’Annunziata dei Teatini, eretta nel ‘600 su progetto dell’architetto
modenese Guarino Guarini. Esternamente si presenta simile alla Basilica di
Superga; il suo ingresso è affiancato da quattro colonne , due per lato, che le
danno un' austerità tipica delle chiese Romane. Subito dopo
l’ingresso, sulla sinistra, in una cappelletta è custodito un Crocefisso in
cartapesta con croce in legno dell’800. L’interno, che ha
forma circolare articolata su otto colonne centrali sulle quali poggia una
grande cupola con lanternino, custodisce una statua della "Madonna con
Gesù giovanetto", attribuita alla scuola del Montorsoli; una statua
in marmo di "Maria Addolorata" ed un pregevolissimo fonte
battesimale. Le volte absidali furono affrescate dal De Pasquale, con le
raffigurazioni dello "Sposalizio della Vergine",
l’"Annunziata" e la "Natività.
Castello di Meleto,
comune di Gaiole in Chianti, provincia di Siena regione Toscana. Situato su
una collina che domina la valle del Massellone, a 2 km da Gaiole in Chianti, lo
storico ed elegante Castello Di Meleto offre camere e appartamenti con arredi
in stile toscano. Nel cuore del Chianti, tra Siena e Firenze, sorge il Castello
di Meleto, una dimora storica imponente, un'azienda agricola che produce vino
prelibato ma, soprattutto, un luogo incantato dove regalarsi momenti
indimenticabili tra passato e presente. Oggi agriturismo di grande charme, il
Castello di Meleto domina la valle del torrente Massellone. La costruzione
risale, nelle sue parti più antiche, all'anno Mille. Il Castello apparteneva ai
Monaci Benedettini e successivamente è diventato di proprietà della Famiglia
Ricasoli che dopo esserne entrata in possesso nel 1200, ha ampliato la
costruzione nel 1700 e l'ha trasformata in una splendida residenza di campagna.
Dal 1968 la proprietà è della Viticola Toscana Spa, un'azienda agricola con
splendidi vigneti specializzati nella produzione del vino Chianti Classico
DOCG. Il castello è circondato da sei belle case coloniche, ristrutturate
accuratamente nel 2000, mantenendo inalterato lo stile rustico toscano ed
utilizzate per agriturismo. Ogni casa dispone di giardino privato o terrazza e
si affaccia direttamente sulla campagna, immersa nel verde dei vigneti e
oliveti. Tra un assaggio di buon vino e uno della cucina tipica, è bello
rilassarsi in una delle due splendide piscine e lasciarsi inebriare dai profumi
delle viti e degli ulivi, dei ginepri e delle ginestre. Nei sotterranei del
Castello, vero monumento storico, un'affascinante enoteca permette di degustare
i vini, l'olio extravergine di oliva biologico e i salumi di Cinta Senese
provenienti dall'allevamento allo stato brado. E' possibile organizzare al
Castello banchetti in stile rinascimentale e medievale nella suggestiva cornice
delle sale affrescate. Inoltre, tutti i giorni sono possibili visite guidate
del piano nobile del Castello, del teatrino settecentesco, dei sotterranei con
le antiche cantine, prigioni e vie di fuga, per vivere a 360° un'esperienza
unica e indimenticabile in un vero Castello del Chianti. Il Castello con la sua
atmosfera magica e i suoi mille passaggi segreti è inoltre, una location particolarmente
suggestiva per matrimoni da favola. Gli sposi potranno scambiarsi le loro
promesse eterne circondati da uno charme unico e con un banchetto fiabesco, un
vero salto indietro nel tempo. A loro disposizione per la prima notte di nozze,
come gentile omaggio del Castello di Meleto, la camera Virginia nel Piano
Nobile li accoglierà per una indimenticabile prima notte per nozze da favola
nel cuore del Chianti.
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