giovedì 31 maggio 2018

Castroreale, provincia di Messina, regione Sicilia. LA CHIESA DI S. MARIA DEGLI ANGELI, via Guglielmo Siracusa,

Castroreale, provincia di Messina, regione Sicilia. LA CHIESA DI S. MARIA DEGLI ANGELI, via Guglielmo Siracusa, è stata edificata nel 1566 dal castrense Mons. Ottaviano Preconio, arcivescovo di Palermo. Accanto alla chiesa fu costruito un monastero di suore di clausura che osservavano la regola di Santa Chiara. Il monastero sorse nel cuore del quartiere ebraico, probabilmente utilizzando edifici appartenuti alla comunità ebraica, quali la sinagoga. Nel 1860 la chiesa fu restaurata ed abbellita con stucchi. Sull’altare maggiore si trovava ancora oggi la tela con: la “Madonna degli Angeli fra i SS. Francesco e Chiara” del sec. XVII. In seguito alle leggi del 1866 la Chiesa e il Monastero furono incamerati dal Demanio e successivamente, agli inizi del 1900, ceduti alle suore del Buon Pastore che rimasero per pochi anni. Nel XX sec. l’edificio del Monastero fu adibito ad usi scolastici, dopo aver subito trasformazioni quali la distruzione del chiostro e del portale quattrocentesco. Negli anni ‘70 si pensò di istituire una Pinacoteca castrense e si scelse come sede questa Chiesa, per la sua ubicazione centrale e per il suo migliore stato di conservazione. Ma il terremoto del 1978 trasformò l’edificio in deposito per le molte opere provenienti dalle chiese danneggiate o distrutte. Solo dopo l’apertura del Museo Civico nei locali dell’ex Oratorio dei PP. Filippini, la chiesa S. Maria degli Angeli potè essere adibita a Pinacoteca consentendo l’esposizione di numerose opere. In seguito alla ristrutturazione di alcune chiese, molte di queste opere sono state restituite al culto. Dal 20 agosto 2005 la chiesa è stata adibita a “Museo Parrocchiale degli Arredi Sacri”.

mercoledì 30 maggio 2018

Lucca, capoluogo di provincia della regione Toscana. Chiesa di San Michele in Foro ( Piazza San Michele).

Lucca, capoluogo di provincia della regione Toscana. Chiesa di San Michele in Foro ( Piazza San Michele). A completare il nome della chiesa di San Michele è proprio il luogo in cui fu edificata: il foro, prima centro della vita pubblica, nell'antichità, e poi cuore pulsante della città Comunale. Su questa piazza sorse il Palatium Civitatis, il Palazzo Pubblico, ora scomparso, costruito proprio accanto alla chiesa e poi trasferito nella Fortezza dell'Augusta. La piazza fu lastricata per la prima volta quando nel '400 vi fu costruito il Palazzo Pretorio, ma fra '600 e '700 fu innalzato il piano stradale, venne pavimentata e chiusa da colonnine con catenelle. Le case che delimitano il perimetro della piazza sono tipicamente medievali e da più di ottocento anni stanno lì ad osservare placidamente la vita che scorre nel cuore della città. La chiesa di San Michele, di cui le fonti parlano per la prima volta nel 795, fu edificata proprio qui. Eretta in un luogo centrale, ma obliqua rispetto alla piazza, come molte altre chiese di Lucca, spicca in uno spazio enorme in cui il cielo si apre finalmente dopo il rincorrersi di anguste e tortuose vie medievali, come una meta finalmente raggiunta: tale era per i pellegrini che passavano per la città percorrendo la Francigena. Si fermavano a San Michele per rifocillarsi, cogliendo l'occasione per venerare loro illustri compagni di viaggio, come San Davino, un pellegrino Armeno in viaggio verso Santiago de Compostela, che morì proprio mentre faceva tappa a Lucca e il cui corpo si diceva avesse acquistato poteri taumaturgici dopo la morte. Furono varie le vicende della chiesa di San Michele: cambiò amministrazione più volte prima di divenire privilegio della famiglia Gigli, che contribuì a rinnovarne sia le strutture che le suppellettili. La chiesa, così come appare oggi, frutto della ricostruzione di XI secolo voluta da papa Alessandro, è un palinsesto delle vicende della città: nella sua architettura pisano-lucchese si fondono romanico e gotico, ricordi di età classica e misteriose figure tratte dai bestiari medievali che si affollano sulla facciata dal XII secolo. Nel cantiere di San Michele, fra XIII e XIV secolo lavorarono a Lucca illustri architetti e probabilmente, nonostante lo si deduca solo dallo stile delle decorazioni in facciata, anche Diotisalvi, l'autore del Battistero di Pisa. L'intento originario del progetto era quello di innalzare la chiesa, ma si riuscì solo a creare la facciata, altissima, visibile oggi come una scenografia che si staglia contro il cielo. Fu in questo periodo che vennero create, dalla scuola di Guidetto da Como, che lavorò anche per il Duomo di San Martino, le caratteristiche "loggette", decorate con l'uso di marmi policromi, che iniziano a parlare del gotico e che sono ovviamente influenzate dallo stile lombardo. Infine, nel punto più alto, fu aggiunta la grande statua di San Michele Arcangelo che abbatte il drago, con ali metalliche e due angeli con la funzione di guglie tipicamente gotiche per rendere la chiesa, che già svettava isolata, ancora più protesa verso l'alto.

martedì 29 maggio 2018

Vizzini, provincia di Catania, regione Sicilia. Chiesa di Sant’Agata.

Vizzini, provincia di Catania, regione Sicilia. Chiesa di Sant’Agata: fu fondata nel 1390  ma venne ricostruita dopo il terremoto del 1693 ed il prospetto a due campanili è un’aggiuntiva opera realizzata da un capomastro vizzinese. L’interno del XVIII sec. è a 3 navate, abbiamo una pala d’altare del Bonino, un Crocifisso in stile bizantino e una ricchissima cappella del sacramento in stile rococò. In quest’ultima il Verga volle celebrato il matrimonio tra bianca Trao e Mastro don Gesualdo e si conserva l’urna della confraternita a cui era affiliata bianca.

lunedì 28 maggio 2018

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Altare della Patria, piazza Venezia.

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Altare della Patria, piazza Venezia. Il Vittoriano o Altare della Patria è un monumento di grandissima valenza simbolica che riunisce in sé tutti i valori dell’Italia risorgimentale e della nostra Costituzione. Questo è uno dei monumenti più emblematici della storia del nostro Paese ed è il simbolo dell’Italia del Risorgimento e della monarchia sabauda. La prima pietra fu posta da Umberto I di Savoia nel 1885, figlio di Vittorio Emanuele II, il primo re d’Italia. La necessità era quella di avere un monumento commemorativo estremamente simbolico per testimoniare i cambiamenti del Paese. La scelta di costruire il Vittoriano sul Campidoglio non è stata certo casuale: si tratta infatti del primo colle su cui, secondo la leggenda, fu fondata Roma nonché dove fu eretto il tempio a Giove Capitolino. Simbolicamente fu deciso di porre il Vittoriano non lontano dal Colosseo, massimo simbolo della Roma imperiale e in contrapposizione a San Pietro, che rappresentava il potere temporale dei Papi. Sempre per fare da contrappeso al potere dei papi, fu costruito pochi anni dopo il palazzo di Giustizia vicino a Castel Sant’Angelo, da sempre prigione sotto il controllo del Vaticano e perciò simbolo di un potere religioso che ormai doveva lasciare il posto all’Italia unita e laica. Per il progetto del Vittoriano fu indetto un concorso pubblico, vinto da Giovanni Sacconi, giovane architetto de Le Marche che aveva un progetto ambizioso e di forte valenza simbolica. Per erigere il monumento molti furono gli espropri e le distruzioni ai danni soprattutto di edifici medievali circostanti per fare largo alla nuova costruzione. Il lavori durarono quasi 25 anni per terminarla. All’inaugurazione dell’altare della patria, risalente al 1911, erano presenti tutte le più grandi personalità dello Stato. Questo edificio rappresenta la Patria: ai due lati, dove sorge e tramonta il sole, vi sono due fontane con i mari Adriatico e Tirreno, come ai lati della Penisola. In alto, sui due propilei, troneggiano le scritte in caratteri cubitali “PATRIAE UNITATI” e “CIVIUM LIBERTATI” ovvero “All’unità della patria” e “Alla libertà dei cittadini” che rappresentano quindi i due principi fondamentali di unità e libertà di cui si faceva promotore il nuovo Stato. L’enorme edificio, che con le quadrighe raggiunge gli 81 metri di altezza, è tutto decorato da gruppi scultorei eseguiti da vari artisti che rappresentano i valori del popolo italiano: troviamo la Forza, il Diritto, l’Azione, la Concordia, il Sacrificio ed il Pensiero. Al centro, accanto alla tomba del Milite Ignoto, posta nel 1921 a monito e memoria dopo la Prima Guerra Mondiale, troneggia la statua di Roma. Sullo sfondo di un mosaico dorato a simboleggiare l’importanza della nuova capitale e la sua centralità geografica e politica; sui due lati troviamo la rappresentazione dell’agricoltura e dell’industria, cioè il lavoro su cui poggia l’economia del Paese e l’amor patrio su cui si fonda la società. Sul piedistallo che sorregge l’enorme statua equestre di Vittorio Emanuele II (Riguardo l’enorme statua equestre in bronzo, fatta nel 1910 da Enrico Chiaradia, c’è una curiosità che sembra incredibile: quando fu terminata ospitò all’interno della pancia del cavallo una cena per venti persone, come testimoniano foto d’epoca) troviamo quattordici città italiane. Sopra, in corrispondenza delle colonne che fanno da quinta al re a cavallo, vi sono invece allegorie delle sedici regioni dell’epoca, frutto del lavoro di artisti provenienti dalla regione che rappresentava. Due alte colonne, sormontate da vittorie alate, coronano quest’esaltazione dell’Italia e dei suoi valori, del suo popolo e della sua storia. L’interno del colonnato che costituisce la terrazza è decorato con marmi e mosaici di Giulio Bargellini. Rappresentano la Fede, il Lavoro, la Forza e la Sapienza da un lato, la Legge, il Valore, la Pace e l’Unione dell’altro. Persino i motivi vegetali che decorano l’altare della patria hanno un significato preciso: l’alloro rappresenta il valore, la palma la vittoria, la quercia la forza, il mirto il sacrificio e l’ulivo la pace. La terrazza delle quadrighe è accessibile e visitabile tramite un suggestivo ascensore a vetri: Ti lascerà a bocca aperta la vista sulla città eterna (prezzo 7 euro, ridotto 3,50). Da qui si gode una delle viste panoramiche più belle di Roma.

domenica 27 maggio 2018

Cagliari capoluogo della Regione Sardegna. Cattedrale di Santa Maria.

Cagliari capoluogo della Regione Sardegna. Cattedrale di Santa Maria. Costruita nel XIII sec. in stile romanico-pisano, subì nel corso dei secoli varie trasformazioni in stile gotico, barocco e neoromanico. L'interno della chiesa, con pianta a croce latina, si presenta a tre navate con transetto e cappelle laterali. Nel braccio destro, all'interno della cappella aragonese, è custodita una preziosa reliquia: una spina che si vuole appartenesse alla corona di Gesù, che giunse a Cagliari nel 1527 insieme ad altre reliquie ed opere d'arte trafugate da varie chiese di Roma e dallo stesso appartamento pontificio. Poco prima di giungere in porto, la nave si imbatté in una tempesta, e chi era a conoscenza della presenza del prezioso carico, spinto forse dalla convinzione che la tempesta fosse espressione della collera divina per i furti sacrileghi, confessò il fatto ad alcuni religiosi presenti sulla nave, che giunti a Cagliari informarono l'arcivescovo dell'accaduto. Il papa Clemente VII, venuto a conoscenza dei fatti, decise comunque di lasciare in dono alla Cattedrale di Cagliari alcune reliquie, tra cui la Sacra Spina e un trittico fiammingo del XV secolo attribuito al pittore Rogier Van der Weyden; entrambi vengono esposti durante la festa dell'Assunzione.

sabato 26 maggio 2018

Savona capoluogo della provincia omonima della Liguria. La torre del Brandale.

Savona capoluogo della provincia omonima della Liguria. La torre del Brandale. Si trova nell'area antistante la parte più antica del porto di Savona, come le torri Corsi e Guarnieri, i resti di una loggia privata e il Palazzo degli Anziani. Quest'ultimo risale al XIV secolo, mentre le torri sono tutte riferibili al XII secolo. Sembra che fosse la principale delle cinquanta torri della città sulla cima delle quali venivano accesi fuochi, con la funzione di fari; il nome "Brandale" può infatti derivare da "Brand", corrispondente a "luce, falò", oppure dalla famiglia Aldobrandeschi. Nella torre, acquistata dal Comune nel 1305, è stata installata la prima campana per richiamare il popolo a Parlamento, nel 1349. La torre è stata abbassata, nel XVI secolo, e rialzata nel 1931. In quest'occasione, con una sottoscrizione popolare è stata acquistata la nuova campana. La torre ha un basamento ad arcate aperte ed è oggi alta quasi cinquanta metri. Sul primo cornicione si trovano i dodici stemmi in ceramica delle signorie che si sono avvicendate al comando della citta dal XII secolo. Dalla torre si accede al Palazzo degli Anziani, che costituisce, proprio assieme alla torre, una sorta di museo lapidario con resti di affreschi medievali, iscrizioni, rilievi marmorei, fregi che provengono da distrutti edifici del centro storico e che risalgono a un periodo compreso tra il XIV e il XIX secolo. Il nucleo iniziale delle collezioni è stato ordinato da Poggio Poggi negli anni Trenta del Novecento. Completano la raccolta statuine presepiali di pastori, mentre nell'atrio è custodita anche la parte superiore della campana civica del 1669.

venerdì 25 maggio 2018

Messina, capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. CHIESA DI S. ANTONIO ABATE, Corso Cavour n° 137.

Messina, capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. CHIESA DI S. ANTONIO ABATE, Corso Cavour n° 137. Sul Corso Cavour sorge la chiesa di S. Antonio Abate, progettata dall'ing. Francesco Barbaro e costruita dai f.lli Cardillo tra il 1928 e il 1930. Prima del terremoto del 1908, sullo stesso posto, sorgeva la chiesa dell’Annunziata dei Teatini, eretta nel ‘600 su progetto dell’architetto modenese Guarino Guarini. Esternamente si presenta simile alla Basilica di Superga; il suo ingresso è affiancato da quattro colonne , due per lato, che le danno un' austerità  tipica delle chiese  Romane. Subito dopo l’ingresso, sulla sinistra, in una cappelletta è custodito un Crocefisso in cartapesta con croce in legno dell’800. L’interno, che ha forma circolare articolata su otto colonne centrali sulle quali poggia una grande cupola con lanternino, custodisce una statua della "Madonna con Gesù giovanetto", attribuita alla scuola del Montorsoli;  una statua in marmo di "Maria Addolorata" ed un pregevolissimo fonte battesimale. Le volte absidali furono affrescate dal De Pasquale, con le raffigurazioni dello "Sposalizio della Vergine", l’"Annunziata" e la "Natività.  

giovedì 24 maggio 2018

Loreto provincia di Ancona, regione Marche. Basilica della Santa Casa.

Loreto provincia di Ancona, regione Marche. Basilica della Santa Casa. Entrando nella Piazza della Madonna di Loreto rimarrete estasiati da una delle piazze più belle, sicuramente, delle Marche. La Basilica è stata realizzata dal 1468 alla metà del ‘700 e “il tempo impiegato per l’erezione e i diversi artisti che vi hanno lavorato hanno privato l’edificio di unità stilistica, compensata però dal pittoresco, imponente effetto dell’insieme.” Gli artisti sono del calibro di Marino di Marco Cedrino, Giuliano da Maiano, Baccio Pontelli, Giuliano da Sangallo, Francesco di Giorgio Martini, Bramante, Andrea Sansovino, Antonio da Sangallo il Giovane. Per non parlare degli affreschi all’interno: anche lì sarete rapiti nel guardare le minuziose opere che hanno realizzato i pittori delle diverse epoche storiche, tra i quali possiamo citare il Pomarancio o Maccari, per dirne alcuni. "La Santa Casa di Loreto è il primo Santuario di portata internazionale dedicato alla Vergine e vero cuore mariano della cristianità" (Giovanni Paolo lI). Il Santuario di Loreto conserva infatti, secondo un'antica tradizione, oggi comprovata dalle ricerche storiche e archeologiche, la casa nazaretana della Madonna. La dimora terrena di Maria a Nazaret era costituita da due parti: da una Grotta scavata nella roccia, tuttora venerata nella basilica dell'Annunciazione a Nazaret, e da una camera in muratura antistante, composta da tre pareti di pietre poste a chiusura della grotta. Secondo la tradizione, nel 1291, quando i crociati furono espulsi definitivamente dalla Palestina, le pareti in muratura della casa della Madonna furono trasportate "per ministero angelico", prima in Illiria (a Tersatto, nell'odierna Croazia) e poi nel territorio di Loreto (10 dicembre 1294). Oggi, in base a nuove indicazioni documentali, ai risultati degli scavi archeologici a Nazaret e nel sottosuolo della Santa Casa (1962-65) e a studi filologici e iconografici, si va sempre più confermando l'ipotesi secondo cui le pietre della Santa Casa sono state trasportate a Loreto su nave, per iniziativa della nobile famiglia Angeli, che regnava sull'Epiro. Infatti, un documento del settembre 1294, scoperto di recente, attesta che Niceforo Angeli, despota dell'Epiro, nel dare la propria figlia Ithamar in sposa a Filippo di Taranto, quartogenito di Carlo II d'Angiò, re di Napoli, trasmise a lui una serie di beni dotali, fra i quali compaiono con spiccata evidenza: "le sante pietre portate via dalla Casa della Nostra Signora la Vergine Madre di Dio". Murate tra le pietre della Santa Casa sono state trovate cinque croci di stoffa rossa di crociati o, più probabilmente, di cavalieri di un ordine militare che nel medioevo difendevano i luoghi santi e le reliquie. Vi sono stati trovati anche alcuni resti di un uovo di struzzo, il quale subito richiama la Palestina e una simbologia riferentesi al mistero dell'Incarnazione. La Santa Casa inoltre, per la sua struttura e per il materiale in pietra non reperibile in zona, è un manufatto estraneo alla cultura e agli usi edilizi marchigiani. D'altra parte i raffronti tecnici della Santa Casa con la Grotta di Nazaret hanno messo in luce la coesistenza e la contiguità delle due parti. A conferma della tradizione è di grande importanza un recente studio sul modo in cui sono lavorate le pietre, cioè secondo l'uso dei Nabatei, diffuso nella Galilea ai tempi di Gesù. Di grande interesse risultano anche numerosi graffiti incisi sulle pietre della Santa Casa, giudicati dagli esperti di chiara origine giudeo-cristiana e assai simili a quelli riscontrati a Nazaret. La Santa Casa, nel suo nucleo originario è costituita solo da tre pareti perché la parte orientale, ove sorge l'altare, era aperta verso la Grotta. Le tre pareti originarie - senza fondamenta proprie e poggianti su un'antica via - si innalzano da terra per tre metri appena. Il materiale sovrastante, costituito da mattoni locali, è stato aggiunto in seguito, compresa la volta (1536), per rendere l'ambiente più adatto al culto. Il rivestimento marmoreo, che avvolge le pareti della Santa Casa, fu voluto da Giulio II e fu realizzato su disegno del Bramante (1507 c). da rinomati artisti del Rinascimento italiano. La statua della Vergine col Bambino, in legno di cedro del Libano, sostituisce quella del sec. XIV, distrutta da un incendio nel 1921. Grandi artisti si sono succeduti lungo i secoli per abbellire il Santuario la cui fama si è diffusa rapidamente in tutto il mondo divenendo meta privilegiata di milioni di pellegrini. L'insigne reliquia della Santa Casa di Maria è per il pellegrino occasione e invito per meditare gli alti messaggi teologici e spirituali legati al mistero dell'Incarnazione e all'annuncio della Salvezza.

mercoledì 23 maggio 2018

Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono in Chianti, Loc. Badia a Coltibuono, Gaiole In Chianti, provincia di Siena, regione Toscana.

Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono in Chianti, Loc. Badia a Coltibuono, Gaiole In Chianti, provincia di Siena, regione Toscana. Siamo in Chianti nelle vicinanze di Montegrossi, dove nel 770 il fiorentino Geremia de' Firidolfi costruì il nucleo primigenio di quello che fu l'Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono (oggi badia). La chiesa di Coltibuono, dedicata a San Lorenzo, fu fondata, secondo la leggenda, da Geremia dei Firidolfi. Esisteva già nel X secolo ed é sempre stata legata alla famiglia dei Firidolfi, che nel 1049 vi istituì una comunità di canonici regolari sotto il suo patronato. Coltibuono, trasformato in monastero, si arrricchì con un cospicuo patrimonio immobiliare, come testimoniato da numerose carte del convento e dal 1095 fu inserito nella congregazione di Vallombrosa; nel 1160 Ugo Ricasoli fece costruire il campanile della chiesa. Dopo il 1239, anno in cui l'abbazia fu presa sotto la protezione di Firenze, iniziò un lungo periodo di decadenza. Nel XV secolo la crisi di Coltibuono si accentuò e, secondo l'uso del tempo, il patrimonio ecclesiastico fu amministrato da laici tramite un commenda. Alla fine del 1400 Lorenzo il Magnifico, nonostante le resistenze dei patroni Ricasoli, ottenne per il figlio Giovanni, futuro papa Leone X, la commenda di San Lorenzo a Coltibuono. Con la cacciata dei Medici e l'elezione di papa Alessandro VI, i Ricasoli sperarono di recuperare il privilegio, ma nel 1502 l'abate di Vallombrosa, appoggiato dalla repubblica fiorentina, riuscì ad espellerli definitivamente riconoscendo all'antica casata solo uno "Jus Honorificum". Successivamente l'Abbazia fu donata a San Giovanni Gualberto passando sotto i possedimenti dell'Ordine Vallombrosiano. La chiesa ha pianta a croce latina con abside semicircolare. Il campanile merlato fu costruito nel 1160. La navata conserva la falsa volta settecentesca mentre le volte a botte dei bracci del transetto sono originali. All'interno della chiesa sono presenti diversi affreschi e stucchi di origine settecentesca (barocca). Nel 1810 in seguito al deleterio editto emesso da Napoleone, il convento venne chiuso e trasformato in fattoria!, mentre la badia fu declassata a semplice chiesa parrocchiale.

martedì 22 maggio 2018

Perugia capoluogo dell’omonima provincia della regione Umbria. GALLERIA NAZIONALE DELL'UMBRIA, Corso Vannucci, 19.

Perugia capoluogo dell’omonima provincia della regione Umbria. GALLERIA NAZIONALE DELL'UMBRIA, Corso Vannucci, 19.  Le collezioni della Galleria Nazionale dell’Umbria sono ospitate dal 1878 ai piani superiori di Palazzo dei Priori, uno dei più interessanti esempi di edilizia civile gotica in Italia. La raccolta museale è la più esaustiva e completa della regione, per la varietà e la molteplicità delle testimonianze artistiche pertinenti ad un arco cronologico compreso tra il XIII e il XIX secolo. Parte dei lavori qui conservati costituivano il ricco patrimonio ad uso didattico dell’Accademia di Perugia, fondata nel 1573. Ad esse si aggiunsero opere donate da privati e quelle demanializzate dopo i provvedimenti di soppressione degli ordini e delle corporazioni religiose, emanati prima dal governo napoleonico e in seguito dallo Stato italiano. La consistenza numerica e il valore della raccolta portarono nel 1863 all’istituzione di una Pinacoteca Civica, intitolata a Pietro Vannucci. Nel 1918 fu ceduta allo Stato e assunse il nome di Regia Galleria Vannucci, poi Galleria Nazionale dell’Umbria. L’ordinamento museografico, presentato nella sua veste definitiva nel dicembre 2006, propone le opere in sequenza cronologica. Le testimonianze dal XIII al XV secolo sono esposte al terzo piano, quelle dal XVI al XIX secolo sono presentate al secondo; il percorso è intervallato da sezioni monografiche dedicate ai tessuti umbri, all’oreficeria, alle ceramiche, alla grafica antica, alla topografia.

lunedì 21 maggio 2018

Siena, capoluogo di provincia della regione Toscana. Loggia della Mercanzia, Via di Città, 3.

Siena, capoluogo di provincia della regione Toscana. Loggia della Mercanzia, Via di Città, 3. La Loggia fu pensata ed edificata nel Quattrocento e costruita in trentuno anni, dal 1417 al 1448. Il committente fu naturalmente il Comune di Siena, i cui amministratori dell’epoca intendevano realizzare “una Loggia maestosa dove i mercanti e gli altri rispettabili cittadini potessero radunarsi a trattare de loro negozi”. Nel corso degli anni vi hanno lavorato importanti artisti e maestri come Sano di Matteo, Pietro del Minella, Antonio Federighi e anche Jacopo della Quercia. L’occhio dell’osservatore anche non attento rimane sempre colpito dalle belle statue sopra posizionate: sono esse le raffigurazioni dei Santi Vittorio, Ansano e Savino, scolpite da Antonio Federighi, e dei Santi Pietro e Paolo, opera del Vecchietta. All’interno della Loggia sono poi posti due pancali in marmo eseguiti dal Federighi e da Urbano da Cortona, mentre le volte sono decorate da un elegante complesso di stucchi e di affreschi di età cinquecentesca (opera di Pastorino Pastorini e Lorenzo Rustici). Nel 1765, per volere granducale, la Loggia divenne pertinenza dei gentiluomini senesi della Società degli Uniti al Casino dei Nobili e il complesso fu innalzato di un piano. Libertà e democrazia Ma essendo divenuta la sede dei nobili e dei gentiluomini senesi, essa fu presa “di mira” negli anni turbolenti e rivoluzionari della seconda metà del Settecento. Raccontano infatti le cronache che nel 1797 alcuni giovani senesi entrarono di forza al Casino dei Nobili per vedere il Palio dal balcone: “Noi lo facciamo in segno di democrazia”, dissero. Tutto questo avvenne quasi due anni prima dell’arrivo dei francesi a Siena e in Toscana.

domenica 20 maggio 2018

Loreto provincia di Ancona, regione Marche.

Loreto provincia di Ancona, regione Marche. LORETO è un comune italiano di 12 791 abitanti della provincia di Ancona nelle Marche. Loreto è famosa per essere la sede della Basilica della Santa Casa, uno dei più importanti e antichi luoghi di pellegrinaggio mariano del mondo cattolico. La città sorge sulla sommità d'una dolce collina, con un'ampia campagna attorno caratterizzata dalla coltivazione dell'ulivo. Svetta per altezza e maestosità la sagoma della cupola e del campanile della Basilica sulla cui cima si trova la figura della Madonna. Il panorama che si gode spazia dal mare a Monte Conero, fino all'Appennino umbro-marchigiano. La città si è sviluppata intorno alla nota Basilica che ospita la celebre reliquia della Santa Casa di Nazaret dove, secondo la tradizione, la Vergine Maria nacque e visse e dove ricevette l'annuncio della nascita miracolosa di Gesù.

sabato 19 maggio 2018

Bagno Vignoni è una piccolissima frazione di San Quirico d’Orcia in provincia di Siena, regione Toscana.

Bagno Vignoni è una piccolissima frazione di San Quirico d’Orcia in provincia di Siena, regione Toscana. Bagno Vignoni è un piccolo e straordinario borgo nel cuore della Val d’Orcia, tra le verdi colline di Siena. Questo luogo deve la sua fama alla piazza d’acqua alimentata da una sorgente. L’acqua che sgorga dalla fonte a 1000 metri di profondità, risale in superficie e viene raccolta nella piazza del paese. La temperatura dell’acqua, fissa a 52° gradi, crea straordinari effetti scenografici soprattutto d’inverno, quando entra in contatto con l’aria fredda. E poi tutto intorno, case in pietra, balconi fioriti, piazzette, botteghe di artisti e artigiani, creano uno straordinario insieme architettonico che rende Bagno Vignoni uno dei borghi più belli del mondo. L’acqua che della piazza viene incanalata in viottoli che percorrono l’intera città. Fiumiciattoli di acqua fumante disegnano sinuosi sentieri nei quali è possibile immergere mani e piedi per provare sulla propria pelle l’inebriante giovamento dell’acqua termale. Nonostante la zona dei ruscelletti sia molto frequentata, si riesce sempre a trovare un posto dove sedersi. I ruscelletti concludono la loro strada sulla rupe su cui è poggiata Bagno Vignoni, cascando verso la parte bassa della città e finendo in un’altra vasca, all’interno della quale è possibile fare il bagno. In passato, questo naturale dislivello della zona, veniva sfruttato per attivare i mulini presenti nella zona. L’antica storia delle terme di Bagno Vignoni è testimoniata dagli illustri ospiti che l’hanno amata. Prima di tutti, Lorenzo de Medici, detto “Il Magnifico”, uomo di grande cultura umanistica e abilità politica, che gli permise di governare Firenze accrescendo sempre più il prestigio e la forza della sua città. Era solito ritirarsi alle terme di Bagno Vignoni per curarsi e studiare, abbracciato dalle verdi colline che tanto amava. Un’altra illustre personalità del passato amava ritirarsi alle terme di Bagno Vignoni. Si tratta di Santa Caterina da Siena che, molto spesso, si recava in questi posti per raccogliersi in preghiera solitaria. Il loggiato costruito sulla vasca fu dedicato proprio a lei, come testimonianza del legame della Santa con questo luogo. Anche Papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) nato nella vicina Corsignano, su cui fondò Pienza, uno dei più mirabili esempi di urbanistica rinascimentale) e altri personaggi che la sceglievano come sede di villeggiatura e riposo. Le ipotesi sull'etimologia del nome si sprecano, anche se il nome riguarda comunque qualcosa che ha avuto a che fare con i francesi.

venerdì 18 maggio 2018

Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono in Chianti, Loc. Badia a Coltibuono, Gaiole In Chianti, provincia di Siena, regione Toscana.

Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono in Chianti, Loc. Badia a Coltibuono, Gaiole In Chianti, provincia di Siena, regione Toscana. Siamo in Chianti nelle vicinanze di Montegrossi, dove nel 770 il fiorentino Geremia de' Firidolfi costruì il nucleo primigenio di quello che fu l'Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono (oggi badia). La chiesa di Coltibuono, dedicata a San Lorenzo, fu fondata, secondo la leggenda, da Geremia dei Firidolfi. Esisteva già nel X secolo ed é sempre stata legata alla famiglia dei Firidolfi, che nel 1049 vi istituì una comunità di canonici regolari sotto il suo patronato. Coltibuono, trasformato in monastero, si arrricchì con un cospicuo patrimonio immobiliare, come testimoniato da numerose carte del convento e dal 1095 fu inserito nella congregazione di Vallombrosa; nel 1160 Ugo Ricasoli fece costruire il campanile della chiesa. Dopo il 1239, anno in cui l'abbazia fu presa sotto la protezione di Firenze, iniziò un lungo periodo di decadenza. Nel XV secolo la crisi di Coltibuono si accentuò e, secondo l'uso del tempo, il patrimonio ecclesiastico fu amministrato da laici tramite un commenda. Alla fine del 1400 Lorenzo il Magnifico, nonostante le resistenze dei patroni Ricasoli, ottenne per il figlio Giovanni, futuro papa Leone X, la commenda di San Lorenzo a Coltibuono. Con la cacciata dei Medici e l'elezione di papa Alessandro VI, i Ricasoli sperarono di recuperare il privilegio, ma nel 1502 l'abate di Vallombrosa, appoggiato dalla repubblica fiorentina, riuscì ad espellerli definitivamente riconoscendo all'antica casata solo uno "Jus Honorificum". Successivamente l'Abbazia fu donata a San Giovanni Gualberto passando sotto i possedimenti dell'Ordine Vallombrosiano. La chiesa ha pianta a croce latina con abside semicircolare. Il campanile merlato fu costruito nel 1160. La navata conserva la falsa volta settecentesca mentre le volte a botte dei bracci del transetto sono originali. All'interno della chiesa sono presenti diversi affreschi e stucchi di origine settecentesca (barocca). Nel 1810 in seguito al deleterio editto emesso da Napoleone, il convento venne chiuso e trasformato in fattoria!, mentre la badia fu declassata a semplice chiesa parrocchiale.

giovedì 17 maggio 2018

Palermo capoluogo di provincia e della regione Sicilia. Il Real Teatro Santa Cecilia.

Palermo capoluogo di provincia e della regione Sicilia. Il Real Teatro Santa Cecilia, più comunemente noto come Teatro di Santa Cecilia, è un teatro di Palermo del XVII secolo. Ubicato nell'omonima piazzetta nel centro storico cittadino, lo stabile venne fondato nel 1692 dall'Unione dei musici, una corporazione che univa musicisti ed uomini dello spettacolo, con il concorso della nobiltà e dello stesso Viceré Uzeda, e inaugurato il 28 ottobre 1693. Per l'inaugurazione venne rappresentata "L'Innocenza Penitente o la S. Rosalia" di Vincenzo Giattini e musica di Ignazio Pulicò: fino ad allora le commedie e le tragedie venivano rappresentate nella chiesa dello Spasimo e nella chiesa della Pinta. Il teatro venne edificato nel 1692-93 e venne ristrutturato nel 1853 secondo il gusto neoclassico. In seguito l’edificazione dei nuovi teatri in città il S. Cecilia chiuse i battenti nel 1888 per poi essere convertito a destinazione industriale nel 1906. Il teatro è  oggi sede della fondazione "The Brass Group", che ha sede a Palermo, in due siti monumentali tra i più prestigiosi della città, il Santa Cecilia e il Complesso Monumentale di S. Maria dello Spasimo. La fondazione persegue senza fini di lucro, la diffusione dell'arte e della cultura musicale del ventesimo secolo.Tornato a nuova luce dopo i lavori di restauro e rivalutazione, attualmente lo stabile ospita concerti jazz e spettacoli organizzati e promossi dalla stessa Fondazione.

mercoledì 16 maggio 2018

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Chiesa dei santi Domenico e Sisto.

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Chiesa dei santi Domenico e Sisto. La chiesa dei Ss. Domenico e Sisto (papa Sisto II°, venne sorpreso nel cimitero, probabilmente quello di San Callisto, mentre insegnava la parola divina e fu decapitato con sei dei sette diaconi di Roma), situata in largo Angelicum ( prospetta sulla Via salita del Grillo), s'innalza con la sua ampia e caratteristica scalinata a due rampe, terminante in una terrazza ellittica, sull'area precedentemente occupata dalla chiesa di "S. Maria a Magnanapoli". La chiesa, dedicata al fondatore dell'Ordine dei Domenicani, S. Domenico, ed a papa S. Sisto II, fu costruita per volere di Pio V, insieme all'annesso convento, a seguito delle insistenti suppliche delle Suore Domenicane, desiderose di lasciare il monastero di S. Sisto situato in un luogo infestato dalla malaria. Finalmente nel 1575 le Suore si trasferirono in questa chiesa, anche se non ancora ultimata, denominata poi S. Sisto Nuovo perché sostitutiva dell'abbandonata chiesa a sua volta detta S. Sisto Vecchio. Gli artefici di quest'opera furono Giacomo Della Porta, Nicola Torriani, Orazio Torriani e Vincenzo Della Greca, che terminò la facciata nel 1655. Questa, divisa in due ordini e spartita da lesene, presenta un bel portale, inquadrato da due colonne e due lesene che sorreggono un timpano spezzato, al centro del quale vi è posta un'Immagine della Madonna. Sull'architrave del portale, invece, vi è posto lo stemma dei Domenicani: un cane con una torcia accesa tra i denti. Il cane rappresenta la fedeltà al messaggio evangelico dei Domenicani, mentre la fiaccola simboleggia la diffusione della Parola di Dio tra i fedeli e gli infedeli. Il cane, inoltre, è il simbolo per eccellenza dei Domenicani perché essi vennero soprannominati, con un gioco di parole, "Domini canes", ovvero i "cani del Signore", probabilmente per l'ardore dimostrato, nel corso della loro storia, nel difendere il Messaggio di Dio, "azzannando" gli eretici. Un bel finestrone centrale nell'ordine superiore e quattro nicchie con le statue di S. Domenico, S. Sisto, S. Tommaso d'Aquino e S. Pietro completano la facciata, conclusa da un grande timpano triangolare sormontato da una croce e da una serie di candelabri marmorei. Lavori di ampliamento e di restauro dell'intero complesso furono effettuati durante i pontificati di Gregorio XIII, Urbano VIII ed Innocenzo X. Nel 1870 lo Stato Italiano confiscò parte del convento e lo destinò inizialmente a sede della Corte dei Conti e poi del Fondo per il Culto. Nel 1928 il Governo Italiano autorizzò il Collegio S. Tommaso d'Aquino ad acquistare l'ex Convento dei Ss. Domenico e Sisto, nel quale, dopo opportuni restauri ed ampliamenti ad opera dell'architetto Tullio Passarelli, si insediò, nel 1932, il Pontificio Collegio dell'Angelicum, proveniente dalla sede originaria presso S. Maria sopra Minerva.

martedì 15 maggio 2018

Bologna, capoluogo della regione Emilia e Romagna. BASILICA SAN GIACOMO MAGGIORE ( Piazza Gioacchino Rossini).

Bologna, capoluogo della regione Emilia e Romagna. BASILICA SAN GIACOMO MAGGIORE ( Piazza Gioacchino Rossini) è una basilica della città di Bologna. Fu fondata nel 1267 come chiesa dell'ordine degli Agostiniani. Al suo interno si trova la cappella Bentivoglio, splendida architettura di metà Quattrocento, ricca di opere d'arte rinascimentale. Già dal 1247 la comunità di eremiti del beato Giovanni Bono da Mantova, detti Giamboniti, si era stabilita a ridosso delle mura di Bologna lungo il corso del Savena, dove fondarono il loro monastero e la chiesa dedicata a San Giacomo. Gli eremiti di San Giacomo di Savena vennero a far parte del nuovo grande organismo detto "Ordine Eremitano di Sant'Agostino", voluto nel 1256 da papa Alessandro IV, il cui primo generale fu Lanfranco Settala da Milano, giambonita proveniente dalla comunità bolognese. La facciata, é la parte più antica di San Giacomo, a due spioventi, con slanciate proporzioni tardo-romaniche. Gli ornati in pietra d'Istria sulle finestre ogivali, di gusto veneziano, furono eseguiti da maestri lombardi nel 1295[1]. Forse ai primi del Trecento furono aggiunte in facciata le quattro celle sepolcrali archiacute, di poco successive a quelle sotto il portico, e il protiro originale fu modificato riadattando i leoni stilofori che originariamente erano rivolti verso l'esterno. Sulla destra, l'entrata dell'antico convento, ora Conservatorio "G. B. Martini", e la tomba cinquecentesca di Annibale Coltelli. L'interno della basilica, é arioso e imponente nel suo assetto rinascimentale, con sovrastrutture barocche. Le grandi volte a vela recano gli affreschi con i Santi Nicola da Tolentino, Agostino e Giacomo Maggiore, eseguiti nel 1495 dalla bottega del Francia e del Costa.

lunedì 14 maggio 2018

Orvieto, provincia di Terni, regione Umbria.

Orvieto, provincia di Terni, regione Umbria. Orvieto è un comune italiano di 20 594 abitanti  della provincia di Terni in Umbria. Orvieto sorge su una rupe di tufo (ignimbrite di Orvieto - Bagnoregio), tra i 280 (Piazza Cahen) - 325 (S. Francesco) m s.l.m., che domina la valle del fiume Paglia, affluente di destra del Tevere e che proprio sotto la città riceve da sinistra il Chiani, la Chiana Romana proveniente dalla Val di chiana. Questa enorme mesa tufacea, che si erge dai venti ai cinquanta metri dal piano della campagna, si deve al collasso di ground sourge (nubi e valanghe ardenti) dall'attività quaternaria dei vulcani del sistema Volsinio, relitto nella caldera che ospita il lago vulcanico maggiore d'Europa, quello di Bolsena. Con 281 km² di superficie, è uno dei cinquanta comuni più estesi d'Italia. Il punto più alto è il monte Peglia (837 m s.l.m.), al confine con il comune di San Venanzo. Il territorio di Orvieto è parte della Comunità Montana Monte Peglia e Selva di Meana e parte di esso insiste nel Parco fluviale del Tevere. Santo Patrono: San Giuseppe. Etimologia (origine del nome): Deriva dal latino Urbs vetus e significa "città vecchia". Alcuni ritengono che per lungo tempo la città fu denominata Volsinii veteres.

domenica 13 maggio 2018

Rapallo è un comune della città metropolitana di Genova della regione Liguria. Basilica arci presbiteriale dei Santi Gervasio e Protasio.

Rapallo è un comune della città metropolitana di Genova della regione Liguria. Basilica arci presbiteriale dei Santi Gervasio e Protasio è situata nel cuore  centro storico rapallese. Fu edificata, in stile gotico-romanico, probabilmente in epoca medievale e una targa al suo interno indica il 1118 come data della sua intitolazione, anche se gli storici non sono concordi con questa datazione. Nel tempo fu  interessata da diversi rimaneggiamenti e modifiche, fino ai lavori di ricostruzione tra il XVII e XVIII secolo che portarono alla cancellazione del precedente aspetto architettonico gotico-romanico, facendole assumere quello Settecentesco. Il campanile, alto e pendente, è del 1753 e nella seconda metà dell'Ottocento vennero approntate ulteriori e sostanziali modifiche agli interni e alla nuova facciata in stile neoclassico, dell'architetto Gio Batta Olivieri. Nei primi anni del Novecento, grazie al nuovo arciprete monsignor Cesare Boccoleri, ci fu la definitiva riedificazione della Basilica e la costruzione della monumentale cupola, che terminò nel 1920. Anticamente la parrocchia di Rapallo rivestiva grande importanza e la sua giurisdizione si estendeva su un vasto territorio, dagli attuali comuni di Portofino fino a San Pietro di Rovereto, sopra a Zoagli, e fino a Cicagna in val Fontana buona. Al suo interno si tennero importanti riunioni popolari dove furono intraprese decisioni della vita sociale, politica e religiosa della zona. Ancora oggi la comunità parrocchiale rapallese è la più numerosa della diocesi di Chiavari con circa 18.000 abitanti.

sabato 12 maggio 2018

Cagliari capoluogo della Regione Sardegna. Cattedrale di Santa Maria.

Cagliari capoluogo della Regione Sardegna. Cattedrale di Santa Maria. Costruita nel XIII sec. in stile romanico-pisano, subì nel corso dei secoli varie trasformazioni in stile gotico, barocco e neoromanico. L'interno della chiesa, con pianta a croce latina, si presenta a tre navate con transetto e cappelle laterali. Nel braccio destro, all'interno della cappella aragonese, è custodita una preziosa reliquia: una spina che si vuole appartenesse alla corona di Gesù, che giunse a Cagliari nel 1527 insieme ad altre reliquie ed opere d'arte trafugate da varie chiese di Roma e dallo stesso appartamento pontificio. Poco prima di giungere in porto, la nave si imbatté in una tempesta, e chi era a conoscenza della presenza del prezioso carico, spinto forse dalla convinzione che la tempesta fosse espressione della collera divina per i furti sacrileghi, confessò il fatto ad alcuni religiosi presenti sulla nave, che giunti a Cagliari informarono l'arcivescovo dell'accaduto. Il papa Clemente VII, venuto a conoscenza dei fatti, decise comunque di lasciare in dono alla Cattedrale di Cagliari alcune reliquie, tra cui la Sacra Spina e un trittico fiammingo del XV secolo attribuito al pittore Rogier Van der Weyden; entrambi vengono esposti durante la festa dell'Assunzione.

venerdì 11 maggio 2018

Pisa. Capoluogo di provincia della regione Toscana. Il Battistero.

Pisa. Capoluogo di provincia della regione Toscana. Il Battistero. I lavori per la realizzazione del Battistero, il più grande in Italia, iniziarono nel 1152 sotto le direttive dell’architetto Diotislavi, la struttura posizionata davanti la Cattedrale, fu interamente rivisitata da Nicola Pisano con il figlio Giovanni intorno a metà del Duecento; i due la modificarono in stile gotico e aggiunsero una loggia e una cupola emisferica. Al centro del Battistero di trova il Fonte Battesimale di Guido Bigarelli da Arogno, inizialmente illuminato da una luce proveniente da un’apertura sul soffitto, oggi coperta dalla Cupola. Il Pulpito di Nicola Pisano (1255-1260) racconta scene della Vita di Cristo sui 5 pannelli, mentre le colonne rappresentano le Virtù. Possiamo chiaramente percepire uno stile classicheggiante nell’opera, non a caso Nicola Pisano viene definito un precursore del Rinascimento.

giovedì 10 maggio 2018

Castroreale, provincia di Messina, regione Sicilia. DUOMO DI SANTA MARIA ASSUNTA, piazza Duomo.

Castroreale, provincia di Messina, regione Sicilia. DUOMO DI SANTA MARIA ASSUNTA, piazza Duomo. è di originale impianto Quattrocentesco, pur se parte dell'aspetto attuale è legato alle ingenti opere di rimaneggiamento intraprese nel primo trentennio del Seicento. La facciata è chiusa fra un contrafforte e dal campanile. Subito salta all'occhio l'imponente portale barocco. Sulle sime spezzate sono adagiate due statue poste come sopra ad un triclinio, mentre al centro è un'elaborata nicchia di gusto plateresco. Il resto della facciata è spoglio e termina con un frontone composto da un'articolata serie di archi che comunicano un senso di grande movimento. Il massiccio campanile fu eretto nel 1518; probabilmente serviva da torre di avvistamento. Termina con una merlatura posta sopra una delicata cornice di arcatelle: è l'unica concessione al decoro. L'interno, a croce latina, si articola in tre navate scandite da belle colonne dai ricchi capitelli, e conserva notevoli opere d'arte, fra le quali si segnalano le sculture di Antonello Gagini, fra i massimi scultori del Cinquecento. Eretto nel primo trentennio del ‘600, dedicato all’Assunta è’ ornato da due portali marmorei   d’impronta manieristica con sovrapposizioni di gusto barocco. L’interno scandito nel suo impianto basilicale a croce latina da sedici colonne monolitiche in pietra coronate da capitelli compositi, è uno scrigno prezioso e un ricco museo d’arte sacra:  dal  polittico della Natività  di Giovan Filippo Criscuolo del 1550 a quello raffigurante la Madonna in trono tra i Santi di un ignoto artista messinese del Cinquecento noto come Maestro del Polittico di Castroreale, dalle sculture marmoree di Antonello Gagini,  alle opere lignee come l’altare seicentesco in legno indorato della cappella del Sacramento e la Cantoria o Tribuna intagliata (1612) con  l’antico organo a canne restaurato nell’anno 2010 dalla ditta friulana Zanin, che ha eseguito la ricostruzione rifacendosi alle originarie tecniche artigianali del Seicento. Sul pavimento del Duomo è ben visibile una meridiana a camera oscura, ideata nel 1854 da Prof. di lettere antiche e appassionato di astronomia Nicolò Perroni Basquez. E’ questa una delle sette meridiane costruite in Sicilia tra il 1801 e il 1896. A destra del Duomo si trova la cinquecentesca Torre Campanaria a sezione quadrata contenente un orologio funzionante.

mercoledì 9 maggio 2018

Viareggio, provincia di Lucca in Toscana. Chiesa di Sant'Andrea, via Sant’Andrea 55.

Viareggio, provincia di Lucca in Toscana. Chiesa di Sant'Andrea, via Sant’Andrea 55. La chiesa di Sant'Andrea si trova nella parte vecchia di Viareggio, in via Sant'Andrea 55. Nel 1836 il Duca di Lucca Carlo Ludovico di Borbone decretò la costruzione di una nuova parrocchia a Viareggio, che venne dedicata a Sant'Andrea. Nel 1839 la parrocchia venne assegnata ai Servi di Maria; l'anno successivo Papa Gregorio XVI emanava un breve pontificio con il quale assegnava in perpetuo la chiesa e la parrocchia ai Serviti. L'edificio venne costruito insieme all'annessa canonica nel 1842 su disegno dell'ingegnere Michele Cervelli di Lucca. In quell'anno l'arcivescovo di Lucca Gian Domenico Stefanelli emanò il decreto per istituire la nuova parrocchia scorporando da quella della chiesa di Sant'Antonio. L'ingegnere Cervelli, nella spoglia composizione dell'edificio, improntata al severo classicismo della Restaurazione, realizzò perfettamente un linguaggio architettonico decoroso e funzionale a un tempo: quel linguaggio che nelle intenzioni della committenza pubblica doveva contraddistinguere l'edilizia di neonato centro marittimo di Viareggio. All'interno della chiesa si trovano interessanti opere d'arte e numerose reliquie. Qui operò ed è sepolto sant'Antonio Maria Pucci. Nel giugno del 1963 è stata elevata alla dignità di basilica minore.

martedì 8 maggio 2018

Vizzini, provincia di Catania, regione Sicilia. CASTELLO MEDIEVALE, via castello. Recentemente si è svolta la cerimonia d'inaugurazione del castello medievale di Vizzini, realizzato nel XII secolo e oggetto negli ultimi anni di accurati lavori di recupero e restauro, grazie ad un progetto redatto dal comune di Vizzini, proprietario dell'edificio. Il castello è stato eretto dalla famiglia spagnola dei Santapau in cima al colle in cui oggi si trova il quartiere Matrice. Il terremoto del 1693 lo danneggiò, ma non lo rase la suolo. I Borboni lo trasformarono in carcere, e tale rimase fino a metà del XX secolo. Con i lavori eseguiti sono state recuperate le stanze esistenti, le antiche mura di cinta e l'ampio cortile, con il suo pozzo centrale. Sono stati anche portati alla luce ambienti ricoperti nei secoli da terra e materiale di risulta. Durante i lavori, scavando nelle fondazioni di una stanza, sono state scoperte delle grotte di epoca bizantina. Il castello è stato dotato di tutti gli impianti e dell'arredamento idoneo allo svolgimento di conferenze. Infine, sono state abbattute tutte le barriere architettoniche.

Vizzini, provincia di Catania, regione Sicilia. CASTELLO MEDIEVALE, via castello. Recentemente si è svolta la cerimonia d'inaugurazione del castello medievale di Vizzini, realizzato nel XII secolo e oggetto negli ultimi anni di accurati lavori di recupero e restauro, grazie ad un progetto redatto dal comune di Vizzini, proprietario dell'edificio. Il castello è stato eretto dalla famiglia spagnola dei Santapau in cima al colle in cui oggi si trova il quartiere Matrice. Il terremoto del 1693 lo danneggiò, ma non lo rase la suolo. I Borboni lo trasformarono in carcere, e tale rimase fino a metà del XX secolo.  Con i lavori eseguiti sono state recuperate le stanze esistenti, le antiche mura di cinta e l'ampio cortile, con il suo pozzo centrale. Sono stati anche portati alla luce ambienti ricoperti nei secoli da terra e materiale di risulta. Durante i lavori, scavando nelle fondazioni di una stanza, sono state scoperte delle grotte di epoca bizantina. Il castello è stato dotato di tutti gli impianti e dell'arredamento idoneo allo svolgimento di conferenze. Infine, sono state abbattute tutte le barriere architettoniche.

lunedì 7 maggio 2018

Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. IL MONUMENTO A VINCENZO BELLINI.

Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. IL MONUMENTO A VINCENZO BELLINI è situato al centro della zona est di piazza Stesicoro a Catania. Il monumento venne realizzato dallo scultore Giulio Monteverde, su commissione del comune di Catania, ed inaugurato il 21 settembre del 1882. La sua ubicazione rimase in sospeso fino alla fine in quanto non si riusciva a decidere dove sistemarlo. Un gruppo di catanesi voleva porlo di fronte al teatro Massimo Bellini allora in costruzione, altri al posto della fontana dell'Elefante in piazza Duomo. Soltanto alla fine prevalse la proposta di innalzarlo in piazza Stesicoro. Il monumento, completamente in marmo bianco, ha base quadrata ed è alto quindici metri. Il basamento ha forma di parallelepipedo alta circa tre metri. Su questa base poggiano sette gradini, ad indicare le note musicali, che salgono a tronco di piramide. Alla sommità della scala si innalza una colonna a forma quadrata sulla cima della quale è posta una statua di Vincenzo Bellini seduto su di una sedia. Ai quattro lati della colonna sono poste quattro statue come allegoria delle sue quattro opere più celebri: NormaI puritaniLa sonnambula e Il pirata. Una cancellata bassa in ferro battuto fa da contorno al monumento.

domenica 6 maggio 2018

Agrigento capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. IL TEMPIO DI ERCOLE.

Agrigento capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. IL TEMPIO DI ERCOLE. Il più antico tra i templi agrigentini è il Tempio di Ercole. Risalente presumibilmente al VI secolo a. C. di esso parla Cicerone descrivendolo come molto vicino all’agorà (oggi il piazzale del posto di ristoro). Ercole era molto venerato dagli akragantini tanto che questi erano soliti dedicargli anche delle feste dette “Eraclee”. Al suo interno vi era una statua di bronzo raffigurante Ercole, venerato come eroe nazionale, il cui mento era divenuto lucido perché veniva baciato dai fedeli. Il tempio venne distrutto, come molti altri, a causa di un terremoto e solo intorno al 1920 si è provveduto ad innalzare le otto colonne che oggi si possono ammirare. Costruito verso il 510 a.C., il Tempio di Eracle/Ercole, il cosiddetto Herakleion, sorge nelle vicinanze di Villa Aurea. E’ uno dei più antichi templi dorici della Sicilia e sicuramente il più antico dei templi agrigentini, anteriore perfino a quello di Giove Polieo, che ornava l’Acropoli. Il Tempio di Eracle/Ercole è famosissimo nella storia agrigentina, per I'imponenza delle sue proporzioni e per le ricchezze che lo adornavano. Fra queste si ricordano la celebre Alcmena dipinta da Zeusi, e la statua in bronzo di Eracle/Ercole, che invano Verre – al dire di Cicerone – tentò di rapire, per fonderla e farne moneta, com'era suo costume. Della struttura originaria si conservano otto colonne del lato sud-ovest, rialzate nel 1924. Come quasi tutti i primitivi templi dorici, anche questo era periptero-esastilo-hipetras, cioè a colonnati e scoperto, ma aveva quindici colonne, anziché quattordici, sui lati lunghi. Le rovine della cella mostrano chiaramente che la sua distruzione fu causata da un terremoto. Il Tempio misurava in lunghezza metri 73,42 e in larghezza metri 27,56, con colonne alte più di dieci metri. Si nota la presenza, tra il pronao e la cella, di torri scalarie per l’accesso al tetto, caratteristica poi di tutti i templi edificati ad Akràgas, e in Sicilia. In epoca romana, la parte occidentale della cella fu tripartita, forse perché l’edificio fu destinato al culto di una Triade Divina.

sabato 5 maggio 2018

Bologna, capoluogo della regione Emilia e Romagna. La CHIESA DEI SANTI BARTOLOMEO E GAETANO.

Bologna, capoluogo della regione Emilia e Romagna. La CHIESA DEI SANTI BARTOLOMEO E GAETANO. Si trova a Bologna, nelle immediate adiacenze delle Due torri. Nell'ottobre del 1924 papa Pio XI l'ha elevata alla dignità di basilica minore. La tradizione parla di una chiesa dedicata a san Bartolomeo già nel V secolo, eretta da san Petronio sulle fondazioni di una chiesa paleocristiana. Nel luogo in cui sorge la basilica odierna, esisteva nel XIII invece una chiesa di modeste dimensioni, con la facciata rivolta a Piazza di Porta Ravegnana. Nel 1599 i padri Teatini subentrarono nella reggenza della chiesa, e diedero l'avvio, dal 1627, ad una completa ristrutturazione del complesso. Il disegno fu affidato a Giovanni Battista Natali, detto il Falzetta, rivisto da Agostino Barelli, architetto del Senato bolognese: inglobando il portico del palazzo Gozzadini, il nuovo edificio risultava di maggiori dimensioni e con un diverso orientamento, con la facciata rivolta su Strada Maggiore. Nel 1671 venne canonizzato San Gaetano, fondatore dell'ordine dei Teatini, ed i Padri ne unirono il titolo a quello dell'apostolo Bartolomeo. Le lunette del portico vennero quindi decorate con scene della vita di San Gaetano. Venne conservato, della precedente chiesa, il portale quattrocentesco posto sul lato rivolto alle Due Torri, e nel 1694 vennero completati il campanile e la cupola. La cuspide del campanile venne aggiunta mezzo secolo dopo. Nella scalinata si trova un'opera a olio dell'importante incisore bolognese Ludovico Mattioli. Sopra la porta d'ingresso è conservato l'organo costruito da Giuseppe Colonna e restaurato negli anni '70 da Formentelli. Possiede una tastiera di 45 tasti (Do1-Do5) con ottava corta e pedaliera di 18 tasti (Do1-La2) costantemente unita al manuale. I registri sono azionati da manette ad incastro poste su due file parallele a destra della tastiera a scorrimento verticale con incastro. 

Messina, capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. CHIESA DI S. ANTONIO ABATE, Corso Cavour n° 137.

Messina, capoluogo dell’omonima provincia della regione Sicilia. CHIESA DI S. ANTONIO ABATE, Corso Cavour n° 137. Sul Corso Cavour sorge la chiesa di S. Antonio Abate, progettata dall'ing. Francesco Barbaro e costruita dai f.lli Cardillo tra il 1928 e il 1930. Prima del terremoto del 1908, sullo stesso posto, sorgeva la chiesa dell’Annunziata dei Teatini, eretta nel ‘600 su progetto dell’architetto modenese Guarino Guarini. Esternamente si presenta simile alla Basilica di Superga; il suo ingresso è affiancato da quattro colonne , due per lato, che le danno un' austerità  tipica delle chiese  Romane. Subito dopo l’ingresso, sulla sinistra, in una cappelletta è custodito un Crocefisso in cartapesta con croce in legno dell’800. L’interno, che ha forma circolare articolata su otto colonne centrali sulle quali poggia una grande cupola con lanternino, custodisce una statua della "Madonna con Gesù giovanetto", attribuita alla scuola del Montorsoli;  una statua in marmo di "Maria Addolorata" ed un pregevolissimo fonte battesimale. Le volte absidali furono affrescate dal De Pasquale, con le raffigurazioni dello "Sposalizio della Vergine", l’"Annunziata" e la "Natività.  

venerdì 4 maggio 2018

Savona capoluogo della provincia omonima della Liguria. La torre del Brandale.


Savona capoluogo della provincia omonima della Liguria. La torre del Brandale. Si trova nell'area antistante la parte più antica del porto di Savona, come le torri Corsi e Guarnieri, i resti di una loggia privata e il Palazzo degli Anziani. Quest'ultimo risale al XIV secolo, mentre le torri sono tutte riferibili al XII secolo. Sembra che fosse la principale delle cinquanta torri della città sulla cima delle quali venivano accesi fuochi, con la funzione di fari; il nome "Brandale" può infatti derivare da "Brand", corrispondente a "luce, falò", oppure dalla famiglia Aldobrandeschi. Nella torre, acquistata dal Comune nel 1305, è stata installata la prima campana per richiamare il popolo a Parlamento, nel 1349. La torre è stata abbassata, nel XVI secolo, e rialzata nel 1931. In quest'occasione, con una sottoscrizione popolare è stata acquistata la nuova campana. La torre ha un basamento ad arcate aperte ed è oggi alta quasi cinquanta metri. Sul primo cornicione si trovano i dodici stemmi in ceramica delle signorie che si sono avvicendate al comando della citta dal XII secolo. Dalla torre si accede al Palazzo degli Anziani, che costituisce, proprio assieme alla torre, una sorta di museo lapidario con resti di affreschi medievali, iscrizioni, rilievi marmorei, fregi che provengono da distrutti edifici del centro storico e che risalgono a un periodo compreso tra il XIV e il XIX secolo. Il nucleo iniziale delle collezioni è stato ordinato da Poggio Poggi negli anni Trenta del Novecento. Completano la raccolta statuine presepiali di pastori, mentre nell'atrio è custodita anche la parte superiore della campana civica del 1669.

giovedì 3 maggio 2018

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Altare della Patria, piazza Venezia.

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Altare della Patria, piazza Venezia. Il Vittoriano o Altare della Patria è un monumento di grandissima valenza simbolica che riunisce in sé tutti i valori dell’Italia risorgimentale e della nostra Costituzione. Questo è uno dei monumenti più emblematici della storia del nostro Paese ed è il simbolo dell’Italia del Risorgimento e della monarchia sabauda. La prima pietra fu posta da Umberto I di Savoia nel 1885, figlio di Vittorio Emanuele II, il primo re d’Italia. La necessità era quella di avere un monumento commemorativo estremamente simbolico per testimoniare i cambiamenti del Paese. La scelta di costruire il Vittoriano sul Campidoglio non è stata certo casuale: si tratta infatti del primo colle su cui, secondo la leggenda, fu fondata Roma nonché dove fu eretto il tempio a Giove Capitolino. Simbolicamente fu deciso di porre il Vittoriano non lontano dal Colosseo, massimo simbolo della Roma imperiale e in contrapposizione a San Pietro, che rappresentava il potere temporale dei Papi. Sempre per fare da contrappeso al potere dei papi, fu costruito pochi anni dopo il palazzo di Giustizia vicino a Castel Sant’Angelo, da sempre prigione sotto il controllo del Vaticano e perciò simbolo di un potere religioso che ormai doveva lasciare il posto all’Italia unita e laica. Per il progetto del Vittoriano fu indetto un concorso pubblico, vinto da Giovanni Sacconi, giovane architetto de Le Marche che aveva un progetto ambizioso e di forte valenza simbolica. Per erigere il monumento molti furono gli espropri e le distruzioni ai danni soprattutto di edifici medievali circostanti per fare largo alla nuova costruzione. Il lavori durarono quasi 25 anni per terminarla. All’inaugurazione dell’altare della patria, risalente al 1911, erano presenti tutte le più grandi personalità dello Stato. Questo edificio rappresenta la Patria: ai due lati, dove sorge e tramonta il sole, vi sono due fontane con i mari Adriatico e Tirreno, come ai lati della Penisola. In alto, sui due propilei, troneggiano le scritte in caratteri cubitali “PATRIAE UNITATI” e “CIVIUM LIBERTATI” ovvero “All’unità della patria” e “Alla libertà dei cittadini” che rappresentano quindi i due principi fondamentali di unità e libertà di cui si faceva promotore il nuovo Stato. L’enorme edificio, che con le quadrighe raggiunge gli 81 metri di altezza, è tutto decorato da gruppi scultorei eseguiti da vari artisti che rappresentano i valori del popolo italiano: troviamo la Forza, il Diritto, l’Azione, la Concordia, il Sacrificio ed il Pensiero. Al centro, accanto alla tomba del Milite Ignoto, posta nel 1921 a monito e memoria dopo la Prima Guerra Mondiale, troneggia la statua di Roma. Sullo sfondo di un mosaico dorato a simboleggiare l’importanza della nuova capitale e la sua centralità geografica e politica; sui due lati troviamo la rappresentazione dell’agricoltura e dell’industria, cioè il lavoro su cui poggia l’economia del Paese e l’amor patrio su cui si fonda la società. Sul piedistallo che sorregge l’enorme statua equestre di Vittorio Emanuele II (Riguardo l’enorme statua equestre in bronzo, fatta nel 1910 da Enrico Chiaradia, c’è una curiosità che sembra incredibile: quando fu terminata ospitò all’interno della pancia del cavallo una cena per venti persone, come testimoniano foto d’epoca) troviamo quattordici città italiane. Sopra, in corrispondenza delle colonne che fanno da quinta al re a cavallo, vi sono invece allegorie delle sedici regioni dell’epoca, frutto del lavoro di artisti provenienti dalla regione che rappresentava. Due alte colonne, sormontate da vittorie alate, coronano quest’esaltazione dell’Italia e dei suoi valori, del suo popolo e della sua storia. L’interno del colonnato che costituisce la terrazza è decorato con marmi e mosaici di Giulio Bargellini. Rappresentano la Fede, il Lavoro, la Forza e la Sapienza da un lato, la Legge, il Valore, la Pace e l’Unione dell’altro. Persino i motivi vegetali che decorano l’altare della patria hanno un significato preciso: l’alloro rappresenta il valore, la palma la vittoria, la quercia la forza, il mirto il sacrificio e l’ulivo la pace. La terrazza delle quadrighe è accessibile e visitabile tramite un suggestivo ascensore a vetri: Ti lascerà a bocca aperta la vista sulla città eterna (prezzo 7 euro, ridotto 3,50). Da qui si gode una delle viste panoramiche più belle di Roma.

mercoledì 2 maggio 2018

Lucca, capoluogo di provincia della regione Toscana. Chiesa di San Michele in Foro ( Piazza San Michele).

Lucca, capoluogo di provincia della regione Toscana. Chiesa di San Michele in Foro ( Piazza San Michele). A completare il nome della chiesa di San Michele è proprio il luogo in cui fu edificata: il foro, prima centro della vita pubblica, nell'antichità, e poi cuore pulsante della città Comunale. Su questa piazza sorse il Palatium Civitatis, il Palazzo Pubblico, ora scomparso, costruito proprio accanto alla chiesa e poi trasferito nella Fortezza dell'Augusta. La piazza fu lastricata per la prima volta quando nel '400 vi fu costruito il Palazzo Pretorio, ma fra '600 e '700 fu innalzato il piano stradale, venne pavimentata e chiusa da colonnine con catenelle. Le case che delimitano il perimetro della piazza sono tipicamente medievali e da più di ottocento anni stanno lì ad osservare placidamente la vita che scorre nel cuore della città. La chiesa di San Michele, di cui le fonti parlano per la prima volta nel 795, fu edificata proprio qui. Eretta in un luogo centrale, ma obliqua rispetto alla piazza, come molte altre chiese di Lucca, spicca in uno spazio enorme in cui il cielo si apre finalmente dopo il rincorrersi di anguste e tortuose vie medievali, come una meta finalmente raggiunta: tale era per i pellegrini che passavano per la città percorrendo la Francigena. Si fermavano a San Michele per rifocillarsi, cogliendo l'occasione per venerare loro illustri compagni di viaggio, come San Davino, un pellegrino Armeno in viaggio verso Santiago de Compostela, che morì proprio mentre faceva tappa a Lucca e il cui corpo si diceva avesse acquistato poteri taumaturgici dopo la morte. Furono varie le vicende della chiesa di San Michele: cambiò amministrazione più volte prima di divenire privilegio della famiglia Gigli, che contribuì a rinnovarne sia le strutture che le suppellettili. La chiesa, così come appare oggi, frutto della ricostruzione di XI secolo voluta da papa Alessandro, è un palinsesto delle vicende della città: nella sua architettura pisano-lucchese si fondono romanico e gotico, ricordi di età classica e misteriose figure tratte dai bestiari medievali che si affollano sulla facciata dal XII secolo. Nel cantiere di San Michele, fra XIII e XIV secolo lavorarono a Lucca illustri architetti e probabilmente, nonostante lo si deduca solo dallo stile delle decorazioni in facciata, anche Diotisalvi, l'autore del Battistero di Pisa. L'intento originario del progetto era quello di innalzare la chiesa, ma si riuscì solo a creare la facciata, altissima, visibile oggi come una scenografia che si staglia contro il cielo. Fu in questo periodo che vennero create, dalla scuola di Guidetto da Como, che lavorò anche per il Duomo di San Martino, le caratteristiche "loggette", decorate con l'uso di marmi policromi, che iniziano a parlare del gotico e che sono ovviamente influenzate dallo stile lombardo. Infine, nel punto più alto, fu aggiunta la grande statua di San Michele Arcangelo che abbatte il drago, con ali metalliche e due angeli con la funzione di guglie tipicamente gotiche per rendere la chiesa, che già svettava isolata, ancora più protesa verso l'alto.

martedì 1 maggio 2018

Palermo, capoluogo della regione Sicilia. Galleria d'Arte Moderna Empedocle Restivo, piazza Croce dei Vespri.

Palermo, capoluogo della regione Sicilia. Galleria d'Arte Moderna Empedocle Restivo, piazza Croce dei Vespri. Complesso Monumentale di Sant’Anna la Misericordia (o alla Misericordia o della Misericordia), che si erge nel cuore del centro storico palermitano, su piazza Croce dei Vespri, delimitato a monte da piazza Borsa e da via Roma, vicino all’antico mercato dei Lattarini. Il complesso, formato dall’ex convento francescano della chiesa di Sant’Anna (meraviglioso esempio di Barocco palermitano) e dall’attiguo palazzo Bonet, presenta ancora oggi le caratteristiche dell’architettura residenziale di fine ’400, in stile gotico-catalano, e di una residenza conventuale risalente al ‘600, costruita attorno ad un magnifico chiostro con colonne di marmo e archi a tutto sesto, con un bel portale d’ingresso di chiara origine manierista. Il magnifico chiostro-porticato del convento, realizzato a partire dal XVII secolo, è a pianta quadrata con una sequenza di ventotto archi per lato, che saltano all’occhio per la loro bicromia conferitagli dal colore grigio della pietra di Billiemi del plinto, utilizzata per le colonne e i capitelli, e dal giallo dorato della pietra calcarenitica utilizzata per gli archi. Istituita nel 1910 per iniziativa di Empedocle Restivo, la galleria ha sede nel quattrocentesco complesso monumentale di S. Anna, appena restaurato e sito nel cuore del centro storico della città. La galleria, con il nuovo ordinamento scientifico delle collezioni, mostra le sue opere d'arte in un viaggio che si snoda tra i temi emergenti della cultura e della storia dell'Ottocento e del Novecento. Tra gli artisti presenti, gli scultori Mario Rutelli, Domenico Trentacoste, Ettore Ximenes; i pittori, Domenico Morelli, Francesco Lojacono, Ettore De Maria Bergler, Franz von Stuck (Il Peccato), e ancora Carlo Carrà (Paesaggio) , Renato Guttuso (Autoritratto) , Felice Casorati (Gli scolari), Fausto Pirandello, Mario Sironi.