La chiesa, edificata negli anni "40" del XVIII secolo nel sito precedentemente occupato da un altro edificio religioso, come lascia intuire la sezione inferiore della torre campanaria con base "a scarpa", tipica delle torri del XVI secolo, si inserisce nel panorama di grande fervore ricostruttivo che caratterizzò i primi decenni del settecento. Animatore di questo fervore fu don Andrea Cavalli che, insieme ai personaggi di spicco della confraternita del S.S. Sacramento, dei quali faceva parte il capitano del castello Don Lucio Massimino, volle emulare le splendide cappelle degli Oratori delle confraternite palermitane, come già in provincia avevano fatto i confrati dell'Oratorio di Santa Maria della Catena a Militello V.C., e quelli del Santissimo Sacramento di Acicatena. La chiesa venne dedicata al Patriarca San Giuseppe, ma, oltre al titolare, vi veniva venerato il patrono dei pescatori, S. Francesco di Paola, al quale era stato dedicato l'altare della parete sud e la cui statua (ora scomparsa) veniva portata in processione nel giorno della festività. La chiesa ebbe anche la funzione di cappella funeraria, perché, come hanno evidenziato i lavori di ripavimentazione eseguiti negli anni "70", possiede una cripta delle stesse dimensioni della navata, occupata lungo le pareti da tombe gentilizie, alcune delle quali accusate nelle pareti della navata sovrastante dai rispettivi cenotafi, e nell'ambiente ipogeo corrispondente al presbiterio, dalla tomba comune della Confraternita del S.S. Sacramento "Sub Sancti Mauri Titulo", come recita una lapide del 1762 recuperata dallo scrivente durante i lavori di restauro degli anni settanta. La chiesa, immortalata nei disegni dei grandi viaggiatori del settecento, da Saint-Non a J. Houèl, fino al compagno di viaggio di Goethe, H. Kniep, giaceva da alcuni decenni in uno stato di semi-abbandono: il sisma del 1908 l'aveva privata della svettante guglia maiolicata del campanile ed arrecato seri danni alle strutture, sfuggita per caso ai bombardamenti del 1943 è stata ancora danneggiata dal sisma del 1990. Ma, più degli eventi naturali, è stata l'incuria degli uomini a permettere il degrado dell'intero ambiente e la perdita di parte degli affreschi, attribuibili a Gianbattista Piparo, che decoravano il presbiterio. I primi interventi di restauro furono intrapresi negli anni "70" dall'allora parroco Mons. Salvatore Sinatra che affidò ad Angelo Cristaudo le tre grandi pale d'altare con la Sacra Famiglia, San Francesco di Paola e San Filippo Neri che erano sul punto di degradarsi in modo irreparabile. Nel 1994 si decise di far intervenire la soprintendenza.
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