mercoledì 28 febbraio 2018

Aci Bonaccorsi, provincia di Catania, regione Sicilia.

Aci Bonaccorsi, provincia di Catania, regione Sicilia. La costruzione della CHIESA MADRE, Parrocchia S. Maria Dell'Indirizzo. La Chiesa Madre, che risale al 1500, è dedicata alla Madonna dell'Indirizzo (o Santa Maria dell'Itria). L'esterno della chiesa è preceduto da una scalinata, pregevole il portale in pietra lavica nella facciata laterale con rilievi ornamentali. Nel campanile è alloggiata la campana grande (il campanone) costruita nel 1817. L’interno della Matrice è a tre navate, impreziosite da eleganti decorazioni. Al suo interno possiamo ammirare opere di elevato pregio artistico, quali la seicentesca tela della “Lapidazione di Santo Stefano”, il Patrono della Comunità, attribuito alla scuola di Giacinto Platania (sec. XVII), la cinquecentesca Statua di Santo Stefano Protomartire, un bellissimo organo a canne. Merita una speciale menzione ancora un quadro, forse fra i cimeli più interessanti del Paese, esposto nella Sagrestia, raffigurante una pregevole "Annunciazione", dipinta nel 1793 dal pittore Vincenzo Sciuto, del vicino Aci S. Antonio, il cui recente restauro, infatti, ha portato alla luce una scritta (contenuta nel cartiglio ma cancellata ad arte, a suo tempo) che testimonia l'appartenenza ad Aci Bonaccorsi, e quindi un'estensione più ampia del suo territorio, di un'altra chiesa, dedicata proprio all'Annunziata, sempre ubicata sul ciglio del torrente, al vecchio confine con il Comune di Viagrande, oggetto di grandi dispute tra i due Comuni sul finire del XVIII secolo. Tra le varie statue conservate nella Matrice la più antica e venerata è quella del Protomartire. Negli ultimi anni del sec. XVI, in zona "strategicamente" centrale ai sub-quartieri, dava al Paese l'assetto definitivo e l'aspetto conservato pressappoco fino a oggi. Il nome di "quartiere" riscontrato nei "riveli" si deve alla struttura particolare della città di Jaci di cui "Bonaccorsi" era una delle tante componenti. Il nome "Bonaccursu" dato al Paese, malgrado la maggiore diffusione del cognome "Vattiatu" (da cui "Battiati", denominazione di uno dei più antichi sub-quartieri, come abbiamo scritto, che risponderebbe al significato di "battezzati"), si deve all'importanza e conseguente notorietà "fuori paese" assunta da alcune persone socialmente di spicco, di cognome "Bonaccorso". Come l'autonomia parrocchiale si fa risalire all'epoca della costruzione (1589) della Matrice (in precedenza la Parrocchia dipendeva dal Santuario di Valverde), così si ha pure una data per l'autonomia comunale. È bene, però, ricordare che entrambe le date vanno intese come "verità" approssimative. È del 1652, infatti, un documento che rende nota l'esecutorietà di un altro documento emanato dalla corte spagnola, l'anno precedente, a favore di un Giorgio Esquerra De Roxas, inteso a nominarlo "Marchese di Bonaccorsi". Alla morte di costui, che era stato secondo marito di Donna Francesca Grimaldi, vedova di Don Nicolò Diana, barone di Cefalà (Cefalà Diana, Palermo) e di Jaci, subentrava il figlio del primo marito di Donna Francesca, Guglielmo Diana. Nel 1672, succedendo come nuovi signori di Jaci i Campofiorito ai Diana, il "Marchesato di Bonaccorsi" rimase quale titolo onorifico alla famiglia Diana, anche se la "Terra dei Bonaccorsi" continuò ad essere una delle componenti dello "Stato" feudale di Jaci.

lunedì 26 febbraio 2018

Cagliari capoluogo della Regione Sardegna. Cattedrale di Santa Maria.

Cagliari capoluogo della Regione Sardegna. Cattedrale di Santa Maria. Costruita nel XIII sec. in stile romanico-pisano, subì nel corso dei secoli varie trasformazioni in stile gotico, barocco e neoromanico. L'interno della chiesa, con pianta a croce latina, si presenta a tre navate con transetto e cappelle laterali. Nel braccio destro, all'interno della cappella aragonese, è custodita una preziosa reliquia: una spina che si vuole appartenesse alla corona di Gesù, che giunse a Cagliari nel 1527 insieme ad altre reliquie ed opere d'arte trafugate da varie chiese di Roma e dallo stesso appartamento pontificio. Poco prima di giungere in porto, la nave si imbatté in una tempesta, e chi era a conoscenza della presenza del prezioso carico, spinto forse dalla convinzione che la tempesta fosse espressione della collera divina per i furti sacrileghi, confessò il fatto ad alcuni religiosi presenti sulla nave, che giunti a Cagliari informarono l'arcivescovo dell'accaduto. Il papa Clemente VII, venuto a conoscenza dei fatti, decise comunque di lasciare in dono alla Cattedrale di Cagliari alcune reliquie, tra cui la Sacra Spina e un trittico fiammingo del XV secolo attribuito al pittore Rogier Van der Weyden; entrambi vengono esposti durante la festa dell'Assunzione.

domenica 25 febbraio 2018

Melfi è un comune italiano di 17 788 abitanti della provincia di Potenza, della regione Basilicata. Nella foto Largo Duomo.

Melfi è un comune italiano di 17 788 abitanti della provincia di Potenza, della regione Basilicata. Nella foto Largo Duomo. Melfi si colloca nell'estremo nord della Basilicata, alla base del Monte Vulture, vulcano inattivo dall'era protostorica, al confine con la Puglia (provincia di Foggia) e la Campania (provincia di Avellino), confine segnato dal fiume Ofanto. Costituita da un centro storico di aspetto complessivamente medievale, la città è diventata un importante centro industriale ed è sede di un gran numero di imprese. Il polo industriale di San Nicola di Melfi, sorto nei primi anni novanta, ospita la fabbrica automobilistica SATA, il più avanzato stabilimento del gruppo FIAT in Italia, basato su sistemi innovativi d'automazione delle fasi produttive e sull'organizzazione del lavoro che massimizza la produttività. Sin dal 1866, sono stati fatti vari progetti per la creazione di una provincia distaccata da quella di Potenza. La proposta del 1951 fu approvata dai consigli comunali di 22 comuni, di cui 6 fuori regione, omogenei per scambi commerciali e vie di comunicazione, oltre che morfologia, un territorio esteso su 1.668 km², con una popolazione pari a 148 000 abitanti. Denominazione Abitanti: melfitani;  Santo Patrono: Sant'Alessandro. Etimologia (origine del nome): Si ricollega all'antico nome Melpes, fiume della Lucania.

sabato 24 febbraio 2018

Castroreale, provincia di Messina, regione Sicilia. DUOMO DI SANTA MARIA ASSUNTA, piazza Duomo.

Castroreale, provincia di Messina, regione Sicilia. DUOMO DI SANTA MARIA ASSUNTA, piazza Duomo. è di originale impianto Quattrocentesco, pur se parte dell'aspetto attuale è legato alle ingenti opere di rimaneggiamento intraprese nel primo trentennio del Seicento. La facciata è chiusa fra un contrafforte e dal campanile. Subito salta all'occhio l'imponente portale barocco. Sulle sime spezzate sono adagiate due statue poste come sopra ad un triclinio, mentre al centro è un'elaborata nicchia di gusto plateresco. Il resto della facciata è spoglio e termina con un frontone composto da un'articolata serie di archi che comunicano un senso di grande movimento. Il massiccio campanile fu eretto nel 1518; probabilmente serviva da torre di avvistamento. Termina con una merlatura posta sopra una delicata cornice di arcatelle: è l'unica concessione al decoro. L'interno, a croce latina, si articola in tre navate scandite da belle colonne dai ricchi capitelli, e conserva notevoli opere d'arte, fra le quali si segnalano le sculture di Antonello Gagini, fra i massimi scultori del Cinquecento. Eretto nel primo trentennio del ‘600, dedicato all’Assunta è’ ornato da due portali marmorei   d’impronta manieristica con sovrapposizioni di gusto barocco. L’interno scandito nel suo impianto basilicale a croce latina da sedici colonne monolitiche in pietra coronate da capitelli compositi, è uno scrigno prezioso e un ricco museo d’arte sacra:  dal  polittico della Natività  di Giovan Filippo Criscuolo del 1550 a quello raffigurante la Madonna in trono tra i Santi di un ignoto artista messinese del Cinquecento noto come Maestro del Polittico di Castroreale, dalle sculture marmoree di Antonello Gagini,  alle opere lignee come l’altare seicentesco in legno indorato della cappella del Sacramento e la Cantoria o Tribuna intagliata (1612) con  l’antico organo a canne restaurato nell’anno 2010 dalla ditta friulana Zanin, che ha eseguito la ricostruzione rifacendosi alle originarie tecniche artigianali del Seicento. Sul pavimento del Duomo è ben visibile una meridiana a camera oscura, ideata nel 1854 da Prof. di lettere antiche e appassionato di astronomia Nicolò Perroni Basquez. E’ questa una delle sette meridiane costruite in Sicilia tra il 1801 e il 1896. A destra del Duomo si trova la cinquecentesca Torre Campanaria a sezione quadrata contenente un orologio funzionante.

venerdì 23 febbraio 2018

Asti, capoluogo dell’omonima provincia della regione Piemonte. MONUMENTO AD UMBERTO 1°.

Asti, capoluogo dell’omonima provincia della regione Piemonte. MONUMENTO AD UMBERTO 1°. Il re era stato assassinato a Monza da poco più di un anno. Grande fu la commozione generale, e Asti fu la prima città a erigere una statua equestre in bronzo ad Umberto I. La piazza (intitolala al re nel 1903 e poi ai fratelli Cairoli nel 1944, ma sempre nota a tutti come “piazza del cavallo”) venne realizzata nel 1903 per volere di un comitato presieduto dal conte Leonetto Ottolenghi, che di tasca sua offrì piazza e monumento. Al posto della stretta via d'Azeglio (ora via Caracciolo) che da corso Alfieri andava al Duomo, sorse la piazza semicircolare delineata dal muro con lesene e colonnine, al centro della quale, su un basamento di marmo ornato dalle statue del Valore e della Pietà e da fregi in bronzo, fu collocata la statua di Umberto I a cavallo, modellata dallo scultore Odoardo Tabacchi e fusa in bronzo dall'astigiano Corrado Betta. Quel 4 ottobre 1903 la stazione, via Cavour e corso Alfieri erano piene di tricolori al passaggio del “landò” con il Duca d'Aosta in rappresentanza di Vittorio Emanuele III, con il sindaco Bocca e il conte Ottolenghi e delle altre carrozze con numerose autorità, da deputati e senatori, al vescovo Arcangeli, all'ammiraglio Cagni, ai sindaci del circondario. Grandioso ricevimento in municipio e poi alle 11 solenne inaugurazione della piazza e del monumento presenti un centinaio di associazioni coi vessilli, la musica del 72° Fanteria di Alessandria, le fanfare dei Cavalleggeri e dei Militari in Congedo e la banda di Montemarzo.

giovedì 22 febbraio 2018

Orvieto, provincia di Terni, regione Umbria.

Orvieto, provincia di Terni, regione Umbria. Orvieto è un comune italiano di 20 594 abitanti  della provincia di Terni in Umbria. Orvieto sorge su una rupe di tufo (ignimbrite di Orvieto - Bagnoregio), tra i 280 (Piazza Cahen) - 325 (S. Francesco) m s.l.m., che domina la valle del fiume Paglia, affluente di destra del Tevere e che proprio sotto la città riceve da sinistra il Chiani, la Chiana Romana proveniente dalla Val di chiana. Questa enorme mesa tufacea, che si erge dai venti ai cinquanta metri dal piano della campagna, si deve al collasso di ground sourge (nubi e valanghe ardenti) dall'attività quaternaria dei vulcani del sistema Volsinio, relitto nella caldera che ospita il lago vulcanico maggiore d'Europa, quello di Bolsena. Con 281 km² di superficie, è uno dei cinquanta comuni più estesi d'Italia. Il punto più alto è il monte Peglia (837 m s.l.m.), al confine con il comune di San Venanzo. Il territorio di Orvieto è parte della Comunità Montana Monte Peglia e Selva di Meana e parte di esso insiste nel Parco fluviale del Tevere. Santo Patrono: San Giuseppe. Etimologia (origine del nome): Deriva dal latino Urbs vetus e significa "città vecchia". Alcuni ritengono che per lungo tempo la città fu denominata Volsinii veteres.

mercoledì 21 febbraio 2018

Acireale, provincia di Catania, regione Sicilia.

Acireale, provincia di Catania, regione Sicilia. La BASILICA DEI SANTI PIETRO E PAOLO fu costruita nel 1550 e ricostruita nel 1608. Ha un prospetto barocco, progettato da Vasta nel 1741. Il campanile è del XIX secolo; un secondo campanile, pur se progettato non venne mai realizzato. L'interno, a navata unica, fu ristrutturato dopo il terremoto del 1818. Vi si trovano alcune tele del Vasta, di Giacinto Platania ed una statua del Cristo alla Colonna, di autore ignoto, molto venerata in città e tradizionalmente portata in processione ogni 70 anni. Nel giugno del 1933 papa Pio XI l'ha elevata alla dignità di basilica minore.

martedì 20 febbraio 2018

Venosa, in provincia di Potenza, regione Basilicata. CHIESA SAN FILIPPO NERI, DETTA DEL PURGATORIO.

Venosa, in provincia di Potenza, regione Basilicata. CHIESA SAN FILIPPO NERI, DETTA DEL PURGATORIO. (XVII secolo). La Chiesa fu edificata per volontà del vescovo Francesco Maria Neri (1678 – 1684). Si evidenzia la caratteristica del campanile che fa corpo con la bella e sobria facciata, tutta fregi, volute, nicchie e pinnacoli, opera si suppone, di un architetto romano, fatto venire a Venosa verso il 1680 dal Cardinale Giovanni Battista De Luca, all’epoca uditore di Papa Innocenzo XI. Nell’interno si trovano belle colonne tortili ed un San Filippo dipinto attribuito a Carlo Maratta (1625 – 1713).

lunedì 19 febbraio 2018

Viareggio, provincia di Lucca in Toscana. Chiesa di Sant'Andrea, via Sant’Andrea 55.

Viareggio, provincia di Lucca in Toscana. Chiesa di Sant'Andrea, via Sant’Andrea 55. La chiesa di Sant'Andrea si trova nella parte vecchia di Viareggio, in via Sant'Andrea 55. Nel 1836 il Duca di Lucca Carlo Ludovico di Borbone decretò la costruzione di una nuova parrocchia a Viareggio, che venne dedicata a Sant'Andrea. Nel 1839 la parrocchia venne assegnata ai Servi di Maria; l'anno successivo Papa Gregorio XVI emanava un breve pontificio con il quale assegnava in perpetuo la chiesa e la parrocchia ai Serviti. L'edificio venne costruito insieme all'annessa canonica nel 1842 su disegno dell'ingegnere Michele Cervelli di Lucca. In quell'anno l'arcivescovo di Lucca Gian Domenico Stefanelli emanò il decreto per istituire la nuova parrocchia scorporando da quella della chiesa di Sant'Antonio. L'ingegnere Cervelli, nella spoglia composizione dell'edificio, improntata al severo classicismo della Restaurazione, realizzò perfettamente un linguaggio architettonico decoroso e funzionale a un tempo: quel linguaggio che nelle intenzioni della committenza pubblica doveva contraddistinguere l'edilizia di neonato centro marittimo di Viareggio. All'interno della chiesa si trovano interessanti opere d'arte e numerose reliquie. Qui operò ed è sepolto sant'Antonio Maria Pucci. Nel giugno del 1963 è stata elevata alla dignità di basilica minore.

domenica 18 febbraio 2018

Aci Bonaccorsi, provincia di Catania, regione Sicilia.

Aci Bonaccorsi, provincia di Catania, regione Sicilia. La costruzione della CHIESA MADRE, Parrocchia S. Maria Dell'Indirizzo. La Chiesa Madre, che risale al 1500, è dedicata alla Madonna dell'Indirizzo (o Santa Maria dell'Itria). L'esterno della chiesa è preceduto da una scalinata, pregevole il portale in pietra lavica nella facciata laterale con rilievi ornamentali. Nel campanile è alloggiata la campana grande (il campanone) costruita nel 1817. L’interno della Matrice è a tre navate, impreziosite da eleganti decorazioni. Al suo interno possiamo ammirare opere di elevato pregio artistico, quali la seicentesca tela della “Lapidazione di Santo Stefano”, il Patrono della Comunità, attribuito alla scuola di Giacinto Platania (sec. XVII), la cinquecentesca Statua di Santo Stefano Protomartire, un bellissimo organo a canne. Merita una speciale menzione ancora un quadro, forse fra i cimeli più interessanti del Paese, esposto nella Sagrestia, raffigurante una pregevole "Annunciazione", dipinta nel 1793 dal pittore Vincenzo Sciuto, del vicino Aci S. Antonio, il cui recente restauro, infatti, ha portato alla luce una scritta (contenuta nel cartiglio ma cancellata ad arte, a suo tempo) che testimonia l'appartenenza ad Aci Bonaccorsi, e quindi un'estensione più ampia del suo territorio, di un'altra chiesa, dedicata proprio all'Annunziata, sempre ubicata sul ciglio del torrente, al vecchio confine con il Comune di Viagrande, oggetto di grandi dispute tra i due Comuni sul finire del XVIII secolo. Tra le varie statue conservate nella Matrice la più antica e venerata è quella del Protomartire. Negli ultimi anni del sec. XVI, in zona "strategicamente" centrale ai sub-quartieri, dava al Paese l'assetto definitivo e l'aspetto conservato pressappoco fino a oggi. Il nome di "quartiere" riscontrato nei "riveli" si deve alla struttura particolare della città di Jaci di cui "Bonaccorsi" era una delle tante componenti. Il nome "Bonaccursu" dato al Paese, malgrado la maggiore diffusione del cognome "Vattiatu" (da cui "Battiati", denominazione di uno dei più antichi sub-quartieri, come abbiamo scritto, che risponderebbe al significato di "battezzati"), si deve all'importanza e conseguente notorietà "fuori paese" assunta da alcune persone socialmente di spicco, di cognome "Bonaccorso". Come l'autonomia parrocchiale si fa risalire all'epoca della costruzione (1589) della Matrice (in precedenza la Parrocchia dipendeva dal Santuario di Valverde), così si ha pure una data per l'autonomia comunale. È bene, però, ricordare che entrambe le date vanno intese come "verità" approssimative. È del 1652, infatti, un documento che rende nota l'esecutorietà di un altro documento emanato dalla corte spagnola, l'anno precedente, a favore di un Giorgio Esquerra De Roxas, inteso a nominarlo "Marchese di Bonaccorsi". Alla morte di costui, che era stato secondo marito di Donna Francesca Grimaldi, vedova di Don Nicolò Diana, barone di Cefalà (Cefalà Diana, Palermo) e di Jaci, subentrava il figlio del primo marito di Donna Francesca, Guglielmo Diana. Nel 1672, succedendo come nuovi signori di Jaci i Campofiorito ai Diana, il "Marchesato di Bonaccorsi" rimase quale titolo onorifico alla famiglia Diana, anche se la "Terra dei Bonaccorsi" continuò ad essere una delle componenti dello "Stato" feudale di Jaci.

sabato 17 febbraio 2018

Gravina, provincia di Catania regione Sicilia. CHIESA DI SAN PAOLO. Facciata piana contenuta in larghezza ma caratterizzata da un accentuato verticalismo, cui fanno da organico pendent i due contigui lati della fabbrica, che si percepiscono come sua simmetrica dilatazione ed entro i quali si aprono specularmente gli ingressi. Spazio costruito a sensibile sviluppo longitudinale. Volumetria prismatica esagonale. Discosto dalla fabbrica e alla sua destra si erge nell’antistante piazza il campanile. La pianta è a  schema planimetrico ad aula unica in forma di esagono irregolare e presbiterio rialzato. Le Coperture sono realizzate con un parabolide iperbolico in cemento solo coibentato si gonfia in guisa di rombo sullo spazio chiesastico, impennandosi verso l'alto nei due vertici attestati sulla diagonale maggiore (più alto quello presbiteriale) ed inarcandosi verso il basso nei due vertici restanti. Attraverso, due gradini di accesso al sagrato e quattro di accesso ai portali d'ingresso laterali in lastre di pietra lavica, si accede alla chiesa. I pavimenti e pavimentazioni sono realizzati con lastre di marmo: grigio chiaro venato nell'aula, con due interposte fasce di marmo grigio scuro a segnalazione della corsia centrale; grigio scuro venato nell'area presbiteriale. Lastre di pietra lavica sul sagrato. L’impianto strutturale è realizzato in cemento armato. Il campanile è realizzato con una struttura in ferro a base triangolare, articolata in guisa di alto traliccio con copertura a scudo esagonale immediatamente al di sopra della campana più alta.

venerdì 16 febbraio 2018

Acicatena, provincia di Catania, regione Sicilia. SANTUARIO CHIESA COLLEGIATA DI SANTA MARIA LA CATENA.

Acicatena, provincia di Catania, regione Sicilia. SANTUARIO CHIESA COLLEGIATA DI SANTA MARIA LA CATENA.  È il maggior tempio di Aci Catena, e si impone alla ammirazione perché possiede "tre cose" veramente belle: una Madonna, una cupola, una campana. Il suo frontone esterno reca la scritta "BEATAE MARIAE VIRGINI A CATENA ", che sintetizza la storia del culto della Madonna nella nostra Città che di Essa porta il nome.  L'interno della chiesa è a tre navate, a croce latina; elegante è l'architettura dell'abside, del transetto, della cupola e delle due cappelle laterali, del SS.mo Sacramento e della Madonna. L'abside si orna di un artistico coro ligneo nelle cui pareti laterali si ammirano due affreschi di discreta fattura raffiguranti Il Miracolo della liberazione dei tre condannati palermitani e il terremoto del 1693. Sul tetto dell'abside si ammira un bellissimo affresco raffigurante la gloria di Maria SS. Assunta in cielo: questo particolare è assai significativo in quanto ci dice come il popolo, unitamente al clero locale, abbia voluto definitivamente trasferire la solennità della festa, che in un tempo remoto ricorreva nel mese di Maggio, al 15 Agosto di ogni anno, abbinandola così alla festa dell'Assunta. Il 15 agosto, Festa estiva in onore della Madonna della Catena, Patrona della città. Il simulacro della Madonna, arricchito da numerosi monili d'oro, donati nel corso degli anni per grazie ricevute, sul fercolo viene condotto in processione dai devoti, per le vie della città. I momenti più importanti della festa sono l'arrivo dei pellegrini, provenienti da molti paesi etnei (principalmente Misterbianco e Acitrezza) durante tutta la notte tra il 14 e il 15 agosto; in mattinata l'emozionante svelata del Taumaturgo Simulacro della Santa Patrona tra le lacrime e le acclamazioni dei devoti; tradizionale è la suggestiva "Trasuta o chianu" (Ingresso in piazza di corsa) del fercolo con la Madonna; tra lo sventolio dei fazzoletti, un colorato e nutrito spettacolo pirotecnico, conclude la giornata di festa. Forte devozione e fede si intrecciano al folklore siciliano.

giovedì 15 febbraio 2018

Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. IL MONUMENTO A VINCENZO BELLINI

Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. IL MONUMENTO A VINCENZO BELLINI è situato al centro della zona est di piazza Stesicoro a Catania. Il monumento venne realizzato dallo scultore Giulio Monteverde, su commissione del comune di Catania, ed inaugurato il 21 settembre del 1882. La sua ubicazione rimase in sospeso fino alla fine in quanto non si riusciva a decidere dove sistemarlo. Un gruppo di catanesi voleva porlo di fronte al teatro Massimo Bellini allora in costruzione, altri al posto della fontana dell'Elefante in piazza Duomo. Soltanto alla fine prevalse la proposta di innalzarlo in piazza Stesicoro. Il monumento, completamente in marmo bianco, ha base quadrata ed è alto quindici metri. Il basamento ha forma di parallelepipedo alta circa tre metri. Su questa base poggiano sette gradini, ad indicare le note musicali, che salgono a tronco di piramide. Alla sommità della scala si innalza una colonna a forma quadrata sulla cima della quale è posta una statua di Vincenzo Bellini seduto su di una sedia. Ai quattro lati della colonna sono poste quattro statue come allegoria delle sue quattro opere più celebri: NormaI puritaniLa sonnambula e Il pirata. Una cancellata bassa in ferro battuto fa da contorno al monumento.

mercoledì 14 febbraio 2018

Cagliari capoluogo della Regione Sardegna. Cattedrale di Santa Maria.

Cagliari capoluogo della Regione Sardegna. Cattedrale di Santa Maria. Costruita nel XIII sec. in stile romanico-pisano, subì nel corso dei secoli varie trasformazioni in stile gotico, barocco e neoromanico. L'interno della chiesa, con pianta a croce latina, si presenta a tre navate con transetto e cappelle laterali. Nel braccio destro, all'interno della cappella aragonese, è custodita una preziosa reliquia: una spina che si vuole appartenesse alla corona di Gesù, che giunse a Cagliari nel 1527 insieme ad altre reliquie ed opere d'arte trafugate da varie chiese di Roma e dallo stesso appartamento pontificio. Poco prima di giungere in porto, la nave si imbatté in una tempesta, e chi era a conoscenza della presenza del prezioso carico, spinto forse dalla convinzione che la tempesta fosse espressione della collera divina per i furti sacrileghi, confessò il fatto ad alcuni religiosi presenti sulla nave, che giunti a Cagliari informarono l'arcivescovo dell'accaduto. Il papa Clemente VII, venuto a conoscenza dei fatti, decise comunque di lasciare in dono alla Cattedrale di Cagliari alcune reliquie, tra cui la Sacra Spina e un trittico fiammingo del XV secolo attribuito al pittore Rogier Van der Weyden; entrambi vengono esposti durante la festa dell'Assunzione.

martedì 13 febbraio 2018

Vizzini, provincia di Catania, regione Sicilia. Chiesa di Sant’Agata.

Vizzini, provincia di Catania, regione Sicilia. Chiesa di Sant’Agata. Fu fondata nel 1390  ma venne ricostruita dopo il terremoto del 1693 ed il prospetto a due campanili è un’aggiuntiva opera realizzata da un capomastro vizzinese. L’interno del XVIII sec. è a 3 navate, abbiamo una pala d’altare del Bonino, un Crocifisso in stile bizantino e una ricchissima cappella del sacramento in stile rococò. In quest’ultima il Verga volle celebrato il matrimonio tra bianca Trao e Mastro don Gesualdo e si conserva l’urna della confraternita a cui era affiliata bianca.

lunedì 12 febbraio 2018

Pisa. Capoluogo di provincia della regione Toscana. Il Battistero.

Pisa. Capoluogo di provincia della regione Toscana. Il Battistero. I lavori per la realizzazione del Battistero, il più grande in Italia, iniziarono nel 1152 sotto le direttive dell’architetto Diotislavi, la struttura posizionata davanti la Cattedrale, fu interamente rivisitata da Nicola Pisano con il figlio Giovanni intorno a metà del Duecento; i due la modificarono in stile gotico e aggiunsero una loggia e una cupola emisferica. Al centro del Battistero di trova il Fonte Battesimale di Guido Bigarelli da Arogno, inizialmente illuminato da una luce proveniente da un’apertura sul soffitto, oggi coperta dalla Cupola. Il Pulpito di Nicola Pisano (1255-1260) racconta scene della Vita di Cristo sui 5 pannelli, mentre le colonne rappresentano le Virtù. Possiamo chiaramente percepire uno stile classicheggiante nell’opera, non a caso Nicola Pisano viene definito un precursore del Rinascimento.

domenica 11 febbraio 2018

Agrigento capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. IL TEMPIO DI ERCOLE.

Agrigento capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. IL TEMPIO DI ERCOLE. Il più antico tra i templi agrigentini è il Tempio di Ercole. Risalente presumibilmente al VI secolo a. C. di esso parla Cicerone descrivendolo come molto vicino all’agorà (oggi il piazzale del posto di ristoro). Ercole era molto venerato dagli akragantini tanto che questi erano soliti dedicargli anche delle feste dette “Eraclee”. Al suo interno vi era una statua di bronzo raffigurante Ercole, venerato come eroe nazionale, il cui mento era divenuto lucido perché veniva baciato dai fedeli. Il tempio venne distrutto, come molti altri, a causa di un terremoto e solo intorno al 1920 si è provveduto ad innalzare le otto colonne che oggi si possono ammirare. Costruito verso il 510 a.C., il Tempio di Eracle/Ercole, il cosiddetto Herakleion, sorge nelle vicinanze di Villa Aurea. E’ uno dei più antichi templi dorici della Sicilia e sicuramente il più antico dei templi agrigentini, anteriore perfino a quello di Giove Polieo, che ornava l’Acropoli. Il Tempio di Eracle/Ercole è famosissimo nella storia agrigentina, per I'imponenza delle sue proporzioni e per le ricchezze che lo adornavano. Fra queste si ricordano la celebre Alcmena dipinta da Zeusi, e la statua in bronzo di Eracle/Ercole, che invano Verre – al dire di Cicerone – tentò di rapire, per fonderla e farne moneta, com'era suo costume. Della struttura originaria si conservano otto colonne del lato sud-ovest, rialzate nel 1924. Come quasi tutti i primitivi templi dorici, anche questo era periptero-esastilo-hipetras, cioè a colonnati e scoperto, ma aveva quindici colonne, anziché quattordici, sui lati lunghi. Le rovine della cella mostrano chiaramente che la sua distruzione fu causata da un terremoto. Il Tempio misurava in lunghezza metri 73,42 e in larghezza metri 27,56, con colonne alte più di dieci metri. Si nota la presenza, tra il pronao e la cella, di torri scalarie per l’accesso al tetto, caratteristica poi di tutti i templi edificati ad Akràgas, e in Sicilia. In epoca romana, la parte occidentale della cella fu tripartita, forse perché l’edificio fu destinato al culto di una Triade Divina.

sabato 10 febbraio 2018

Savona capoluogo della provincia omonima della Liguria. La torre del Brandale.

Savona capoluogo della provincia omonima della Liguria. La torre del Brandale. Si trova nell'area antistante la parte più antica del porto di Savona, come le torri Corsi e Guarnieri, i resti di una loggia privata e il Palazzo degli Anziani. Quest'ultimo risale al XIV secolo, mentre le torri sono tutte riferibili al XII secolo. Sembra che fosse la principale delle cinquanta torri della città sulla cima delle quali venivano accesi fuochi, con la funzione di fari; il nome "Brandale" può infatti derivare da "Brand", corrispondente a "luce, falò", oppure dalla famiglia Aldobrandeschi. Nella torre, acquistata dal Comune nel 1305, è stata installata la prima campana per richiamare il popolo a Parlamento, nel 1349. La torre è stata abbassata, nel XVI secolo, e rialzata nel 1931. In quest'occasione, con una sottoscrizione popolare è stata acquistata la nuova campana. La torre ha un basamento ad arcate aperte ed è oggi alta quasi cinquanta metri. Sul primo cornicione si trovano i dodici stemmi in ceramica delle signorie che si sono avvicendate al comando della citta dal XII secolo. Dalla torre si accede al Palazzo degli Anziani, che costituisce, proprio assieme alla torre, una sorta di museo lapidario con resti di affreschi medievali, iscrizioni, rilievi marmorei, fregi che provengono da distrutti edifici del centro storico e che risalgono a un periodo compreso tra il XIV e il XIX secolo. Il nucleo iniziale delle collezioni è stato ordinato da Poggio Poggi negli anni Trenta del Novecento. Completano la raccolta statuine presepiali di pastori, mentre nell'atrio è custodita anche la parte superiore della campana civica del 1669.

venerdì 9 febbraio 2018

Messina, capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. CHIESA DI S. ANTONIO ABATE, Corso Cavour n° 137.

Messina, capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. CHIESA DI S. ANTONIO ABATE, Corso Cavour n° 137. Sul Corso Cavour sorge la chiesa di S. Antonio Abate, progettata dall'ing. Francesco Barbaro e costruita dai f.lli Cardillo tra il 1928 e il 1930. Prima del terremoto del 1908, sullo stesso posto, sorgeva la chiesa dell’Annunziata dei Teatini, eretta nel ‘600 su progetto dell’architetto modenese Guarino Guarini. Esternamente si presenta simile alla Basilica di Superga; il suo ingresso è affiancato da quattro colonne , due per lato, che le danno un' austerità  tipica delle chiese  Romane. Subito dopo l’ingresso, sulla sinistra, in una cappelletta è custodito un Crocefisso in cartapesta con croce in legno dell’800. L’interno, che ha forma circolare articolata su otto colonne centrali sulle quali poggia una grande cupola con lanternino, custodisce una statua della "Madonna con Gesù giovanetto", attribuita alla scuola del Montorsoli;  una statua in marmo di "Maria Addolorata" ed un pregevolissimo fonte battesimale. Le volte absidali furono affrescate dal De Pasquale, con le raffigurazioni dello "Sposalizio della Vergine", l’"Annunziata" e la "Natività.  

giovedì 8 febbraio 2018

Bologna, capoluogo della regione Emilia e Romagna. La CHIESA DEI SANTI BARTOLOMEO E GAETANO.

Bologna, capoluogo della regione Emilia e Romagna. La CHIESA DEI SANTI BARTOLOMEO E GAETANO. Si trova a Bologna, nelle immediate adiacenze delle Due torri. Nell'ottobre del 1924 papa Pio XI l'ha elevata alla dignità di basilica minore. La tradizione parla di una chiesa dedicata a san Bartolomeo già nel V secolo, eretta da san Petronio sulle fondazioni di una chiesa paleocristiana. Nel luogo in cui sorge la basilica odierna, esisteva nel XIII invece una chiesa di modeste dimensioni, con la facciata rivolta a Piazza di Porta Ravegnana. Nel 1599 i padri Teatini subentrarono nella reggenza della chiesa, e diedero l'avvio, dal 1627, ad una completa ristrutturazione del complesso. Il disegno fu affidato a Giovanni Battista Natali, detto il Falzetta, rivisto da Agostino Barelli, architetto del Senato bolognese: inglobando il portico del palazzo Gozzadini, il nuovo edificio risultava di maggiori dimensioni e con un diverso orientamento, con la facciata rivolta su Strada Maggiore. Nel 1671 venne canonizzato San Gaetano, fondatore dell'ordine dei Teatini, ed i Padri ne unirono il titolo a quello dell'apostolo Bartolomeo. Le lunette del portico vennero quindi decorate con scene della vita di San Gaetano. Venne conservato, della precedente chiesa, il portale quattrocentesco posto sul lato rivolto alle Due Torri, e nel 1694 vennero completati il campanile e la cupola. La cuspide del campanile venne aggiunta mezzo secolo dopo. Nella scalinata si trova un'opera a olio dell'importante incisore bolognese Ludovico Mattioli. Sopra la porta d'ingresso è conservato l'organo costruito da Giuseppe Colonna e restaurato negli anni '70 da Formentelli. Possiede una tastiera di 45 tasti (Do1-Do5) con ottava corta e pedaliera di 18 tasti (Do1-La2) costantemente unita al manuale. I registri sono azionati da manette ad incastro poste su due file parallele a destra della tastiera a scorrimento verticale con incastro. 

Cagliari capoluogo della Regione Sardegna. Cattedrale di Santa Maria.

Cagliari capoluogo della Regione Sardegna. Cattedrale di Santa Maria. Costruita nel XIII sec. in stile romanico-pisano, subì nel corso dei secoli varie trasformazioni in stile gotico, barocco e neoromanico. L'interno della chiesa, con pianta a croce latina, si presenta a tre navate con transetto e cappelle laterali. Nel braccio destro, all'interno della cappella aragonese, è custodita una preziosa reliquia: una spina che si vuole appartenesse alla corona di Gesù, che giunse a Cagliari nel 1527 insieme ad altre reliquie ed opere d'arte trafugate da varie chiese di Roma e dallo stesso appartamento pontificio. Poco prima di giungere in porto, la nave si imbatté in una tempesta, e chi era a conoscenza della presenza del prezioso carico, spinto forse dalla convinzione che la tempesta fosse espressione della collera divina per i furti sacrileghi, confessò il fatto ad alcuni religiosi presenti sulla nave, che giunti a Cagliari informarono l'arcivescovo dell'accaduto. Il papa Clemente VII, venuto a conoscenza dei fatti, decise comunque di lasciare in dono alla Cattedrale di Cagliari alcune reliquie, tra cui la Sacra Spina e un trittico fiammingo del XV secolo attribuito al pittore Rogier Van der Weyden; entrambi vengono esposti durante la festa dell'Assunzione.

mercoledì 7 febbraio 2018

Rapallo è un comune della città metropolitana di Genova della regione Liguria. Basilica arci presbiteriale dei Santi Gervasio e Protasio.

Rapallo è un comune della città metropolitana di Genova della regione Liguria. Basilica arci presbiteriale dei Santi Gervasio e Protasio è situata nel cuore  centro storico rapallese. Fu edificata, in stile gotico-romanico, probabilmente in epoca medievale e una targa al suo interno indica il 1118 come data della sua intitolazione, anche se gli storici non sono concordi con questa datazione. Nel tempo fu  interessata da diversi rimaneggiamenti e modifiche, fino ai lavori di ricostruzione tra il XVII e XVIII secolo che portarono alla cancellazione del precedente aspetto architettonico gotico-romanico, facendole assumere quello Settecentesco. Il campanile, alto e pendente, è del 1753 e nella seconda metà dell'Ottocento vennero approntate ulteriori e sostanziali modifiche agli interni e alla nuova facciata in stile neoclassico, dell'architetto Gio Batta Olivieri. Nei primi anni del Novecento, grazie al nuovo arciprete monsignor Cesare Boccoleri, ci fu la definitiva riedificazione della Basilica e la costruzione della monumentale cupola, che terminò nel 1920. Anticamente la parrocchia di Rapallo rivestiva grande importanza e la sua giurisdizione si estendeva su un vasto territorio, dagli attuali comuni di Portofino fino a San Pietro di Rovereto, sopra a Zoagli, e fino a Cicagna in val Fontana buona. Al suo interno si tennero importanti riunioni popolari dove furono intraprese decisioni della vita sociale, politica e religiosa della zona. Ancora oggi la comunità parrocchiale rapallese è la più numerosa della diocesi di Chiavari con circa 18.000 abitanti.

martedì 6 febbraio 2018

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Altare della Patria, piazza Venezia.

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Altare della Patria, piazza Venezia. Il Vittoriano o Altare della Patria è un monumento di grandissima valenza simbolica che riunisce in sé tutti i valori dell’Italia risorgimentale e della nostra Costituzione. Questo è uno dei monumenti più emblematici della storia del nostro Paese ed è il simbolo dell’Italia del Risorgimento e della monarchia sabauda. La prima pietra fu posta da Umberto I di Savoia nel 1885, figlio di Vittorio Emanuele II, il primo re d’Italia. La necessità era quella di avere un monumento commemorativo estremamente simbolico per testimoniare i cambiamenti del Paese. La scelta di costruire il Vittoriano sul Campidoglio non è stata certo casuale: si tratta infatti del primo colle su cui, secondo la leggenda, fu fondata Roma nonché dove fu eretto il tempio a Giove Capitolino. Simbolicamente fu deciso di porre il Vittoriano non lontano dal Colosseo, massimo simbolo della Roma imperiale e in contrapposizione a San Pietro, che rappresentava il potere temporale dei Papi. Sempre per fare da contrappeso al potere dei papi, fu costruito pochi anni dopo il palazzo di Giustizia vicino a Castel Sant’Angelo, da sempre prigione sotto il controllo del Vaticano e perciò simbolo di un potere religioso che ormai doveva lasciare il posto all’Italia unita e laica. Per il progetto del Vittoriano fu indetto un concorso pubblico, vinto da Giovanni Sacconi, giovane architetto de Le Marche che aveva un progetto ambizioso e di forte valenza simbolica. Per erigere il monumento molti furono gli espropri e le distruzioni ai danni soprattutto di edifici medievali circostanti per fare largo alla nuova costruzione. Il lavori durarono quasi 25 anni per terminarla. All’inaugurazione dell’altare della patria, risalente al 1911, erano presenti tutte le più grandi personalità dello Stato. Questo edificio rappresenta la Patria: ai due lati, dove sorge e tramonta il sole, vi sono due fontane con i mari Adriatico e Tirreno, come ai lati della Penisola. In alto, sui due propilei, troneggiano le scritte in caratteri cubitali “PATRIAE UNITATI” e “CIVIUM LIBERTATI” ovvero “All’unità della patria” e “Alla libertà dei cittadini” che rappresentano quindi i due principi fondamentali di unità e libertà di cui si faceva promotore il nuovo Stato. L’enorme edificio, che con le quadrighe raggiunge gli 81 metri di altezza, è tutto decorato da gruppi scultorei eseguiti da vari artisti che rappresentano i valori del popolo italiano: troviamo la Forza, il Diritto, l’Azione, la Concordia, il Sacrificio ed il Pensiero. Al centro, accanto alla tomba del Milite Ignoto, posta nel 1921 a monito e memoria dopo la Prima Guerra Mondiale, troneggia la statua di Roma. Sullo sfondo di un mosaico dorato a simboleggiare l’importanza della nuova capitale e la sua centralità geografica e politica; sui due lati troviamo la rappresentazione dell’agricoltura e dell’industria, cioè il lavoro su cui poggia l’economia del Paese e l’amor patrio su cui si fonda la società. Sul piedistallo che sorregge l’enorme statua equestre di Vittorio Emanuele II (Riguardo l’enorme statua equestre in bronzo, fatta nel 1910 da Enrico Chiaradia, c’è una curiosità che sembra incredibile: quando fu terminata ospitò all’interno della pancia del cavallo una cena per venti persone, come testimoniano foto d’epoca) troviamo quattordici città italiane. Sopra, in corrispondenza delle colonne che fanno da quinta al re a cavallo, vi sono invece allegorie delle sedici regioni dell’epoca, frutto del lavoro di artisti provenienti dalla regione che rappresentava. Due alte colonne, sormontate da vittorie alate, coronano quest’esaltazione dell’Italia e dei suoi valori, del suo popolo e della sua storia. L’interno del colonnato che costituisce la terrazza è decorato con marmi e mosaici di Giulio Bargellini. Rappresentano la Fede, il Lavoro, la Forza e la Sapienza da un lato, la Legge, il Valore, la Pace e l’Unione dell’altro. Persino i motivi vegetali che decorano l’altare della patria hanno un significato preciso: l’alloro rappresenta il valore, la palma la vittoria, la quercia la forza, il mirto il sacrificio e l’ulivo la pace. La terrazza delle quadrighe è accessibile e visitabile tramite un suggestivo ascensore a vetri: Ti lascerà a bocca aperta la vista sulla città eterna (prezzo 7 euro, ridotto 3,50). Da qui si gode una delle viste panoramiche più belle di Roma.

lunedì 5 febbraio 2018

Messina, capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. CHIESA DI S. ANTONIO ABATE, Corso Cavour n° 137.

Messina, capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. CHIESA DI S. ANTONIO ABATE, Corso Cavour n° 137. Sul Corso Cavour sorge la chiesa di S. Antonio Abate, progettata dall'ing. Francesco Barbaro e costruita dai f.lli Cardillo tra il 1928 e il 1930. Prima del terremoto del 1908, sullo stesso posto, sorgeva la chiesa dell’Annunziata dei Teatini, eretta nel ‘600 su progetto dell’architetto modenese Guarino Guarini. Esternamente si presenta simile alla Basilica di Superga; il suo ingresso è affiancato da quattro colonne , due per lato, che le danno un' austerità  tipica delle chiese  Romane. Subito dopo l’ingresso, sulla sinistra, in una cappelletta è custodito un Crocefisso in cartapesta con croce in legno dell’800. L’interno, che ha forma circolare articolata su otto colonne centrali sulle quali poggia una grande cupola con lanternino, custodisce una statua della "Madonna con Gesù giovanetto", attribuita alla scuola del Montorsoli;  una statua in marmo di "Maria Addolorata" ed un pregevolissimo fonte battesimale. Le volte absidali furono affrescate dal De Pasquale, con le raffigurazioni dello "Sposalizio della Vergine", l’"Annunziata" e la "Natività.  

domenica 4 febbraio 2018

Cagliari capoluogo della Regione Sardegna. Cattedrale di Santa Maria.

Cagliari capoluogo della Regione Sardegna. Cattedrale di Santa Maria. Costruita nel XIII sec. in stile romanico-pisano, subì nel corso dei secoli varie trasformazioni in stile gotico, barocco e neoromanico. L'interno della chiesa, con pianta a croce latina, si presenta a tre navate con transetto e cappelle laterali. Nel braccio destro, all'interno della cappella aragonese, è custodita una preziosa reliquia: una spina che si vuole appartenesse alla corona di Gesù, che giunse a Cagliari nel 1527 insieme ad altre reliquie ed opere d'arte trafugate da varie chiese di Roma e dallo stesso appartamento pontificio. Poco prima di giungere in porto, la nave si imbatté in una tempesta, e chi era a conoscenza della presenza del prezioso carico, spinto forse dalla convinzione che la tempesta fosse espressione della collera divina per i furti sacrileghi, confessò il fatto ad alcuni religiosi presenti sulla nave, che giunti a Cagliari informarono l'arcivescovo dell'accaduto. Il papa Clemente VII, venuto a conoscenza dei fatti, decise comunque di lasciare in dono alla Cattedrale di Cagliari alcune reliquie, tra cui la Sacra Spina e un trittico fiammingo del XV secolo attribuito al pittore Rogier Van der Weyden; entrambi vengono esposti durante la festa dell'Assunzione.

sabato 3 febbraio 2018

Viareggio, provincia di Lucca in Toscana. Chiesa di Sant'Andrea, via Sant’Andrea 55.

Viareggio, provincia di Lucca in Toscana. Chiesa di Sant'Andrea, via Sant’Andrea 55. La chiesa di Sant'Andrea si trova nella parte vecchia di Viareggio, in via Sant'Andrea 55. Nel 1836 il Duca di Lucca Carlo Ludovico di Borbone decretò la costruzione di una nuova parrocchia a Viareggio, che venne dedicata a Sant'Andrea. Nel 1839 la parrocchia venne assegnata ai Servi di Maria; l'anno successivo Papa Gregorio XVI emanava un breve pontificio con il quale assegnava in perpetuo la chiesa e la parrocchia ai Serviti. L'edificio venne costruito insieme all'annessa canonica nel 1842 su disegno dell'ingegnere Michele Cervelli di Lucca. In quell'anno l'arcivescovo di Lucca Gian Domenico Stefanelli emanò il decreto per istituire la nuova parrocchia scorporando da quella della chiesa di Sant'Antonio. L'ingegnere Cervelli, nella spoglia composizione dell'edificio, improntata al severo classicismo della Restaurazione, realizzò perfettamente un linguaggio architettonico decoroso e funzionale a un tempo: quel linguaggio che nelle intenzioni della committenza pubblica doveva contraddistinguere l'edilizia di neonato centro marittimo di Viareggio. All'interno della chiesa si trovano interessanti opere d'arte e numerose reliquie. Qui operò ed è sepolto sant'Antonio Maria Pucci. Nel giugno del 1963 è stata elevata alla dignità di basilica minore.

venerdì 2 febbraio 2018

Gravina, provincia di Catania regione Sicilia. CHIESA DI SAN PAOLO.

Gravina, provincia di Catania regione Sicilia. CHIESA DI SAN PAOLO. Facciata piana contenuta in larghezza ma caratterizzata da un accentuato verticalismo, cui fanno da organico pendent i due contigui lati della fabbrica, che si percepiscono come sua simmetrica dilatazione ed entro i quali si aprono specularmente gli ingressi. Spazio costruito a sensibile sviluppo longitudinale. Volumetria prismatica esagonale. Discosto dalla fabbrica e alla sua destra si erge nell’antistante piazza il campanile. La pianta è a  schema planimetrico ad aula unica in forma di esagono irregolare e presbiterio rialzato. Le Coperture sono realizzate con un parabolide iperbolico in cemento solo coibentato si gonfia in guisa di rombo sullo spazio chiesastico, impennandosi verso l'alto nei due vertici attestati sulla diagonale maggiore (più alto quello presbiteriale) ed inarcandosi verso il basso nei due vertici restanti. Attraverso, due gradini di accesso al sagrato e quattro di accesso ai portali d'ingresso laterali in lastre di pietra lavica, si accede alla chiesa. I pavimenti e pavimentazioni sono realizzati con lastre di marmo: grigio chiaro venato nell'aula, con due interposte fasce di marmo grigio scuro a segnalazione della corsia centrale; grigio scuro venato nell'area presbiteriale. Lastre di pietra lavica sul sagrato. L’impianto strutturale è realizzato in cemento armato. Il campanile è realizzato con una struttura in ferro a base triangolare, articolata in guisa di alto traliccio con copertura a scudo esagonale immediatamente al di sopra della campana più alta.

giovedì 1 febbraio 2018

Pisa. Capoluogo di provincia della regione Toscana. Il Battistero. I lavori per la realizzazione del Battistero, il più grande in Italia, iniziarono nel 1152 sotto le direttive dell’architetto Diotislavi, la struttura posizionata davanti la Cattedrale, fu interamente rivisitata da Nicola Pisano con il figlio Giovanni intorno a metà del Duecento; i due la modificarono in stile gotico e aggiunsero una loggia e una cupola emisferica. Al centro del Battistero di trova il Fonte Battesimale di Guido Bigarelli da Arogno, inizialmente illuminato da una luce proveniente da un’apertura sul soffitto, oggi coperta dalla Cupola. Il Pulpito di Nicola Pisano (1255-1260) racconta scene della Vita di Cristo sui 5 pannelli, mentre le colonne rappresentano le Virtù. Possiamo chiaramente percepire uno stile classicheggiante nell’opera, non a caso Nicola Pisano viene definito un precursore del Rinascimento.

Pisa. Capoluogo di provincia della regione Toscana. Il Battistero. I lavori per la realizzazione del Battistero, il più grande in Italia, iniziarono nel 1152 sotto le direttive dell’architetto Diotislavi, la struttura posizionata davanti la Cattedrale, fu interamente rivisitata da Nicola Pisano con il figlio Giovanni intorno a metà del Duecento; i due la modificarono in stile gotico e aggiunsero una loggia e una cupola emisferica. Al centro del Battistero di trova il Fonte Battesimale di Guido Bigarelli da Arogno, inizialmente illuminato da una luce proveniente da un’apertura sul soffitto, oggi coperta dalla Cupola. Il Pulpito di Nicola Pisano (1255-1260) racconta scene della Vita di Cristo sui 5 pannelli, mentre le colonne rappresentano le Virtù. Possiamo chiaramente percepire uno stile classicheggiante nell’opera, non a caso Nicola Pisano viene definito un precursore del Rinascimento.