Loreto provincia di
Ancona, regione Marche. Basilica della Santa Casa. Entrando nella Piazza della Madonna di Loreto rimarrete
estasiati da una delle piazze più belle, sicuramente, delle Marche. La Basilica
è stata realizzata dal 1468 alla metà del ‘700 e “il tempo impiegato per
l’erezione e i diversi artisti che vi hanno lavorato hanno privato l’edificio
di unità stilistica, compensata però dal pittoresco, imponente effetto
dell’insieme.” Gli artisti sono del calibro di Marino di Marco Cedrino,
Giuliano da Maiano, Baccio Pontelli, Giuliano da Sangallo, Francesco di Giorgio
Martini, Bramante, Andrea Sansovino, Antonio da Sangallo il Giovane. Per non
parlare degli affreschi all’interno: anche lì sarete rapiti nel guardare le
minuziose opere che hanno realizzato i pittori delle diverse epoche storiche,
tra i quali possiamo citare il Pomarancio o Maccari, per dirne alcuni. "La
Santa Casa di Loreto è il primo Santuario di portata internazionale dedicato
alla Vergine e vero cuore mariano della cristianità" (Giovanni Paolo lI).
Il Santuario di Loreto conserva infatti, secondo un'antica tradizione, oggi
comprovata dalle ricerche storiche e archeologiche, la casa nazaretana della
Madonna. La dimora terrena di Maria a Nazaret era costituita da due parti: da
una Grotta scavata nella roccia, tuttora venerata nella basilica
dell'Annunciazione a Nazaret, e da una camera in muratura antistante, composta
da tre pareti di pietre poste a chiusura della grotta. Secondo la tradizione,
nel 1291, quando i crociati furono espulsi definitivamente dalla Palestina, le
pareti in muratura della casa della Madonna furono trasportate "per
ministero angelico", prima in Illiria (a Tersatto, nell'odierna Croazia) e
poi nel territorio di Loreto (10 dicembre 1294). Oggi, in base a nuove
indicazioni documentali, ai risultati degli scavi archeologici a Nazaret e nel
sottosuolo della Santa Casa (1962-65) e a studi filologici e iconografici, si
va sempre più confermando l'ipotesi secondo cui le pietre della Santa Casa sono
state trasportate a Loreto su nave, per iniziativa della nobile famiglia
Angeli, che regnava sull'Epiro. Infatti, un documento del settembre 1294,
scoperto di recente, attesta che Niceforo Angeli, despota dell'Epiro, nel dare
la propria figlia Ithamar in sposa a Filippo di Taranto, quartogenito di Carlo
II d'Angiò, re di Napoli, trasmise a lui una serie di beni dotali, fra i quali
compaiono con spiccata evidenza: "le sante pietre portate via dalla Casa
della Nostra Signora la Vergine Madre di Dio". Murate tra le pietre della
Santa Casa sono state trovate cinque croci di stoffa rossa di crociati o, più
probabilmente, di cavalieri di un ordine militare che nel medioevo difendevano
i luoghi santi e le reliquie. Vi sono stati trovati anche alcuni resti di un
uovo di struzzo, il quale subito richiama la Palestina e una simbologia
riferentesi al mistero dell'Incarnazione. La Santa Casa inoltre, per la sua
struttura e per il materiale in pietra non reperibile in zona, è un manufatto
estraneo alla cultura e agli usi edilizi marchigiani. D'altra parte i raffronti
tecnici della Santa Casa con la Grotta di Nazaret hanno messo in luce la
coesistenza e la contiguità delle due parti. A conferma della tradizione è di
grande importanza un recente studio sul modo in cui sono lavorate le pietre,
cioè secondo l'uso dei Nabatei, diffuso nella Galilea ai tempi di Gesù. Di
grande interesse risultano anche numerosi graffiti incisi sulle pietre della
Santa Casa, giudicati dagli esperti di chiara origine giudeo-cristiana e assai
simili a quelli riscontrati a Nazaret. La Santa Casa, nel suo nucleo originario
è costituita solo da tre pareti perché la parte orientale, ove sorge l'altare,
era aperta verso la Grotta. Le tre pareti originarie - senza fondamenta proprie
e poggianti su un'antica via - si innalzano da terra per tre metri appena. Il
materiale sovrastante, costituito da mattoni locali, è stato aggiunto in
seguito, compresa la volta (1536), per rendere l'ambiente più adatto al culto.
Il rivestimento marmoreo, che avvolge le pareti della Santa Casa, fu voluto da
Giulio II e fu realizzato su disegno del Bramante (1507 c). da rinomati artisti
del Rinascimento italiano. La statua della Vergine col Bambino, in legno di
cedro del Libano, sostituisce quella del sec. XIV, distrutta da un incendio nel
1921. Grandi artisti si sono succeduti lungo i secoli per abbellire il
Santuario la cui fama si è diffusa rapidamente in tutto il mondo divenendo meta
privilegiata di milioni di pellegrini. L'insigne reliquia della Santa Casa di
Maria è per il pellegrino occasione e invito per meditare gli alti messaggi
teologici e spirituali legati al mistero dell'Incarnazione e all'annuncio della
Salvezza.
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