Nel VII sec.
a.C. i coloni greci Calcidesi, attratti dai giacimenti minerari, fondarono, su
un’altura nei pressi dell’attuale centro abitato di Fiumedinisi, la colonia di
Nisa, e diedero al fiume del luogo il nome di Chrysorhoas (Aurea Corrente). In
epoca normanna il centro abitato fu trasferito presso l’attuale sede con il
nome di “Flumen Dionisyi”. In questa valle, nel 1197, trovò la cagione della
sua morte l’imperatore Enrico VI Hohenstaufen, padre di Federico II (lo “Stupor
Mundi”). Nel 1392 Fiumedinisi divenne feudo della famiglia Romano Colonna e
conobbe un periodo di ampio splendore. Durante la rivolta antispagnola di
Messina del 1674-78 Fiumedinisi rimase fedele alla Corona e i messinesi videro
in Fiumedinisi il “Paese più nemico di Messina”. (Laloy). Per questo motivo il
paese fu saccheggiato dai messinesi i quali depredarono ovunque, “commettendo
sulla popolazione eccessi inenarrabili”. (Galati). La ricostruzione avvenne per
opera del Re Carlo II il quale espresse la sua “reale gratitudine” con un messaggio
ancora oggi leggibile su una lapide posta sul prospetto principale della chiesa
Matrice. Fiumedinisi fu pesantemente colpito dalla epidemia di peste del 1743 e
profondamente devastato dalla tremenda alluvione del 1855 la quale causò la
perdita di importanti strutture produttive tra le quali la fabbrica di Mussola,
che dava lavoro a più di mille persone, e la fonderia mentre lo stabilimento
cartaceo di S. Giorgio subì dei danni. Fino agli inizi degli anni 60 dello
scorso secolo a Fiumedinisi era attiva l'estrazione mineraria.
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