mercoledì 30 novembre 2016

Certaldo, provincia di Firenze, regione Toscana - Centro storico - foto di Raffaele Zazzini‎.

Certaldo è un comune italiano di 16 083 abitanti della città metropolitana di Firenze, in Toscana.Situato al centro della Valdelsa, ospita numerosi edifici di interesse storico, culturale e artistico.
Etimologia (origine del nome):
Probabilmente il nome è un composto di cer- (da cerreto) e dell'aggettivo alto o del nome di persona Aldo.

domenica 27 novembre 2016

Trani della provincia, Barletta-Andria-Trani, regione Puglia.

Trani della provincia, Barletta-Andria-Trani, regione Puglia. La CHIESA DI SAN GIACOMO ( in via Romito) è una chiesa di Trani del XII secolo situata in via Romito nel centro storico della città. Prima Cattedrale della Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, anticamente era chiamata Basilica di Santa Maria de Russis. Fu costruita in stile romanico intorno all'anno 1143. La facciata fu trasformata nel 1647, come testimonia una lapide posta sul portale maggiore. La facciata ha un portale con archivolto a fogliami e grani di rosario, fiancheggiato da due colonne su elefanti che reggono un grifone e l'altra un leone. In alto presenta tre ordini di mensole a figure umane e animali. All'interno presenta un'unica abside. Nella cripta si trovava la tomba di san Nicola Pellegrino patrono della città, anche se questa credenza è stata smentita.

sabato 26 novembre 2016

Novara, provincia di Messina, regione Sicilia. Duomo, statua di San Giorgio.

Novara di Sicilia (Nuè nel dialetto galloitalicoNuarra in siciliano) è un comune italiano di 1.414 abitanti della Città metropolitana di Messina in Sicilia. La cittadina fa parte del circuito dei borghi più belli d'Italia. Il borgo sorge sulla pendice della montagna da cui si scorge l'antica Tindari, in un incantevole scenario naturale a valle di un imponente sperone di roccia, la Rocca Salvatesta, che raggiunge i 1340 m. Le piccole case affastellate, la trama di vicoli e viuzze talvolta sormontati da archi, i decori delle facciate, l'eleganza dei palazzi, la sontuosità delle chiese danno fascino a un assetto urbanistico d'impronta medievale.
Le strade, per lo più pavimentate in acciottolato stretto tra due file longitudinali di pietra arenaria locale, contribuiscono a valorizzare l'architettura del centro storico. L'arenaria è stata utilizzata nelle costruzioni civili e con elaborazioni di grande pregio in quelle religiose, dove sono presenti anche molti elementi architettonici realizzati in cipollino, un'altra pietra locale, rossa e marmorea. L'uso della pietra, che sul territorio affiora un po' ovunque, testimonia l'importanza dell'arte dello scalpellino che si tramandava di padre in figlio, fino al deplorevole arrivo del cemento (ma oggi il nobile mestiere viene ripreso con buoni risultati).

venerdì 25 novembre 2016

Scordia, provincia di Catania, regione Sicilia.

La chiesa di San Gregorio Magno è conosciuta dagli scordiensi con il titolo "del Purgatorio" ('do Priatoriu in siciliano), per via di una tela in essa conservata raffigurante le anime purganti. Possiede un prospetto in stile barocco ed è orientata verso sud. Probabilmente anch'essa fu fatta costruire dal principe Antonio Branciforte, piccola e ad una sola navata. Originariamente, però, doveva essere ruotata di novanta gradi, come attestano alcuni pilastri visibili all'esterno da via Vespri ed un'abside presente in un vano dell'attuale sagrestia. Tra le due colonne tortili dell'altare maggiore, era posta la pala raffigurante San Gregorio Magno, la Madonna con gli angeli e le anime purganti avvolte dalle fiamme. Attualmente, pur essendo ancora presente la pala, l'altare è stato sostituito da una parete bianca. Nella chiesa si conserva il Gruppo della Passione, costituito dalle statue lignee del Cristo morto adagiato in un prezioso cataletto, anch'esso in legno, di autore rimasto ignoto. Oltre ad esso vi sono i lignei simulacri, con vestiti in stoffa, dell'Addolorata, di San Giovanni e di Maria Maddalena. Si tratta di opere di artisti anonimi del 1700. Tale gruppo è protagonista della processione del venerdì santo, organizzata dall'antica confraternita di Maria SS. Immacolata, che ha sede presso questa chiesa. Vi è, inoltre, una statua raffigurante San Francesco di Paola. La chiesa del Purgatorio funzionò come pro-matrice negli anni immediatamente successivi al terremoto del 1693, che distrusse la chiesa madre di San Rocco fino al 1704.

Amalfi, provincia di Salerno, regione Campania - Duomo - foto di Antonello Lembo


Bologna, BO, Emilia Romagna. Cattedrale di San Pietro. Foto di Raffaele Zazzini.


Bobbio (Pc) Emilia Romagna Il ponte gobbo. Foto di Luciano Querio.


Bergamo Alta, regione Lombardia. Piazza Vecchia, con la fontana Contarini. Foto di Nessi Alessandro.


Bassano del Grappa VI (Veneto). Foto di Maria Teresa


mercoledì 23 novembre 2016

Gela, provincia di Caltanissetta, regione Sicilia.

IL MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE DI GELA è un museo archeologico situato a Gela. Il museo sorge accanto all'acropoli e fu costruito nel 1955 dal Ministero ai LL.PP. su progetto dell'architetto Luigi Pasquarelli, con i fondi della Cassa del Mezzogiorno. L'inaugurazione fu il 21 settembre del 1958. Nel 1984 il Museo fu oggetto di lavori di ampliamento resisi necessari in seguito ai nuovi reperti da esporre ad opera dell'architetto Franco Minissi. I percorsi espositivi e didattici furono interamente rinnovati nel 1995. Gli ultimi interventi effettuati a partire dal 1995 lo hanno interamente rinnovato nei percorsi espositivi e negli apparati didattici e didascalici. Il museo si divide in due piani, nei quali, attraverso reperti ceramici, bronzei e numismatici, si ripercorre la storia di Gela antica e del territorio circostante dall'età preistorica all'età medievale. Contiene circa 4200 reperti cronologicamente distribuiti dalla preistoria all'età medievale. Molto ampie le collezioni relative a Gela greca con materiali provenienti dall'acropoli, dalla zona di capo Soprano, dall'emporio di Bosco Littorio e dalle necropoli.

martedì 22 novembre 2016

Agira, provincia di Enna, regione Sicilia. Crocifisso realizzato da frate Umile da Petralia.


Chiesa Reale Abbazia di San Filippo d'Agira (Santa Maria Latina) , all'interno custodisce un "Crocifisso ligneo" opera di Giovan Francesco Pitorno meglio noto come Frate Umile da Petralia. Sorto sul tempio di Gerione, il monastero fu fondato, secondo la tradizione, dal patrono San Filippo. Fino al X secolo rivestì un ruolo importante in Sicilia, perché era un luogo di formazione religiosa, in seno al monachesimo basiliano, dei monaci cosiddetti santi e, per questo, meta Chiesa abbazia di San Filippodi numerosi ecclesiastici. Ruggero I, nel XII secolo, lo fece ricostruire e lo affidò ai monaci benedettini. Già nel 1126, come testimonia un documento di quella data, era stato collegato all'abbazia di S. Maria Latina, la più antica fondazione di rito orientale a Gerusalemme. Durante il XV secolo, in seguito all'inaridimento delle campagne del Saladino, gli abati commendatari dell'abbazia di Gerusalemme si trasferirono in gran parte ad Agira, che diventò loro sede permanente sino al 1635, anno in cui si ritirarono nel monastero di San Nicolò a Catania. Tra la fine del secolo VIII e gli inizi del XIX secolo, mons. G. Gravina curò il rifacimento della chiesa nelle sue forme attuali. Dell'architettura pre-settecentesca rimangono pochi elementi.
Il prospetto della chiesa Abbazia disegnato dall'architetto Cadorna crollò nel 1911 in seguito ad una bufera. L'attuale facciata è opera dell'architetto G. Greco, che la realizzò tra il 1916 e il 1928. La grande nicchia centrale con il gruppo di S. Filippo che sconfigge il demonio sovrasta sei nicchie con le statue dei protettori delle altre sei parrocchie di Agira. Nel medaglione sopra la porta principale è raffigurata S. Maria Latina; sopra le altre due porte sono raffigurati S. Filippo diacono e S. Eusebio. All'interno, le tre navate sono divise da colonne rivestite in marmo rosso. La navata centrale è sovrastata da una volta a botte. Nella navata sinistra si possono osservare i tre pannelli di un polittico del XV secolo che raffigurano la Madonna con bambino, S. Benedetto e S. Calogero. Modi di derivazione tardo bizantina si associano ad elementi gotici legati alla cultura catalana e a motivi orientali derivati in Sicilia dall'influenza degli artigiani arabi. Dalla stessa navata una scala conduce alla "cateva", dove è il sepolcro di San Filippo d'Agira.
 S. Polittico del XV secolo che raffigura la Madonna con bambino, S. Benedetto e S. CalogeroFilippo. Questa grotta fu in origine il luogo dove Filippo si recava con i suoi discepoli per celebrare la messa tra i ruderi del tempio di Gerione. Qui Filippo morì e fu sepolto. In periodo arabo, per timore di perdere le reliquie del santo, la cateva fu murata e ritrovata nel XVI secolo. Sopra la scultura in marmo del XVI secolo, che rappresenta S. Filippo giacente, è una nicchia con rilievo raffigurante il santo.  Attraversata la navata, presso il presbiterio, sugli stalli del coro, che è in legno di noce, intagliato nel XIX secolo, sono raffigurati episodi della vita di San Filippo. L'altare fu realizzato negli anni '60 dall'architetto G. Leone. Nella chiesa sono conservate l'arca d'argento che contiene le reliquie di San Filippo e la statua, pure in argento, del santo. Entrambe sono opere del XVII secolo, realizzate quindi subito dopo la scoperta della tomba del santo.

lunedì 21 novembre 2016

Trani della provincia, Barletta-Andria-Trani, regione Puglia .

Trani della provincia, Barletta-Andria-Trani, regione Puglia. Il CASTELLO SVEVO DI TRANI fu edificato nella città di Trani nel 1233, sotto il regno di Federico II di Svevia. La costruzione fu iniziata nel 1233 e le opere di fortificazione furono completate nel 1249, secondo il progetto di Filippo Cinardo, conte di Acquaviva e Conversano, gran conestabile e ingegnere militare dell'imperatore, e a cura di Stefano di Romoaldo Carabarese, con fortificazioni "davanti e intorno al castello". Il castello era stato edificato su un banco roccioso situato al centro della rada di Trani, in una zona di basso fondale, che lo proteggeva da eventuali assalti dal mare. Nello stesso sito era sorta in precedenza una modesta torre (X-XI secolo, i cui resti sono stati rinvenuti sotto l'ingresso dell'attuale castello. In questa prima fase era di forma quadrangolare, con torri quadrate agli angoli e cortile centrale. Sui tre lati verso terra venne aggiunto il muro di cinta esterno, in origine percorso da un camminamento, che creava tre ristretti cortili esterni. Un fossato, forse di origine naturale, separava il castello dalla terraferma. Sotto il dominio angioino, vi furono fatte aggiunte e modifiche ad opera dell'architetto militare francese Pierre d'Angicourt. Nel 1268 si tennero nel castello le nozze tra Carlo I d'Angiò e Margherita di Borgogna e nel 1271 quelle del secondogenito di Carlo, Filippo (1254-1277), con Isabelle de Villehardouin (1263-1312), principessa d'Acaia. Tra il 1385 e il 1419 fu in possesso del capitano di ventura Alberico da Barbiano, al quale era stato assegnato dal re di Napoli Carlo III. Passato sotto il dominio spagnolo, sotto Carlo V, nel 1533, subì notevoli trasformazioni, per adeguarlo alle nuove esigenze difensive sorte in seguito all'invenzione della polvere da sparo. L'intervento previde il rafforzamento del lato meridionale, verso la terraferma, e la realizzazione di due bastioni a partire da due delle torri angolari: quadrangolare a nord-est e "a punta di lancia" a sud-ovest. Nel periodo tra il 1586 e il 1677 fu sede del tribunale regio per la provincia della Terra di Bari ("Sacra regia udienza"). A partire dal 1832 subì una serie di lavori per la trasformazione in carcere centrale provinciale, aperto nel 1844; mantenne questa funzione fino al 1974 e nel 1976 venne consegnato alla Soprintendenza ai beni ambientali e artistici della Puglia. Venne successivamente sottoposto a lavori di restauri a partire dal 1979 ed è stato aperto al pubblico il 5 giugno1998.

domenica 20 novembre 2016

Torino, capoluogo di provincia del Piemonte.

Torino, capoluogo di provincia del Piemonte. La MOLE  ANTONELLIANA è un edificio di Torino, situato nel centro storico, simbolo della città e uno dei simboli d'Italia. Il nome deriva dal fatto che, in passato, fu la costruzione in muratura più alta d'Europa, mentre il suo aggettivo deriva dall'architetto che la concepì, Alessandro Antonelli. Tuttavia, nel corso del XX secolo, subì importanti ristrutturazioni con cemento armato e travi di acciaio, per cui essa non può più considerarsi una struttura esclusivamente in muratura. Con un'altezza di 167,5 metri, per anni fu l'edificio più alto di Torino, ma oggi, dopo la costruzione di altre due moderne torri, resta l'edificio più alto del solo profilo centrale urbano della città. Oggi, al suo interno ha sede un piccolo ristorante Eataly, più il Museo Nazionale del Cinema, che solo nell'anno 2008 fu visitato da 532.196 persone, risultando così uno dei musei più frequentati. La forma del monumento è particolare e unica, frutto di un'azzardata e singolare tecnica architettonica eclettica ottocentesca, tipica dello stile artistico misto e rivoluzionario, caratteristico della fantasia di Alessandro Antonelli. La massiccia parte inferiore, quella rimasta esclusivamente in muratura, inizia con una base quadrata, con lato lungo 50 metri, di dimensioni maggiori rispetto ai moduli sovrapposti. L'ingresso di tutta la struttura, in Via Montebello, 20, viene evidenziato da un pronao esastilo, che si innalza per circa 30 metri, con colonne in stile architettonico neoclassico, mentre l'austerità dei prospetti del basamento è scandita da pilastri alternati a semicolonne e stemperata da ampie superfici vetrate nel registro superiore. La copertura del pronao invece, altra circa 10 metri, è caratterizzata da falde ripetute su tutti i lati, che si raccordano al modulo centrale suddiviso in due registri; in quello sottostante vi è il loggiato, che presenta 20 colonne per ciascun lato, mentre quello superiore è caratterizzato da vetrate semicircolari. Entrambi i registri riportano vistose cornici marcapiano. Al di sopra, ad un'altezza che va dai 40 a 80 metri, si eleva la grande cupola, a base quadrata, caratterizzata dalla volta allungata, con pareti convesse in muratura autoportante. Essa forma una sorta di guscio, costituito da pareti perimetrali inconsuetamente sottili (appena 12 cm di spessore), separate tra loro da un'intercapedine di circa 2 metri. La suddetta cupola è quindi sovrastata da un'altra struttura, alta circa 20 metri, denominata "Tempietto", che ripropone il tema sottostante del colonnato. Siamo a circa metà altezza dell'intero edificio. Questo Tempietto é raggiungibile mediante un elevatore senza guide fisse, che risale dal centro dell'atrio sottostante, dando ai visitatori una panoramica interna della cupola a 360 gradi. Sempre di forma quadrata, Il Tempietto è sorretto da due ordini esastili per lato ed è disposto su due piani, ma l'accesso ai turisti è consentito soltanto a quello inferiore. Sopra il Tempietto, si staglia la lunga guglia, costituita dal suo basamento, detto "Lanterna", alta 18 metri e del diametro di 15 metri, questa volta a base circolare, anch'essa provvista di un terrazzino. Sopra la Lanterna, a partire da una quota di 113 metri, svetta la cuspide della guglia, a base ottagonale e ispirata all'architettura neogotica. Questa ultima parte, oggi inaccessibile ai turisti, é costituita da dieci terrazzini circolari, via via sempre più piccoli: il primo, a 8 colonne, è quello che fa da tetto alla Lanterna (sempre di 15 metri di diametro), da cui parte un altro colonnato simile, leggermente più piccolo, che termina col secondo terrazzino. Ancor più su, una serie di 5 terrazzini più piccoli, questa volta in metallo, del diametro che varia da 10 a 7 metri, quindi un'ultima serie di 3, in cemento armato, del diametro da 6 a 4,5 metri. Per ultima, la stella a 12 punte in cima (diametro di 2,4 metri), raggiungendo così i totali 167,5 metri di altezza di tutto l'edificio. La Mole fu spesso giudicata un bizzarro tentativo di mediare tra forme neoclassiche e neogotiche, miste alle innovazioni tecnologiche del tempo. Già lo stesso Antonelli sperimentò l'impiego del ferro, sfruttato in tutte le sue potenzialità strutturali, senza però tralasciare il linguaggio architettonico tradizionale. La guglia venne successivamente rinforzata con l'impiego dell'acciaio, in seguito al rovinoso nubifragio del 1953. Nel 1848, con la promulgazione dello Statuto Albertino, da parte di Carlo Alberto, fu concessa la libertà ufficiale di culto alle religioni non cattoliche. La comunità ebraica torinese acquistò il terreno nella zona chiamata, all'epoca, la "Contrada del cannon d'oro" (l'attuale via Montebello), per erigere un nuovo tempio ( una Sinagoga), con annessa scuola. Il progetto originale prevedeva un edificio alto solo 47 metri, e fu firmato il 15 dicembre 1862. I cantieri partirono subito dopo l'autorizzazione con Regio Decreto del 17 marzo 1863. Nel 1873, la comunità israelita, fortemente delusa da questi problemi e costi aggiuntivi, barattò l'opera con il Comune di Torino, che cedette ad essa un terreno in quartiere San Salvario, dove ora sorge l'attuale sinagoga, e si fece carico dei costi di ultimazione dell'edificio antonelliano (circa 40.000 lire di allora), al fine di dedicarla al re d'Italia Vittorio Emanuele II.

sabato 19 novembre 2016

Adrano, provincia di Catania, regione Sicilia.

CASTELLO NORMANNO. Totalmente diversa è la storia che riguarda il Castello Normanno. Il Gran Conte Ruggero d’Altavilla costruì la torre quadrangolare, anche se la foggia attuale la si deve a Matteo Moncada che ne completò la struttura che originariamente comprendeva un solo piano. L’imponente struttura architettonica venne dotata successivamente di bastioni con quattro torrioni angolari. Adibito a carcere nell’epoca borbonica, oggi il castello è sede del prestigioso Museo Archeologico Regionale, all’interno dei quali si possono osservare ed ammirare i reperti fossili di tutte le epoche adranite. 

Bologna, BO, Emilia Romagna. Cattedrale di San Pietro. Foto di Raffaele Zazzini.


Acquaviva Picena,la fortezza ( Ascoli Piceno), regione Marche


Arona, Novara, regione Piemonte. Statua di san Carlo. Foto di Roberta Tiraoro.


venerdì 18 novembre 2016

Messina capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia.

Messina capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. La statua a don Giovanni d'Austria situata a Messina, è stata costruita nel 1572 a ricordo della vittoria da lui riportata sull'armata turca 7 ottobre 1571. In Piazza Catalani o piazza Lepanto, alla fine della via Cesare Battisti, si erge il monumento a don Giovanni D'Austria, opera di Andrea Calamech, scultore ed architetto carrarese, del 1573. Commissionata dal Senato messinese nel 1572, in occasione della vittoria nella battaglia di Lepanto contro la flotta turchesca il 7 ottobre 1571, la statua in bronzo presenta finissime decorazioni e raffigura don Giovanni D'Austria, eroe della battaglia navale e figlio naturale di Carlo V, che calpesta la testa del turco Alì Bassà in segno di vittoria. Originariamente collocata in piazza del Palazzo Reale, fu danneggiata da una cannonata degli spagnoli durante la rivolta del 1674-78. Restaurata, è stata ancora danneggiata dal terremoto del 1783 e spostata nella piazza antistante la Chiesa dei Teatini nel Corso Cavour. Dopo la ristrutturazione urbanistica della città successiva al 1908, tale piazza fu abolita e la statua sistemata nell'attuale sede.

Andria, regione Puglia. Castel Del Monte.


giovedì 17 novembre 2016

Palermo, teatro Massimo.

Il teatro massimo Vittorio Emanuele di Palermo è il più grande edificio teatrale lirico d'Italia, e uno dei più grandi d'Europa, terzo per ordine di grandezza architettonica dopo l'Opéra National di Parigi e la Staatsoper di Vienna. Ambienti di rappresentanza, sale, gallerie e scale monumentali circondano il teatro vero e proprio, formando un complesso architettonico di grandiose proporzioni. Alla sua apertura, per monumentalità e dimensione (oltre 7.700 metri quadrati), suscitò le invidie di molti, come si può facilmente verificare leggendo i giornali italiani dell'epoca. Di gusto neoclassico eclettico, sorge sulle aree di risulta della chiesa delle Stimmate e del monastero di San Giuliano che vennero demoliti alla fine dell'Ottocento per fare spazio alla grandiosa costruzione. I lavori furono iniziati nel 1875 dopo vicende travagliate che seguirono il concorso del 1864 vinto dall'architetto Giovan Battista Filippo Basile, alla morte del quale subentrò il figlio Ernesto Basile, anch'egli architetto, il quale accettò di ultimare l'opera in corso del padre su richiesta del Comune di Palermo, completando anche i disegni necessari per la prosecuzione dei lavori del Teatro. L'esterno del teatro, seguendo la moda dell'attualizzazione delle architetture antiche, presenta un pronao corinzio esastilo elevato su una monumentale scalinata ai lati della quale sono posti due leoni bronzei con le allegorie della Tragedia dello scultore Benedetto Civiletti e della Lirica dello scultore Maestro Cav. Mario Rutelli, figlio dello stesso Architetto Giovanni (Mario Rutelli è, fra le centinaia di sue opere scultoree, l'autore della quadriga che orna il pronao del Politeama Garibaldi, l'altro grande teatro di Palermo); in alto l'edificio è sovrastato da un'enorme cupola emisferica. L'ossatura della cupola è una struttura metallica reticolare che s'appoggia ad un sistema di rulli a consentirne gli spostamenti dovuti alle variazioni di temperatura.

lunedì 14 novembre 2016

Orvieto, provincia di Terni regione Umbria.

LA FORTEZZA DELL'ALBORNOZ. Nella parte sinistra di Piazza Cahen sorge la Fortezza dell'Albornoz, fondata per ordine del Cardinale Albornoz, sotto l'ordine di Papa Innocenzo VI e su istruzione del condottiero ed ingegnere militare Ugolino di Montemarte. In epoca etrusca, nell'area in cui sarebbe sorta la Rocca si ergeva un tempio detto, dagli archeologi, Augurale. Nell'anno 1359 (1353) il Cardinale Egidio Albornoz, legato di Papa Innocenzo VI e legato del Patrimonio, fece edificare la Rocca di S. Martino, presso S. Lorenzo delle Donne o delle Vigne, ossia presso il Camposanto. Dopo la vittoria militare e diplomatica del Cardinale, i suoi Capitani e i suoi Vicari non si sentivano tranquilli senza strutture fortificate e fu decisa la costruzione di una rocca addossata alla Porta Postierla o Soliana, detta poi Porta Rocca, sul limite orientale della rupe. Di forma quadrilatera, con un palazzotto contiguo alla porta e alle strutture di servizio lungo le mura, la rocca era protetta da un fossato con due ponti levatoi.

domenica 13 novembre 2016

Scordia, provincia di Catania, regione Sicilia.

CHIESA SAN GIUSEPPE. Costruita a più riprese nel corso del XIX secolo, la chiesa di San Giuseppe è realizzata secondo canoni tipicamente neoclassici, in pieno centro cittadino. L'interno è ad una sola navata e presenta cinque altari laterali in marmo. In essa sono custodite diverse sculture lignee e pale d'altare come la Madonna degli Ammalati di Giuseppe Barchitta, collocata nel secondo altare di destra. La devozione a San Giuseppe ruota attorno ad un simulacro ligneo sistemato entro un fercolo che, pur costruito nella metà del Novecento, richiama molto i fercoli barocchi con la forma del tempio di Gerusalemme. Tuttavia, nel 2009, il fercolo è stato privato degli angioletti decorativi. Dell'arredo liturgico originario rimane soltanto l'altare maggiore, ripristinato nel 2013. Il resto, come l'ambone, l'organo a canne e la balaustra, è stato arbitrariamente rimosso nel periodo postconciliare.

venerdì 11 novembre 2016

Messina capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia.

Messina capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. BASILICA CATTEDRALE PROTOMETROPOLITANA, dedicata a Santa Maria Assunta, bizantina, ricostruita alla fine del XII secolo e con numerosi altri rifacimenti. Conserva numerose opere d'arte. La sua fondazione è antecedente all'invasione araba, fu profanato dai musulmani e riconsacrato nel 1192 alla presenza dell'arcivescovo Berzio, dell'imperatore Enrico VI e della moglie Costanza d'Altavilla. Lo splendido tetto ligneo, con rare raffigurazioni astronomiche, fu distrutto nel 1254 da un incendio divampato durante i funerali di Corrado IV di Svevia, figlio di Federico II di Svevia. Dal 1300 si susseguirono alcune modifiche sostanziali, che se da una parte arricchirono la cattedrale con i mosaici delle absidi, il portale e la facciata, dall'altro snaturarono l'originario aspetto normanno. Danneggiato nel prospetto dai terremoti del 1638 e del 1783, fu invece quasi interamente distrutto dal sisma del 1908, che lasciò in piedi la sola parte absidale, rimettendo tuttavia in luce molti elementi della costruzione normanna. La ricostruzione degli anni venti ripristinò l'aspetto originario e recuperò parte delle opere d'arte e dei mosaici. Un altro duro colpo alla millenaria struttura venne inferto dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale che distrussero parte dell'interno. L'edificio attuale, che si è voluto il più possibile vicino all'originale, mantiene all'esterno parti pregevoli. Sul prospetto il portale in stile gotico ed i bassorilievi, sulla parte destra, le finestre quattrocentesche ed un portale attribuito a Polidoro da Caravaggio. All'interno del Duomo di Messina, tripartito da una doppia fila di 13 colonne, si possono ammirare i mosaici, alcuni monumenti funebri, tra cui quello di Guidotto de Tabiatis, arcivescovo di Messina nel XIV secolo, ed alcune statue di santi, pregevole il San Giovanni Battista di Antonello Gagini del 1525. Inoltre è più che degno di nota l'organo al suo interno: il secondo più grande d'Italia (il primo è quello del Duomo di Milano), e il terzo in Europa, con 5 tastiere, 170 registri, 16.000 canne distribuite nei due lati del transetto, dietro l'altare, sulla porta maggiore e sull'arco trionfale. È opera della ditta Tamburini di Crema del 1948. Il campanile, alto 90 metri e con una base di circa 10 metri, ha all'esterno il più grande ed il più complesso orologio meccanico ed astronomico del mondo, realizzato da una ditta di Strasburgo, fratelli Ungerer: inaugurato nel 1933, tutti i giorni a mezzogiorno le varie statue si muovono in modo spettacolare al suono dell'Ave Maria di Schubert. Le figure del campanile ricordano la Guerra del Vespro del 1282: Il Leone in cima rappresenta il Popolo Siciliano vittorioso su Carlo d'Angiò e l'esercito guelfo inviato dal papa contro la Sicilia; Dina e Clarenza rappresentano le donne di Messina che aiutarono gli uomini a difendere la città; il galletto in mezzo alle due statue femminili rappresenta l'esercito franco-papale; la chiesa che scompare ricorda il Colle della Caperrina, luogo della battaglia del 6 e 8 agosto 1282, ultimo tentativo di Carlo d'Angiò di entrare in città dalle colline a ovest. Ancora chiusa al pubblico la splendida cripta. È stata aperta nelle giornate del Fai, ma necessita ancora del restauro della pavimentazione normanna e dell'illuminazione, cui sta lavorando la Soprintendenza, in cerca del finanziamento.

Enna, regione Sicilia. Torre di Federico II.

La torre, di forma ottagonale, venne fatta costruire dall'imperatore Federico II sui probabili resti del teatro greco. La sua forma ottagonale, che ricalca il modello orientale del sacro Tempio di Gerusalemme, fa pensare che venisse utilizzata per la rosa dei venti. In ogni caso era una torre di difesa per controllare quel versante della città di Enna ch'era esposto ad eventuali assalti dei nemici. La torre sorge in cima a una collinetta alberata. Dalla sua sommità lo sguardo spazia su tutta la città alta e sulle valli sottostanti, fino all'Etna.

Ancona, regione Marche, foto di Antonio Piga.


giovedì 10 novembre 2016

Venazia, ponte di Rialto. Foto di I love Italy.

Il ponte di Rialto è uno dei quattro ponti, insieme al ponte dell'Accademia, al ponte degli Scalzi e al ponte della Costituzione, che attraversano il Canal Grande, nella città di Venezia. Dei quattro, il ponte di Rialto è il più antico e sicuramente il più famoso.

mercoledì 9 novembre 2016

Sutera, provincia di Caltanissetta, regione Sicilia. Bandiera Arancione del Touring.

Sutera è un comune italiano di 1.423 abitanti della provincia di Caltanissetta in Sicilia.
La cittadina fa parte del circuito dei borghi più belli d'Italia.
Sorge a circa 600 m di quota e dista circa 40 km da Caltanissetta e circa 100 km da Palermo, capoluogo di regione. Il centro urbano, di impianto medievale, è costituito da i tre quartieri Rabato, Rabatello e Giardinello e si snoda in maniera armonica e naturale attorno alla montagna di S. Paolino (820 m).

lunedì 7 novembre 2016

Andria, regione Puglia. Castel del Monte.

Castel del Monte è un edificio del XIII secolo fatto costruire dall'imperatore Federico II in Puglia, nell'attuale frazione omonima del comune di Andria, a 18 km dalla città, nei pressi della località di Santa Maria del Monte, in provincia di Barletta-Andria-Trani.
È situato su una collina della catena delle Murge occidentali, a 540 metri s.l.m.
È stato inserito nell'elenco dei monumenti nazionali italiani nel 1936 e in quello dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1996.
Nel 2014 è stato il trentesimo sito statale italiano più visitato, con 206.924 visitatori e un introito lordo totale di 518.960 Euro.

sabato 5 novembre 2016

mercoledì 2 novembre 2016

Enna, regione Sicilia. Il castello di Lombardia.

Il castello di Lombardia sorge sul terreno in cui, nel V secolo a.C., sussisteva un santuario dedicato a Cerere. Sostituito da un castrum sotto i bizantini, in epoca normanna si trasformò in castello. Il nome deriva dai fanti lombardi che lo occuparono al seguito della regina Adelaide del Monferrato, moglie di Ruggero I di Sicilia.
Delle 20 torri iniziali, la Torre Pisana è la meglio conservata. In passato sono stati rinvenuti oggetti e resti di varia epoca; dal 2000 al 2002 sono stati eseguiti scavi archeologici.
La posizione del castello offre un panorama vastissimo, che spazia dalle Madonie all'Etna, sono visibili il lago di Pergusa e due i bacini artificiali (Nicoletti e Morello), e buona parte della Sicilia centro-orientale. Un tempo era sede, in estate, di concerti e spettacoli teatrali, presso il vasto recinto di San Nicola o degli Armati che poteva ospitare fino a 5000 persone.
Non lontano dal castello sorge la Rocca di Cerere costruita in direzione del sole nascente; sin dal primo insediamento del XIV secolo a.C. fu un luogo di culto e divenne parte integrante del vicino santuario: si intravede ancora l'ara sacrificale utilizzata per oltre mille anni, da Sicani, Greci e Romani, per il culto della dea delle messi, Demetra o Cerere. L'area è lo sperone est di Enna.

martedì 1 novembre 2016

Scordia, provincia di Catania, regione sicilia. Piazza Umberto I.

Al centro della piazza antistante la chiesa omonima, su di un alto piedistallo, si erge la statua in pietra calcarea di San Rocco col suo cane, opera dello scultore palermitano Nicolò Bagnasco. Il monumento fu eretto nel 1813, quando la peste affliggeva l'isola di Malta. Originariamente ai quattro lati del monumento si leggevano quattro distici latini, opera del sacerdote Francesco Saverio Puglisi. Le gradinate in pietra lavica sono conseguenza del livellamento definitivo della piazza, avvenuto nel 1890, con conseguente abbassamento medio del piano di calpestio.