Castroreale,
provincia di Messina, regione Sicilia. LA CHIESA DI S. MARIA DEGLI ANGELI, via
Guglielmo Siracusa, è
stata edificata nel 1566 dal castrense Mons. Ottaviano Preconio, arcivescovo di
Palermo. Accanto alla chiesa fu costruito un monastero di suore di clausura che
osservavano la regola di Santa Chiara. Il monastero sorse nel cuore del
quartiere ebraico, probabilmente utilizzando edifici appartenuti alla comunità
ebraica, quali la sinagoga. Nel 1860 la chiesa fu restaurata ed abbellita con
stucchi. Sull’altare maggiore si trovava ancora oggi la tela con: la “Madonna
degli Angeli fra i SS. Francesco e Chiara” del sec. XVII. In seguito alle leggi
del 1866 la Chiesa e il Monastero furono incamerati dal Demanio e
successivamente, agli inizi del 1900, ceduti alle suore del Buon Pastore che
rimasero per pochi anni. Nel XX sec. l’edificio del Monastero fu adibito ad usi
scolastici, dopo aver subito trasformazioni quali la distruzione del chiostro e
del portale quattrocentesco. Negli anni ‘70 si pensò di istituire una
Pinacoteca castrense e si scelse come sede questa Chiesa, per la sua ubicazione
centrale e per il suo migliore stato di conservazione. Ma il terremoto del 1978
trasformò l’edificio in deposito per le molte opere provenienti dalle chiese
danneggiate o distrutte. Solo dopo l’apertura del Museo Civico nei locali
dell’ex Oratorio dei PP. Filippini, la chiesa S. Maria degli Angeli potè essere
adibita a Pinacoteca consentendo l’esposizione di numerose opere. In seguito
alla ristrutturazione di alcune chiese, molte di queste opere sono state
restituite al culto. Dal 20 agosto 2005 la chiesa è stata adibita a “Museo
Parrocchiale degli Arredi Sacri”.
sabato 30 settembre 2017
Bologna, capoluogo della regione Emilia e Romagna. BASILICA SAN GIACOMO MAGGIORE ( Piazza Gioacchino Rossini).
Bologna, capoluogo della regione
Emilia e Romagna. BASILICA SAN GIACOMO MAGGIORE ( Piazza Gioacchino Rossini) è una basilica della città di
Bologna. Fu fondata nel 1267 come chiesa dell'ordine degli Agostiniani. Al suo
interno si trova la cappella Bentivoglio, splendida architettura di metà
Quattrocento, ricca di opere d'arte rinascimentale. Già dal 1247 la comunità di
eremiti del beato Giovanni Bono da Mantova, detti Giamboniti, si era stabilita
a ridosso delle mura di Bologna lungo il corso del Savena, dove fondarono il
loro monastero e la chiesa dedicata a San Giacomo. Gli eremiti di San Giacomo
di Savena vennero a far parte del nuovo grande organismo detto "Ordine
Eremitano di Sant'Agostino", voluto nel 1256 da papa Alessandro IV, il cui
primo generale fu Lanfranco Settala da Milano, giambonita proveniente dalla
comunità bolognese. La
facciata, é la parte più antica di San Giacomo, a due spioventi, con slanciate
proporzioni tardo-romaniche. Gli ornati in pietra d'Istria sulle finestre
ogivali, di gusto veneziano, furono eseguiti da maestri lombardi nel 1295[1].
Forse ai primi del Trecento furono aggiunte in facciata le quattro celle
sepolcrali archiacute, di poco successive a quelle sotto il portico, e il
protiro originale fu modificato riadattando i leoni stilofori che
originariamente erano rivolti verso l'esterno. Sulla destra, l'entrata
dell'antico convento, ora Conservatorio "G. B. Martini", e la tomba
cinquecentesca di Annibale Coltelli. L'interno della basilica, é arioso e
imponente nel suo assetto rinascimentale, con sovrastrutture barocche. Le
grandi volte a vela recano gli affreschi con i Santi Nicola da Tolentino,
Agostino e Giacomo Maggiore, eseguiti nel 1495 dalla bottega del Francia e del
Costa.
venerdì 29 settembre 2017
Gravina, provincia di Catania regione Sicilia. CHIESA DI SAN PAOLO.
Gravina, provincia di Catania regione Sicilia. CHIESA DI SAN
PAOLO. Facciata piana
contenuta in larghezza ma caratterizzata da un accentuato verticalismo, cui
fanno da organico pendent i due contigui lati della fabbrica, che si
percepiscono come sua simmetrica dilatazione ed entro i quali si aprono
specularmente gli ingressi. Spazio costruito a sensibile sviluppo
longitudinale. Volumetria prismatica esagonale. Discosto dalla fabbrica e alla
sua destra si erge nell’antistante piazza il campanile. La pianta è a schema planimetrico ad aula unica in forma di
esagono irregolare e presbiterio rialzato. Le Coperture sono realizzate con un
parabolide iperbolico in cemento solo coibentato si gonfia in guisa di rombo
sullo spazio chiesastico, impennandosi verso l'alto nei due vertici attestati
sulla diagonale maggiore (più alto quello presbiteriale) ed inarcandosi verso
il basso nei due vertici restanti. Attraverso, due gradini di accesso al sagrato e quattro
di accesso ai portali d'ingresso laterali in lastre di pietra lavica, si accede
alla chiesa. I pavimenti e pavimentazioni sono realizzati con lastre di marmo:
grigio chiaro venato nell'aula, con due interposte fasce di marmo grigio scuro
a segnalazione della corsia centrale; grigio scuro venato nell'area
presbiteriale. Lastre di pietra lavica sul sagrato. L’impianto strutturale è
realizzato in cemento armato. Il campanile è realizzato con una struttura in
ferro a base triangolare, articolata in guisa di alto traliccio con copertura a
scudo esagonale immediatamente al di sopra della campana più alta.
giovedì 28 settembre 2017
Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia.
Catania capoluogo di provincia
della regione Sicilia. CASTELLO URSINO ( Il Castello Svevo di Catania) Piazza
Federico di Svevia. Come una
roccaforte di pietra, il Castello Ursino sorge in Piazza Federico di
Svevia a Catania. La costruzione voluta dell’imperatore Federico II. di Svevia,
venne eretta tra il 1239 ed il 1250, per opera dell’architetto militare
Riccardo da Lentini e venne costruita sulle fondamenta di una fortezza
normanna. L'imperatore aveva pensato il maniero all'interno di un più complesso
sistema difensivo costiero della Sicilia orientale. La
pianta e l’architettura sono molto simili alle altre fortezze federiciane, come
per esempio il Castello Maniace ed il castello ad Augusta. Il grandioso
edificio fu sede di re e di parlamenti. Fu dotato anche di un imponente fossato
e ponte levatoio. Probabilmente il nome di "Ursino" dato al castello
deriverebbe da Castrum Sinus ovvero il "castello del golfo". Originariamente, il Castello Ursino si trovava
direttamente sul mare ma dopo l'eruzione dell'Etna nel 1669, la lava risparmiò
in effetti il castello, scorrendo tutt’intorno, ma allontanò la linea costiera
ad est di parecchie centinaia di metri. I terremoti del 1693 e del 1818 lo
resero inabitabile. I restauri eseguiti dopo il 1837, ne isolarono il mastio e
diedero nel complesso l’aspetto originario.
mercoledì 27 settembre 2017
Acireale, provincia di Catania, regione Sicilia.
Acireale, provincia
di Catania, regione Sicilia. La BASILICA
DEI SANTI PIETRO E PAOLO fu costruita nel 1550 e ricostruita nel 1608. Ha
un prospetto barocco, progettato da Vasta nel 1741. Il campanile è del XIX
secolo; un secondo campanile, pur se progettato non venne mai realizzato.
L'interno, a navata unica, fu ristrutturato dopo il terremoto del 1818. Vi si
trovano alcune tele del Vasta, di Giacinto Platania ed una statua del Cristo
alla Colonna, di autore ignoto, molto venerata in città e tradizionalmente
portata in processione ogni 70 anni. Nel giugno del 1933 papa Pio XI l'ha elevata
alla dignità di basilica minore.
martedì 26 settembre 2017
Aci Bonaccorsi, provincia di Catania, regione Sicilia.
Aci Bonaccorsi, provincia di Catania, regione Sicilia. La costruzione della CHIESA MADRE, Parrocchia S. Maria Dell'Indirizzo. La Chiesa Madre, che risale al 1500, è dedicata alla Madonna dell'Indirizzo (o Santa Maria dell'Itria). L'esterno della chiesa è preceduto da una scalinata, pregevole il portale in pietra lavica nella facciata laterale con rilievi ornamentali. Nel campanile è alloggiata la campana grande (il campanone) costruita nel 1817. L’interno della Matrice è a tre navate, impreziosite da eleganti decorazioni. Al suo interno possiamo ammirare opere di elevato pregio artistico, quali la seicentesca tela della “Lapidazione di Santo Stefano”, il Patrono della Comunità, attribuito alla scuola di Giacinto Platania (sec. XVII), la cinquecentesca Statua di Santo Stefano Protomartire, un bellissimo organo a canne. Merita una speciale menzione ancora un quadro, forse fra i cimeli più interessanti del Paese, esposto nella Sagrestia, raffigurante una pregevole "Annunciazione", dipinta nel 1793 dal pittore Vincenzo Sciuto, del vicino Aci S. Antonio, il cui recente restauro, infatti, ha portato alla luce una scritta (contenuta nel cartiglio ma cancellata ad arte, a suo tempo) che testimonia l'appartenenza ad Aci Bonaccorsi, e quindi un'estensione più ampia del suo territorio, di un'altra chiesa, dedicata proprio all'Annunziata, sempre ubicata sul ciglio del torrente, al vecchio confine con il Comune di Viagrande, oggetto di grandi dispute tra i due Comuni sul finire del XVIII secolo. Tra le varie statue conservate nella Matrice la più antica e venerata è quella del Protomartire. Negli ultimi anni del sec. XVI, in zona "strategicamente" centrale ai sub-quartieri, dava al Paese l'assetto definitivo e l'aspetto conservato pressappoco fino a oggi. Il nome di "quartiere" riscontrato nei "riveli" si deve alla struttura particolare della città di Jaci di cui "Bonaccorsi" era una delle tante componenti. Il nome "Bonaccursu" dato al Paese, malgrado la maggiore diffusione del cognome "Vattiatu" (da cui "Battiati", denominazione di uno dei più antichi sub-quartieri, come abbiamo scritto, che risponderebbe al significato di "battezzati"), si deve all'importanza e conseguente notorietà "fuori paese" assunta da alcune persone socialmente di spicco, di cognome "Bonaccorso". Come l'autonomia parrocchiale si fa risalire all'epoca della costruzione (1589) della Matrice (in precedenza la Parrocchia dipendeva dal Santuario di Valverde), così si ha pure una data per l'autonomia comunale. È bene, però, ricordare che entrambe le date vanno intese come "verità" approssimative. È del 1652, infatti, un documento che rende nota l'esecutorietà di un altro documento emanato dalla corte spagnola, l'anno precedente, a favore di un Giorgio Esquerra De Roxas, inteso a nominarlo "Marchese di Bonaccorsi". Alla morte di costui, che era stato secondo marito di Donna Francesca Grimaldi, vedova di Don Nicolò Diana, barone di Cefalà (Cefalà Diana, Palermo) e di Jaci, subentrava il figlio del primo marito di Donna Francesca, Guglielmo Diana. Nel 1672, succedendo come nuovi signori di Jaci i Campofiorito ai Diana, il "Marchesato di Bonaccorsi" rimase quale titolo onorifico alla famiglia Diana, anche se la "Terra dei Bonaccorsi" continuò ad essere una delle componenti dello "Stato" feudale di Jaci.
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