Edificata
alla fine del XIII secolo dai frati Domenicani, in stile romanico, la chiesa di
San Domenico, situata a poche centinaia di metri dal Museo Diocesano di Rieti,
in una piazzetta alla fine di un vicolo della centralissima via Cintia, è
protagonista di una storia molto travagliata, culminata nel 1999 con la
riconsacrazione e riapertura con la benedizione di Papa Giovanni Paolo II. Due
sono le facciate estremamente lineari e fra loro perpendicolari, realizzate in
blocchi di travertino, la principale delle quali, attraverso cui si accede alla
chiesa, è caratterizzata da un un portone ligneo che culmina con un arco a
tutto sesto sormontato da un timpano con due finestrelle laterali. In origine
c'era anche un rosone, oggi sostituito da una grande finestra.
La chiesa ha
un'unica navata, le cui pareti risultano oggi scarsamente affrescate. La
maggior parte dei dipinti originari di San Domenico è andata perduta a causa di
numerosi saccheggi. Sono andati perduti anche i marmi, così come i preziosi
volumi della biblioteca e i 14 altari laterali completamente distrutti, le
campane vendute, tanto che in epoca Napoleonica la chiesa fu trasformata in una
scuderia e poi in una segheria agli inizi del XX secolo. I pochi affreschi
recuperati sono conservati in parte nel Museo Diocesano di Rieti e in parte
presso il Museo Civico, mentre ancora intatto è il crocifisso in legno e alcuni
dipinti presenti sulle nicchie laterali. Sulla parete di destra si intravede il
dipinto della Madonna con il Bambino e la Crocefissione di Gesù Cristo, insieme
ad altre, purtroppo confuse, immagini di vita sacra.
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