Aci Bonaccorsi, provincia di Catania,
regione Sicilia. La
costruzione della CHIESA MADRE,
Parrocchia S. Maria Dell'Indirizzo. La
Chiesa Madre, che risale al 1500, è dedicata alla Madonna dell'Indirizzo
(o Santa Maria dell'Itria). L'esterno della chiesa è preceduto da una
scalinata, pregevole il portale in pietra lavica nella facciata laterale con
rilievi ornamentali. Nel campanile è alloggiata la campana grande (il
campanone) costruita nel 1817. L’interno della Matrice è a tre navate,
impreziosite da eleganti decorazioni. Al suo interno possiamo ammirare opere di
elevato pregio artistico, quali la seicentesca tela della “Lapidazione di Santo
Stefano”, il Patrono della Comunità, attribuito alla scuola di Giacinto
Platania (sec. XVII), la cinquecentesca Statua di Santo Stefano
Protomartire, un bellissimo organo a canne. Merita una speciale menzione
ancora un quadro, forse fra i cimeli più interessanti del Paese, esposto nella
Sagrestia, raffigurante una pregevole "Annunciazione", dipinta nel 1793
dal pittore Vincenzo Sciuto, del vicino Aci S. Antonio, il cui recente
restauro, infatti, ha portato alla luce una scritta (contenuta nel cartiglio ma
cancellata ad arte, a suo tempo) che testimonia l'appartenenza ad Aci
Bonaccorsi, e quindi un'estensione più ampia del suo territorio, di un'altra
chiesa, dedicata proprio all'Annunziata, sempre ubicata sul ciglio del
torrente, al vecchio confine con il Comune di Viagrande, oggetto di grandi
dispute tra i due Comuni sul finire del XVIII secolo. Tra le varie statue conservate
nella Matrice la più antica e venerata è quella del Protomartire. Negli ultimi
anni del sec. XVI, in
zona "strategicamente" centrale ai sub-quartieri, dava al Paese
l'assetto definitivo e l'aspetto conservato pressappoco fino a oggi. Il nome di
"quartiere" riscontrato nei "riveli" si deve alla struttura
particolare della città di Jaci di cui "Bonaccorsi" era una delle
tante componenti. Il nome "Bonaccursu" dato al Paese, malgrado la
maggiore diffusione del cognome "Vattiatu" (da cui
"Battiati", denominazione di uno dei più antichi sub-quartieri, come
abbiamo scritto, che risponderebbe al significato di "battezzati"),
si deve all'importanza e conseguente notorietà "fuori paese" assunta
da alcune persone socialmente di spicco, di cognome "Bonaccorso".
Come l'autonomia parrocchiale si fa risalire all'epoca della costruzione (1589)
della Matrice (in precedenza la Parrocchia dipendeva dal Santuario di
Valverde), così si ha pure una data per l'autonomia comunale. È bene, però,
ricordare che entrambe le date vanno intese come "verità"
approssimative. È del 1652, infatti, un documento che rende nota l'esecutorietà
di un altro documento emanato dalla corte spagnola, l'anno precedente, a favore
di un Giorgio Esquerra De Roxas, inteso a nominarlo "Marchese di Bonaccorsi".
Alla morte di costui, che era stato secondo marito di Donna Francesca Grimaldi,
vedova di Don Nicolò Diana, barone di Cefalà (Cefalà Diana, Palermo) e di Jaci,
subentrava il figlio del primo marito di Donna Francesca, Guglielmo Diana. Nel
1672, succedendo come nuovi signori di Jaci i Campofiorito ai Diana, il
"Marchesato di Bonaccorsi" rimase quale titolo onorifico alla
famiglia Diana, anche se la "Terra dei Bonaccorsi" continuò ad essere
una delle componenti dello "Stato" feudale di Jaci.
venerdì 30 giugno 2017
giovedì 29 giugno 2017
Comiso, provincia di Ragusa, regione Sicilia. Basilica Maria SS. Annunziata.
Comiso, provincia di Ragusa, regione Sicilia. Basilica Maria SS. Annunziata. La chiesa fu ricostruita e ampliata sulla preesistente chiesa di origine bizantina di San Nicola e ultimata nel 1591. A causa del terremoto del 1693 il tempio subì danni, ma fu ricostruito in stile neoclassico tra il 1772 e il 1793 su progetto dell'architetto G. B. Cascione Vaccarini, nipote del palermitano G. B. Vaccarini. La cupola, progettata dall'architetto comisano S. Girlando, fu ultimata nel 1885. Posta in cima a una scenografica scalinata, la Chiesa possiede una pianta a croce latina ed è divisa in tre navate, con volta a botte sostenuta da 10 grandi archi a tutto sesto. L'interno è arricchito di opere di notevole importanza, tra cui una statua lignea policroma di S. Nicola che recenti studi hanno datato alla seconda metà del XVI secolo, due tele di S. Fiume raffiguranti La Risurrezione e La Natività, un crocifisso ligneo attribuito a frate Umile da Petralia del XVII sec; una pregevole tela dell'Assunzione di Maria, firmata "Narcisus Guidonius", un monumentale fonte battesimale in marmo e bronzo opera di Mario Rutelli, realizzato nel 1912 e inaugurato il 15 agosto 1913.
mercoledì 28 giugno 2017
Sardegna, regione ed isola dell’Italia.
Sardegna, regione ed isola dell’Italia. Capo Malfatano (Comune di Teulada) a pochi km da Tuerredda rappresenta uno dei posti più suggestivi della costa del sud. Percorrendo la strada panoramica Chia - Teulada si può ammirare tutta la bellezza della costa. La baia naturale che lambisce il capo era nel VI secolo a.C. un antico porto Punico dove ancora oggi si possono scorgere i grandi blocchi di arenaria che formavano le banchine ormai sommerse dal mare. Il Capo termina con una promontorio su cui svetta la torre di Malfatano. Per raggiungere la spiaggia svoltare a sinistra dove indicato dalla segnaletica stradale e percorrere la strada sterrata sino ad arrivare alla spiaggia. Da qui si può partire alla scoperta del porto punico con maschera e pinne. Le banchine ed il molo sono visibili a qualche metro di profondità sotto costa.
martedì 27 giugno 2017
Vizzini, provincia di Catania, regione Sicilia. Municipio, Piazza Umberto I.
Vizzini, provincia di Catania,
regione Sicilia. Municipio, Piazza Umberto I. L’imponente
Palazzo di Città fu progettato dall’architetto Corrado Mazza nel 1800 in stile
neo classico a tre ordini: Stile, Corinzio il primo, Composto il secondo e
Attico il terzo. La parte centrale, affiancata da due colonne per lato,
presenta un fregio con quattro trofei e un orologio in alto. A suo tempo fu
sede della posta, della cancelleria, della Sala del Decurionato, del Giudicato
Circondariale e di un teatro, una vera bomboniera, che nel suo piccolo voleva
imitare il Bellini di Catania. Andò interamente distrutto, per allargare i
locali Comunali.
Agrigento capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. IL TEMPIO DI ERCOLE.
Agrigento capoluogo dell’omonima provincia della regione
Sicilia. IL TEMPIO DI ERCOLE. Il
più antico tra i templi agrigentini è il Tempio di Ercole. Risalente
presumibilmente al VI secolo a. C. di esso parla Cicerone descrivendolo come
molto vicino all’agorà (oggi il piazzale del posto di ristoro). Ercole era
molto venerato dagli akragantini tanto che questi erano soliti dedicargli anche
delle feste dette “Eraclee”. Al suo interno vi era una statua di bronzo
raffigurante Ercole, venerato come eroe nazionale, il cui mento era divenuto lucido
perché veniva baciato dai fedeli. Il tempio venne distrutto, come molti altri,
a causa di un terremoto e solo intorno al 1920 si è provveduto ad innalzare le
otto colonne che oggi si possono ammirare. Costruito verso il 510 a.C., il
Tempio di Eracle/Ercole, il cosiddetto Herakleion, sorge nelle vicinanze di
Villa Aurea. E’ uno dei più antichi templi dorici della Sicilia e sicuramente
il più antico dei templi agrigentini, anteriore perfino a quello di Giove
Polieo, che ornava l’Acropoli. Il Tempio di Eracle/Ercole è famosissimo nella
storia agrigentina, per I'imponenza delle sue proporzioni e per le ricchezze
che lo adornavano. Fra queste si ricordano la celebre Alcmena dipinta da Zeusi,
e la statua in bronzo di Eracle/Ercole, che invano Verre – al dire di Cicerone
– tentò di rapire, per fonderla e farne moneta, com'era suo costume. Della
struttura originaria si conservano otto colonne del lato sud-ovest, rialzate
nel 1924. Come quasi tutti i primitivi templi dorici, anche questo era
periptero-esastilo-hipetras, cioè a colonnati e scoperto, ma aveva quindici
colonne, anziché quattordici, sui lati lunghi. Le rovine della cella mostrano
chiaramente che la sua distruzione fu causata da un terremoto. Il Tempio
misurava in lunghezza metri 73,42 e in larghezza metri 27,56, con colonne alte
più di dieci metri. Si nota la presenza, tra il pronao e la cella, di torri
scalarie per l’accesso al tetto, caratteristica poi di tutti i templi edificati
ad Akràgas, e in Sicilia. In epoca romana, la parte occidentale della cella fu
tripartita, forse perché l’edificio fu destinato al culto di una Triade Divina.
domenica 25 giugno 2017
Tremestieri Etneo provincia di Catania, regione Sicilia. LA CHIESA MADRE, DEDICATA ALLA MADONNA DELLA PACE.
Tremestieri Etneo provincia di Catania, regione Sicilia. LA CHIESA MADRE, DEDICATA ALLA MADONNA DELLA PACE, patrona di Tremestieri Etneo, costruita su una collinetta da cui si può ammirare un bel panorama dell’Etna e del Golfo e della Piana di Catania. Collegata al sottostante asse viario da piani inclinati e scale abbellite ai lati da aiuole, la Chiesa venne riedificata dopo il sisma del 1693 nello stesso luogo in cui sorgeva un tempio già nel periodo normanno. Dal 1978 e fino al 1998 nel periodo natalizio sul sagrato della chiesa è stato allestito, un suggestivo presepio vivente. L' iniziativa è stata ripresa nel Natale 2010. La parrocchia, inoltre, con il patrocinio del Comune, organizza annualmente dal 1989 il Premio Nazionale di Poesia dedicato al Natale. Dal prospetto assai semplice, tripartito da lesene, l’edificio è completato su un lato dal campanile (che del preesistente conserva una campana del 1196) e sull’altro dall’odierno salone parrocchiale, una volta cappella dedicata, nell’omonima chiesa, alla Madonna della Pace. Inglobata nella nuova costruzione dopo il terremoto, la cappella all’esterno è impreziosita dal portale del 1570 in pietra lavica, sormontato da una finestra tonda sempre in pietra lavica e da una colomba, simbolo della pace. L’interno della chiesa, a pianta longitudinale, si presenta con tre navate concluse con altrettante absidi: la navata centrale è coperta con volta a botte lunettata. Il tempio custodisce tra l’altro le statue lignee del primo Seicento della Madonna della Pace e di Santa Barbara, di recente restaurate, nonché tele del XVII e del XVIII secolo. Pregevole è poi la "vara" settecentesca della Madonna e di Santa Barbara, mentre del Seicento sono l’acquasantiera in marmo cipollino ed il fonte battesimale, in marmo bianco.
sabato 24 giugno 2017
Comiso, provincia di Ragusa, regione Sicilia. Basilica Maria SS. Annunziata.
Comiso, provincia di Ragusa, regione Sicilia. Basilica Maria SS. Annunziata. La chiesa fu ricostruita e ampliata sulla preesistente chiesa di origine bizantina di San Nicola e ultimata nel 1591. A causa del terremoto del 1693 il tempio subì danni, ma fu ricostruito in stile neoclassico tra il 1772 e il 1793 su progetto dell'architetto G. B. Cascione Vaccarini, nipote del palermitano G. B. Vaccarini. La cupola, progettata dall'architetto comisano S. Girlando, fu ultimata nel 1885. Posta in cima a una scenografica scalinata, la Chiesa possiede una pianta a croce latina ed è divisa in tre navate, con volta a botte sostenuta da 10 grandi archi a tutto sesto. L'interno è arricchito di opere di notevole importanza, tra cui una statua lignea policroma di S. Nicola che recenti studi hanno datato alla seconda metà del XVI secolo, due tele di S. Fiume raffiguranti La Risurrezione e La Natività, un crocifisso ligneo attribuito a frate Umile da Petralia del XVII sec; una pregevole tela dell'Assunzione di Maria, firmata "Narcisus Guidonius", un monumentale fonte battesimale in marmo e bronzo opera di Mario Rutelli, realizzato nel 1912 e inaugurato il 15 agosto 1913.
venerdì 23 giugno 2017
Perugia capoluogo dell’omonima provincia della regione Umbria. Nobile Collegio del Cambio, Corso Vannucci, 25.
Perugia
capoluogo dell’omonima provincia della regione Umbria. Nobile Collegio del
Cambio, Corso Vannucci, 25. Antica sede della corporazione dei cambiatori di moneta.
L’Arte del Cambio trovò sede nei fondachi di Palazzo dei Priori tra il
1452 ed il 1457. Si accede dalla Sala dei Legisti, dove si trovano dei banconi
intagliati e intarsiati da Giampiero Zuccari (1615-1621), passando attraverso
la Sala delle Udienze, destinata alle riunioni e al ricevimento del pubblico.
Gli arredi lignei intagliati sono di Antonio da Mercatello e Domenico del Tasso
(1490-1501). Le pareti ospitano un ciclo di affreschi tra i più grandi esempi
di arte rinascimentale, realizzati da Pietro Vannucci detto il Perugino (e
aiuti) tra il 1498 e il 1500, ispirati a un programma iconografico in sintonia
con le tendenze filosofiche neoplatoniche. Questi affreschi sono stati definiti
da Edith Wharton, nel suo La decorazione della casa, come uno dei "tre
soffitti perfetti del mondo" insieme a quelli del Mantegna a Mantova e
dell'Araldi a Parma. Completa l’opera l’autoritratto del Perugino posto in una
finta cornice. Adiacente alla sala è la Cappella di San Giovanni Battista con
dipinti di Giannicola di Paolo, allievo del Perugino (1513-1528) ricca in
lapislazzuli e oro.
giovedì 22 giugno 2017
Asti, capoluogo dell’omonima provincia della regione Piemonte. MONUMENTO AD UMBERTO 1°.
Asti, capoluogo dell’omonima provincia della regione Piemonte. MONUMENTO AD UMBERTO 1°. Il re era stato assassinato a Monza da poco più di un anno. Grande fu la commozione generale, e Asti fu la prima città a erigere una statua equestre in bronzo ad Umberto I. La piazza (intitolala al re nel 1903 e poi ai fratelli Cairoli nel 1944, ma sempre nota a tutti come “piazza del cavallo”) venne realizzata nel 1903 per volere di un comitato presieduto dal conte Leonetto Ottolenghi, che di tasca sua offrì piazza e monumento. Al posto della stretta via d'Azeglio (ora via Caracciolo) che da corso Alfieri andava al Duomo, sorse la piazza semicircolare delineata dal muro con lesene e colonnine, al centro della quale, su un basamento di marmo ornato dalle statue del Valore e della Pietà e da fregi in bronzo, fu collocata la statua di Umberto I a cavallo, modellata dallo scultore Odoardo Tabacchi e fusa in bronzo dall'astigiano Corrado Betta. Quel 4 ottobre 1903 la stazione, via Cavour e corso Alfieri erano piene di tricolori al passaggio del “landò” con il Duca d'Aosta in rappresentanza di Vittorio Emanuele III, con il sindaco Bocca e il conte Ottolenghi e delle altre carrozze con numerose autorità, da deputati e senatori, al vescovo Arcangeli, all'ammiraglio Cagni, ai sindaci del circondario. Grandioso ricevimento in municipio e poi alle 11 solenne inaugurazione della piazza e del monumento presenti un centinaio di associazioni coi vessilli, la musica del 72° Fanteria di Alessandria, le fanfare dei Cavalleggeri e dei Militari in Congedo e la banda di Montemarzo.
Sardegna, regione ed isola dell’Italia.
Sardegna, regione ed
isola dell’Italia. Capo Malfatano (Comune di Teulada) a pochi km da Tuerredda rappresenta uno dei posti più
suggestivi della costa del sud. Percorrendo la strada panoramica Chia - Teulada
si può ammirare tutta la bellezza della costa. La baia naturale che lambisce il
capo era nel VI secolo a.C. un antico porto Punico dove ancora oggi si possono
scorgere i grandi blocchi di arenaria che formavano le banchine ormai sommerse
dal mare. Il Capo termina con una promontorio su cui svetta la torre di
Malfatano. Per raggiungere la spiaggia svoltare a sinistra dove indicato dalla
segnaletica stradale e percorrere la strada sterrata sino ad arrivare alla
spiaggia. Da qui si può partire alla scoperta del porto punico con maschera e
pinne. Le banchine ed il molo sono visibili a qualche metro di profondità
sotto costa.
mercoledì 21 giugno 2017
Viagrande, provincia di Catania, regione Sicilia. Sagrato della chiesa madre.
Viagrande, provincia
di Catania, regione Sicilia. Sagrato della chiesa madre. La CHIESA
più importante è dedicata alla Madonna
dell'Idria ( chiesa madre, Piazza san Mauro), anche se popolarmente viene
chiamata "A Chiesa 'i Santu Mauru", in quanto le reliquie del santo
sono custodite al suo interno. La seconda chiesa in ordine di importanza è
quella del Borgo Viscalori (in Siciliano "u quatteri 'e viscalori"),
dedicata a San Biagio. Nel corso degli anni questo quartiere o borgo ha perso
la sua connotazione tradizionale diventando zona residenziale di cittadini
prevalentemente catanesi che hanno scelto di portare la loro dimora fuori dal
caos dell'area metropolitana catanese. La Chiesa Madre, dedicata alla Madonna dell'Idria, costruita nei primi
anni del '700, domina il centro cittadino e chiude a nord la scena di Piazza
San Mauro. L'imponente struttura si affaccia sul sagrato in acciottolato lavico
intarsiato in travertino. La facciata principale, orientata a Sud, è ripartita
in tre grandi settori, definiti da quattro lesene in pietra lavica, in ognuno
dei quali è racchiuso un portale che traccia la struttura interna a tre navate,
di tipo basicale. La facciata si chiude in alto con un cornicione sempre in
pietra lavica dal quale spiccano il campanile realizzato nei primi decenni del
'900 su disegno dell'Architetto Fichera, e l'ampia cupola edificata nel 1860 su
base ottagonale. L'interno offre al visitatore altari di pregio ed un gradevole
coro ligneo del '700. Nella chiesa Madre si conservano le reliquie di San Mauro
Abate, patrono di Viagrande, la cui festa è celebrata ogni 15 gennaio.
martedì 20 giugno 2017
Acireale, provincia di Catania, regione Sicilia.
Acireale, provincia
di Catania, regione Sicilia. La BASILICA
DEI SANTI PIETRO E PAOLO fu costruita nel 1550 e ricostruita nel 1608. Ha
un prospetto barocco, progettato da Vasta nel 1741. Il campanile è del XIX
secolo; un secondo campanile, pur se progettato non venne mai realizzato.
L'interno, a navata unica, fu ristrutturato dopo il terremoto del 1818. Vi si
trovano alcune tele del Vasta, di Giacinto Platania ed una statua del Cristo
alla Colonna, di autore ignoto, molto venerata in città e tradizionalmente
portata in processione ogni 70 anni. Nel giugno del 1933 papa Pio XI l'ha elevata
alla dignità di basilica minore.
lunedì 19 giugno 2017
Pisa. Capoluogo di provincia della regione Toscana. Il Battistero.
Pisa. Capoluogo di
provincia della regione Toscana. Il Battistero. I lavori per la realizzazione del Battistero, il più
grande in Italia, iniziarono nel 1152 sotto le direttive dell’architetto
Diotislavi, la struttura posizionata davanti la Cattedrale, fu interamente
rivisitata da Nicola Pisano con il figlio Giovanni intorno a metà del Duecento;
i due la modificarono in stile gotico e aggiunsero una loggia e una cupola
emisferica. Al centro del Battistero di trova il Fonte Battesimale di Guido
Bigarelli da Arogno, inizialmente illuminato da una luce proveniente da
un’apertura sul soffitto, oggi coperta dalla Cupola. Il Pulpito di Nicola
Pisano (1255-1260) racconta scene della Vita di Cristo sui 5 pannelli, mentre
le colonne rappresentano le Virtù. Possiamo chiaramente percepire uno stile
classicheggiante nell’opera, non a caso Nicola Pisano viene definito un
precursore del Rinascimento.
domenica 18 giugno 2017
Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata. SAN FRANCESCO D'ASSISI.
Matera capoluogo di
provincia della regione Basilicata. SAN FRANCESCO D'ASSISI. La costruzione è stata edificata
su un antica chiesa ipogea dei SS. Pietro e Paolo. Questa chiesetta rupestre è
ancora oggi visitabile, vi si accede tramite una botola dalla terza cappella
sulla sinistra e vi è presente un affresco raffigurante la visita del
Papa Urbano II a Matera del 1093. Alcuni cronisti narrano che nel 1218
detta chiesa ospitò San Francesco d'Assisi in persona. La prima struttura della
chiesa risale però alla prima metà del Duecento, ma aveva disposizione
esattamente opposta a quella moderna, ed oggi possiamo ancora vederne la cella
campanaria con pareti affrescate. Un primo ampliamento lo si ebbe già nel
Quattrocento, ma bisogna attendere il Settecento perché la Chiesa ed il
convento raggiungano il loro massimo splendore, ed è a questo periodo che
risale la bella facciata in tardo barocco, luminosa ed armonica, opera degli
architetti Vito Valentino e Tommaso Pennetta. Durante la visita guidata si
potrà ammirare, al centro della facciata superiore, la statua dell'Immacolata,
ed ai due lati, San Francesco e Sant'Antonio. L'interno ha una sola navata con
piccole cappelle dedicate ad alcuni nobili materani benefattori. Custodisce un
pregevole polittico di nove dipinti a tempera su tavola di Lazzaro Bastiani, un
artista della scuola veneta del 1500.
sabato 17 giugno 2017
venerdì 16 giugno 2017
Acicatena, provincia di Catania, regione Sicilia. SANTUARIO CHIESA COLLEGIATA DI SANTA MARIA LA CATENA.
Acicatena, provincia
di Catania, regione Sicilia. SANTUARIO CHIESA COLLEGIATA DI SANTA MARIA LA
CATENA. È il maggior tempio di Aci
Catena, e si impone alla ammirazione perché possiede "tre cose"
veramente belle: una Madonna, una cupola, una campana. Il suo frontone esterno
reca la scritta "BEATAE MARIAE VIRGINI A CATENA ", che sintetizza la
storia del culto della Madonna nella nostra Città che di Essa porta il nome. L'interno della chiesa è a tre navate, a
croce latina; elegante è l'architettura dell'abside, del transetto, della
cupola e delle due cappelle laterali, del SS.mo Sacramento e della Madonna. L'abside
si orna di un artistico coro ligneo nelle cui pareti laterali si ammirano due
affreschi di discreta fattura raffiguranti Il Miracolo della liberazione dei
tre condannati palermitani e il terremoto del 1693. Sul tetto dell'abside si
ammira un bellissimo affresco raffigurante la gloria di Maria SS. Assunta in
cielo: questo particolare è assai significativo in quanto ci dice come il
popolo, unitamente al clero locale, abbia voluto definitivamente trasferire la
solennità della festa, che in un tempo remoto ricorreva nel mese di Maggio, al
15 Agosto di ogni anno, abbinandola così alla festa dell'Assunta. Il 15 agosto,
Festa estiva in onore della Madonna della Catena, Patrona della città. Il
simulacro della Madonna, arricchito da numerosi monili d'oro, donati nel corso
degli anni per grazie ricevute, sul fercolo viene condotto in processione dai
devoti, per le vie della città. I momenti più importanti della festa sono
l'arrivo dei pellegrini, provenienti da molti paesi etnei (principalmente
Misterbianco e Acitrezza) durante tutta la notte tra il 14 e il 15 agosto; in
mattinata l'emozionante svelata del Taumaturgo Simulacro della Santa Patrona
tra le lacrime e le acclamazioni dei devoti; tradizionale è la suggestiva
"Trasuta o chianu" (Ingresso in piazza di corsa) del fercolo con la
Madonna; tra lo sventolio dei fazzoletti, un colorato e nutrito spettacolo
pirotecnico, conclude la giornata di festa. Forte devozione e fede si
intrecciano al folklore siciliano. È il maggior tempio di Aci
Catena, e si impone alla ammirazione perché possiede "tre cose"
veramente belle: una Madonna, una cupola, una campana. Il suo frontone esterno
reca la scritta "BEATAE MARIAE VIRGINI A CATENA ", che sintetizza la
storia del culto della Madonna nella nostra Città che di Essa porta il nome. L'interno della chiesa è a tre navate, a
croce latina; elegante è l'architettura dell'abside, del transetto, della
cupola e delle due cappelle laterali, del SS.mo Sacramento e della Madonna. L'abside
si orna di un artistico coro ligneo nelle cui pareti laterali si ammirano due
affreschi di discreta fattura raffiguranti Il Miracolo della liberazione dei
tre condannati palermitani e il terremoto del 1693. Sul tetto dell'abside si
ammira un bellissimo affresco raffigurante la gloria di Maria SS. Assunta in
cielo: questo particolare è assai significativo in quanto ci dice come il
popolo, unitamente al clero locale, abbia voluto definitivamente trasferire la
solennità della festa, che in un tempo remoto ricorreva nel mese di Maggio, al
15 Agosto di ogni anno, abbinandola così alla festa dell'Assunta. Il 15 agosto,
Festa estiva in onore della Madonna della Catena, Patrona della città. Il
simulacro della Madonna, arricchito da numerosi monili d'oro, donati nel corso
degli anni per grazie ricevute, sul fercolo viene condotto in processione dai
devoti, per le vie della città. I momenti più importanti della festa sono
l'arrivo dei pellegrini, provenienti da molti paesi etnei (principalmente
Misterbianco e Acitrezza) durante tutta la notte tra il 14 e il 15 agosto; in
mattinata l'emozionante svelata del Taumaturgo Simulacro della Santa Patrona
tra le lacrime e le acclamazioni dei devoti; tradizionale è la suggestiva
"Trasuta o chianu" (Ingresso in piazza di corsa) del fercolo con la
Madonna; tra lo sventolio dei fazzoletti, un colorato e nutrito spettacolo
pirotecnico, conclude la giornata di festa. Forte devozione e fede si
intrecciano al folklore siciliano.
giovedì 15 giugno 2017
Viagrande, provincia di Catania, regione Sicilia.
Viagrande, provincia
di Catania, regione Sicilia. La CHIESA
più importante è dedicata alla Madonna
dell'Idria ( chiesa madre, Piazza san Mauro), anche se popolarmente viene
chiamata "A Chiesa 'i Santu Mauru", in quanto le reliquie del santo
sono custodite al suo interno. La seconda chiesa in ordine di importanza è
quella del Borgo Viscalori (in Siciliano "u quatteri 'e viscalori"),
dedicata a San Biagio. Nel corso degli anni questo quartiere o borgo ha perso
la sua connotazione tradizionale diventando zona residenziale di cittadini
prevalentemente catanesi che hanno scelto di portare la loro dimora fuori dal
caos dell'area metropolitana catanese. La Chiesa Madre, dedicata alla Madonna dell'Idria, costruita nei primi
anni del '700, domina il centro cittadino e chiude a nord la scena di Piazza
San Mauro. L'imponente struttura si affaccia sul sagrato in acciottolato lavico
intarsiato in travertino. La facciata principale, orientata a Sud, è ripartita
in tre grandi settori, definiti da quattro lesene in pietra lavica, in ognuno
dei quali è racchiuso un portale che traccia la struttura interna a tre navate,
di tipo basicale. La facciata si chiude in alto con un cornicione sempre in
pietra lavica dal quale spiccano il campanile realizzato nei primi decenni del
'900 su disegno dell'Architetto Fichera, e l'ampia cupola edificata nel 1860 su
base ottagonale. L'interno offre al visitatore altari di pregio ed un gradevole
coro ligneo del '700. Nella chiesa Madre si conservano le reliquie di San Mauro
Abate, patrono di Viagrande, la cui festa è celebrata ogni 15 gennaio.
mercoledì 14 giugno 2017
Sant’Agata Li Battiati, provincia di Catania, regione Sicilia. CHIESA SAN MICHELE ARCANGELO.
Sant’Agata Li
Battiati, provincia di Catania, regione Sicilia. CHIESA SAN MICHELE ARCANGELO. Chiamata anche "Chiesa della
Grazia" sorge nella contrada dei "Murabiti", o dell'
"Altarello", che presenta splendidi affreschi seicenteschi. La chiesa si erge su un podio
gradonato esteso per tutto il fronte di facciata. Questa si presenta piana e a
capanna, con un portale architravato e dal timpano arcuato, una sovrastante finestra
ed una sommitale cornice cui soggiacciono archetti pensili in pietra calcarea.
Spazio costruito ad andamento longitudinale. Volumetria prismatica a base
rettangolare. Lo schema planimetrico ad aula
unica, preceduta da un vestibolo d'ingresso con sovrastante cantoria e conclusa
da un presbiterio lievemente rialzato ed abside semicircolare. La copertura è realizzata in coppi su travature lignee, a due falde
sull'aula ed a tre più basse falde e due displuvi sull'abside. La scala Interna, alloggiata a sinistra del vestibolo e costituita da
cinque rampe in muratura con rivestimento in cotto, per la comunicazione con la
cantoria. Esterna costituita da una rampa rettilinea di cinque gradini in
pietra lavica di raccordo fra livello stradale e il sagrato. I pavimenti e
pavimentazioni sono con mattonelle in cemento a motivi geometrico-naturalistico
di cromia grigia e rossa nell'aula e nell'abside. Mattonelle in cotto nella
cantoria ed in cemento sul sagrato.
L’impianto strutturale è
costituito da muratura in pietra lavica e malta.
martedì 13 giugno 2017
Venosa, in provincia di Potenza, regione Basilicata. Il Castello ducale del Balzo(XV secolo).
Venosa, in provincia
di Potenza, regione Basilicata. Il Castello ducale del Balzo(XV secolo). Nel punto dove è posto il maniero,
vi era in precedenza l’antica Cattedrale dedicata a S. Felice, il Santo che,
secondo la tradizione, subì il martirio a Venosa all’epoca dell’Imperatore
Diocleziano. L’antica Cattedrale fu abbattuta per far posto alla fortificazione
quando, nel 1443, Venosa venne portata in dote da Maria Donata Orsini, figlia
di Gabriele Orsini principe di Taranto, a Pirro del Balzo, figlio di Francesco
duca di Andria. I lavori di costruzione del Castello, incominciati nella
seconda metà del XV secolo, proseguirono per alcuni decenni. L’aspetto
originario era ben lontano da quello odierno: si presentava, infatti, come una
fortificazione a pianta quadrata, difesa da una cinta muraria dello spessore di
3 metri, con torri cilindriche angolari, privo degli stessi bastioni che furono
completati nella metà del secolo successivo. Nato come postazione difensiva,
successivamente, con i Gesualdo divenne dimora del feudatario. Passato ai
Ludovisi come bene del feudo, esso venne completamente abbandonato, e la
violenza delle scosse sismiche che ripetutamente si abbatterono nel corso di
tutto il Seicento ne minarono la struttura e la funzionalità. Alla
ricostruzione dell’antico maniero, con l’aggiunta di parti più adatte ai tempi,
come l’elegante loggiato al piano nobile, provvidero i Caracciolo (successori
nel feudo ai Ludovisi) nell’intento di riaffermare il potere signorile sulla
città sempre più lontana dai vasti del glorioso passato. L’ingresso originario
non era quello attuale, esso si apriva sul lato nord - est, ed era munito di
ponte levatoio. Attualmente, all’inizio del ponte di accesso, vi sono due teste
di leone provenienti dalle rovine romane: elemento ornamentale tipico e
ricorrente in una città che nel passato ha fatto largo uso di materiale di
spoglio. All’interno del Castello, nel cortile si affaccia il loggiato a
pilastri ottagonali del secolo XVI.
lunedì 12 giugno 2017
Comiso, provincia di Ragusa, regione Sicilia. Basilica Maria SS. Annunziata.
Comiso, provincia di Ragusa, regione Sicilia. Basilica Maria SS. Annunziata. La chiesa fu ricostruita e ampliata sulla preesistente chiesa di origine bizantina di San Nicola e ultimata nel 1591. A causa del terremoto del 1693 il tempio subì danni, ma fu ricostruito in stile neoclassico tra il 1772 e il 1793 su progetto dell'architetto G. B. Cascione Vaccarini, nipote del palermitano G. B. Vaccarini. La cupola, progettata dall'architetto comisano S. Girlando, fu ultimata nel 1885. Posta in cima a una scenografica scalinata, la Chiesa possiede una pianta a croce latina ed è divisa in tre navate, con volta a botte sostenuta da 10 grandi archi a tutto sesto. L'interno è arricchito di opere di notevole importanza, tra cui una statua lignea policroma di S. Nicola che recenti studi hanno datato alla seconda metà del XVI secolo, due tele di S. Fiume raffiguranti La Risurrezione e La Natività, un crocifisso ligneo attribuito a frate Umile da Petralia del XVII sec; una pregevole tela dell'Assunzione di Maria, firmata "Narcisus Guidonius", un monumentale fonte battesimale in marmo e bronzo opera di Mario Rutelli, realizzato nel 1912 e inaugurato il 15 agosto 1913.
domenica 11 giugno 2017
Tremestieri Etneo provincia di Catania, regione Sicilia. LA CHIESA MADRE, DEDICATA ALLA MADONNA DELLA PACE.
Tremestieri Etneo
provincia di Catania, regione Sicilia. LA CHIESA MADRE, DEDICATA ALLA MADONNA
DELLA PACE, patrona di Tremestieri Etneo, costruita su una collinetta da
cui si può ammirare un bel panorama dell’Etna e del Golfo e della Piana di
Catania. Collegata al sottostante asse viario da piani inclinati e scale
abbellite ai lati da aiuole, la Chiesa venne riedificata dopo il sisma del 1693
nello stesso luogo in cui sorgeva un tempio già nel periodo normanno. Dal 1978
e fino al 1998 nel periodo natalizio sul sagrato della chiesa è stato
allestito, un suggestivo presepio vivente. L' iniziativa è stata ripresa nel
Natale 2010. La parrocchia, inoltre, con il patrocinio del Comune, organizza
annualmente dal 1989 il Premio Nazionale di Poesia dedicato al Natale. Dal prospetto assai semplice, tripartito da
lesene, l’edificio è completato su un lato dal campanile (che del preesistente
conserva una campana del 1196) e sull’altro dall’odierno salone parrocchiale,
una volta cappella dedicata, nell’omonima chiesa, alla Madonna della Pace. Inglobata
nella nuova costruzione dopo il terremoto, la cappella all’esterno è
impreziosita dal portale del 1570 in pietra lavica, sormontato da una finestra
tonda sempre in pietra lavica e da una colomba, simbolo della pace. L’interno
della chiesa, a pianta longitudinale, si presenta con tre navate concluse con
altrettante absidi: la navata centrale è coperta con volta a botte
lunettata. Il tempio custodisce tra
l’altro le statue lignee del primo Seicento della Madonna della Pace e di Santa
Barbara, di recente restaurate, nonché tele del XVII e del XVIII secolo. Pregevole
è poi la "vara" settecentesca della Madonna e di Santa Barbara,
mentre del Seicento sono l’acquasantiera in marmo cipollino ed il fonte
battesimale, in marmo bianco.
sabato 10 giugno 2017
Acireale provincia di Catania, regione Sicilia. CHIESA DI SAN MARTINO
Acireale provincia di Catania, regione Sicilia. CHIESA DI
SAN MARTINO che si trova in
Piazza san Martino. La chiesa è stata realizzata nel 1660. All’interno contiene
delle tele di Giacinto Platania ((Acireale, 13 ottobre 1612 – Acireale, 10
luglio 1691) è stato un pittore, decoratore e ingegnere italiano, annoverato
quale uno dei maggiori pittori e decoratori siciliani del XVII secolo), e Giovanni Lo Coco (Pittore acese detto “U
surdu di Jaci” , nato il 30 aprile 1664 e morto il 28 luglio 1721 , suoi
affreschi si possono ammirare nella Chiesa di San Biagio e nel Chiostro del
Convento dove ci ha lasciato pure il suo autoritratto), del XVII – XVIII, sec.
La chiesa è dotata di un pregevole altare policromo del XVII sec. Il 6-06- 1985, la chiesa restaurata per
volontà e comportamento generoso degli abitanti del quartiere venne riaperta al
culto da sua Eccellenza Giuseppe Malandrino vescovo della diocesi di Acireale.
Il tre ottobre del 1986, il popolo devoto accolse nella chiesa la statua di S.
Martino. Martino nacque a Sabaria Sicca (odierna Szombathely, in Ungheria) in
un avamposto dell'impero romano alle frontiere con la Pannonia. Il padre,
tribuno militare della legione, gli diede il nome di Martino in onore di Marte,
il dio della guerra.
venerdì 9 giugno 2017
Castroreale, provincia di Messina, regione Sicilia. ARCO DELLA SINAGOGA, Piazza della Moschita.
Castroreale, provincia di Messina, regione Sicilia. ARCO DELLA SINAGOGA, Piazza della Moschita. Castroreale è stata sempre città demaniale e posta a capo di un vasto territorio, ottenne dai vari sovrani una serie di privilegi che le consentirono una discreta floridezza economica, alla quale certamente non fu estranea, fino alla fine del sec. XV, di una numerosa e attiva comunità ebraica, della cui sinagoga (o moschita), ampliata nel 1487, rimane oggi l'arco che si vede alle spalle del Monte di Pietà. Tornando all'edificio della Sinagoga, la cui antica costruzione poteva addirittura risalire alle origini dell'insediamento ebraico, ritengo utile ricordare in chiusura quanto scrive Elias V. Messinas a proposito della Sinagoga di Salonicco, alla quale verso l'inizio del sec. XVI. quando quella comunità fu impinguata dagli immigrati siciliani giunti in seguito al decreto di espulsione del 1492, furono dati dei soprannomi che suonavano come Sinagoga dei pescatori e Madera, ossia trave di legno . Sullo sfondo verso la montagna, l'arco della sinagoga ebraica, scoperto circa un decennio fa all'interno di un magazzino. e dell'improprio richiamo alla Moschea dei Saraceni, ci offre una preziosa indicazione del sito della Sinagoga ebraica, di cui il Monastero di S. Maria degli Angeli e le fabbriche del Monte di Pietà avevano inglobato le strutture. Tale ubicazione implica del resto il preciso orientamento della Sinagoga verso Gerusalemme e trova puntuale riscontro in quanto si può desumere dai documenti regestati dal DÌ Giovanni e pubblicati dai fratelli Lagumina . Per quanto riguarda la Sinagoga e la sua esatta ubicazione, è importantissimo il documento con il quale il 14 novembre 1486 il viceré approva una convenzione stipulata tra i rappresentanti della Giudecca e i Giurati di Castroreale, in base alla quale viene autorizzato l'ampliamento della Moschita. Le poche reliquie allora sopravvissute sono state cancellate dalle radicali demolizioni conseguenti al terremoto del 16 aprile 1978. con Tunica eccezione dell'arco della Sinagoga, risparmiato ma privato del suo contesto.
giovedì 8 giugno 2017
Vizzini. Comune siciliano, in provincia di Catania, con più di seimila trecento abitanti.
Vizzini. Comune siciliano, in
provincia di Catania, con più di seimila trecento abitanti. Altitudine
586 m s.l.m. Il comune è ai confini con
la provincia di Ragusa e la provincia di Siracusa. La città, dopo i greci e i
romani fu dominata dai bizantini e poi dagli arabi. Sotto i Normanni fu
governata dal conte Roberto; durante il Medioevo conobbe la signoria feudale
degli Alagona e dei Chiaramonte, che la governarono per molto tempo. E’ un piccolo
borgo situato nella zona sud orientale della Sicilia ubicato su tre colli, “castello”, “maddalena”
e “calvario”. Etimologia (origine del nome): Potrebbe riferirsi all'antica Bidi
( nome greco), menzionata da Cicerone. da Be-dis (cioè andò due volte, in
riferimento al passaggio dell'antico fiume Achates dai due lati del
colle-castello). Secondo alcuni potrebbe derivare dal cognome salentino Vizzino
o Vizzi, secondo altri dal termine otrantino vizz'i, mammella. Ha subito
numerosissime egemonie che ne hanno fatto cambiare il nome di volta in volta:
da “Bidi” a “bidini”, “bizini”, “vizini” e infine quello attuale “Vizzini”. Nel 1693 fu completamente distrutto e poi
ricostruito a causa di un terremoto disastroso. È grande il patrimonio storico
artistico e culturale che esso offre, dagli stupendi edifici in stile barocco
alle tortuose stradine in stile medievale, oltre a contendersi con Catania come
probabile luogo natio del famosissimo scrittore verista Giovanni verga. Alla
fine dell’800 a Vizzini esistevano 40 edifici ecclesiastici , tutti attivi.
Allora Vizzini contava 24.000 abitanti e la popolazione era molto religiosa ,
tuttavia oggi è impensabile la proliferazione di tali strutture religiose. Per
esempio solo nel quartiere alto della matrice ,in un raggio di 200 metri
appena, avevamo addirittura 7 chiese. Denominazione Abitanti: vizzinesi. Santo
Patrono: San Gregorio Magno (Papa Gregorio I, detto papa Gregorio Magno ovvero
il Grande (Roma, 540 circa – Roma, 12 marzo 604), è stato il 64º vescovo di
Roma e Papa della Chiesa cattolica, dal 3 settembre 590 fino alla sua morte. La
Chiesa cattolica lo venera come santo e dottore della Chiesa. Anche le Chiese
ortodosse lo venerano come santo). Patria di Giovanni Verga ( Romanzi famosi:
Storia di una capinera, I Malavoglia, Mastro-don Gesualdo. Novelle: Nedda,
Rosso Malpelo, la Lupa, Cavalleria rusticana).
mercoledì 7 giugno 2017
Viareggio, provincia di Lucca in Toscana. Chiesa di Sant'Andrea, via Sant’Andrea 55.
Viareggio, provincia
di Lucca in Toscana. Chiesa di Sant'Andrea, via Sant’Andrea 55. La chiesa
di Sant'Andrea si trova nella parte vecchia di Viareggio, in via Sant'Andrea
55. Nel 1836 il Duca di Lucca Carlo Ludovico di Borbone decretò la costruzione
di una nuova parrocchia a Viareggio, che venne dedicata a Sant'Andrea. Nel 1839
la parrocchia venne assegnata ai Servi di Maria; l'anno successivo Papa Gregorio
XVI emanava un breve pontificio con il quale assegnava in perpetuo la chiesa e
la parrocchia ai Serviti. L'edificio venne costruito insieme all'annessa
canonica nel 1842 su disegno dell'ingegnere Michele Cervelli di Lucca. In
quell'anno l'arcivescovo di Lucca Gian Domenico Stefanelli emanò il decreto per
istituire la nuova parrocchia scorporando da quella della chiesa di
Sant'Antonio. L'ingegnere Cervelli, nella spoglia composizione dell'edificio,
improntata al severo classicismo della Restaurazione, realizzò perfettamente un
linguaggio architettonico decoroso e funzionale a un tempo: quel linguaggio che
nelle intenzioni della committenza pubblica doveva contraddistinguere
l'edilizia di neonato centro marittimo di Viareggio. All'interno della chiesa
si trovano interessanti opere d'arte e numerose reliquie. Qui operò ed è sepolto
sant'Antonio Maria Pucci. Nel giugno del 1963 è stata elevata alla dignità di
basilica minore.
martedì 6 giugno 2017
Trani della provincia, Barletta-Andria-Trani, regione Puglia.
Trani della provincia, Barletta-Andria-Trani, regione Puglia. Il CASTELLO SVEVO DI TRANI fu edificato nella città di Trani nel 1233, sotto il regno di Federico II di Svevia. La costruzione fu iniziata nel 1233 e le opere di fortificazione furono completate nel 1249, secondo il progetto di Filippo Cinardo, conte di Acquaviva e Conversano, gran conestabile e ingegnere militare dell'imperatore, e a cura di Stefano di Romoaldo Carabarese, con fortificazioni "davanti e intorno al castello". Il castello era stato edificato su un banco roccioso situato al centro della rada di Trani, in una zona di basso fondale, che lo proteggeva da eventuali assalti dal mare. Nello stesso sito era sorta in precedenza una modesta torre (X-XI secolo, i cui resti sono stati rinvenuti sotto l'ingresso dell'attuale castello. In questa prima fase era di forma quadrangolare, con torri quadrate agli angoli e cortile centrale. Sui tre lati verso terra venne aggiunto il muro di cinta esterno, in origine percorso da un camminamento, che creava tre ristretti cortili esterni. Un fossato, forse di origine naturale, separava il castello dalla terraferma. Sotto il dominio angioino, vi furono fatte aggiunte e modifiche ad opera dell'architetto militare francese Pierre d'Angicourt. Nel 1268 si tennero nel castello le nozze tra Carlo I d'Angiò e Margherita di Borgogna e nel 1271 quelle del secondogenito di Carlo, Filippo (1254-1277), con Isabelle de Villehardouin (1263-1312), principessa d'Acaia. Tra il 1385 e il 1419 fu in possesso del capitano di ventura Alberico da Barbiano, al quale era stato assegnato dal re di Napoli Carlo III. Passato sotto il dominio spagnolo, sotto Carlo V, nel 1533, subì notevoli trasformazioni, per adeguarlo alle nuove esigenze difensive sorte in seguito all'invenzione della polvere da sparo. L'intervento previde il rafforzamento del lato meridionale, verso la terraferma, e la realizzazione di due bastioni a partire da due delle torri angolari: quadrangolare a nord-est e "a punta di lancia" a sud-ovest. Nel periodo tra il 1586 e il 1677 fu sede del tribunale regio per la provincia della Terra di Bari ("Sacra regia udienza"). A partire dal 1832 subì una serie di lavori per la trasformazione in carcere centrale provinciale, aperto nel 1844; mantenne questa funzione fino al 1974 e nel 1976 venne consegnato alla Soprintendenza ai beni ambientali e artistici della Puglia. Venne successivamente sottoposto a lavori di restauri a partire dal 1979 ed è stato aperto al pubblico il 5 giugno1998.
lunedì 5 giugno 2017
Acicatena, provincia di Catania, regione Sicilia. CHIESA DI SANTA LUCIA (Via Vittorio Emanuele, 205 ).
Acicatena, provincia di Catania, regione Sicilia. CHIESA DI SANTA LUCIA (Via Vittorio Emanuele, 205 ). La chiesa di Santa Lucia, di edificazione cinquecentesca ma riedificata in epoca successiva, ha una semplice facciata di colore chiaro su cui si ammirano il portale e il finestrone in pietra lavica, il dislivello con la strada è colmato da una armonica scalinata in pietra lavica. All'interno della chiesa si trova uno splendido tetto ligneo a cassettoni decorato con motivi floreali. Gli affreschi intorno al Crocifisso della cappella della chiesa, il dipinto rappresentate l'Ultima Cena, le tele con l'Immacolata tra i Santi Anna e Gioacchino e la Trinità con San Michele Arcangelo sono opera di Pietro Paolo. Il figlio maggiore del Vasta, Alessandro (Roma, 1726- Acireale, 1793), ha dipinto alcune storie bibliche ed evangeliche come nella scena con Mosè che mostra agli Israeliti le Tavole della Legge. Tutti gli altari laterali sono abbelliti da stupende colonne tortili decorate con motivi floreali e putti. Alessandro Vasta (Roma, 1726 – Acireale, 1793) è stato un pittore italiano. Fu figlio ed allievo di Paolo, con cui collaborò a diverse opere. Lavorò anche con Vito e Alessandro D'Anna.Le sue opere si possono ammirare ad Acireale presso la Pinacoteca Zelantea ed alcune chiese. Fra queste, l'Oratorio di San Filippo Neri dove si trova una sua tela che fu molto venerata in passato, raffigurante la Madonna della Purità. Altre opere, sempre nella cittadina acese, si possono ammirare presso le chiese di San Sebastiano, Sant'Antonio di Padova, San Camillo, Maria Odigitria e San Domenico. Ad Aci Sant'Antonio realizzò un ciclo di affreschi nel coro del Duomo.
domenica 4 giugno 2017
Catania, capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia.
Catania, capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. CHIESA SANTA MARIA DELLA PURITÀ E DELLA VISITAZIONE. Questa bella chiesa barocca fu fondata nel 1775 con un "reclusorio" destinato ad accogliere fanciulle di ogni ceto perché fossero istruite nelle arti domestiche e educate secondo le regole di S. Francesco di Sales. Da molti anni non viene più officiata. Attualmente è interessata da lavori di restauro.
sabato 3 giugno 2017
Comiso, provincia di Ragusa, regione Sicilia. Basilica Maria SS. Annunziata.
Comiso, provincia di Ragusa, regione Sicilia. Basilica Maria SS. Annunziata. La chiesa fu ricostruita e ampliata sulla preesistente chiesa di origine bizantina di San Nicola e ultimata nel 1591. A causa del terremoto del 1693 il tempio subì danni, ma fu ricostruito in stile neoclassico tra il 1772 e il 1793 su progetto dell'architetto G. B. Cascione Vaccarini, nipote del palermitano G. B. Vaccarini. La cupola, progettata dall'architetto comisano S. Girlando, fu ultimata nel 1885. Posta in cima a una scenografica scalinata, la Chiesa possiede una pianta a croce latina ed è divisa in tre navate, con volta a botte sostenuta da 10 grandi archi a tutto sesto. L'interno è arricchito di opere di notevole importanza, tra cui una statua lignea policroma di S. Nicola che recenti studi hanno datato alla seconda metà del XVI secolo, due tele di S. Fiume raffiguranti La Risurrezione e La Natività, un crocifisso ligneo attribuito a frate Umile da Petralia del XVII sec; una pregevole tela dell'Assunzione di Maria, firmata "Narcisus Guidonius", un monumentale fonte battesimale in marmo e bronzo opera di Mario Rutelli, realizzato nel 1912 e inaugurato il 15 agosto 1913.
venerdì 2 giugno 2017
Acireale, provincia di Catania, regione Sicilia.
Acireale, provincia di Catania, regione Sicilia. La BASILICA DEI SANTI PIETRO E PAOLO fu costruita nel 1550 e ricostruita nel 1608. Ha un prospetto barocco, progettato da Vasta nel 1741. Il campanile è del XIX secolo; un secondo campanile, pur se progettato non venne mai realizzato. L'interno, a navata unica, fu ristrutturato dopo il terremoto del 1818. Vi si trovano alcune tele del Vasta, di Giacinto Platania ed una statua del Cristo alla Colonna, di autore ignoto, molto venerata in città e tradizionalmente portata in processione ogni 70 anni. Nel giugno del 1933 papa Pio XI l'ha elevata alla dignità di basilica minore.
giovedì 1 giugno 2017
Aci Bonaccorsi è un piccolo Comune della Provincia di Catania, regione Sicilia. Palazzo del comune. Piazza della Regione.
Aci
Bonaccorsi è un piccolo Comune della Provincia di Catania, regione Sicilia, con
popolazione di 3.456 abitanti su un territorio di 170 ettari, che si
estende sulla collina litoranea a 362 m. di altitudine, in dolce pendìo
dall'Etna verso il mare. Distante appena 13 Km. dal Capoluogo, il suo clima
mite, tipicamente collinare, il verde rigoglioso dei giardini di agrumi, di
vigneti, di frutteti caratterizzano questo paese come tranquilla e godibile
località residenziale alle porte della grande città. Le origini storiche di
quello che nei "riveli" delle visite pastorali del 1624, conservati
nell'archivio storico della Curia arcivescovile di Catania, veniva chiamato
"Quartiero delli Bonaccursi di Jaci" vanno fatte risalire alla preesistenza
di tre primitivi nuclei abitati consistenti in piccoli gruppi di case distinti
e nettamente separati, sebbene non superassero la distanza di non oltre un
cinquecento metri l'uno dall'altro. Per questi tre "originari"
insediamenti, denominati "Battiati", "Pauloti" e
"Sciara", che daranno vita agli omonimi quartieri non si può fissare
una data di nascita precisa. Tuttavia, è possibile pensarla successiva allo
storico e traumatico avvenimento della colata lavica del 1408. Solo più tardi
l'arcaico nucleo assunse una conformazione più unitaria con il collegamento di
altre due "contrade", "Piazza" e "Lavina", sorta
anche quest'ultima sulla colata lavica del 1408 e inizialmente "luogo di
Eremiti". Etimologia
(origine del nome): La prima parte del nome (presente anche in Acireale) deriva
dal latino Acis flumen, ossia fiume Aci. Secondo altri potrebbe riferirsi al
greco akis che significa "oggetto appuntito". La seconda parte del
nome si riferisce al nome della famiglia Bonaccorsi, proprietaria di una contrada
che si trovava all'interno dei confini del paese.
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