Bergamo,
Capoluogo della omonima provincia, della regione Lombardia. Rocca Viscontea.
Una cittadella fortificata,
nel punto più centrale di Bergamo realizzata con lo scopo di difendersi dagli
attacchi nemici e come presidio in caso di insurrezione popolare, certo, ma
soprattutto per ricordare in ogni momento ai sudditi locali il vasto potere di
chi li governava: la famiglia Visconti, che era a capo del Ducato di Milano e
dominatrice di Bergamo dal 1332 al 1428. Oggi questo spazio è diventato una
caratteristica piazza di Città Alta e ospita ancora diversi segni del suo
variegato passato. Arrivando dal centro storico, si passa sotto la Torre della
Campanella: ad ovest si vede una postierla medievale (porticina di ingresso
nelle preesistenti mura medievali). Attraversando la torre, si incontra una
strada romana (il breve tratto lastricato prima dell’acciottolato che conduce
alla postierla) e si passa sotto le volte ribassate e i pilastri cilindrici di
epoca romanica, appartenenti a un’antica residenza privata. Appena si esce dal
porticato, si trova il giardino La Crotta, un luogo magico con alberi e
cespugli intervallati da sentieri fatti di lastre rettangolari d'arenaria.
Nascoste tra il verde, appartate panchine in pietra ti aspettano per una sosta
romantica. Sul lato nord della piazza si può vedere svettare la Torre di
Adalberto ma non si può visitare: è priva di accessi a piano terra e l’unico
modo per entravi è usare una scala fino all’uscio posto a metà costruzione! Il
perché è presto detto, questa torre era anche nota come la “torre della Fame” e
qui venivano imprigionati coloro che si macchiavano di gravi reati. La
posizione della cittadella era altamente strategica: complementare alla Rocca
(altra struttura militare) che era costruita a est sul colle Sant'Eufemia,
racchiudeva il centro storico di Bergamo tra due colli fortificati che
formavano un unico e coordinato complesso difensivo. Anche dal punto di vista
simbolico, la città risultava in tal modo dominata dalle costruzioni dei
Visconti, da cui era tenuta in notevole soggezione. Il forte vero e proprio,
chiamato Firma Fides, sorgeva in posizione sopraelevata sul colle S. Giovanni,
dove oggi puoi vedere il Seminario vescovile. L’attuale piazza della Cittadella
risale invece al 1379: era il cortile dell’Hospitium Magnum, che ospitava gli
alloggiamenti per la guarnigione militare. Attualmente, nella piazza della
Cittadella potrai visitare anche il rinomato polo culturale costituito dal
Civico Museo Archeologico e dal museo di Scienze Naturali "E. Caffi".
sabato 29 febbraio 2020
venerdì 28 febbraio 2020
Genova,
capoluogo di regione della Liguria. Porta Soprana, primaria porta d’accesso della città, venne edificata
nel lontano 1155. Deriva il suo nome da Superana, superiore, in quanto si trova
assisa sulla sommità del colle di Sant’Andrea, dal quale prese il suo altro
appellativo di Porta di Sant’Andrea. Alcune storie che vi racconterò, a
proposito di questo luogo, non le troverete in una qualsiasi guida turistica.
Sono tratte da un volume raro e di grande pregio culturale, un libro che venne
scritto da Francesco Podestà, nel 1901, e si intitola “Il colle di Sant’Andrea
in Genova e le regioni circostanti”. La Genova che visse il Podestà è di molto
precedente agli orrori dell’età moderna, agli scempi che gli architetti misero
in atto lì, nel quartiere di Ponticello e di Via Madre di Dio, spianando un
intero quartiere, fitto di case alte, antiche e bellissime, per far posto ad un
complesso architettonico, il palazzo della Regione, di incomparabile bruttezza.
Francesco Podestà, nel suo libro, grazie ad una paziente ricerca effettuata
negli archivi storici, ci racconta la Genova di secoli fa, con lui si viaggia
nel mondo antico, fino a 1100 e anche più lontano nel tempo. Il libro è
corredato di tavole, ma credetemi, è difficile orientarsi in un luogo che non
esiste più, bisogna usare tanta immaginazione, e farsi aiutare dalla fantasia:
e allora lasciamoci guidare, andiamo insieme, per queste strade ormai perdute,
incontriamo le persone comuni, il l popolo che lì, sotto la porta, viveva,
esercitando le proprie attività.
giovedì 27 febbraio 2020
Venosa, in provincia
di Potenza, regione Basilicata. CATTEDRALE DI SANT’ANDREA APOSTOLO. (XVI
secolo). Edificata a
partire dal 1470, e per oltre un trentennio, essa fu innalzata nel punto i cui
sorgeva l’antica chiesa parrocchiale di San Basilio, al centro di un’ampia
piazza che ospitava officine di fabbri e molte botteghe di artigiani, le une e
le altre demolite per far posto al sacro edificio cui è annesso il campanile
alto 42 metri a tre piani cubici e due a prisma ottagonali, una cuspide
piramidale con grande sfera metallica in cima, sormontata da una croce con
banderuola. Il materiale per la costruzione, fu preso dall’Anfiteatro Romano e
questo spiega il perché siano inseriti nell’edificio iscrizioni latine, e
pietre funerarie (col vescovo Perbenedetti a capo della diocesi dal 1611 al 1634,
di cui sin notano i due stemmi, si arrivò alla messa in opera delle campane,
molto probabilmente nel 1614 in coincidenza con lo svolgimento del primo sinodo
diocesano). L’impianto della chiesa è costituito da tre navate modulari da
archi a sesto acuto. L’edificio di notevole mole non offre all’esterno
particolari caratteristiche, se non nel tratto posteriore, in corrispondenza
della zona presbiterale. Nella chiesa alcune insegne dei del Balzo occupano in
un cartiglio la sommità delle arcate. Nella cripta si trova il monumento
funebre di Maria Donata Orsini moglie di Pirro del Balzo. A sinistra
dell’ingresso principale in alto sono murati i bassorilievi rappresentanti tre
simboli degli evangelisti: il leone, il bue, il librone in scrittura molto
primitiva. Vi sono anche alcune cappelle, tra le quali si segnala quella del
SS. Sacramento, il cui arco d’ingresso risale al 1520. Essa ha due affreschi di
soggetti biblici: Giuditta e Oloferne, e Davide e Golia.
mercoledì 26 febbraio 2020
Cagliari capoluogo
della Regione Sardegna. Bastione di Saint Remy. Il Bastione di
Saint Remy, nel cuore della città vecchia, rappresenta uno dei monumenti più importanti
di Cagliari e uno degli spazi espositivi più prestigiosi del centro storico.
Il Bastione di Saint-Remy
costituisce uno dei complessi monumentali di maggior pregio della città di
Cagliari. Costruito sulle antiche cortine difensive del circuito fortificato
della città medievale, il suo nome ha origine dal primo Vicerè Piemontese, il
Barone di Saint-Remy. La passeggiata coperta e la maestosa terrazza Umberto I,
furono progettate nel 1896 da Giuseppe Costa e Fulgenzio Setti. L'imponente
struttura, realizzata in stile classicheggiante e composta da colonne in
calcare di colore bianco e giallo con capitelli in stile corinzio, venne
inaugurata nel 1901. Nel 1943, la scalinata a doppia rampa e l'arco di trionfo
furono gravemente danneggiati dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale;
tuttavia, qualche tempo dopo, le parti distrutte vennero fedelmente
ricostruite. Durante il corso degli anni, gli ampi spazi della passeggiata
coperta furono adibiti a molteplici utilizzi. Inizialmente utilizzata come sala
banchetti, in epoca bellica divenne un'infermeria e successivamente rifugio per
gli sfollati durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1948 ospitò la prima
edizione della Fiera Internazionale della Sardegna.
martedì 25 febbraio 2020
Santa Margherita
Ligure è un comune della città metropolitana di Genova in Liguria. Basilica
di S. Margherita di Antiochia,
patrona della città, la cui bella facciata è contornata da due alti campanili,
ospita importanti dipinti di Scuola genovese. San Giacomo di Corte, già
possedimento dell’Abbazia di San Fruttuoso, e passata poi in commenda alla
Famiglia Doria, si trova in straordinaria posizione panoramica e presenta un
importante ciclo di affreschi di Nicolò Barabino. Sulle alture della città, da
una parte il Santuario di N.S. del Carmine di Nozarego, edificato nel ‘700, e
dall’altra San Lorenzo della Costa nella quale sono conservati il pregevole
Trittico di Sant’Andrea, di scuola fiamminga del XV secolo, ed un dipinto di
Luca Cambiaso.
lunedì 24 febbraio 2020
Trani della
provincia, Barletta-Andria-Trani, regione Puglia. LA CATTEDRALE DI TRANI è
intitolata al santo patrono, San Nicola
Pellegrino, ed è senza dubbio la costruzione più prestigiosa della città
pugliese. Classico esempio di architettura romanica pugliese, la Cattedrale
venne costruita immediatamente dopo la santificazione di San Nicola Pellegrino,
durante la dominazione normanna. Per secoli la cripta (parte della preesistente
chiesa di Santa Maria, precedente chiesa principale) ha custodito insigni
reliquie, ad esempio il corpo della martire orientale Santa Febronia, di cui è
possibile ancora oggi ammirare un pregevole reliquiario del XVIII secolo ed un
dipinto ovale che la raffigurano, presso il Museo Diocesano. La costruzione è
stata realizzata usando il materiale di tufo calcareo tipico della zona: si
tratta della pietra di Trani estratta dalle cave della città, caratterizzata da
un colore roseo chiarissimo, quasi bianco. Il piazzale situato dinanzi
all'edificio romanico si presta ad eventi artistici di vario genere, grazie
alla stupenda cornice offerta dalla maestosità della Cattedrale e dal mare. La
piazza ha ospitato numerosi concerti di artisti internazionali e non, tra cui
George Benson, Massimo Ranieri, Claudio Baglioni e Ludovico Einaudi. Oltre a
rappresentazioni teatrali organizzate dalle diverse parrocchie della città di
Trani, recentemente nel piazzale hanno avuto luogo anche alcuni spettacoli di
Opera.
domenica 23 febbraio 2020
Vernazza provincia
della Spezia in Liguria. Le ipotesi
sulle origini del nome Vernazza è divisa tra chi crede possa derivare
dall'aggettivo latino verna, cioè " il cui significato sta per “indigeno,
del luogo”.", ad indicare la provenienza del vino locale prodotto dai
contadini del borgo: la Vernaccia, e chi protende a Vulnetia ad indicare la
fondazione di Vernazza da parte di schiavi liberati della romana Gens Vulnezia.
Il "Castrum Vernatio" venne nominato per la prima volta nel 1080 in
un documento citante l'abitato di Vernazza, a testimonianza del carattere
difensivo del paese e quale base marittima dei marchesi Obertenghi, probabile
punto di partenza delle navi in difesa dai Saraceni. Nel XII secolo Vernazza fu
utilizzata come base per la conquista della Liguria di levante da parte di
Genova, e a partire dal 1209 il borgo fu sottomesso alla potenza marinara con
la consegna del castello e con un atto di fedeltà compiuto dalle più importanti
e ricche famiglie del luogo che si impegnavano di ubbidire a Genova. I secoli
XVI e XVII segnano per Vernazza, oltre che per gli altri villaggi delle Cinque
Terre, un periodo di declino, con forti ripercussioni negative sulla produzione
di vino, da sempre tipica della zona, e sulla pesca. Nel periodo ancora
successivo e, in modo particolarmente evidente, nei primi 50 anni del 1800, gli
abitanti di Vernazza iniziarono ad ampliare le terrazze su cui veniva coltivata
la vigna, la produzione di vino aumentò sensibilmente, e così la vita
commerciale del paese. Negli stessi anni iniziò la costruzione della linea
ferroviaria Genova-La Spezia, situazione che portò alla fine del secolare
isolamento degli abitanti delle Cinque Terre. Questa situazione migliorò sempre
più mano a mano che si intensificavano i rapporti commerciali e lavorativi con
la città di La Spezia, in rapido sviluppo grazie al porto e all’attività
militare ad esso collegata, oltre che alla crescente fama del luogo dal punto
di vista turistico. Nel 1997, insieme a Portovenere e alle isole del Golfo dei
Poeti (Palmaria, Tino e Tinetto), le Cinque Terre sono state dichiarate
Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO. Dal 1999, inoltre, è stato
istituito il Parco Nazionale delle Cinque Terre, un riconoscimento più che dovuto
alla straordinaria bellezza di queste località, tramite il quale le varie
amministrazioni riescono sempre più a migliorare, oltre che i servizi di base,
anche le varie attività legate al turismo. A Vernazza oggi le principali
attività sono appunto legate al turismo, data la straordinaria affluenza di
visitatori, ma la pesca e la coltivazione dell’ulivo e della vigna continuano,
testimoniando così la forza di una tradizione vecchia di secoli. La chiesa di
Santa margherita d'Antiochia risale al 1318 anche se prima vi era un predecente
edificio religioso risalente all'XI secolo. A causa di una violenta mareggiata
la prima chiesa viene distrutta e ricostruita grazie ai Magistri Antelami. La
prima chiesa probabilmente aveva tre navata ed era in stile medioevale e tre
absidi. Tra il sedicesimo e diciassettesimo secolo la chiesa subì un profondo
mutamento di ristrutturazione compresa la facciata. Da stile romanico passò a
barocco e fu innalzata la torre campanaria ottagonale di 40 metri.
sabato 22 febbraio 2020
Napoli regione Campania. La BASILICA REALE PONTIFICIA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA. La Basilica Reale Pontificia di San Francesco da Paola è tra le più
caratteristiche e celebri chiese di Napoli; è situata al centro del lato curvo
di piazza del Plebiscito, davanti al Palazzo Reale: si tratta della più
importante chiesa italiana del periodo neoclassico. Nel 1809 Gioacchino Murat
ordinò la demolizione degli antichi conventi del "Largo di Palazzo",
attuale piazza del Plebiscito, e bandì un pubblico concorso per la
realizzazione di una nuova piazza. All'architetto Leopoldo Laperuta fu affidata
la costruzione dell'ampio portico a emiciclo sorretto da 38 colonne giganti di
ordine dorico; esso doveva fronteggiare Palazzo Reale e rifarsi alla tradizione
antica delle piazze porticate, luogo delle attività politiche, economiche,
sociali e culturali della città.Nel 1815 il re Ferdinando I delle Due Sicilie
decise l'edificazione della basilica come ringraziamento a san Francesco di
Paola per la riconquista del regno: nel 1817 fu indetto un nuovo concorso, che
fu vinto dall'architetto svizzero Pietro Bianchi di Lugano, il quale mostrò
nella realizzazione della nuova chiesa grandi qualità ingegneristiche,
attestate dalla solidità dell'opera e dall'intelligenza delle soluzioni
tecniche. I lavori furono ultimati nel 1824, ma solo nel 1836 la chiesa venne
inaugurata da Papa Gregorio XVI, che le conferì il titolo di Basilica
Pontificia, la rese indipendente dalla Curia Arcivescovile di Napoli e concesse
il privilegio ai suoi ministri di officiare con l'altare rivolto verso i
fedeli. La chiesa, per la sua forma circolare, ricorda il Pantheon di Roma. La
facciata è preceduta da un pronao formato da sei colonne e due pilastri di
ordine ionico, che reggono un architrave sul quale è scolpita una dedica. Il pronao è sormontato da un timpano
classicheggiante ai cui vertici sono collocate le statue raffiguranti la
Religione, tra San Francesco di Paola a sinistra, titolare della chiesa, e San
Ferdinando, a destra, in onore del re Ferdinando. Il pronao è accessibile sia
dal porticato, che dalla scalinata che sale dalla piazza. Nel porticato si
trovano le statue delle quattro virtù cardinali e delle tre virtù teologali,
mentre ai lati della scalinata avrebbero dovuto essere collocate due statue
raffiguranti la Pietà e la Costanza, che simboleggiavano le virtù manifestate
dal re e da Ferrante d'Aragona: al loro posto si decise invece di collocare le
due statue equestri nella piazza, raffiguranti il re Ferdinando (opera di
Antonio Canova) e il padre, Carlo III di Spagna (opera di Antonio Calì).
La chiesa è sormontata da tre cupole: quella centrale, alta 53 metri,
è stata costruita su un alto ed ampio tamburo. Si entra in un atrio,
fiancheggiato da due cappelle; in quella a destra vi è un'opera giovanile di
Luca Giordano, con Sant'Onofrio Orante. Al centro la rotonda, dal diametro di
34 m, è coperta dalla cupola sorretta da 34 colonne di ordine corinzio alte 11
m e con fusti in marmo di Mondragone, alternate ad altrettanti pilastri. Sopra
il colonnato vi sono le tribune di corte e, lungo le pareti, da destra, otto
statue: San Giovanni Crisostomo opera di Gennaro Calì, Sant'Ambrogio di Tito
Angelini, San Luca di Antonio Calì, San Matteo, di Carlo Finelli, San Giovanni
Evangelista, di Pietro Tenerani, San Marco di Giuseppe de Fabris, Sant'Agostino
di Tommaso Arnaud e Sant'Attanasio di Angelo Solani. Agli altari delle cappelle
si trovano, da destra, i seguenti dipinti: San Nicola da Tolentino e San
Francesco di Paola che riceve da un angelo lo stemma della carità, di Nicola
Carta, l'Ultima comunione di San Ferdinando di Castiglia di Pietro Benvenuti,
il Transito di San Giuseppe di Camillo Gerra, l'Immacolata e morte di Sant'Andrea
Avellino di Tommaso de Vivo. Di fronte all'ingresso è l'altare maggiore, opera
di Anselmo Cangiano del 1641, qui trasferito nel 1835 dalla chiesa dei Santi
Apostoli, ricco di lapislazzuli e di pietre preziose. Ai lati due Angeli
Teofori in cartapesta dorata. Nell'abside San Francesco di Paola resuscita il
nipote morto, tela di Vincenzo Camuccini. Nella sagrestia, l'Immacolata di
Gaspare Landi e la Circoncisione di Antonio Campi.
venerdì 21 febbraio 2020
Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata. PIAZZA VITTORIO VENETO.
Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata.
PIAZZA VITTORIO VENETO. Luogo
di incontro e di passeggio, la vivace Piazza Vittorio Veneto ospita spesso mercatini,
bancarelle e ritrattisti. Ottimo punto di partenza per andare alla scoperta
della suggestiva città dei Sassi di Matera, patrimonio mondiale dell’umanità
UNESCO. Dalla piazza si gode il panorama
del Sasso Barisano al quale cui si accede passando attraverso la loggia. La
Piazza è, inoltre, punto di partenza di un
percorso sotterraneo scavato nella roccia, composto di abitazioni,
botteghe, cantine, cisterne, pozzi e “palombari” (grandi strutture scavate per la
raccolta di acque piovane). Del quartiere interrato fanno parte, inoltre, la
Chiesa rupestre del S. Spirito e la Torre aragonese. La piazza Vittorio Veneto,
precedentemente chiamata Piazza Del Plebiscito, era conosciuta anche come
“piazza della Fontana” per la presenza in passato della grande “Fontana
Ferdinandea” monumentale, realizzata nel
1832 per raccogliere le acque provenienti dalla soprastante collina del
castello “De Montigny” , attualmente spostata poche centinaia di metri più in
basso lungo la strada, presso la villa comunale. L’attuale aspetto della piazza
è dovuto ai lavori di restauro del 1993,
quando si spostò il monumento ai caduti ( Benedetto d’Amore 1926 ) e si eliminò
la strada che attraversava la piazza,
per riportare alla luce il “fondaco di mezzo” , vecchio piano della città,
in parte visitabile, a cui si accende scendendo dalla scalinata di ferro vicino la grande fontana in pietra chiara da
cui sgorgano alti zampilli d’acqua. I locali ipogei che lo compongono si
estendono sotto tutta la piazza per più di 5000 mq. fino ad arrivare sotto il Convento
dell’Annunziata, che addirittura ha come
basamento nelle fondamenta un torrione appartenente probabilmente alla cinta
difensiva del Castello Tramontano , e comprendono neviere, cisterne, negozi,
magazzini e abitazioni.
giovedì 20 febbraio 2020
Lucca, capoluogo di provincia della regione Toscana. Chiesa di San Michele in Foro ( Piazza San Michele).
Lucca, capoluogo di
provincia della regione Toscana. Chiesa di San Michele in Foro ( Piazza San
Michele). A completare
il nome della chiesa di San Michele è proprio il luogo in cui fu edificata: il
foro, prima centro della vita pubblica, nell'antichità, e poi cuore pulsante
della città Comunale. Su questa piazza sorse il Palatium Civitatis, il Palazzo
Pubblico, ora scomparso, costruito proprio accanto alla chiesa e poi trasferito
nella Fortezza dell'Augusta. La piazza fu lastricata per la prima volta quando
nel '400 vi fu costruito il Palazzo Pretorio, ma fra '600 e '700 fu innalzato
il piano stradale, venne pavimentata e chiusa da colonnine con catenelle. Le
case che delimitano il perimetro della piazza sono tipicamente medievali e da
più di ottocento anni stanno lì ad osservare placidamente la vita che scorre
nel cuore della città. La chiesa di San Michele, di cui le fonti parlano per la
prima volta nel 795, fu edificata proprio qui. Eretta in un luogo centrale, ma
obliqua rispetto alla piazza, come molte altre chiese di Lucca, spicca in uno
spazio enorme in cui il cielo si apre finalmente dopo il rincorrersi di anguste
e tortuose vie medievali, come una meta finalmente raggiunta: tale era per i pellegrini
che passavano per la città percorrendo la Francigena. Si fermavano a San Michele per rifocillarsi, cogliendo l'occasione per
venerare loro illustri compagni di viaggio, come San Davino, un pellegrino
Armeno in viaggio verso Santiago de Compostela, che morì proprio mentre faceva
tappa a Lucca e il cui corpo si diceva avesse acquistato poteri taumaturgici
dopo la morte. Furono varie le vicende della
chiesa di San Michele: cambiò amministrazione più volte prima di divenire
privilegio della famiglia Gigli, che contribuì a rinnovarne sia le strutture
che le suppellettili. La chiesa, così come appare oggi,
frutto della ricostruzione di XI secolo voluta da papa Alessandro, è un
palinsesto delle vicende della città: nella sua architettura pisano-lucchese si
fondono romanico e gotico, ricordi di età classica e misteriose figure tratte
dai bestiari medievali che si affollano sulla facciata dal XII secolo. Nel cantiere di San Michele, fra XIII e XIV secolo lavorarono a Lucca
illustri architetti e probabilmente, nonostante lo si deduca solo dallo stile
delle decorazioni in facciata, anche Diotisalvi, l'autore del Battistero di
Pisa. L'intento originario del progetto era quello di innalzare la chiesa, ma
si riuscì solo a creare la facciata, altissima, visibile oggi come una
scenografia che si staglia contro il cielo. Fu in questo
periodo che vennero create, dalla scuola di Guidetto da Como, che lavorò anche
per il Duomo di San Martino, le caratteristiche "loggette", decorate
con l'uso di marmi policromi, che iniziano a parlare del gotico e che sono
ovviamente influenzate dallo stile lombardo. Infine, nel
punto più alto, fu aggiunta la grande statua di San Michele Arcangelo che
abbatte il drago, con ali metalliche e due angeli con la funzione di guglie
tipicamente gotiche per rendere la chiesa, che già svettava isolata, ancora più
protesa verso l'alto.
mercoledì 19 febbraio 2020
Torino,
capoluogo di provincia del Piemonte. Il SANTUARIO DELLA CONSOLATA o
secondo la denominazione ufficiale, Chiesa di Santa Maria della Consolazione, è
una basilica cattolica ubicata a ridosso della via omonima ed è uno dei luoghi
di culto più antichi di Torino. Dedicato a Maria, invocata con il titolo di
"Consolatrice" è considerata il più importante santuario della città
e dell'Arcidiocesi di Torino, oltre che un vero capolavoro del barocco
piemontese. Alla sua costruzione si dedicarono i più illustri nomi
dell'architettura, quali Guarino Guarini, Filippo Juvarra e Carlo Ceppi. Il
santuario fu anche abituale luogo di preghiera di numerosi santi sociali
piemontesi e ha la dignità di Basilica minore.
martedì 18 febbraio 2020
Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Chiesa dei santi Domenico e Sisto.
Roma,
regione Lazio e capitale d’Italia. Chiesa dei santi Domenico e Sisto. La chiesa dei Ss. Domenico e Sisto
(papa Sisto II°, venne sorpreso nel cimitero, probabilmente quello di San
Callisto, mentre insegnava la parola divina e fu decapitato con sei dei sette
diaconi di Roma), situata in largo Angelicum ( prospetta sulla Via salita del
Grillo), s'innalza con la sua ampia e caratteristica scalinata a due rampe,
terminante in una terrazza ellittica, sull'area precedentemente occupata dalla
chiesa di "S. Maria a Magnanapoli". La chiesa, dedicata al fondatore
dell'Ordine dei Domenicani, S. Domenico, ed a papa S. Sisto II, fu costruita
per volere di Pio V, insieme all'annesso convento, a seguito delle insistenti
suppliche delle Suore Domenicane, desiderose di lasciare il monastero di S. Sisto
situato in un luogo infestato dalla malaria. Finalmente nel 1575 le Suore si
trasferirono in questa chiesa, anche se non ancora ultimata, denominata poi S. Sisto
Nuovo perché sostitutiva dell'abbandonata chiesa a sua volta detta S. Sisto
Vecchio. Gli artefici di quest'opera furono Giacomo Della Porta, Nicola
Torriani, Orazio Torriani e Vincenzo Della Greca, che terminò la facciata nel
1655. Questa, divisa in due ordini e spartita da lesene,
presenta un bel portale, inquadrato da due colonne e due lesene che sorreggono
un timpano spezzato, al centro del quale vi è posta un'Immagine della Madonna.
Sull'architrave del portale, invece, vi è posto lo stemma dei Domenicani: un
cane con una torcia accesa tra i denti. Il cane rappresenta la fedeltà al
messaggio evangelico dei Domenicani, mentre la fiaccola simboleggia la
diffusione della Parola di Dio tra i fedeli e gli infedeli. Il cane, inoltre, è
il simbolo per eccellenza dei Domenicani perché essi vennero soprannominati,
con un gioco di parole, "Domini canes", ovvero i "cani del
Signore", probabilmente per l'ardore dimostrato, nel corso della loro
storia, nel difendere il Messaggio di Dio, "azzannando" gli eretici.
Un bel finestrone centrale nell'ordine superiore e quattro nicchie con le
statue di S. Domenico, S. Sisto, S. Tommaso d'Aquino e S. Pietro completano la
facciata, conclusa da un grande timpano triangolare sormontato da una croce e
da una serie di candelabri marmorei. Lavori di ampliamento e di restauro
dell'intero complesso furono effettuati durante i pontificati di Gregorio XIII,
Urbano VIII ed Innocenzo X. Nel 1870 lo Stato Italiano confiscò parte del
convento e lo destinò inizialmente a sede della Corte dei Conti e poi del Fondo
per il Culto. Nel 1928 il Governo Italiano autorizzò il Collegio S. Tommaso
d'Aquino ad acquistare l'ex Convento dei Ss. Domenico e Sisto, nel quale, dopo
opportuni restauri ed ampliamenti ad opera dell'architetto Tullio Passarelli,
si insediò, nel 1932, il Pontificio Collegio dell'Angelicum, proveniente dalla
sede originaria presso S. Maria sopra Minerva.
lunedì 17 febbraio 2020
Orvieto, provincia di
Terni, regione Umbria. Orvieto è un comune italiano di 20 594 abitanti della provincia di Terni in Umbria. Orvieto
sorge su una rupe di tufo (ignimbrite di Orvieto - Bagnoregio), tra i 280
(Piazza Cahen) - 325 (S. Francesco) m s.l.m., che domina la valle del fiume
Paglia, affluente di destra del Tevere e che proprio sotto la città riceve da
sinistra il Chiani, la Chiana Romana proveniente dalla Val di chiana. Questa
enorme mesa tufacea, che si erge dai venti ai cinquanta metri dal piano della
campagna, si deve al collasso di ground sourge (nubi e valanghe ardenti)
dall'attività quaternaria dei vulcani del sistema Volsinio, relitto nella
caldera che ospita il lago vulcanico maggiore d'Europa, quello di Bolsena. Con
281 km² di superficie, è uno dei cinquanta comuni più estesi d'Italia. Il punto
più alto è il monte Peglia (837 m s.l.m.), al confine con il comune di San
Venanzo. Il territorio di Orvieto è parte della Comunità Montana Monte Peglia e
Selva di Meana e parte di esso insiste nel Parco fluviale del Tevere. Santo
Patrono: San Giuseppe. Etimologia (origine del nome): Deriva dal latino Urbs
vetus e significa "città vecchia". Alcuni ritengono che per lungo
tempo la città fu denominata Volsinii veteres.
domenica 16 febbraio 2020
Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. Convitto, liceo e collegio Cutelli, via Vittorio Emanuele n° 56 .
Catania capoluogo di
provincia della regione Sicilia. Convitto, liceo e collegio Cutelli, via
Vittorio Emanuele n° 56 . Il convitto Cutelli, progettato da Francesco Battaglia e
Gian Battista Vaccarini su commissione di Mario Cutelli, è un nuovo esempio di
grande architettura settecentesca (1761). Si ha ragione di credere che nel 1756
Vaccarini si recasse a Napoli per scegliere i marmi destinati alla cappella del
Palazzo Reale di Caserta, e forse in questa visita prese conoscenza del nuovo e
più classico stile che il Vanvitelli e il Fuga andavano introducendo a Napoli.
Comunque le sue ultime opere, come il Collegio Cutelli e la Badia piccola di
San Benedetto, tradiscono la loro influenza. Nel Collegio Cutelli su via
Vittorio Emanuele, imboccato l’ingresso e superato il breve atrio coperto, si
raggiunge la corte, elemento di maggior spicco dell’intero edificio. Il piano
terra è definito da un portico circolare costituto da sedici archi a tutto
sesto, sostenuti da altrettanti pilastri cruciformi, composti da una sezione
trapezoidale con delle semicolonne appoggiate. Il dorico romano che
caratterizza la trabeazione circolare dell’atrio interno del Collegio Cutelli è
severo e monumentale come quello dell’atrio di Caserta, ma la pianta rotonda
del cortile impedisce all’insieme di essere troppo solenne. Sull’asse del
Collegio, di fronte all’ingresso, sorge uno scalone imponente, racchiuso in un
rettangolo dai vertici absidati. Esso porta iscritta la data 1779, undici anni
dopo la morte del Vaccarini, e deve quindi essere stato costruito da un suo
allievo. Ma molto probabilmente si basa su un disegno dello stesso architetto e
si accorda perfettamente con la sua ultima maniera,
più severa e classicheggiante. I pilastri della corte sostengono una lunga
balconata continua, anch’essa circolare, profonda quanto il portico
sottostante, con otto aperture di accesso. La parete del primo piano è
costituita da sedici moduli che richiamano le scansione del piano terreno con
grandi balconi alternati a finestroni, tutti decorati con elaborate
architetture in pietra bianca di Siracusa. Sopra la balconata del primo piano,
è presente un attico sagomato come una corona, decorato con vasi e conchiglie,
nella tradizione dei chiostri e dei cortili interni catanesi. Solo in piccola
parte l’edificio è dotato di un secondo piano, destinato alle abitazioni del
Rettore e del Vicerettore e ai vani ad esse annessi. Un solo dettaglio in tutto
il complesso mostra le tendenze barocche del Vaccarini: il pavimento a disegni
a raggiera in pietra bianca e lava, anche più gaio e leggero di quello del
Collegio dei Gesuiti.
sabato 15 febbraio 2020
Castello di Meleto,
comune di Gaiole in Chianti, provincia di Siena regione Toscana. Situato su
una collina che domina la valle del Massellone, a 2 km da Gaiole in Chianti, lo
storico ed elegante Castello Di Meleto offre camere e appartamenti con arredi
in stile toscano. Nel cuore del Chianti, tra Siena e Firenze, sorge il Castello
di Meleto, una dimora storica imponente, un'azienda agricola che produce vino
prelibato ma, soprattutto, un luogo incantato dove regalarsi momenti
indimenticabili tra passato e presente. Oggi agriturismo di grande charme, il
Castello di Meleto domina la valle del torrente Massellone. La costruzione
risale, nelle sue parti più antiche, all'anno Mille. Il Castello apparteneva ai
Monaci Benedettini e successivamente è diventato di proprietà della Famiglia
Ricasoli che dopo esserne entrata in possesso nel 1200, ha ampliato la
costruzione nel 1700 e l'ha trasformata in una splendida residenza di campagna.
Dal 1968 la proprietà è della Viticola Toscana Spa, un'azienda agricola con
splendidi vigneti specializzati nella produzione del vino Chianti Classico
DOCG. Il castello è circondato da sei belle case coloniche, ristrutturate
accuratamente nel 2000, mantenendo inalterato lo stile rustico toscano ed
utilizzate per agriturismo. Ogni casa dispone di giardino privato o terrazza e
si affaccia direttamente sulla campagna, immersa nel verde dei vigneti e
oliveti. Tra un assaggio di buon vino e uno della cucina tipica, è bello
rilassarsi in una delle due splendide piscine e lasciarsi inebriare dai profumi
delle viti e degli ulivi, dei ginepri e delle ginestre. Nei sotterranei del
Castello, vero monumento storico, un'affascinante enoteca permette di degustare
i vini, l'olio extravergine di oliva biologico e i salumi di Cinta Senese
provenienti dall'allevamento allo stato brado. E' possibile organizzare al
Castello banchetti in stile rinascimentale e medievale nella suggestiva cornice
delle sale affrescate. Inoltre, tutti i giorni sono possibili visite guidate
del piano nobile del Castello, del teatrino settecentesco, dei sotterranei con
le antiche cantine, prigioni e vie di fuga, per vivere a 360° un'esperienza
unica e indimenticabile in un vero Castello del Chianti. Il Castello con la sua
atmosfera magica e i suoi mille passaggi segreti è inoltre, una location particolarmente
suggestiva per matrimoni da favola. Gli sposi potranno scambiarsi le loro
promesse eterne circondati da uno charme unico e con un banchetto fiabesco, un
vero salto indietro nel tempo. A loro disposizione per la prima notte di nozze,
come gentile omaggio del Castello di Meleto, la camera Virginia nel Piano
Nobile li accoglierà per una indimenticabile prima notte per nozze da favola
nel cuore del Chianti.
venerdì 14 febbraio 2020
Camogli, provincia di Genova, della regione Liguria.
Basilica di Santa Maria Assunta. La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta è stata insignita del
titolo di Basilica minore il 18 novembre 1988, anno mariano, dal pontefice
Giovanni Paolo II. Il tempio sorge sullo sperone roccioso dell'Isola ed è il
risultato di innumerevoli trasformazioni ed ampliamenti dell'originaria
cappella del castello intitolata a S. Maria, la cui presenza agli inizi del XII
secolo è testimoniata da alcuni documenti. L'attuale configurazione è il
risultato di un radicale ingrandimento che risale al 1845 quando furono
edificate le due facciate, quella con l'ingresso principale rivolto verso
l'abitato dell'Isola e l'altra domina la monumentale scalinata che collega il
sagrato con la sottostante Piazza Colombo. L'interno a tre navate in stile
barocco classicheggiante è ricco di ori, stucchi, marmi policromi, messi in
risalto dai lampadari. Lo schema decorativo unitario fu progettato
dall'architetto Dufour mentre gli affreschi furono realizzati da Nicolò Barbino
e Francesco Semino. Importanti opere scultoree e pittoriche eseguite da autori
di scuola genovese (Francesco Maria Schiaffino, Francesco Ravaschio, Luca
Cambiaso, Domenico Fiasella, Bernardo Castello) ornano gli altari laterali.
Sull'altare maggiore è collocata la statua lignea dell'Assunta opera di
Bernardo Schiaffino. La sacrestia è in barocco chiavarese e risale al 1790 vi è
posta la tela di Luca Cambiaso raffigurante la Deposizione. Di grande pregio è
anche l'organo costruito nel 1873 dal pavese Luigi Lingiardi, restaurato nel
1988. Il sagrato è realizzato con la tecnica del "risseu", un tempo
molto usata nei borghi di mare. Si tratta di sassi bianchi e grigi raccolti
sulla spiaggia e sapientemente collocati a formare disegni e figure
geometriche. Sulla parete di un'abitazione prospiciente il sagrato è stato
collocato nel 2006 un murale in ceramica opera dell'artista Alessia Ratti
raffigurante l'"Isola" nel 1518.
Camogli, provincia di
Genova, della regione Liguria. Golfo del Paradiso. Il Golfo Paradiso è un piccolo golfo situato sulla
riviera di levante della città metropolitana di Genova, nella parte orientale
del golfo di Genova, nel mar Ligure. Il comprensorio, appartenente all'area
metropolitana di Genova, stretto tra il grande comune del capoluogo ligure e il
promontorio di Portofino, confina a nord con la valle Fontanabuona, ed è
costituito da sette comuni, di cui cinque sul mare (Bogliasco, Pieve Ligure,
Sori, Recco, Camogli) e due senza sbocco sul golfo (Avegno e Uscio). Sul golfo Paradiso s’affaccia Camogli, celebre per la sua imponente e
variopinta palazzata. Centro dalla grande tradizione marinara, fu definita “la
città dei mille bianchi velieri” e raggiunse l’apice del suo prestigio
marittimo alla metà dell’Ottocento quando diede all’Italia capitani di mare,
macchinisti navali e bastimenti. Tra i protagonisti delle vicende che portarono
all’Unità d’Italia c’erano i brigantini, le imbarcazioni che portarono la
tradizione camogliese nel mondo.
mercoledì 12 febbraio 2020
Ravenna, capoluogo
dell'omonima provincia in Emilia Romagna. Basilica di Sant'Apollinare Nuovo,
via Roma 56. fatta costruire
da Teoderico (493-526) accanto al suo palazzo, fu in origine adibita a Chiesa
palatina, di culto ariano. Dopo la riconquista bizantina e la consacrazione al
culto ortodosso (metà del VI secolo) fu intitolata a San Martino, vescovo di
Tours. Secondo la tradizione, nel IX secolo le reliquie di Sant'Apollinare
furono qui traslate dalla Basilica di Classe e in quell'occasione ricevette la
sua intitolazione a Sant'Apollinare, detta "Nuovo" per distinguerla
da un'altra chiesa dallo stesso nome presente in città. La Basilica presenta
una facciata timpanata, inquadrata da lesene e traforata da una bifora
sormontata da due piccole finestre. In origine, forse, era racchiusa da un
quadriportico, ma attualmente è preceduta da un semplice e armonioso portico di
marmo databile al XVI secolo. Sul lato destro il bel campanile cilindrico,
caratteristico delle costruzioni ravennati, risale al IX o X secolo. Al suo
interno sopravvive la meravigliosa decorazione musiva dell'antica costruzione,
la quale dal punto vista stilistico, iconografico e ideologico consente di
seguire l'evoluzione del mosaico parietale bizantino dall'età teodoriciana a
quella giustinianea. Le 26 scene cristologiche, risalenti al periodo di
Teoderico, rappresentano il più grande ciclo monumentale del Nuovo Testamento
e, fra quelli realizzati a mosaico, il più antico giunto sino a noi.
martedì 11 febbraio 2020
Castello di Meleto,
comune di Gaiole in Chianti, provincia di Siena regione Toscana. Situato su
una collina che domina la valle del Massellone, a 2 km da Gaiole in Chianti, lo
storico ed elegante Castello Di Meleto offre camere e appartamenti con arredi
in stile toscano. Nel cuore del Chianti, tra Siena e Firenze, sorge il Castello
di Meleto, una dimora storica imponente, un'azienda agricola che produce vino
prelibato ma, soprattutto, un luogo incantato dove regalarsi momenti
indimenticabili tra passato e presente. Oggi agriturismo di grande charme, il
Castello di Meleto domina la valle del torrente Massellone. La costruzione
risale, nelle sue parti più antiche, all'anno Mille. Il Castello apparteneva ai
Monaci Benedettini e successivamente è diventato di proprietà della Famiglia
Ricasoli che dopo esserne entrata in possesso nel 1200, ha ampliato la
costruzione nel 1700 e l'ha trasformata in una splendida residenza di campagna.
Dal 1968 la proprietà è della Viticola Toscana Spa, un'azienda agricola con
splendidi vigneti specializzati nella produzione del vino Chianti Classico
DOCG. Il castello è circondato da sei belle case coloniche, ristrutturate
accuratamente nel 2000, mantenendo inalterato lo stile rustico toscano ed
utilizzate per agriturismo. Ogni casa dispone di giardino privato o terrazza e
si affaccia direttamente sulla campagna, immersa nel verde dei vigneti e
oliveti. Tra un assaggio di buon vino e uno della cucina tipica, è bello
rilassarsi in una delle due splendide piscine e lasciarsi inebriare dai profumi
delle viti e degli ulivi, dei ginepri e delle ginestre. Nei sotterranei del
Castello, vero monumento storico, un'affascinante enoteca permette di degustare
i vini, l'olio extravergine di oliva biologico e i salumi di Cinta Senese
provenienti dall'allevamento allo stato brado. E' possibile organizzare al
Castello banchetti in stile rinascimentale e medievale nella suggestiva cornice
delle sale affrescate. Inoltre, tutti i giorni sono possibili visite guidate
del piano nobile del Castello, del teatrino settecentesco, dei sotterranei con
le antiche cantine, prigioni e vie di fuga, per vivere a 360° un'esperienza
unica e indimenticabile in un vero Castello del Chianti. Il Castello con la sua
atmosfera magica e i suoi mille passaggi segreti è inoltre, una location particolarmente
suggestiva per matrimoni da favola. Gli sposi potranno scambiarsi le loro
promesse eterne circondati da uno charme unico e con un banchetto fiabesco, un
vero salto indietro nel tempo. A loro disposizione per la prima notte di nozze,
come gentile omaggio del Castello di Meleto, la camera Virginia nel Piano
Nobile li accoglierà per una indimenticabile prima notte per nozze da favola
nel cuore del Chianti.
lunedì 10 febbraio 2020
Bergamo,
Capoluogo della omonima provincia, della regione Lombardia. Basilica di Santa
Maria Maggiore, Piazza Duomo. E’ l’edificio sacro che, più
d’ogni altro, i padri della Chiesa vollero fosse come una Biblia Pauperum, una
Bibbia dei poveri, un luogo in cui, chiunque, potesse comprendere attraverso
l’arte il significato della parola di Dio, i contenuti spirituali della
letteratura sacra. La Basilica di Santa Maria Maggiore, definita “Cappella
votiva della città”, è formata da un
insieme di stili e d’arti eterogenee, dei periodi compresi fra il XII e il XIX
secolo, dove, temi religiosi convivono con presenze di matrice pagana o laica.
In questa chiesa tutto ciò che vedete ha una funzione didattica, tutte le immagini
e tutti i capolavori artistici hanno lo scopo di stimolare il visitatore a
ricercare in quella dimensione spirituale che dimora in ognuno di noi. La
storia racconta che, nel 1133, una forte siccità colpì le terre bergamasche e
che a questa seguì una carestia e la peste. La popolazione di Bergamo,
stremata, invocò l’aiuto della Maria Vergine e promise la costruzione di una
bellissima chiesa in segno di ringraziamento. Nel 1137, davanti al vescovo
Gregorio e a tutta la cittadinanza, fu posata la prima pietra della Basilica di
Santa Maria Maggiore. Mentre l’esterno della chiesa ha conservato l’originale
architettura romanica, l’interno ha subito, nel tempo, notevoli cambiamenti: la
Basilica ha un tiburio ottagonale e pianta a croce greca arricchita, in origine,
da 5 absidi: una grande centrale e quattro piccole ai lati del transetto. Nel
1472 però l’absidiola di nord-ovest fu abbattuta per ordine di Bartolomeo
Colleoni, che in quel luogo fece costruire la propria cappella funeraria. La
CAPPELLA DEL VOTO, fu la prima ad essere interessata dai lavori decorativi che
mutarono radicalmente l’interno della chiesa a partire dalla prima metà del
Cinquecento. Dall’austero stile Romanico, si passò all’ornamentale Barocco,
che, oggi ammiriamo. La Cappella ospita La Madonna col Bambino, San Rocco e San
Sebastiano, un pala d’altare del 1584 opera di Gian Paolo Lolmo. Il quadro fu
commissionato, dal Consiglio della Misericordia, per rispettare il solenne voto
popolare. La Vergine, con in braccio il Bambino Gesù, appare seduta all’interno
di un’aura luminosa, tra nubi abitate da cherubini.In basso San Rocco e San
Sebastiano supplicano la Vergine di guarire i fedeli dalla peste. Per
concludere la sua opera, Gian Paolo Lolmo, dipinse sullo sfondo il profilo
della città protetta dalle mura venete.
domenica 9 febbraio 2020
Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata.
Matera capoluogo di
provincia della regione Basilicata. Matera conta circa 55.000 abitanti, si trova a 401 m. dal livello del
mare e dista solo 45 chilometri dalle spiagge. Apprezzata e visitata per i suoi
Sassi, offre anche tante altre perle di bellezza e di cultura che le nostre
guide sapranno illustrarvi con maestria. Si consiglia una visita al Duomo del
XIII secolo, in stile romanico pugliese, che si erge imponente sul colle della
Civita, primo insediamento umano della città, risalente al periodo medioevale
caratterizzato da mura e fortificazioni. La Cattedrale, internamente
ristrutturata nel periodo barocco, ospita interessanti opere lignee e
pittoriche di artisti locali, tra cui spiccano il cinquecentesco presepe in
pietra di Altobello Persio e il coro ligneo del ‘400 di Giovanni Tantino di
Ariano Irpino. Molto interessanti anche le altre chiese romaniche nel centro
storico, San Giovanni Battista e San Domenico. Lungo la dorsale seicentesca del
“Piano” si possono ammirare le costruzioni civili e religiose del periodo
barocco tra cui le chiese di San Francesco d’Assisi, del Purgatorio e di Santa
Chiara, sino a giungere a Palazzo Lanfranchi, adiacente alla chiesetta della
Madonna del Carmine attualmente sede di importanti mostre d’arte. Sorto come
seminario alla fine del 1600, e già Liceo ginnasio, dove insegnò per alcuni
anni Giovanni Pascoli, Palazzo Lanfranchi e stato recentemente ristrutturato ed
ospita il Museo d’arte medioevale e moderna di Basilicata. Presenti, nella sua
splendida cornice, un’ ampia collezione di dipinti di Carlo Levi, numerose
opere di scuola napoletana del ‘600 e ‘700 e varie opere lignee e pittoriche
provenienti da diversi centri della provincia, restaurate ad opera della
Sovrintendenza, nonché mostre periodiche di grande pregio. Etimologia (origine del nome): Deriva dal latino materies e materia,
"legname da lavoro", o da una base mat, altura. Nome abitanti: materani. Santo Patrono: Madonna della Bruna che si celebra IL 2 luglio.
sabato 8 febbraio 2020
Castello di Meleto,
comune di Gaiole in Chianti, provincia di Siena regione Toscana. Situato su
una collina che domina la valle del Massellone, a 2 km da Gaiole in Chianti, lo
storico ed elegante Castello Di Meleto offre camere e appartamenti con arredi
in stile toscano. Nel cuore del Chianti, tra Siena e Firenze, sorge il Castello
di Meleto, una dimora storica imponente, un'azienda agricola che produce vino
prelibato ma, soprattutto, un luogo incantato dove regalarsi momenti
indimenticabili tra passato e presente. Oggi agriturismo di grande charme, il
Castello di Meleto domina la valle del torrente Massellone. La costruzione
risale, nelle sue parti più antiche, all'anno Mille. Il Castello apparteneva ai
Monaci Benedettini e successivamente è diventato di proprietà della Famiglia
Ricasoli che dopo esserne entrata in possesso nel 1200, ha ampliato la
costruzione nel 1700 e l'ha trasformata in una splendida residenza di campagna.
Dal 1968 la proprietà è della Viticola Toscana Spa, un'azienda agricola con
splendidi vigneti specializzati nella produzione del vino Chianti Classico
DOCG. Il castello è circondato da sei belle case coloniche, ristrutturate
accuratamente nel 2000, mantenendo inalterato lo stile rustico toscano ed
utilizzate per agriturismo. Ogni casa dispone di giardino privato o terrazza e
si affaccia direttamente sulla campagna, immersa nel verde dei vigneti e
oliveti. Tra un assaggio di buon vino e uno della cucina tipica, è bello
rilassarsi in una delle due splendide piscine e lasciarsi inebriare dai profumi
delle viti e degli ulivi, dei ginepri e delle ginestre. Nei sotterranei del
Castello, vero monumento storico, un'affascinante enoteca permette di degustare
i vini, l'olio extravergine di oliva biologico e i salumi di Cinta Senese
provenienti dall'allevamento allo stato brado. E' possibile organizzare al
Castello banchetti in stile rinascimentale e medievale nella suggestiva cornice
delle sale affrescate. Inoltre, tutti i giorni sono possibili visite guidate
del piano nobile del Castello, del teatrino settecentesco, dei sotterranei con
le antiche cantine, prigioni e vie di fuga, per vivere a 360° un'esperienza
unica e indimenticabile in un vero Castello del Chianti. Il Castello con la sua
atmosfera magica e i suoi mille passaggi segreti è inoltre, una location particolarmente
suggestiva per matrimoni da favola. Gli sposi potranno scambiarsi le loro
promesse eterne circondati da uno charme unico e con un banchetto fiabesco, un
vero salto indietro nel tempo. A loro disposizione per la prima notte di nozze,
come gentile omaggio del Castello di Meleto, la camera Virginia nel Piano
Nobile li accoglierà per una indimenticabile prima notte per nozze da favola
nel cuore del Chianti.
venerdì 7 febbraio 2020
Vernazza provincia
della Spezia in Liguria. Le ipotesi
sulle origini del nome Vernazza è divisa tra chi crede possa derivare
dall'aggettivo latino verna, cioè " il cui significato sta per “indigeno,
del luogo”.", ad indicare la provenienza del vino locale prodotto dai
contadini del borgo: la Vernaccia, e chi protende a Vulnetia ad indicare la
fondazione di Vernazza da parte di schiavi liberati della romana Gens Vulnezia.
Il "Castrum Vernatio" venne nominato per la prima volta nel 1080 in
un documento citante l'abitato di Vernazza, a testimonianza del carattere
difensivo del paese e quale base marittima dei marchesi Obertenghi, probabile
punto di partenza delle navi in difesa dai Saraceni. Nel XII secolo Vernazza fu
utilizzata come base per la conquista della Liguria di levante da parte di
Genova, e a partire dal 1209 il borgo fu sottomesso alla potenza marinara con
la consegna del castello e con un atto di fedeltà compiuto dalle più importanti
e ricche famiglie del luogo che si impegnavano di ubbidire a Genova. I secoli
XVI e XVII segnano per Vernazza, oltre che per gli altri villaggi delle Cinque
Terre, un periodo di declino, con forti ripercussioni negative sulla produzione
di vino, da sempre tipica della zona, e sulla pesca. Nel periodo ancora
successivo e, in modo particolarmente evidente, nei primi 50 anni del 1800, gli
abitanti di Vernazza iniziarono ad ampliare le terrazze su cui veniva coltivata
la vigna, la produzione di vino aumentò sensibilmente, e così la vita
commerciale del paese. Negli stessi anni iniziò la costruzione della linea
ferroviaria Genova-La Spezia, situazione che portò alla fine del secolare
isolamento degli abitanti delle Cinque Terre. Questa situazione migliorò sempre
più mano a mano che si intensificavano i rapporti commerciali e lavorativi con
la città di La Spezia, in rapido sviluppo grazie al porto e all’attività
militare ad esso collegata, oltre che alla crescente fama del luogo dal punto
di vista turistico. Nel 1997, insieme a Portovenere e alle isole del Golfo dei
Poeti (Palmaria, Tino e Tinetto), le Cinque Terre sono state dichiarate
Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO. Dal 1999, inoltre, è stato
istituito il Parco Nazionale delle Cinque Terre, un riconoscimento più che dovuto
alla straordinaria bellezza di queste località, tramite il quale le varie
amministrazioni riescono sempre più a migliorare, oltre che i servizi di base,
anche le varie attività legate al turismo. A Vernazza oggi le principali
attività sono appunto legate al turismo, data la straordinaria affluenza di
visitatori, ma la pesca e la coltivazione dell’ulivo e della vigna continuano,
testimoniando così la forza di una tradizione vecchia di secoli. La chiesa di
Santa margherita d'Antiochia risale al 1318 anche se prima vi era un predecente
edificio religioso risalente all'XI secolo. A causa di una violenta mareggiata
la prima chiesa viene distrutta e ricostruita grazie ai Magistri Antelami. La
prima chiesa probabilmente aveva tre navata ed era in stile medioevale e tre
absidi. Tra il sedicesimo e diciassettesimo secolo la chiesa subì un profondo
mutamento di ristrutturazione compresa la facciata. Da stile romanico passò a
barocco e fu innalzata la torre campanaria ottagonale di 40 metri.
giovedì 6 febbraio 2020
Bagno Vignoni è una piccolissima frazione di San Quirico d’Orcia in provincia di Siena, regione Toscana.
Bagno
Vignoni è una piccolissima frazione di San Quirico d’Orcia in provincia di
Siena, regione Toscana. Bagno
Vignoni è un piccolo e straordinario borgo nel cuore della Val d’Orcia, tra le
verdi colline di Siena. Questo luogo deve la sua fama alla piazza d’acqua
alimentata da una sorgente. L’acqua che sgorga dalla fonte a 1000 metri di
profondità, risale in superficie e viene raccolta nella piazza del paese. La
temperatura dell’acqua, fissa a 52° gradi, crea straordinari effetti
scenografici soprattutto d’inverno, quando entra in contatto con l’aria fredda.
E poi tutto intorno, case in pietra, balconi fioriti, piazzette, botteghe di
artisti e artigiani, creano uno straordinario insieme architettonico che rende
Bagno Vignoni uno dei borghi più belli del mondo. L’acqua che della
piazza viene incanalata in viottoli che percorrono l’intera città.
Fiumiciattoli di acqua fumante disegnano sinuosi sentieri nei quali è possibile
immergere mani e piedi per provare sulla propria pelle l’inebriante giovamento
dell’acqua termale. Nonostante la zona dei ruscelletti sia molto frequentata,
si riesce sempre a trovare un posto dove sedersi. I ruscelletti concludono la
loro strada sulla rupe su cui è poggiata Bagno Vignoni, cascando verso la parte
bassa della città e finendo in un’altra vasca, all’interno della quale è
possibile fare il bagno. In passato, questo naturale dislivello della zona,
veniva sfruttato per attivare i mulini presenti nella zona. L’antica storia
delle terme di Bagno Vignoni è testimoniata dagli illustri ospiti che l’hanno
amata. Prima di tutti, Lorenzo de Medici, detto “Il Magnifico”, uomo di grande
cultura umanistica e abilità politica, che gli permise di governare Firenze
accrescendo sempre più il prestigio e la forza della sua città. Era solito
ritirarsi alle terme di Bagno Vignoni per curarsi e studiare, abbracciato dalle
verdi colline che tanto amava. Un’altra illustre personalità del passato amava
ritirarsi alle terme di Bagno Vignoni. Si tratta di Santa Caterina da Siena
che, molto spesso, si recava in questi posti per raccogliersi in preghiera
solitaria. Il loggiato costruito sulla vasca fu dedicato proprio a lei, come
testimonianza del legame della Santa con questo luogo. Anche Papa
Pio II (Enea Silvio Piccolomini) nato nella vicina Corsignano, su cui fondò
Pienza, uno dei più mirabili esempi di urbanistica rinascimentale) e altri
personaggi che la sceglievano come sede di villeggiatura e riposo. Le ipotesi
sull'etimologia del nome si sprecano, anche se il nome riguarda comunque
qualcosa che ha avuto a che fare con i francesi.
Bologna, capoluogo della regione
Emilia e Romagna. LE DUE TORRI (simbolo della città), entrambe pendenti, sono situate
all'incrocio tra le vie che portavano alle cinque porte dell'antica cerchia di
mura "dei torresotti". La più pendente delle due torri, la Garisenda,
fu citata più volte da Dante, nella Divina Commedia e nelle Rime, a riprova del
suo soggiorno a Bologna. Le due torri furono oggetto della omonima poesia di
Giosuè Carducci contenuta nelle Odi barbare. I nomi di Asinelli (la maggiore) e Garisenda (la minore) derivano dalle
famiglie a cui tradizionalmente se ne attribuisce la costruzione, fra il 1109
ed il 1119. In realtà la scarsezza di documenti risalenti ad epoche così remote
rende meno certa l'origine delle torri: per quello che riguarda la famiglia
degli Asinelli, ad esempio, vengono citati in associazione alla famosa torre
per la prima volta solo nel 1185, quasi settant'anni dopo la data presunta di
costruzione. Si ritiene
che l'Asinelli inizialmente fosse molto più alta (i muri in cima sono di uno
spessore che permetterebbe l'innalzamento di altri 20-25 metri) la sommità che
vediamo oggi è dovuta a un rifacimento di epoca Bentivogliesca (1488) che la
ridusse agli attuali 97,2 m (con uno strapiombo di 2,2 m). Il Comune ne divenne
il proprietario nel XIV secolo e la utilizzò come prigione e fortilizio. Negli
stessi anni intorno alla torre fu realizzata una costruzione in legno, posta a
trenta metri da terra e unita con una passerella aerea (distrutta da un
incendio nel 1398) alla Garisenda. Si dice che la costruzione fosse voluta da
Giovanni Visconti, Duca di Milano, per tenere meglio d'occhio il turbolento
Mercato di Mezzo (oggi via Rizzoli) e poter sedare per tempo eventuali rivolte.
All'epoca i Visconti avevano preso il potere in Bologna in seguito alla
decadenza della Signoria dei Pepoli, e quindi erano invisi alla popolazione.
Lucca, capoluogo di
provincia della regione Toscana. Piazza Napoleone (Piazza Grande). Nonostante ai lucchesi sia nota
come "Piazza Grande", il nome "Piazza Napoleone" rende
l'idea di quel luogo in cui, giungendo dalle stradine della città medievale, ci
si perde in uno spazio nato a immagine delle grandi distese parigine. La piazza
è stata da sempre il centro del potere politico di Lucca, ma il suo aspetto
originario era completamente diverso e la storia degli edifici che popolavano
quel luogo è stata custodita per secoli dal sottosuolo. Fu scelta nel 1322 da Castruccio
Castracani, condottiero Ghibellino della famiglia degli Antelminelli, per
costruirvi la fortezza dell'Augusta e un palazzo, forse ideato da Giotto.
Quando nel 1370 Castruccio fu cacciato via da Lucca, anche l'enorme fortezza,
che si sviluppava su circa un quarto della città, fu completamente rasa al
suolo dal popolo stesso. La sistemazione attuale della piazza, invece, risale
all'età Napoleonica, quando il principato di Lucca, dal 1805 al 1815, fu in
mano a Elisa Bonaparte Baciocchi, la sorella di Napoleone, che decise di
celebrare l'illustre consanguineo dando alla piazza il suo nome. Per la sua costruzione, secondo il
progetto di un architetto italiano e di un francese, non si poté evitare di
spianare case, magazzini, una torre, l'archivio, le botteghe e persino una
chiesa, quella di San Pietro Maggiore; tutto per dare maggiore evidenza e
prestigio al Palazzo Ducale, detto anche Palazzo Pubblico, oggi sede delle
Provincia di Lucca. Le
facciate degli edifici che delimitavano la piazza non erano però così gradevoli
alla vista, perciò si pensò di coprirli con una una fitta cortina di platani,
così come appaiono oggi. Di fronte al palazzo doveva campeggiare una enorme
statua di Napoleone, ma il progetto non ebbe seguito e la statua al centro
dello spazio divenne quella di Maria Luisa di Borbone, dopo che nel 1815 le fu
affidato il comando della città. Nonostante (o forse proprio per) la sistemazione napoleonica, la
piazza divenne un enorme parcheggio fino al 1998 quando, nel corso di una
profonda opera di ristrutturazione, vennero alla luce le fondazioni di tutti
gli edifici che sorgevano in quel luogo prima dell'arrivo dei Baciocchi. Era
infatti noto, soprattutto da antiche stampe e planimetrie, che originariamente
lì c'erano una chiesa e la torre della zecca di Lucca, ma gli scavi hanno
rivelato una affascinante realtà, completamente diversa da quella che appariva
dai disegni antichi. È stato a questo punto che è andata facendosi strada
l'ipotesi che quei resti e quelle fondazioni potessero tutti appartenere
all'Augusta e analizzando gli ambienti che occupavano gran parte della piazza
sono divenute sempre più evidenti le reali dimensioni della fortezza di
Castruccio Castracani, che si riteneva occupasse un'estensione circa
equivalente alla pianta del Palazzo Ducale. Nulla si sa della sua pianta reale,
proprio perché il progetto di un luogo fatto di percorsi segreti che avrebbe
dovuto proteggere Castruccio da ogni pericolo era rimasto circondato da un
alone di assoluta segretezza. Si è scoperto che la fortezza era stata costruita
con una serie di accessi connessi l'uno all'altro in modo che se il nemico
fosse passato indenne attraverso il primo, sarebbe riuscito con difficoltà a
superare gli altri due; nel frattempo Castruccio avrebbe avuto la possibilità
di fuggire agevolmente attraverso la fitta rete di cunicoli approntati proprio
in caso di pericolo, provvisti anche di nicchie per alloggiarvi le torce per
l'illuminazione. Oggi, da centro del potere, la
piazza ogni estate si trasforma nel cuore della vita culturale della città,
dove in una ambientazione spaziosa e suggestiva hanno spesso luogo dei
concerti.
martedì 4 febbraio 2020
Camogli, provincia di Genova, della regione Liguria.
Basilica di Santa Maria Assunta. La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta è stata insignita del
titolo di Basilica minore il 18 novembre 1988, anno mariano, dal pontefice
Giovanni Paolo II. Il tempio sorge sullo sperone roccioso dell'Isola ed è il
risultato di innumerevoli trasformazioni ed ampliamenti dell'originaria
cappella del castello intitolata a S. Maria, la cui presenza agli inizi del XII
secolo è testimoniata da alcuni documenti. L'attuale configurazione è il
risultato di un radicale ingrandimento che risale al 1845 quando furono
edificate le due facciate, quella con l'ingresso principale rivolto verso
l'abitato dell'Isola e l'altra domina la monumentale scalinata che collega il
sagrato con la sottostante Piazza Colombo. L'interno a tre navate in stile
barocco classicheggiante è ricco di ori, stucchi, marmi policromi, messi in
risalto dai lampadari. Lo schema decorativo unitario fu progettato
dall'architetto Dufour mentre gli affreschi furono realizzati da Nicolò Barbino
e Francesco Semino. Importanti opere scultoree e pittoriche eseguite da autori
di scuola genovese (Francesco Maria Schiaffino, Francesco Ravaschio, Luca
Cambiaso, Domenico Fiasella, Bernardo Castello) ornano gli altari laterali.
Sull'altare maggiore è collocata la statua lignea dell'Assunta opera di
Bernardo Schiaffino. La sacrestia è in barocco chiavarese e risale al 1790 vi è
posta la tela di Luca Cambiaso raffigurante la Deposizione. Di grande pregio è
anche l'organo costruito nel 1873 dal pavese Luigi Lingiardi, restaurato nel
1988. Il sagrato è realizzato con la tecnica del "risseu", un tempo
molto usata nei borghi di mare. Si tratta di sassi bianchi e grigi raccolti
sulla spiaggia e sapientemente collocati a formare disegni e figure
geometriche. Sulla parete di un'abitazione prospiciente il sagrato è stato
collocato nel 2006 un murale in ceramica opera dell'artista Alessia Ratti
raffigurante l'"Isola" nel 1518.
lunedì 3 febbraio 2020
Bologna, capoluogo della regione
Emilia e Romagna. FONTANA MONUMENTALE DEL NETTUNO. Sita
in Piazza Nettuno, limitrofa con la Piazza maggiore, dove si trovano: Palazzo
dei Notai (sede dell'antica corporazione dei Notai); Palazzo D'Accursio (detto anche Palazzo
Comunale) con la torre dell'orologio, inizialmente abitazione di Francesco
Accursio, maestro di diritto nello Studio Bolognese, quindi residenza degli
Anziani (massima magistratura di governo del comune) ed oggi sede del
municipio. La piazza del Nettuno è una combinazione armonica di edifici
di varie epoche (palazzo comunale e palazzo re Enzo), che sembrano accogliere
tra le loro pareti il Gigante di Bologna. Un tempo luogo di mercato, la piazza
è sempre stata l’accesso privilegiato e più suggestivo per entrare nella
contigua piazza Maggiore. Un
cenno a parte va riservato alla Sala Borsa, che si affaccia su piazza Nettuno
dal lato del Palazzo Comunale. Dal 1999 ricopre il ruolo di biblioteca e centro
multimediale, ma è anche meta di turisti incuriositi dagli scavi archeologici
alla base dell’edificio: sotto la pavimentazione di cristallo dell’atrio
centrale sono visibili infatti le fondamenta di antichi insediamenti, risalenti
ad epoche diverse. Per via delle dimensioni della statua, i bolognesi la
chiamano familiarmente "il Gigante". La statua fu promossa dal
cardinale legato di Bologna Carlo Borromeo, il quale volle risistemare l'area
di piazza Maggiore, con l'aiuto del vescovo Pier Donato Cesi. Essa avrebbe
dovuto simboleggiare il felice governo del neo eletto papa, e zio materno di Borromeo,
Pio IV. L'opera fu progettata dall'architetto e pittore palermitano Tommaso
Laureti nel 1563 e venne sormontata dalla imponente statua in bronzo del dio
Nettuno dello scultore fiammingo manierista Jean de Boulogne di Douai in
Fiandra, detto il Giambologna, desideroso di rifarsi dopo la sconfitta al
concorso per la fontana del Nettuno di piazza della Signoria a Firenze, venne a
Bologna (scelto come scultore) e lì con l'aiuto di un noto fonditore
"Zanobio Portigiani" della fabbriceria di San Petronio, (dopo avervi
litigato) fuse da solo il bronzo per la statua in una stanza al piano terra
nell'attuale piazza Galvani, dove una lapide ancor oggi ricorda l'impresa. Il
monumento sorge nella piazza aperta nel 1564, per la costruzione della fontana
(terminata nel 1565) fu abbattuto un intero isolato e la spesa fu ripartita tra
le case e le botteghe adiacenti. La statua del dio Nettuno venne collocata
esattamente nel punto di intersezione tra il cardo e il decumano, le antiche
vie di età romana, che determinavano il centro dell'area urbana. L'alimentazione
idrica della fontana, che vanta ben 90 zampilli, avvenne con la costruzione
dell'opera di captazione della cisterna di Valverde, impropriamente nota come
Bagni di Mario (cisterna sotterranea con decori rinascimentali, oggi assai
deteriorati) e potenziata ristrutturando l'antica fonte Remonda (che è ancora
funzionante e si trova a valle dell'antico monastero di San Michele in Bosco,
ora Istituti Ortopedici Rizzoli), e convogliando le sue acque verso la piazza. Il
tridente simbolo della Maserati, casa automobilistica fondata a Bologna, è
stato ripreso da quello della fontana. A Bruxelles nel quartiere
dell'esposizione universale esiste una copia esatta della fontana, voluta dal
re Leopoldo II del Belgio.
Napoli, capoluogo
della omonima provincia e della regione Campania. La cattedrale
metropolitana di SANTA MARIA ASSUNTA
è una basilica monumentale nonché duomo e sede dell'arcidiocesi della città di
Napoli. Il duomo sorge lungo il lato est della via omonima, in una piazzetta
contornata da portici, e ingloba a mo' di cappelle laterali altri due edifici
di culto sorti autonomamente rispetto alla cattedrale: la basilica di Santa
Restituta, che custodisce il battistero più antico d'Occidente, quello di San
Giovanni in Fonte, e la reale cappella del Tesoro di san Gennaro, che conserva
le reliquie del santo patrono della città. Si tratta di una delle più
importanti e grandi chiese della città, sia da un punto di vista artistico,
essa è di fatto la sovrapposizione di più stili che vanno dal gotico puro del
Trecento fino al neogotico ottocentesco, che sotto un profilo culturale,
ospitando infatti tre volte l'anno il rito dello scioglimento del sangue di san
Gennaro. Secondo la Cronaca di Partenope, risalente al XIV secolo, nell'area in
cui insiste il complesso religioso sorse l'oratorio di Santa Maria del
Principio dove Aspreno, il primo vescovo della città databile al I secolo,
decise di insediare l'episcopato di Napoli. A partire dal IV secolo nacquero
diversi edifici di culto nell'insula episcopale e tra queste si ricordano la
basilica di Santa Restituta, il battistero di San Giovanni in Fonte e diverse
cappelle annesse come quelle di San Lorenzo, Sant'Andrea e Santo Stefano. Per
la progettazione e la costruzione della nuova chiesa, per volontà del re Carlo
II di Napoli e d'intesa con l'arcivescovo Giacomo da Viterbo, che aveva
sollecitato al sovrano tale opera, vennero chiamati architetti di estrazione
francese. La seconda parte del cantiere fu eseguita da maestranze locali o
italiane: le fonti indicano Masuccio I, Giovanni Pisano e Nicola Pisano. La
basilica di Santa Restituta è una chiesa monumentale di Napoli, raggiungibile
dall'attuale duomo della città, di cui costituisce la terza cappella della
navata sinistra. Di origine paleocristiana, è la più antica basilica napoletana
e l'antica chiesa cattedrale della città.
domenica 2 febbraio 2020
Torino,
capoluogo di provincia del Piemonte. Il SANTUARIO DELLA CONSOLATA o
secondo la denominazione ufficiale, Chiesa di Santa Maria della Consolazione, è
una basilica cattolica ubicata a ridosso della via omonima ed è uno dei luoghi
di culto più antichi di Torino. Dedicato a Maria, invocata con il titolo di
"Consolatrice" è considerata il più importante santuario della città
e dell'Arcidiocesi di Torino, oltre che un vero capolavoro del barocco
piemontese. Alla sua costruzione si dedicarono i più illustri nomi
dell'architettura, quali Guarino Guarini, Filippo Juvarra e Carlo Ceppi. Il
santuario fu anche abituale luogo di preghiera di numerosi santi sociali
piemontesi e ha la dignità di Basilica minore.
sabato 1 febbraio 2020
Lucca, capoluogo di provincia della regione Toscana. Chiesa di San Michele in Foro ( Piazza San Michele).
Lucca, capoluogo di
provincia della regione Toscana. Chiesa di San Michele in Foro ( Piazza San
Michele). A completare
il nome della chiesa di San Michele è proprio il luogo in cui fu edificata: il
foro, prima centro della vita pubblica, nell'antichità, e poi cuore pulsante
della città Comunale. Su questa piazza sorse il Palatium Civitatis, il Palazzo
Pubblico, ora scomparso, costruito proprio accanto alla chiesa e poi trasferito
nella Fortezza dell'Augusta. La piazza fu lastricata per la prima volta quando
nel '400 vi fu costruito il Palazzo Pretorio, ma fra '600 e '700 fu innalzato
il piano stradale, venne pavimentata e chiusa da colonnine con catenelle. Le
case che delimitano il perimetro della piazza sono tipicamente medievali e da
più di ottocento anni stanno lì ad osservare placidamente la vita che scorre
nel cuore della città. La chiesa di San Michele, di cui le fonti parlano per la
prima volta nel 795, fu edificata proprio qui. Eretta in un luogo centrale, ma
obliqua rispetto alla piazza, come molte altre chiese di Lucca, spicca in uno
spazio enorme in cui il cielo si apre finalmente dopo il rincorrersi di anguste
e tortuose vie medievali, come una meta finalmente raggiunta: tale era per i pellegrini
che passavano per la città percorrendo la Francigena. Si fermavano a San Michele per rifocillarsi, cogliendo l'occasione per
venerare loro illustri compagni di viaggio, come San Davino, un pellegrino
Armeno in viaggio verso Santiago de Compostela, che morì proprio mentre faceva
tappa a Lucca e il cui corpo si diceva avesse acquistato poteri taumaturgici
dopo la morte. Furono varie le vicende della
chiesa di San Michele: cambiò amministrazione più volte prima di divenire
privilegio della famiglia Gigli, che contribuì a rinnovarne sia le strutture
che le suppellettili. La chiesa, così come appare oggi,
frutto della ricostruzione di XI secolo voluta da papa Alessandro, è un
palinsesto delle vicende della città: nella sua architettura pisano-lucchese si
fondono romanico e gotico, ricordi di età classica e misteriose figure tratte
dai bestiari medievali che si affollano sulla facciata dal XII secolo. Nel cantiere di San Michele, fra XIII e XIV secolo lavorarono a Lucca
illustri architetti e probabilmente, nonostante lo si deduca solo dallo stile
delle decorazioni in facciata, anche Diotisalvi, l'autore del Battistero di
Pisa. L'intento originario del progetto era quello di innalzare la chiesa, ma
si riuscì solo a creare la facciata, altissima, visibile oggi come una
scenografia che si staglia contro il cielo. Fu in questo
periodo che vennero create, dalla scuola di Guidetto da Como, che lavorò anche
per il Duomo di San Martino, le caratteristiche "loggette", decorate
con l'uso di marmi policromi, che iniziano a parlare del gotico e che sono
ovviamente influenzate dallo stile lombardo. Infine, nel
punto più alto, fu aggiunta la grande statua di San Michele Arcangelo che
abbatte il drago, con ali metalliche e due angeli con la funzione di guglie
tipicamente gotiche per rendere la chiesa, che già svettava isolata, ancora più
protesa verso l'alto.
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