giovedì 22 gennaio 2015

Situato ai piedi della discesa di via del Velabro, è visibile il cosiddetto Arco di Giano, la divinità dai due volti che guardavano in direzione opposta. Si tratta di un arco quadrifronte, fatto costruire da Costanzo II nel IV secolo d.C. ai margini orientali del Foro Boario, all'interno della zona del Velabro. Oltre che monumento, l'arco era un utile riparo per i mercanti impegnati nelle trattative di compravendita. Nonostante il nome, si tratta probabilmente di un arco onorario tributato a Costantino.
L'arco è formato da quattro piloni in opera a sacco rivestiti di lastre marmoree, che sostengono al centro una volta a crociera, ornati sui lati esterni, al di sopra dell'alto zoccolo, da due file di tre nicchie semicircolari con calottine a conchiglia.
Sui blocchi di chiave degli archi sono riprodotto le figure, ormai quasi irriconoscibili, di Giunone e Roma (le figure sedute) e Minerva e Cerere (in piedi). Non rimangono più nulla dell'attico, il cui nucleo in mattoni venne demolito nel 1830, e del coronamento finale, mentre nella chiesa di San Giorgio al Velabro (situata nelle immediate vicinanze) sono conservati i resti di quella che doveva essere l'iscrizione dedicatoria. Velabro era il nome della palude fluviale dove Faustolo avrebbe trovato i Gemelli, la cui cesta trasportata dalla corrente del Tevere, fu fermata dalle radici di un fico. Luogo quindi tra i più simbolici dell'antica leggenda della nascita di Roma.        

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