lunedì 30 settembre 2019

Torino capoluogo della regione Piemonte. Monumento al cavaliere d’Italia, piazza castello.

Torino capoluogo della regione Piemonte. Monumento al cavaliere d’Italia, piazza castello. Per ricordare e onorare il valore dell’Arma, nel 1922 a Roma si istituì il Comitato generale per le onoranze ai Cavalieri d’Italia con l’intento di elevare un monumento equestre. Pochi giorni dopo il comitato, presieduto dal Re e dal senatore Filippo Colonna, propose alla Città di Torino di collocare l’opera in piazza Castello, dove era già ricordato il soldato dell’Esercito Sardo; questa proposta venne accolta con orgoglio ed onore dalla Giunta e dal Consiglio Comunale. La realizzazione del monumento venne affidata a Pietro Canonica che si offrì di lavorare gratuitamente, mentre il bronzo (materiale utilizzato per la costruzione dell’opera) fu offerto dal Ministero della Guerra. Il monumento venne inaugurato, alla presenza di Re Vittorio Emanuele III, il 21 maggio del 1923, con una carosello storico, parate dei militari e delle associazioni. Nel 1937, per fare spazio all’opera dedicata ad Emanuele Filiberto Duca d’Aosta, la statua venne spostata sul lato destro di Palazzo Madama, dove è situata ancora oggi.  Il monumento equestre ritrae un militare dell’Arma della Cavalleria con le redini in una mano e uno stendardo nell'altra. Eseguita da Pietro Canonica (1869-1959) nel 1923, l'opera fu solennemente inaugurata nello stesso anno alla presenza delle autorità, e poi spostata nella sua attuale posizione nel 1937. Il monumento rappresenta un soldato a cavallo su un piedistallo di granito, che poggia su un basamento a gradoni. Il cavaliere dall’aria vigile, scruta l’orizzonte volgendo lo sguardo alla sua destra mentre con il fucile in spalla, con una mano tiene le redini e con l’altra uno stendardo; la posa del destriero e del suo cavaliere è rilassata, lontana dalle immagini stereotipate di nobili cavalieri che caricano al galoppo. Di contorno al basamento vi sono una serie di alto rilievi con fregi militari. Con il termine Cavalleria si è soliti indicare le unità militari montate a cavallo. Essa ebbe origini molto antiche, venne infatti da sempre impiegata per l’esplorazione dei territori, per azioni in battaglia dove venisse richiesta molta mobilità e velocità nell’attacco e fu anche strategicamente determinante in alcune battaglie. In seguito cominciò ad evidenziare i suoi limiti con il perfezionamento delle armi da fuoco e l’avvento dei treni e degli autoveicoli.

domenica 29 settembre 2019

Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. Convitto, liceo e collegio Cutelli, via Vittorio Emanuele n° 56 .


Catania capoluogo di provincia della regione Sicilia. Convitto, liceo e collegio Cutelli, via Vittorio Emanuele n° 56 .  Il convitto Cutelli, progettato da Francesco Battaglia e Gian Battista Vaccarini su commissione di Mario Cutelli, è un nuovo esempio di grande architettura settecentesca (1761). Si ha ragione di credere che nel 1756 Vaccarini si recasse a Napoli per scegliere i marmi destinati alla cappella del Palazzo Reale di Caserta, e forse in questa visita prese conoscenza del nuovo e più classico stile che il Vanvitelli e il Fuga andavano introducendo a Napoli. Comunque le sue ultime opere, come il Collegio Cutelli e la Badia piccola di San Benedetto, tradiscono la loro influenza. Nel Collegio Cutelli su via Vittorio Emanuele, imboccato l’ingresso e superato il breve atrio coperto, si raggiunge la corte, elemento di maggior spicco dell’intero edificio. Il piano terra è definito da un portico circolare costituto da sedici archi a tutto sesto, sostenuti da altrettanti pilastri cruciformi, composti da una sezione trapezoidale con delle semicolonne appoggiate. Il dorico romano che caratterizza la trabeazione circolare dell’atrio interno del Collegio Cutelli è severo e monumentale come quello dell’atrio di Caserta, ma la pianta rotonda del cortile impedisce all’insieme di essere troppo solenne. Sull’asse del Collegio, di fronte all’ingresso, sorge uno scalone imponente, racchiuso in un rettangolo dai vertici absidati. Esso porta iscritta la data 1779, undici anni dopo la morte del Vaccarini, e deve quindi essere stato costruito da un suo allievo. Ma molto probabilmente si basa su un disegno dello stesso architetto e si accorda perfettamente con la sua ultima maniera, più severa e classicheggiante. I pilastri della corte sostengono una lunga balconata continua, anch’essa circolare, profonda quanto il portico sottostante, con otto aperture di accesso. La parete del primo piano è costituita da sedici moduli che richiamano le scansione del piano terreno con grandi balconi alternati a finestroni, tutti decorati con elaborate architetture in pietra bianca di Siracusa. Sopra la balconata del primo piano, è presente un attico sagomato come una corona, decorato con vasi e conchiglie, nella tradizione dei chiostri e dei cortili interni catanesi. Solo in piccola parte l’edificio è dotato di un secondo piano, destinato alle abitazioni del Rettore e del Vicerettore e ai vani ad esse annessi. Un solo dettaglio in tutto il complesso mostra le tendenze barocche del Vaccarini: il pavimento a disegni a raggiera in pietra bianca e lava, anche più gaio e leggero di quello del Collegio dei Gesuiti.

sabato 28 settembre 2019


Bergamo, Capoluogo della omonima provincia, della regione Lombardia. Palazzo della Regione. Sotto l’antica sede del Comune sii gode di una visione su quanto di meglio ha creato l’architettura medievale: edifici carichi di storia e di bellezza che uniscono la funzionalità a un raffinato senso estetico. Nel corso della sua lunga vita, il Palazzo è stato più volte danneggiato e ricostruito, venendo destinato a diversi usi (divenne perfino un teatro e una biblioteca!). Ora, dopo 800 anni dalla sua costruzione, esibisce la cultura e la storia della città: sia in se stesso, con la sua architettura, sia come sede di importanti mostre d’arte. Il Palazzo della Ragione è una tappa che non può mancare nel tuo itinerario alla scoperta di Bergamo! Ti chiedi da dove derivi il suo nome? Ebbene, il Palazzo della Ragione nasce come uno dei primi palazzi comunali italiani, fu infatti costruito quasi mille anni fa per ospitare le assemblee pubbliche della città. L’attuale denominazione discende però dall’uso che ne fecero i veneziani durante il loro dominio su Bergamo, ossia quello di sede del tribunale. Qui i giudici ascoltavano i contenziosi nati fra i cittadini e decidevano usando la “ragione” chi, a norma di legge, avesse “ragione”. Un tribunale assai elegante, come dimostrano gli affreschi conservati al suo interno! Ma le sorprese ti attendono anche fuori dal salone e più precisamente nella loggia sottostante. Qui infatti troverai lo gnomone. Questo orologio solare fu costruito più di 200 anni fa (nel 1798) e attraverso un raggio di sole che colpisce una meridiana incisa nel marmo della pavimentazione, segna ancora con precisione il mezzogiorno locale e la data!

venerdì 27 settembre 2019


Assisi, provincia di Perugia della regione Umbria. PIAZZA CHIESA NUOVA Già in un documento del 1398, viene citata una piccola chiesa costruita sul luogo che la tradizione identifica come la Casa Paterna di San Francesco d'Assisi che era un'importante tappa dei pellegrinaggi sulle orme di Francesco d'Assisi. Nel 1615, per volere del Re di Spagna Filippo III, fu fatta costruire, su progetto di Rufino da Cerchiara, una nuova chiesa in stile barocco al posto di quella medioevale. All'interno la chiesa si presenta con la pianta a croce greca e con cupola nel vano centrale: questa scelta stilistica non è casuale, poiché l'architetto si ispirò alla struttura della chiesa romana di Sant'Eligio degli Orefici, opera di Raffaello Sanzio. La decorazione interna della chiesa è quasi interamente pittorica, decorato da dipinti che raffigurano gli Evangelisti e Storie della vita di San Francesco. Di fianco alla chiesa, all'interno dell'edificio del convento, sono ancora visibili alcuni vani dell'antica casa di San Francesco, come la sua camera, il sottoscala, detto "carcere", in cui fu rinchiuso dal padre per punirlo della sua decisione di lasciare tutto per vivere da povero ed il magazzino del negozio del padre. Sulla piazza è stato posto un monumento a Pietro Bernardone dei Moriconi, e alla nobile Signora Pica Bourlemont, genitori di San Francesco d’Assisi. Davanti all'edificio religioso si trova un piazzale dove è possibile ammirare la statua in bronzo dedicata ai genitori del Santo fatta da Roberto Joppolo. I genitori, Pietro e Pica, si tengono per mano e guardano davanti a loro. Pica indossa un velo ed una gonna lunga, mentre Pietro è vestito con abiti tradizionali. La statua non è una meta particolarmente turistica, ma si può unire ad una visita della vecchia casa di San Francesco, ora chiesa nuova di Assisi.

giovedì 26 settembre 2019

Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata.


Matera capoluogo di provincia della regione Basilicata. Matera conta circa 55.000 abitanti, si trova a 401 m. dal livello del mare e dista solo 45 chilometri dalle spiagge. Apprezzata e visitata per i suoi Sassi, offre anche tante altre perle di bellezza e di cultura che le nostre guide sapranno illustrarvi con maestria. Si consiglia una visita al Duomo del XIII secolo, in stile romanico pugliese, che si erge imponente sul colle della Civita, primo insediamento umano della città, risalente al periodo medioevale caratterizzato da mura e fortificazioni. La Cattedrale, internamente ristrutturata nel periodo barocco, ospita interessanti opere lignee e pittoriche di artisti locali, tra cui spiccano il cinquecentesco presepe in pietra di Altobello Persio e il coro ligneo del ‘400 di Giovanni Tantino di Ariano Irpino. Molto interessanti anche le altre chiese romaniche nel centro storico, San Giovanni Battista e San Domenico. Lungo la dorsale seicentesca del “Piano” si possono ammirare le costruzioni civili e religiose del periodo barocco tra cui le chiese di San Francesco d’Assisi, del Purgatorio e di Santa Chiara, sino a giungere a Palazzo Lanfranchi, adiacente alla chiesetta della Madonna del Carmine attualmente sede di importanti mostre d’arte. Sorto come seminario alla fine del 1600, e già Liceo ginnasio, dove insegnò per alcuni anni Giovanni Pascoli, Palazzo Lanfranchi e stato recentemente ristrutturato ed ospita il Museo d’arte medioevale e moderna di Basilicata. Presenti, nella sua splendida cornice, un’ ampia collezione di dipinti di Carlo Levi, numerose opere di scuola napoletana del ‘600 e ‘700 e varie opere lignee e pittoriche provenienti da diversi centri della provincia, restaurate ad opera della Sovrintendenza, nonché mostre periodiche di grande pregio. Etimologia (origine del nome): Deriva dal latino materies e materia, "legname da lavoro", o da una base mat, altura. Nome abitanti: materani. Santo Patrono: Madonna della Bruna che si celebra IL  2 luglio.

mercoledì 25 settembre 2019

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Chiesa dei santi Domenico e Sisto.

Roma, regione Lazio e capitale d’Italia. Chiesa dei santi Domenico e Sisto. La chiesa dei Ss. Domenico e Sisto (papa Sisto II°, venne sorpreso nel cimitero, probabilmente quello di San Callisto, mentre insegnava la parola divina e fu decapitato con sei dei sette diaconi di Roma), situata in largo Angelicum ( prospetta sulla Via salita del Grillo), s'innalza con la sua ampia e caratteristica scalinata a due rampe, terminante in una terrazza ellittica, sull'area precedentemente occupata dalla chiesa di "S. Maria a Magnanapoli". La chiesa, dedicata al fondatore dell'Ordine dei Domenicani, S. Domenico, ed a papa S. Sisto II, fu costruita per volere di Pio V, insieme all'annesso convento, a seguito delle insistenti suppliche delle Suore Domenicane, desiderose di lasciare il monastero di S. Sisto situato in un luogo infestato dalla malaria. Finalmente nel 1575 le Suore si trasferirono in questa chiesa, anche se non ancora ultimata, denominata poi S. Sisto Nuovo perché sostitutiva dell'abbandonata chiesa a sua volta detta S. Sisto Vecchio. Gli artefici di quest'opera furono Giacomo Della Porta, Nicola Torriani, Orazio Torriani e Vincenzo Della Greca, che terminò la facciata nel 1655. Questa, divisa in due ordini e spartita da lesene, presenta un bel portale, inquadrato da due colonne e due lesene che sorreggono un timpano spezzato, al centro del quale vi è posta un'Immagine della Madonna. Sull'architrave del portale, invece, vi è posto lo stemma dei Domenicani: un cane con una torcia accesa tra i denti. Il cane rappresenta la fedeltà al messaggio evangelico dei Domenicani, mentre la fiaccola simboleggia la diffusione della Parola di Dio tra i fedeli e gli infedeli. Il cane, inoltre, è il simbolo per eccellenza dei Domenicani perché essi vennero soprannominati, con un gioco di parole, "Domini canes", ovvero i "cani del Signore", probabilmente per l'ardore dimostrato, nel corso della loro storia, nel difendere il Messaggio di Dio, "azzannando" gli eretici. Un bel finestrone centrale nell'ordine superiore e quattro nicchie con le statue di S. Domenico, S. Sisto, S. Tommaso d'Aquino e S. Pietro completano la facciata, conclusa da un grande timpano triangolare sormontato da una croce e da una serie di candelabri marmorei. Lavori di ampliamento e di restauro dell'intero complesso furono effettuati durante i pontificati di Gregorio XIII, Urbano VIII ed Innocenzo X. Nel 1870 lo Stato Italiano confiscò parte del convento e lo destinò inizialmente a sede della Corte dei Conti e poi del Fondo per il Culto. Nel 1928 il Governo Italiano autorizzò il Collegio S. Tommaso d'Aquino ad acquistare l'ex Convento dei Ss. Domenico e Sisto, nel quale, dopo opportuni restauri ed ampliamenti ad opera dell'architetto Tullio Passarelli, si insediò, nel 1932, il Pontificio Collegio dell'Angelicum, proveniente dalla sede originaria presso S. Maria sopra Minerva.

martedì 24 settembre 2019


Lucca, capoluogo di provincia della regione Toscana. Il baluardo San Donato. Si colloca tra la Porta San Donato e la novecentesca porta Vittorio Emanuele II detta comunemente Porta Sant’Anna. Ha i fianchi arrotondati e facce di eguale misura, con piazze di manovra poste a una quota inferiore e situate su entrambi i lati. Nella porzione più interna si colloca una casermetta che dà accesso a una sortita, ma a differenza della quasi totalità delle altre strutture similari che proteggono il circuito, questo baluardo è privo di sotterranei. Il fortilizio fu costruito fra il 1625 e il 1642 su disegno di Muzio Oddi, nel momento in cui si stabilì di abbandonare la linea delle antiche mura medievali e la vecchia porta omonima e il vecchio baluardo a essa contiguo, struttura questa ultima che fin dal primo momento della suo impianto (1589-1592) aveva mostrato seri problemi di stabilità e costantemente necessitava di sostanziali interventi di recupero.