Torino
capoluogo della regione Piemonte. Monumento al cavaliere d’Italia, piazza
castello. Per ricordare e onorare il valore dell’Arma, nel 1922
a Roma si istituì il Comitato generale per le onoranze ai Cavalieri d’Italia
con l’intento di elevare un monumento equestre. Pochi giorni dopo il comitato,
presieduto dal Re e dal senatore Filippo Colonna, propose alla Città di Torino
di collocare l’opera in piazza Castello, dove era già ricordato il soldato
dell’Esercito Sardo; questa proposta venne accolta con orgoglio ed onore dalla Giunta
e dal Consiglio Comunale. La realizzazione del monumento venne affidata a
Pietro Canonica che si offrì di lavorare gratuitamente, mentre il bronzo
(materiale utilizzato per la costruzione dell’opera) fu offerto dal Ministero
della Guerra. Il monumento venne inaugurato, alla presenza di Re Vittorio Emanuele III,
il 21 maggio del 1923, con una carosello storico, parate dei militari e delle
associazioni. Nel 1937, per fare spazio all’opera dedicata ad Emanuele
Filiberto Duca d’Aosta, la statua venne spostata sul lato destro di Palazzo
Madama, dove è situata ancora oggi. Il
monumento equestre ritrae un militare dell’Arma della Cavalleria con le redini
in una mano e uno stendardo nell'altra. Eseguita da Pietro Canonica (1869-1959)
nel 1923, l'opera fu solennemente inaugurata nello stesso anno alla presenza
delle autorità, e poi spostata nella sua attuale posizione nel 1937. Il monumento rappresenta un soldato a cavallo su un piedistallo di granito,
che poggia su un basamento a gradoni. Il cavaliere dall’aria vigile, scruta
l’orizzonte volgendo lo sguardo alla sua destra mentre con il fucile in spalla,
con una mano tiene le redini e con l’altra uno stendardo; la posa del destriero
e del suo cavaliere è rilassata, lontana dalle immagini stereotipate di nobili
cavalieri che caricano al galoppo. Di contorno al basamento vi sono una serie
di alto rilievi con fregi militari. Con il termine Cavalleria si è soliti
indicare le unità militari montate a cavallo. Essa ebbe origini molto antiche,
venne infatti da sempre impiegata per l’esplorazione dei territori, per azioni
in battaglia dove venisse richiesta molta mobilità e velocità nell’attacco e fu
anche strategicamente determinante in alcune battaglie. In seguito cominciò ad
evidenziare i suoi limiti con il perfezionamento delle armi da fuoco e
l’avvento dei treni e degli autoveicoli.
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