Catania
capoluogo di provincia della regione Sicilia. ANFITEATRO ROMANO. Al centro della cittadina di Catania, precisamente in Piazza Stesicoro, è
conservato uno dei più grandi anfiteatri di età romana in Italia, inferiore
solo all’anfiteatro Flavio di Roma (il Colosseo) e a quello di Verona. Secondo
i calcoli degli archeologi poteva contenere ben 15.000 spettatori tra seduti e
in piedi. Dal punto di vista costruttivo l’anfiteatro è formato da una cavea di
14 gradini divisi in tre ordini con podio e ambulacri (corridoi coperti) di
accesso alle gradinate disposti su tre piani che corrispondevano ai due ordini
di arcate esterne e all’attico. La sua grandezza permetteva la realizzazione di
spettacoli di ogni genere. Qui infatti, ebbero luogo combattimenti di
gladiatori, quelli di uomini contro animali feroci importati dall’Africa e
dalle altre province dell’impero, e persino le battaglie navali. Infatti gli
archeologi hanno ipotizzato che, grazie a dei meccanismi idraulici molto
complessi, si riusciva a trasformare l’arena in una grande piscina e dar vita a
sorprendenti spettacoli acquatici.
Costruito con pietra lavica, marmo e mattoni venne arricchito da una serie di decorazioni e di stucchi che dovevano conferirgli un tocco d’eleganza. Dalla tecnica costruttiva, utilizzata soprattutto nel periodo compreso fra l’età di Adriano e quella degli Antonini, si ipotizza che fu edificato intorno al II secolo a. C. Tra il 252 e il 253 d.c. venne parzialmente coperto dalla lava, a causa di un’eruzione dell’Etna ma non fu distrutto. Dopo la caduta dell’impero e l’arrivo degli Ostrogoti in Sicilia, l’imperatore Teodorico emanò un editto, dove consentiva di usufruire delle pietre dell’anfiteatro per la costruzione delle difese e delle mura cittadine. Si pensa sia stato usato anche per la costruzione della cattedrale di Sant’Agata e del castello Ursino di Federico II di Svevia.
Nel terremoto della Val Di Noto (1693) venne totalmente coperto e sarà grazie all’intervento del mecenate Ignazio Paternò Castello, principe di Biscari, che iniziarono gli scavi, ma vennero in seguito abbandonati. I lavori, per riportare alla luce l’anfiteatro, furono iniziati nel 1904, per volontà del sindaco De Felice che affidò l’impresa all’architetto Filadelfo Fichera, e si conclusero nella primavera del 1906. L’opera fu inaugurata ufficialmente sei mesi dopo e, nel 1907, fu visitata da re Vittorio Emanuele III che venne a Catania per inaugurare l’Esposizione Agricola. Solo una piccola parte è visibile (diverse gradinate, alcuni archi e una parte dell’arena), mentre il resto è coperto dal suolo urbano.
Una leggenda, risalente alla fine degli anni ’80, viene narrata su questa meravigliosa struttura. Alcuni sostengono che sia stata inventata per impaurire i visitatori più curiosi, che vorrebbero addentrarsi nei sottosuoli catanesi in cui si trovano i resti della città più volte sommersa dalla lava e distrutta dai terremoti, altri, invece, lo identificano come fatto realmente accaduto.
Si racconta che una scolaresca di scuola elementare, formata da 25 bambini e 4 maestre, visitò l’anfiteatro romano, ma inoltrandosi nelle vie ancora chiuse, si persero. La scolaresca non tornò più. I custodi provarono ad intervenire cercandoli da cima a fondo in quasi tutto l’anfiteatro, ma erano come spariti nel nulla. Oggi alcuni visitatori, sostengono di sentire ancora dei rumori strani, come delle urla di bambini e adulti che cercano aiuto.Si tratta solo di una leggenda, ma non si può venire a visitare questa fantastica struttura senza conoscerne ogni minimo particolare, anche quello più interessante.
Costruito con pietra lavica, marmo e mattoni venne arricchito da una serie di decorazioni e di stucchi che dovevano conferirgli un tocco d’eleganza. Dalla tecnica costruttiva, utilizzata soprattutto nel periodo compreso fra l’età di Adriano e quella degli Antonini, si ipotizza che fu edificato intorno al II secolo a. C. Tra il 252 e il 253 d.c. venne parzialmente coperto dalla lava, a causa di un’eruzione dell’Etna ma non fu distrutto. Dopo la caduta dell’impero e l’arrivo degli Ostrogoti in Sicilia, l’imperatore Teodorico emanò un editto, dove consentiva di usufruire delle pietre dell’anfiteatro per la costruzione delle difese e delle mura cittadine. Si pensa sia stato usato anche per la costruzione della cattedrale di Sant’Agata e del castello Ursino di Federico II di Svevia.
Nel terremoto della Val Di Noto (1693) venne totalmente coperto e sarà grazie all’intervento del mecenate Ignazio Paternò Castello, principe di Biscari, che iniziarono gli scavi, ma vennero in seguito abbandonati. I lavori, per riportare alla luce l’anfiteatro, furono iniziati nel 1904, per volontà del sindaco De Felice che affidò l’impresa all’architetto Filadelfo Fichera, e si conclusero nella primavera del 1906. L’opera fu inaugurata ufficialmente sei mesi dopo e, nel 1907, fu visitata da re Vittorio Emanuele III che venne a Catania per inaugurare l’Esposizione Agricola. Solo una piccola parte è visibile (diverse gradinate, alcuni archi e una parte dell’arena), mentre il resto è coperto dal suolo urbano.
Una leggenda, risalente alla fine degli anni ’80, viene narrata su questa meravigliosa struttura. Alcuni sostengono che sia stata inventata per impaurire i visitatori più curiosi, che vorrebbero addentrarsi nei sottosuoli catanesi in cui si trovano i resti della città più volte sommersa dalla lava e distrutta dai terremoti, altri, invece, lo identificano come fatto realmente accaduto.
Si racconta che una scolaresca di scuola elementare, formata da 25 bambini e 4 maestre, visitò l’anfiteatro romano, ma inoltrandosi nelle vie ancora chiuse, si persero. La scolaresca non tornò più. I custodi provarono ad intervenire cercandoli da cima a fondo in quasi tutto l’anfiteatro, ma erano come spariti nel nulla. Oggi alcuni visitatori, sostengono di sentire ancora dei rumori strani, come delle urla di bambini e adulti che cercano aiuto.Si tratta solo di una leggenda, ma non si può venire a visitare questa fantastica struttura senza conoscerne ogni minimo particolare, anche quello più interessante.
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